PD, ANCHE ANDREA MICHELETTI A SOSTEGNO DI ZINGARETTI

giovedì 17th, gennaio 2019 / 10:25
PD, ANCHE ANDREA MICHELETTI A SOSTEGNO DI ZINGARETTI
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CHIUSI  – Continuano nella zona, nelle fila del Pd, le dichiarazioni di sostegno a Nicola Zingaretti nella corsa per la segreteria nazionale del partito. Dopo il “ci sto seriamente pensando, mi pare la soluzione più unitaria e più efficace” di Bettollini, l’outing dell’ex portavoce del comitato per i Sì Fusione di Montepulciano e Torrita Giancarlo Pagliai, dopo la netta presa di posizione di Marcello Fallarino a Chianciano e di buona parte del Pd pievese ecco anche l’endorsement di Andrea Micheletti, assessore al comune di Chiusi, da sempre l’ala sinistra dell’amministrazione chiusina sia con Scaramelli che con Bettollini. Micheletti fu eletto per la prima volta i consiglio con Rifondazione, poi passò a Sel. Il Pd è stata una scelta tardiva. Non è stato mai un renziano di ferro, ma neanche un antirenziano di ferro. Con Bettollini che si è spostato sempre più a sinistra anche nel lessico che usa nei propri discorsi, Micheletti sembra trovarsi a suo agio e in sintonia. E’ uno che non ama molto il microfono (se non quello dei cantanti rock), ma non è solo un esecutore, un fedele scudiero sempre all’ombra del capo. E poi con gli scudieri bisogna andarci cauti. E’ noto che Sancho Panza su molte cose ne sapeva forse più di Donchisciotte. Con il sindaco, Micheletti è uno dei pochi del Pd che ogni tanto prende posizione sui social, anche su questioni non strettamente amministrative.

A proposito della scelta di appoggiare Zingaretti alle primarie Pd del 3 marzo scrive:

“La figura di Nicola Zingaretti ha cominciato ad incuriosirmi e ad interessarmi in epoca relativamente recente, quando il 4 marzo 2018, in controtendenza con ciò che stava accadadendo a livello nazionale, viene rieletto Presidente della Regione Lazio grazie ad una larga coalizione di centro-sinistra che arrivava a coinvolgere anche la cosiddetta società civile. 
Ecco che improvvisamente tornano due concetti che abbiamo nel frattempo abbandonato e frettolosamente superato: il centro-sinistra e appunto, la società civile.
Credo che la recente sconfitta elettorale, che ha portato all’istituzione di un governo gialloverde dalle tinte sempre più estreme e destrorse, abbia evidenziato come dobbiamo lavorare affinchè le persone tornino al centro del dibattito e dell’agire politico; per il Partito Democratico che negli ultimi anni ha perso tempo, terreno e forse anche l’ispirazione, questa può essere, a mio avviso, la chiave per il successo e per riacquistare la sua fisionomia originaria. Il PD è un partito che deve lavorare sulla propria identità unitaria e inclusiva per tornare ad essere credibile e vincente: serve un pensiero nuovo, un’economia giusta, una nuova Europa, una nuova stagione di diritti, serve rinnovare la democrazia e rimettere al centro della discussione la scuola, l’Università e la ricerca, il valore fondamentale della cultura. 
Oggi, ciò che mi spinge a sostenere Nicola Zingaretti come segretario nazionale del PD è la speranza, convinzione o sensazione che sia il candidato che maggiormente rappresenti quella coesione e unità che ritengo condizione necessaria e bisogno primario del partito e della sinistra tutta. Oggi occorre ripartire, come dicono tutti, dai territori, dalle esperienze concrete e positive, dalle amministrazioni che funzionano, da nuove alleanze e da nuove aperture che facilitino l’uscita definitiva da una stagione troppo lunga di isolamento e debolezza umana e politica. Mi fa piacere che questa scelta sia stata prima discussa e condivisa da tutto il gruppo consiliare, che si è dimostrato unito e compatto nell’appoggiare questa mozione. Non sono uno di quelli che mette il politico di turno sullo sfondo del cellulare (di solito ci metto altro), quindi, state tranquilli, non troverete il faccione di Zingaretti dietro ai miei prossimi post su Facebook, ma credo che oggi più di sempre ci sia bisogno di parlare di politica e di un congresso che proprio in questi giorni sta interessando anche i circoli del mio paese”.

Un invito insomma, quello di Andrea Micheletti, non solo a schierarsi e a sostenere Zingaretti, ma anche a tornare a parlare di politica e del Pd, un partito che in quanto partito sembra scomparso dai radar anche a Chiusi, dove pure ha ancora una forza consistente, un radicamento profondo. Certo, la sovraesposizione o l’esposizione solitaria a livello mediatico del sindaco e di Micheletti sulle questioni politiche può indurre alla identificazione partito-amministrazione, alla sovrapposizione totale dell’una sull’altro e questo è oggettivamente un problema e un limite soprattutto del partito, perché è il partito che latita, l’amministrazione il suo lo fa, al di là del giudizio che ognuno può dare della sua azione.

E allora forse sarebbe il caso che Micheletti e Bettollini prendessero il toro per le corna e utilizzassero, loro, il congresso in corso, quindi la discussione nei circoli, per riaprire i giochi, per far capire a chi dirige il partito che questo non è il verso, come si suol dire, che serve un nuovo inizio. E se per aiutare la ripartenza servirà fare un po’ di autocritica sul renzismo e una stagione finita male, facciano autocritica, che non è vergogna. Anzi. Ci può essere una ripartenza della sinistra senza il Pd, a Chiusi come altrove? e se non la danno loro una spintarella alla ripartenza del Pd chi la dovrebbe dare?

m.l.

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