WU MING 4 SPIEGA IL LIBRO PROLETKULT: LA POETICA DELLA RIVOLUZIONE, L’EREDITA’ DI BOGDANOV E NOI

giovedì 31st, gennaio 2019 / 16:53
WU MING 4 SPIEGA IL LIBRO PROLETKULT: LA POETICA DELLA RIVOLUZIONE, L’EREDITA’ DI BOGDANOV E NOI
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IL LIBRO SARA’ PRESENTATO IL 9 FEBBRAIO A CHIUSI

CHIUSI – Sabato 9 febbraio a Chiusi Scalo, saletta CGIL, ore 17,30 la rassegna Gec & Book propone la presentazione del libro Proletkult, di Wu Ming 4. E quando si dice Wu Ming significa un mondo… un certo mondo. Una certa cultura o controcultura. Vedi articolo  a fianco.  Nel libro si parla della Russia del 1927, dieci anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre e di un intellettuale, un personaggio chiave nella storia dell’Unione Sovietica… Ma il libro non è un saggio di politica e storia, è un romanzo… Ne parliamo con l’autore, Wu Ming 4.

Il protagonista di Proletkult è Aleksandr Bogdanov, che è stato un intellettuale “totale”. Filosofo, scrittore di fantascienza, teorico dell’organizzazione della propaganda, scienziato o forse oggi diremmo “pseudo-scienziato”. È un rappresentante straordinario di un tempo in cui scienza, fantascienza, società, realtà e fantasia si sono toccate nel segno di uno slancio. Anche oggi viviamo tempi di fermento intellettuale che sconfinano in pseudo-scienze e scarti rispetto alla scienza “ufficiale”, ma la mia opinione è che il segno del fermento sia fortemente cambiato: dalla rivolta e dalla fantasia siamo passati al rancore e alla rabbia. Cosa ne pensi?

– La differenza rispetto ad allora sta nella proiezione in avanti, che oggi non esiste più. Decenni di propaganda per cui “la storia è finita” ci hanno lasciato soli con mercato e merce. L’aspettativa nei confronti della Storia è sparita, o peggio si è trasformata in sensazione di peggioramento. Gli aspetti filosofico-letterari sono strettamente connessi al moto della società e non è un caso che la fantascienza, dopo i fasti della prima metà del secolo, sia in crisi perlomeno dagli anni ’80, ossia da quando l’ideologia “there is no alternative” è diventata egemone. Proletkult racconta un mondo diverso. Non lo abbiamo scritto ponendoci l’obiettivo di dirimere chi avesse ragione nel complesso dibattito politico, filosofico, scientifico in Unione Sovietica. Tanto più a cento anni di distanza dalla Rivoluzione, per noi la priorità non era dividere ragioni e torti. Volevamo piuttosto raccontare, attraverso Bogdanov, cosa vuol dire fare politica per davvero: vuol dire concepire “una lunga filiera concatenata”, in cui organizzazione della società, scienza, filosofia sono parti di uno stesso ingranaggio. Un ingranaggio complesso e problematico e infatti abbiamo rappresentato tramite Bogdanov la complessità, le contraddizioni, le crisi. Ma era questo ingranaggio a fornire agli scienziati, agli intellettuali, ai lavoratori un senso di progresso, di moto della Storia. Nell’eterno presente, non abbiamo più neanche la capacità di immaginare la Stella Rossa di Bogdanov.

Parliamo quindi del protagonista Bogdanov e dei personaggi che ruotano intorno: Denni, Natal’ja, Voloch.

– Bogdanov è uno dei personaggi più affascinanti della storia dell’Unione Sovietica. Traduttore di Marx, autore del libro di fantascienza sovietica Stella Rossa, fondatore di scuole operaie. Bogdanov è anche uno scienziato che propugna una sorta di collettivismo dei vasi sanguigni: vuole curare le persone con le trasfusioni, mettendo in comune il sangue, così come teorizza la comunione tra i lavoratori e l’organizzazione senza “egressione”. L’ombra di Lenin, della pianificazione industriale, del partito che prende il sopravvento sull’autogestione dei lavoratori, attraversa il libro ed è esemplificata nel racconto di una partita a scacchi tra Lenin e Bogdanov, a Capri. Ma il fantasma di Lenin non è il solo e forse non è il più importante. Bogdanov si muove tra i fantasmi che sono venuti a rianimare il suo sogno fantascientifico e che lo costringono a fare i conti con se stesso, a misurare il rapporto tra idee e azione, a tracciare il bilancio di una vita per la rivoluzione. I personaggi in questione sono tre: una è realmente esistita (Natal’ja, la compagna di una vita), due sono finzioni narrative (Denni e Voloch). Denni è una figura androgina, che dice di arrivare dal pianeta socialista dove è ambientato il romanzo di Bogdanov: è stata mandata in missione dal proprio pianeta sulla Terra e vuole cogliere l’occasione di incontrare finalmente il padre biologico (Voloch) o forse il padre putativo (Bogdanov). Voloch è un compagno di Bogdanov dai tempi dei moti contro lo zar ed è lui, probabilmente vittima di uno choc durante un attentato, ad avere avuto la visione e la percezione di essere stato su un pianeta alieno socialista. È proprio lui a ispirare Stella Rossa a Bogdanov. Denni con la propria presenza, Voloch con la propria assenza costringono Bogdanov a fare i conti con se stesso, con le proprie teorie, con la sua idea di rivoluzione. Alla ricerca di Voloch, Bogdanov riallaccia rapporti con compagni che aveva perso per strada, si scontra col cortocircuito della propria clamorosa solitudine in contrasto con le teorie collettiviste che propugna e ci si riconcilia in modi clamorosi.

La storia di Bogdanov passa anche per Capri, che è stata raccontata recentemente anche da Mario Martone in Capri Revolution.

– La Capri di Martone è successiva a quella di Gorkij e ha preso una piega un po’ diversa. Ciò non toglie che si sia trattato di un posto davvero unico all’inizio del secolo scorso e che ci siano chiare tracce di Bogdanov in Italia. Dopo l’esperienza di Capri, Bogdanov ha organizzato una scuola operaia a Bologna. Stiamo lavorando in questo periodo a riscoprire l’eredità di Bogdanov sul comunismo italiano: si tratta di un tema derubricato, ma ci sono ascendenze chiarissime di Bogdanov e del Proletkult nelle teorie gramsciane.

– La presentazione di Proletkult a Chiusi sarà anche un incontro con l’eredità del “compagno Paolo Vinti”, ben presente nella vicina Perugia. Quanto “cosmo rosso” c’è in Proletkult?

– Il collettivo Wu Ming ha ormai una storia più che ventennale e in questi anni abbiamo collezionato una quantità notevole di storie che costituiscono un nostro piccolo pantheon. Non possiamo dire che il compagno Paolo Vinti abbia un’ascendenza diretta su Proletkult ma, dall’altro lato, senza dubbio rievocare e rimodellare la storia di Bogdanov, con le suggestioni che si porta dietro, ci ha fatto pensare al compagno Paolo, al suo “cosmo rosso”, alla sua poetica, alle sue opere, al suo modo unico di interpretare la rivoluzione che ha saputo vivere.

Grazie.

Davide Astolfi

 

Nella foto: la celebre partita a scacchi tra Bogdanov e Lenin, a Capri. 

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