RUZZI DELLA CONCA: IL MAR NERO SFIORA L’IMPRESA, MA LA CONCA LA CONQUISTA LA FORNACE
LA SFILATA STORICA RIEVOCA IL CENTENARIO DELLA FINE DELLA GRANDE GUERRA.
CHIUSI SCALO – La pioggia ci ha messo lo zampino e a costretto le Contrade di Chiusi Scalo a qualche variazione di programma. In sostanza ad accelerare i tempi e a ridurre al minimo la sfilata in costume… Nonostante questo la disfida della Palla al Bracciale è finita praticamente in notturna. Ha vinto la Fornace, dopo una partita infinita contro il Mar Nero che aveva conquistato la finale domenica scorsa. I nerazzurri hanno sfiorato l’impresa storica. Sotto la luce dei riflettori e sotto una leggera pioggerella, hanno ceduto solo sul 21-19. La gara avrebbe dovuto terminare a 16. E’ andata avanti ancora per un bel po’, in un un batti e ribatti che sembrava una gara di Valentino Rossi quando era nei suoi cenci, con sorpassi e controsorpassi, sempre punto a punto… Anzi, il Mar Nero ha prima recuperato uno svantaggio di 5 punti (9-4), poi con qualche colpo di fortuna e qualche giocata di classe, ha neutralizzato anche alcuni errori (4 in battuta) che avrebbero tagliato le gambe anche a un toro chianino, tenendosi sempre lì un passo indietro una avanti all’avversario. Battuti sul filo di lana, quando già qualcuno pregustava la vittoria Federico Ferretti, Daniele Paolucci e David Ponziani non che l’hanno fatta a a riportare a casa la Conca dopo 36 anni. Nessuno di loro era nato quando la contrada vinse per la prima e ultima volta nel 1982 e sarebbe stata una soddisfazione enorme. C’è mancato un soffio, peccato. Mancò la fortuna, non l’onore… E i tre alfieri di Via Manzoni e dintorni meritano l’onore delle armi.
Gli onori veri, con i rulli di tamburi e gli squilli di tromba li meritano senza dubbio i portacolori della Fornace che prima della finale avevano battuto il Granocchiaio e poi le Biffe (che avevano battuto il Sottogrottone) in semifinale e sono stati bravi, molto bravi, a non mollare dopo la rimonta del Mar Nero, quando sembrava che fossero arrivati a fine corsa. Ci hanno creduto fino in fondo e hanno fatto valere non solo l’esperienza e la qualità dei giocatori, ma anche la loro abitudine a vincere e a giocare per vincere, cosa che i ragazzi del Mar Nero non hanno… E’ un po’ come quando gioca la Juventus contro la Fiorentina. O il Real Madrid contro il Valencia…
La Fornace aveva vinto anche nel 2015 e 2016. In totale questa del 2018 è la decima conca. In campo il veterano Mauro Scattoni, Alex Papi, Alessio Fastelli, Marco Leandri, Simone Ciolfi. Non entrato Fanfano.
Tutte le contrade hanno fatto vedere fasi di bel gioco, con scambi lunghissimi e giocate di alta scuola. Il Granocchiaio ha ricominciato un ciclo da poco ed è ancora in rodaggio; la contrada delle Biffe, vittoriosa l’anno scorso non è riuscite a ripetere l’exploit, ma ha dimostrato di esserci e di potersela giocare, sempre. Così il Sottogrottone che ha giocato bene, ma ha sbagliato più degli altri. Miglior giocatore di questa edizione, secondo noi, Alex Papi della Fornace, per la continuità ad un livello sempre alto; poi Daniele Paolucci del Mar Nero, per alcune giocate coraggiose ed esaltanti. Jack Ferretti delle Biffe, premiato nel 2017, ha alternato ottime cose ad alcuni errori che gli abbassano un po’ il voto, ma resta uno dei più forti, senza dubbio. Come dicevamo la qualità del gioco è cresciuta e a differenza del passato, quando c’era molta differenza tra le varie formazioni con una o due molto forti e altre appena sufficienti se non proprio squadre materasso, adesso è tutto più livellato, ma verso l’alto, e squadre materasso non ce ne sono.
Prima della disfida della Palla al Bracciale si è tenuta la sfilata storica, accompagnata da sbandieratori e tamburini e dalla “Fanfara dei Bersaglieri”. Causa maltempo e la necessità di accelerare le operazioni, è stata una sfilata in versione ridotta con una sola scena per ogni contrada. Non male l’idea del tema unico per tutti. Nel caso specifico le contrade dello Scalo hanno voluto celebrare un centenario, rievocando il “ritorno dei soldati” dopo la fine della Grande Guerra nel 1918. Tema perfettamente in linea con la “mission” dei Ruzzi che furono pesanti proprio come rievocazione del periodo che va dalla nascita della stazione ferroviaria nel 1860 agli anni ’30, cioè al periodo che vide il primo sviluppo di Chiusi Scalo come centro abitato, di commerci e di attività industriali. Dato il tema della sfilata, la Fanfara dei Bersaglieri calzava a pennello.