MARCO NASORRI: “LIBERI E UGUALI”, A SINISTRA RIPARTIAMO DA QUI?
Da Marco Nasorri, ex segretario e capogruppo Ds a Chiusi, ex capogruppo Pd alla Provincia di Siena, ora vicino alla lista “Possiamo”, riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Libertà e uguaglianza sono i principi fondamentali della sinistra e della storia dell’uomo. Oggi, questi valori sono più attuali che mai, perché ogni giorno sono calpestati. Per questo è nato un soggetto politico alternativo, civico e progressista che si chiama Liberi e uguali. C’è molto di attuale nel costruire un nuovo progetto che riaffermi queste istanze. Semmai è inutile e vecchia una pseudo sinistra che imita la destra, che rimane subalterna alle ideologie liberiste, che resta inerte di fronte ad una democrazia sempre più oligarchica, che fa pagare il peso della crisi economica e sociale ai più deboli.
Nel difficile inizio ci sono state incertezze ed errori, ma la proposta merita fiducia, perché forte è la volontà di recuperare identità e determinazione per riportare la politica ad occuparsi della vita delle persone e affrontare le contraddizioni insostenibili del nostro tempo. Non basterà guardare solo alle prossime elezioni. Liberi e Uguali avrà un senso se avrà il coraggio di mettere in campo idee giuste, con autonomia di pensiero e determinazione per cambiare molti paradigmi dell’attuale realtà. Bisognerà reimparare ad ascoltare, dando valore alla sofferenza e alla speranza di cambiamento.
Oggi milioni di persone sono avvolte nella rassegnazione. Troppi cittadini sono sfiduciati e non votano più. Riportare queste persone alla partecipazione sarebbe già una vittoria.
L’Italia pare abituarsi a tutto: al lavoro sempre più precario e sottopagato, alla dignità e ai diritti fatti passare per privilegi, alla devastazione ambientale, alla disonestà e alla furbizia assunti come virtù da premiare. Un paese in cui la maggioranza non vede la fine del tunnel, mentre una ricca minoranza la crisi non sa neanche cosa sia. I primi sette miliardari del paese possiedono una ricchezza pari al 30% della popolazione. Il 20% dei più benestanti hanno in patrimoni e liquidità il 69% della ricchezza complessiva. I più poveri invece stanno sempre peggio. Dal 2008 al 2014 le fasce più deboli hanno perso il 24% del loro reddito. Nonostante tutto ciò, le attuali scelte politiche continuano a distribuire risorse che alimentano rendite per chi sta meglio e invece ai meno fortunati, ai giovani, senza futuro solo miseri bonus e precarietà.
La storia insegna che il progresso è avanzato, i diritti si sono affermati, il benessere si è diffuso quando il motore della sinistra è stato potente. Non è un caso che, quando essa è stata più debole o è venuta meno ai suoi valori, le ingiustizie e le disuguaglianze sono aumentate.
Ecco perché serve assumere una nuova responsabilità per una sinistra che abbia la determinazione di combattere per un mondo più giusto. C’è da riconquistare un popolo. Può essere riavvicinato solo recuperando una grande coerenza, spiegando in modo chiaro cosa fare del jobs act e dei provvedimenti che hanno alimentato bassi salari e sfruttamento del lavoro; dicendo come ricostruire un vero sistema dell’istruzione, come eliminare le file d’attesa nella sanità pubblica, come costruire una seria politica industriale, quali scelte fare per operare una vera ridistribuzione della ricchezza.
Sappiamo che esiste una ampia dose di sfiducia per le troppe sconfitte. Serpeggia un certo scetticismo verso personaggi ingombranti. Ma, basta con l’elaborazione del lutto all’infinito. Domenica sul palco a Roma abbiamo ascoltato Civati, Fratoianni e Speranza, tre giovani non ammantati di giovanilismo e di slogan. Abbiamo sentito la sobrietà e la serietà di una persona a cui è stata affidata la guida. Non sfugge che è stata una investitura verticistica. Certamente, un limite. Tuttavia, Pietro Grasso è un uomo di sinistra che rappresenta la parte migliore dell’Italia. Una storia personale che si è formata nella lotta contro la mafia, vicino a Falcone e Borsellino. Forse per la politica non è molto. Ma, per un paese che ha il primato della corruzione, del dominio della mafia possiamo farne un messaggio forte di moralità e onestà. Spaventa l’idea che la divisione del centrosinistra possa far vincere la destra. La destra è tornata forte perché il centrosinistra e il PD hanno sbagliato troppe scelte. La destra non si sconfigge unendosi nella continuità delle politiche fatte fino adesso. Serve un cambiamento radicale. Liberi e Uguali vuole provare a rimettere in campo nuova proposta alternativa, perché di questo l’Italia ha bisogno. Perché una grande storia non finisca. Forse, avremo l’ennesima delusione. È un rischio possibile. Non vedo alternative, se non continuare ad elaborare un lutto all’infinito, rinfacciarci gli errori e ripetere che bisognava fare in un altro modo.
Ci sono già migliaia di persone sparse per il paese che hanno voglia di rimettersi in cammino. Ci sono anche in Valdichiana. Si stanno mettendo insieme, provenendo da storie diverse, ma unite dal desiderio di ricostruire una presenza della sinistra capace di definire un pensiero di cambiamento e di serietà politica.
Marco Nasorri
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Dopo che la politica di Renzi ha isolato il PD che è sempre più un partito personale, l’aggregazione di molti frammenti a sinistra in un’unica espressione politica unica è un passaggio da salutare positivamente.
Condivido quanto ha detto paolo Scattoni, ma sul fatto del partito personale-se pur in una certa misura risulta vero-credo che questa sia una visione comunque parziale.Non è certamente solo per quello che il Pd è rimasto alle ”secche” e cerca di travare alleati sempre più al centro.In tale manovra non fa altro che scoprire la propria anima ad occupare semprepiù spazi al centro, avvicinandosi semprepiù ad una concezione di un partito- si trasversale come lo era la DC- (e per molti aspetti e per i suoi uomini più preponderanti gli rassomiglia semprepiù) ma anche ad allontanarsi dalle fondamentalità di come era nato,anche se indubbiamente partorito ”a tavolino” e non sull’onda delle esigenze politico-sociali. Non discuto delle buone intenzioni di un disegno globale di tale partito ma del suo inevitabile contenuto di dove sia andato a cadere,mentre si percepisce benissimo che i suoi uomini arranchino a cercare di mimetizzare le politiche insane che prima hanno sparso il paese dicendo di voler rappresentare una progressione a sinistra e che poi con le politiche del lavoro e di come sono arrivati alla sconfitta del Referendum, abbiamo visto di quanta credibilità godevano. Oggi Renzi ha detto che vorrebbe valorizzare quel 40% che lo ha votato al Referendum.A me sembra che si arrampichi sugli specchi e sebbene questo sia un comportamento tipico di ”chi non molli”, credo ormai che con la sinistra non abbia nulla a che spartire e che forse possa esaminare l’eventualità di formare un partito tutto suo, incentrato sulla sua caratterialità ma anche sul fumo che ha emesso in passato( ed in questo presta fianchi scoperti alle opposizioni interne di casa propria).Credo che sia un disegno perdente.Quanto alla sinistra riunita in un solo soggetto politico mi auguro che vista la natura compositiva di tale nuovo soggetto si possano realizzare quelle condizioni per assumere un fronte veramente unito,che abbia anche l’umiltà di rinunciare alle peculiarità di ogni componente, e fondi il proprio procedere veramente in un soggetto unico la cui prerogativa principale sia quella di rappresentare fattivamente degli interessi delle classi subalterne, consapevole però che i tempi sono quelli che si percorrono su un filo di rasoio.Se si cade dall’una o dall’altra parte la funzione verrebbe meno portando ancorpiù un danno difficilmente recuperabile nel sociale: servono concretezza e fatti, solo così la gente è portata ad aggregarsi e pensare politicamente ad unirsi ad una quantità di consensi che credo vadano individuati anche in campi attigui senza avere l’indirizzo a voler primeggiare.Almeno per adesso da soli e guardando alle statistiche- che escono ogni giorno e che influenzano anche quelle la volontà degli elettori- penso che debba essere considerato che nonostante l’aggregazione a sinistra, in quel modo non si vada da nessuna parte se non si pensi velocemente un affiancamento verso altri lidi più ” omogenei”di altri alla loro lotta politica.