LARS ROCK FEST TRA PUNK E AFRO-JAZZ… ANCORA UNA BAND ANTI THATCHER FINE ANNI ’70 E UNO STRAORDINARIO TASTIERISTA ETIOPE
CHIUSI – Alessandro Sambucari è uno che quando prende una direzione, non la lascia facilmente. Il direttore artistico del Lars Rock Fest di Chiusi ha scelto la via del Punk e post punk e su quella insiste. A nostro avviso fa bene. Perché può piacere o non piacere, ma quel tipo di rock p stato piuttosto originale e non se ne sente molto in giro. Ha fatto epoca e Sambucari sta specializzando il festival chiusino su quella particolarissima stagione. E così dopo i mitici Wire e “The Gang of Four”, quest’anno sul palco dei giardini pubblici di Chiusi Scalo salirà un’altra band storica, nata nel periodo punk, in quell’anno terribile ed esaltate che fu il ’77: si chiama The Pop Group. E con Protomartyr e Japandroids formerà la headline della kermesse chiusina.
Ma chi sono in realtà The Pop Group?
La band nasce, come abbiamo detto, nel 77, a Bristol, una delle città più infuocate dell’era Thatcher in Inghilterra. Si caratterizza subito oltre che per una proposta artistica tesa alla sperimentazione e alla commistione di generi diversi, anche per una carica acidamente satirica ed accusatoria nei confronti della società globale e del capitalismo occidentale. Una band militante come i Wire, come The Gang of Four, come i Clash e i Sex Pistols che incendiarono la Gran Bretagna di quegli anni. Cambiando i connotati anche alla musica. La stessa denoninazione scelta dal gruppo è volutamente ambiguo: contiene tanto un’ironica anti-connotazione della proposta artistica, quanto un’emblematica presa di posizione socio-politica: artisti del popolo e per il popolo. Così si definirono…
Il loro LP d’esordio datato 1979 e prodotto da Dennis Bovell è tuttora considerato dalla critica una pietra miliare del post-punk e uno degli album più rivoluzionari dell’intera storia del rock.
Ne fecero un altro l’anno dopo (1980) intitolato “For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder? (per quanto tempo ancora dovremo tollerare omicidi di massa?). Poi la band decise di sciogliersi. Una meteora, ma di grandissimo impatto. Nel 2010, 30 anni dopo lo scioglimento, ecco la reunion di tre dei 5 membri originali.. e una serie di concerti ed eventi. Nel 2015 e 2016, la ristampa dei loro primi lavori… E una nuova vita.
La data chiusina, 6 luglio 2018, sarà dunque un evento. Un’occasione irripetibile per ascoltare una “pietra miliare” del post punk inglese, con quelle venature elettroniche, al limite del free jazz, dell’afro beat, del funk… Sarà la serata di apertura del Lars Rock Fest. Una serata che proporrà, oltre The Pop Group, anche un altro artista piuttosto eclettico, con una storia molto particolare alle spalle: Hailu Mergia.
Ha 72 anni, suona la fisarmonica e altre tastiere. E’ etiope, ma ha vissuto a lungo negli Usa, dove ha fatto pure il tassista per vivere, finché qualcuno non si è accorto della sua bravura. Nel suo genere è una “leggenda”. Perché è lui che ha creato la storia di quello che negli anni ’70 venne chiamato ethio-jazz, un affascinante mix di improvvisazione, funk, jazz, ritmi e sapori africani e parecchi altri ingredienti. Diciamolo: un altro colpo da maestro di Sambucari e dello staff del Lars Rock Fest. Questa è roba rara. E per palati sopraffini. Ed è anche un messaggio politico: la musica che è rivolta, che è speranza e riscatto… una musica che… “ti penetra nei muri, ti fa breccia nella porta, ma in fondo viene a dirti che la tua anima non è morta”.
G.L
Tutto molto bello, peccato che nella pagina “Amministrazione trasparente” della Fondazione le ultime tracce si perdono al consiglio del 2 agosto 2017, nel cui verbale si legge che per le manifestazioni, tra cui il Lars Rock Fest, ogni decisione viene rimandata in attesa delle risultanze contabili delle precedenti edizioni.
Colpisce anche il fatto che lei bravo e solerte cronista nell’informare sulla presenza dei vari gruppi si sia lasciato sfuggire da una settimana la notizia della perdita da parte della Fondazione del contributo ministeriale.
Il contributo ministeriale era legato alla tipologia e alla qualità del festival Orizzonti, che dall’anno scorso ha cambiato indirizzo,tipologia e direttore artistico.La manifestazione è stata ridimensionata e non ha più le caratteristiche che aveva il festival diretto da Andrea Cigni, quindi la perdita del contributo (salvato nel 2017, non si sa bene come),era praticamente scontata.La notizia clamorosa sarebbe stata la conferma del contributo,non la perdita che credo fosse messa nel conto anche dagli organizzatori.
Quindi non aveva dignità di notizia?
E che se prima la situazione della fondazione era disastrosa adesso senza il contributo sarà peggio non è una notizia nemmeno questa?! E quindi non vale la pena parlarne, così come del fatto che si annunciano le band ma nel sito si sia fermi alle non determinazioni dell’agosto 2017.
Personalmente – se la devo dire tutta – sono decisamente più interessato alla proposta musicale, alla qualità delle band, a certe storie come quella di Hailu Mergia, che non alla disputa sul bilancio della Fondazione Orizzonti. Che secondo me a questo punto dopo un anno di “commissariamento” potrebbe anche essere chiusa. Salvando naturalmente i posti di lavoro…
Lei è meraviglioso, un cronista a intermittenza come le lucine dell’albero.
Ci sono tanti giornali, legga gli altri se questo non le piace… Comunque per il 21 giugno p.v. Comune e Fondazione hanno annunciato la presentazione del festival 2018. Sarà l’occasione per fare qualche domanda anche su bilancio e contributi mancati… Se non si fida di primapagina o di altri, ci vada e faccia lei le domande.
Ahahahaahahaha. Che fine.
se si firmasse col suo nome vero sarebbe più “fine” anche Lei… (noi di solito non pubblichiamo “fake”, né commenti “anonimi”,ne tenga conto, d’ora in poi)
anonimi?
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