CHIUSI, ANCHE IL RISTORANTE STORICO ‘ZAIRA’ CHIUDE I BATTENTI: SERVE UN PIZZICO DI FANTASIA
CHIUSI – Era il ristorante storico di Chiusi per eccellenza. Non solo uno dei migliori. Ma il più antico tra quelli in attività. Era, perché con la fine dell’anno 2017, ha chiuso i battenti. Il ristorante Zaira, in via Arunte nel centro storico ha abbassato la saracinesca. Pare però che non si tratti di una chiusura definitiva, ma piuttosto di un “cambio di gestione”. La proprietà avrebbe infatti ceduto il ristorante ad altro soggetto che lo riaprirà appena possibile. Ma non sarà la stessa cosa.
Resta comunque la fine di una storia cominciata nel 1960, quando la famiglia Rubechi rilevò un’altra trattoria, la trattoria Mainò che era aperta dal 1910… Solo la cantina ricavata nei cunicoli sotterranei che costituiscono un vero e proprio labirinto utilizzato per migliaia di anni prima dagli etruschi, poi dai Romani, infine nel Medioevo e nel rinascimento, valeva bene una cena.
Vedremo se la nuova gestione manterrà le caratteristiche “storiche” del ristorante o se cambierà totalmente look e target. Intanto per ora Chiusi perde – sia pure temporaneamente – un suo “presidio” del buon mangiare e buon bere. Un luogo della memoria. Ciò avviene a pochi giorni dall’annuncio della chiusura della filiale del Monte dei Paschi, ed è quindi l’ennesimo segnale inequivocabile dell’impoverimento progressivo e inesorabile del centro storico di Chiusi, dove ormai le attività aperte si contano sulle dita di una mano, al massimo due. E tutte sembrano ormai negozi di testimonianza, piccoli baluardi di resistenza umana e civile.
Si dirà che è un destino comune a molti centri storici. Che Chiusi non fa eccezione. Ma anche questo è vero solo in parte. Perché ci sono centri storici che si barcamenano in condizioni identiche e a quelle di Chiusi e che sembrano vecchie mining town dismesse… E ci sono anche altri centri storici che pur avendo vissuto negli ultimi anni momenti di crescita e di sviluppo, oggi sono tornati a soffrire e a fare i conti con flussi turistici più contenuti. Ma ci sono, a dire il vero, anche cittadine che invece non sanno più come gestire le presenze turistiche e i flussi domenicali (vedi Montepulciano). Chiusi ha molta materia prima da vendere (la Cattedrale, le catacombe, il Museo, le tombe etrusche, ma anche una certa vitalità artistica e culturale, ha un bel teatro e altri luoghi interessanti per fare iniziative), ma fa fatica a farsi notare. A entrare nei circuiti, anche quelli locali. Quelli della domenica e delle feste ricordate. I ristoranti sono di solito uno dei “punti di richiamo” e quando chiudono anche i ristoranti, vuol dire che stanno cadendo anche le ultime difese.
Di questo passo il rischio è che anche nei momenti più vivaci (ad esempio l’estate, il festival Orizzonti ecc…) il centro storico si ritrovi senza strutture di supporto: senza strutture ricettive, senza ristoranti, senza bar, senza locali dove tirar tardi, senza negozi, senza alcuni servizi essenziali.
Ovvio che quello che manca non è solo un certo flusso turistico. Manca anche la popolazione. Manca il ricambio generazionale. Certo, se arrivassero più turisti forse crescerebbero anche le attività e qualcuno tornerebbe ad abitare nel centro storico, o viceversa, se ci fosse più vita e le attività fossero più vivaci, forse arriverebbero anche più turisti o “clienti” diciamo così… E’ la gente che chiama la gente…
Oggi Chiusi vive in un limbo grigio, informe, che somiglia a un deserto dove anche l’orizzonte è scuro e assiste silenziosa e impotente allo stillicidio di chiusure, a quel rumore triste solitario y final che fanno le saracinesche che si abbassano.
Certo le storie finiscono per tanti motivi. Anche personali, familiari. E non si può neanche dire che qualche tentativo per invertire la tendenza non sia stato fatto. Purtroppo però finora il tutto non ha funzionato. Non ha funzionato la scommessa del festival “off” versione Cigni, non hanno funzionato operazioni come quella dell’agenzia ALI (Palazzo delle Logge) che avrebbero dovuto portare decine di posti di lavoro, non ha funzionato la fusione della banca locale con quella di Montepulciano, con la sede centrale che ha perso progressivamente di ruolo e presenza… Non hanno funzionato come sperato le iniziative turistico-promozionali focalizzate sugli etruschi e sul patrimonio archeologico. Solo il Lars Rock Fest alla fine ha rappresentato negli ultimi due anni un “colpo d’ala” capace di sparigliare le carte, di competere con le manifestazioni similari, di richiamare un pubblico extraterritoriale, proponendo un prodotto d’avanguardia, di qualità e non una minestra uguale alle altre. Il che significa che “osare” o scommettere su cose non banali a volte paga. Più che galleggiare. E questo vale per le iniziative culturali, m anche per i ristoranti, per i bar, per le attività commerciali.
Purtroppo sembra che a Chiusi molti siano ormai rassegnati ad un destino di declino e di desertificazione e che considerino ogni tentativo di “rianimazione” una sorta di accanimento terapeutico senza speranza: “poscia che le cittadi termine hanno” come diceva il sommo poeta, proprio a proposito di Chiusi, 700 anni fa. Si tratta di un atteggiamento comprensibile, ma – diciamolo – anche un po’ snob, tipico di chi non ha necessità dello sportello bancario, del negozio di alimentari sotto casa, del ristorante a km 0 perché può comunque andare dove vuole sia a fare la spesa, che a prendere un aperitivo o a teatro… Qualcuno vede nel declino della città il risultato di politiche sbagliate o insufficienti e quindi vede nelle chiusure di ristoranti e attività il classico nodo che viene al pettine e anche questo è comprensibile. Fa parte della politica, delle letture che ognuno dà della società e della realtà. Solo che invece di proposte alternative echeggia solo qualche j’accuse. Vago peraltro.
Chiusi, voce del verbo chiudere. Così titolavamo su primapagina cartaceo una decina di anni fa, all’inizio della grande crisi, quando cominciavano a comparire i primi cartelli “vendesi” e “affittasi” sulle saracinesche. Da allora sono diverse decine le attività che hanno effettivamente chiuso i battenti sia nel centro storico che allo Scalo. La fine del tunnel non si vede ancora.
A 50 anni dal ’68, verrebbe da dire che Chiusi avrebbe bisogno soprattutto di una cosa: di un po’ di fantasia al potere… Senza fantasia, non ci può essere ripresa. Fantasia, non… eutanasia.
m.l.
La fantasia è meglio spenderla altrove. Qui è sprecata. Hai detto bene, qui sarebbe solo accanimento terapeutico
Guardate sembra un discorso spocchioso oppure borioso ma non lo è: tutto questo che hai detto tu Marco e che sottoscrivo non è che una parte della realtà. L’altra parte, forse più cospiqua di quest’altra di cui tu parli è soprattutto di come si intenda la politica da parte di chi Chiusi ha amministrato e chi l’ha accettata siffatta senza muovere un ditino, mettendosi a disposizione senza mai fare una critica al proprio schieramento poichè di parte, ma ottemperando solo alle direttive più alte della politica Provinciale e Regionale.Non estranei anche quei metodi di concepire gli interventi dei quali si parlava nell’altro post sui lavatoi.Ed allora la spocchia non risiede tanto nelle opposizioni che si dice talvolta non facciano il loro mestiere ma in chi amministra e per far notare superficialmente questo basta dare una occhiata alla rivista Chiusi Informa, fra l’altro fatta con i soldi di tutti e che registra che tutto vada bene.Ma ci sarà qualche volta qualcuno a cui non sorga nella capoccia che tutto questo miele provenga dall’alveare di chi dirige la politica e che fà capire che invece non è come c’è scritto oppure non esistono queste persone ? Ed allora di cosa ci lamentiamo se chiude un ristorante storico che tutti conosciamo, se chiudono certe attività commerciali perchè a Chiusi sono rimasti e vi sono in numero crescente pensionati ed anziani ed è un paese che secondo ciò che era stato detto dal precedente sindaco avrebbe avuto la capacità di crescita fino a 10500 11.000 persone residenti? E’ la gente che è culturalmente in tal modo e tale formazione che vediamo e percepiamo non si ha dall’oggi al domani, ma si è formata perchè certi politici negli anni hanno obbedito solo ai loro interessi ed ancora continuano col supporto di chi li vota.Quando forse non ci saranno più perchè non voterà più nessuno ed i vecchi saranno al cimitero e Chiusi sarà ridotta alla stregua di come era Radicofani negli anni ’70 quando si deviò la Via Cassia, allora forse si capirà che il pesce- per dirla alla napoletana- ”feteva da a’ capa”….prima purtroppo ancora avverranno chiusure, stalle o impianti di Acea o Stadi che ci siano.Forse quel discorso che ho fatto nell’altro Post relativo ad Adamo Smith non sembra attuale, forse sembra inopportuno, ma vi sbagliate. E’ lo sviluppo così come è inteso che porta a questo, purtroppo senzachè nessuno cerchi di invertirlo e raccontarlo nei suoi aspetti più veri e reali.Esiste solo acquiescenza di tali principi guida, ed allora si pienino la bocca e la mente con questa per non cambiare concezione.
Come è scritto nell’articolo, il ristorante Zaira non chiude i battenti, cambia semplicemente proprietario e gestione. La chiusura è temporanea, giusto per il “cambio di mano”. Anche il nome pare che resterà lo stesso. Finisce una storia e ne comincerà un’altra. Detto questo però, il resto del ragionamento a mio avviso rimane in piedi e mi pare un’equazione troppo facile e troppo semplicistica quella di dare la colpa del declino alle amministrazioni che si sono succedute in questi anni o alla politica (che non sono senza peccato). Il ragionamento riguarda tutta la società chiusina: la politica e la classe imprenditoriale, l’intellighentia (chiamiamola così) e la gente comune. I giovani e i meno giovani. Se i chiusini sono i primi a non vivere la città, i primi ad andare altrove anche a prendere un gelato, i primi a dire che non vale più la pena nemmeno di provarci… i primi a lamentarsi perché quando c’è il festival il centro storico è “chiuso” e le panchine sempre occupate anche le critiche a Bettollini & C lasciano il tempo che trovano…E con la “vivibilità” quotidiana della città c’entrano poco anche i discorsi sul progetto Acea, sul Palapania o sul forno crematorio… Su quegli argomenti si può essere d’accordo o no, ma non sono certo il motivo per cui chiudono le attività o per il quale la gente a Chiusi non ci viene, neanche per sbaglio…
i discorsi sono discorsi e rimangono discorsi, ai quali si può girare intorno senza trovare soluzione ( ed infatti nei discorsi io ho una visione e l’ho detta, tu invece ne hai un altra che sostanzialmente è diversa dalla mia anche se certi aspetti collimano ) i fatti sono i fatti e non sono smentibili. Chi e cosa e come deve fare qualcosa per la città se non il locomotore che guida al traino i vagoni? Avrà le sue colpe il locomotore ma sembra di capire che dovrebbe essere quello a stimolare le iniziative.E se alle iniziative la gente risponde a picche, questo vuol dire solo una cosa: o che le iniziative e come si organizzano e si immaginano sono poste nella maniera sbagliata(iniziative messe in atto dalla maggioranza che governa) oppure è la gente che col proprio modo di pensare ritiene che tali iniziative non facciano al loro caso.Se la gente reagisce in un certo modo ed è disillusa, apatica, critica, qualche spiegazione ci sarà? Credo con estrema modestia che su tale tema possano essere più valide le ragioni che ho illustrato nell’altra risposta anzichè quelle che tu riporti.Ci si lamenta sempre che Chiusi al contrario dei paesi circonvicini abbia più materia da mettere sulla brace a livello di cultura e sia un contenitore straordinario. Mi dici allora perchè gli altri paesi che ne hanno meno di tale materia sono più vivi e più presenti nel panorama culturale del nostro territorio ? E’ possibile che questa arretratezza dipenda solo da una ragione ? La politica ha le sue responsabilità ma tu le liquidi in un secondo, anzi nei confronti delle altre le sminuisci.Ed allora io dico che anche tale fatto fa parte delle ragioni di chi ancora si ostina a non capire ma nello stesso tempo sta bene attento a non calpestare il prato. Caro Marco non si può cadere in piedi sempre nella difesa di chi si crede esente da responsabilità politiche e di visione delle cose. Se il locomotore appunto non funziona perchè il motore elettrico non gira più ed assorbe solo corrente sprecandola ( il discorso che è stato già fatto sui lavatoi precedentemente è il risultato di una ben precisa visione della politica oppure dico una cazzata?) ma questa non si tramuta in trazione dei vagoni la responsabilità è si del locomotore ma anche della stessa gente che ha fatto sì che quel locomotore non andasse in deposito.E non sono difendibili, nè il locomotore nè la gente.Mi sembra che non sia il solo che la pensi così su tale argomento. O no ? Una politica degna di tale nome dovrebbe invece poter individuare e riassumere priorità, indirizzi di intervento,ed anche dover contenere con i tempi che corrono una forte e precisa ”fantasia” oltre che al realismo chiaramente. Quando ho sempre detto che le sorti di questa politica non dipendono tanto da come viene amministrata Chiusi nel suo piccolo ma dipendono soprattutto da quanto succede in Italia credo di dire il vero.Ed i riflessi di questo si riproducono anche su Chiusi inevitabilmente, sia se si remi bene, meno bene, o si remi in maniera errata,Chiusi ne risente perchè la classe politica, imprenditoriale,le persone comuni, vengono al rimorchio di tutto questo.Allora nel mio piccolo e limitato pensiero ritengo che se qualcosa potrà cambiare ed andare verso il positivo, questo di certo non sia proprio dietro l’angolo ma sia il ricambio profondo di una classe dirigente che obblighi (dico obblighi e ripeto obblighi con la forza dei numeri a far percorrere a quel locomotore la strada verso il deposito).Le resistenze a tale cambiamento saranno molte e si parla della lotta di David contro Golia, ben attenti al fatto che David non si unisca in matrimonio alle stesse forze che nel tempo hanno prodotto tutto questo che vediamo ma a forze genuine di cambiamento che non scambiano per significato il matrimonio con il mercimonio(penso di aver dato l’idea quando parlo così oppure no?),perchè fin’ora così è stato e così avviene anche nei grandi schieramenti a livello nazionale e noi purtuttavia ne risentiamo direttamente.Basta vedere ciò che avviene in questi giorni nella politica pre- elettorale nazionale….. Poi se la gente reagisce in maniera diversa da tale percorso vorrà dire che ancora ci si ostina ad essere resistenti, ma nella disastrosa continuità.A questa età non mi sento più disposto a tendere al giustificazionismo dopo tutta questa acqua che è scorsa sotto i ponti e che ha prodotto anche allagamenti perchè una volta è la ”Tresa”, un altra volta è la” pioggia cospiqua”, un altra volta sono ” i torrenti non sanati”, un altra volta sono” le sostanze economiche che non ci sono”, una altra volta è ”la burocrazia con i suoi tempi”(chiaramente e figurativamente spero si capisca) e…via dicendo.Certo, chi si assume l’obbligo di governare ha una bella gatta da pelare questo è certo, ma spesso chi ha partorito quella gatta sono proprio gli stessi che con gli stessi metodi fanno sì di scavarsi un rifugio contro le intemperie e di chiamare dentro il rifugio la gente che gli consenta una continuità, soprattutto con l’uso dei media.Questo non è amministrare ma è produrre guai.Un piccolo esempio a livello nazionale di questo discorso? : Le banche.E qui mi fermo, perchè come questa ce ne potrebbero essere a quintali…..e se per tornare a noi e se i chiusini sono i primi a non vivere la città e se tutto il declino è vero che esiste e non è colpa tanto delle amministrazioni che si sono succedute come tu affermi,la colpa-se colpa la si voglia chiamare-di chi è ? Dell’aria che si respira? Ultima cosa: ” la fantasia al potere” di cui tu parli non è uno scherzo.E’ la diretta conseguenza di una cultura di chi governa e se chi governa è prone alle direttive che vengono dall’alto ed è prigioniero di se stesso (maggioranza) perchè fa parte di uno schieramento politico che deve apparire progressista in periferia e nello stesso tempo al centro è conservatore ,il binario che percorreà il locomotore sarà sempre quello, fino a quello che porta al deposito. Dire come tui dici a proposito dei lavatoi ”…e cosa avrebbe dovuto fare Bettollini ?” è sintomo di un modo di ragionare prigioniero di tutto questo schema e di come si intenda la politica, oltre ai bei discorsi che appaiono equilibrati e ” politically correct”.Ma appaiono e basta.La realtà è diversa.