ORIZZONTI, NON E’ VERO CHE NON C’E’ SOSTANZA. APPLAUSI ALLE DRAGQUEENS. ATTESA PER GLI OTTONI DELL’ORCHESTRA TOSCANA E PER GIOELE DIX
CHIUSI – Le Nina’s Dragqueens non sono gli attori della compagnia Ricci-Forte, i loro spettacoli non sono così ‘spinti’ ed espliciti come Macadamia Nuit Brittle, che l’anno scorso scandalizzò i bempensanti chiusini che andarono pure a protestare dal sindaco. Ma ieri sera, sul palco di Orizzonti, in piazza Duomo, lo spettacolo delle Nina’s Dragqueens ha fatto certamente divertire la platea, non solo per la recitazione en travestì, ma anche per un testo non meno dissacrante di quello di Ricci-Forte e politicamente poco corretto, di satira, a tratti piuttosto dura, sulle convenzioni e sul potere. Applausi a scena aperta, quasi un’ovazione, quando uno degli attori/attrici ha tirato fuori il tema delle banche, parlandone come del vero e principale “potere”, dispotico, assoluto, sostanzialmente dittatoriale. Ci può essere dissacrazione più forte che mettere alla berlina il santuario del potere economico e ormai anche politico?
Dunque il Festival di Carloncelli, sotto questo profilo, non è poi così diverso da quello di Cigni.
Stasera spettacolo musicale che va sul sicuro. Sul palco il Quintetto di Ottoni e percussioni dell’Orchestra Regionale Toscana che eseguirà musiche di Astor Piazzolla. Gli Orizzonti chiusini si allargano fino ad arrivare dall’altra parte del mondo, alle atmosfere tristi e malinconiche di Buenos Aires.
Nel pomeriggio, alle 18,00 al teatro Mascagni primo appuntamento con il ciclo di letture “Donna: femminile singolare” con l’attrice Ingrid Monacelli che si cimenterà su testi di Stefano Benni e a seguire di Dario Fo e Franca Rame. Dopodomani, invece (mercoledì 2 agosto) la stessa Monacelli presenterà per lo stesso ciclo “Anna Cappelli” (prima nazionale). Poi, alle 21,30, in piazza Duomo toccherà a Gioele Dix con “Vorrei essere figlio di un uomo felice” che si ispira all’Odissea, in particolare, come dice il sottotitolo, l’Odissea del figlio di Ulisse, ovvero come crescere con un padre lontano… L’attore noto anche per i suoi monologhi televisivi, torna in teatro e prende a pretesto l’opera di Omero e la vicenda di Telemaco, per raccontare non solo un grande classico, ma anche la vita di oggi…
Come con gli ottoni dell’Ort e Piazzolla, anche con Gioele Dix Roberto Carloncelli è voluto andare sul sicuro. Ma senza discostarsi da quella parolina magica che ha messo nel logo del festival di quest’anno: #umano. Sì perché come Oleanna e come Dragpennyopera, anche i tanghi di Piazzolla, i testi di Benni, Dario Fo e Franca Rame, Gioele Dix o la compagnia il Gorro con “Il Crogiuolo” di Arthur Miller, raccontano le vicende e la condizione umana, il rapporto tra l’uomo (e la donna) e le sue debolezze, tra l’individuo e la società. Un lavoro concentrico di scandaglio, magari poco evidente a prima vista, ma profondo, sul tema del potere, del dissenso, delle convenzioni che regolano e spesso opprimono la nostra esistenza.
Sembrava un festivalino messo su in quattro e quattr’otto per riempire il buco creatosi con il benservito a Cigni, un festivalino messo su con quello che si è riusciti a trovare. Invece a guardar bene e un po’ più a fondo, c’è anche un filo conduttore interessante e una certa sostanza.
Magari non sarà questa la ragione del successo di queste prime serate, ma la ‘sostanza’ è bene che ci sia. E se c’è è meglio.
Rispetto al festival versione Cigni, se mai manca un po’ il pre e il dopo festival. Cioè la “movida” di piazza. Su questo però gli organizzatori e la città nel suo complesso possono aggiustare il tiro per i giorni che mancano. E per l’anno prossimo.
chiusi, Gioele Dix, Orizzonti Festival