SIENA, PROVE TECNICHE DI RICOSTRUZIONE DI QUALCOSA DI SINISTRA
SIENA – Martedì scorso, 11 luglio, a Palazzo Patrizi di Siena si è tenuto un primo incontro per ricostruire “qualcosa di sinistra”, a sinistra del Pd. La sala era gremita e questo, per i propmotori indubbiamente è un buon segnale. Evidentemente c’è è voglia di ricominciare, di uscire dall’equivoco renziano e di superare la sindrome del “meno peggio”, perché se il Pd di Renzi appare sempre più come un partito neo centrista che fa addirittura il verso a Salvini su alcuni temi come quello degli sbarchi di migranti, è altrettanto vero che anche l’opzione 5 Stelle, che molti a sinistra hanno valutato come unica possibilità, comincia a mostrare tutti i suoi limiti, prima fra tutti l’assenza di un pensiero guida, di idealità, e un sempre più marcato pragmatismo equidistante, che in quanto equidistante finisce per pendere sempre a destra. Da qui la necessità, per molti inderogabile, di ricostruire una “alleanza” di sinistra. Plurale e democratica, aperta, certo, ma anche chiaramente alternativa rispetto al Pd e alla deriva renziana. C’erano, a Siena, molti ex Pd usciti di recente (quelli di Mdp Art.1, per esempio) e molti che nel Pd non sono mai entrati, c’erano quelli di Sinistra Italiana e molti “cani sciolti” e orfani alla ricerca di una casa in cui non sentirsi ospiti tollerati o addirittura indesiderati. Una nuova casa comune, accogliente e con fondamenta e muri solidi. Senza per questo cedere alla semplice nostalgia o allo spirito della rimpatriata.
Ecco, di seguito un contributo di Marco Nasorri (ex consigliere provinciale Pd, ex segretario Ds di Chiusi, ora vicino ai “Podemos” chiusini) che all’assemblea senese ha partecipato:
Il primo appuntamento per costruire un’alleanza di Sinistra e Unita e Plurale è stato positivo. Oltre un centinaio di persone hanno assistito ad un dibattito che ha mosso i primi passi per una sfida che non ammette errori.
Quella che si è ritrovata l’altra sera a Siena, per usare le parole di uno degli intervenuti “è la famosa base. Una base in cerca di autore che la racconti e la rappresenti e, con la voglia di una casa comune”. L’incontro ha fatto emergere, in modo nuovo la consapevolezza di dover superare sterili discussioni autoreferenziali e l’urgenza di proiettarsi nel recupero di una solida identità, nella costruzione di un programma condiviso, fino a giungere ad una lista unitaria.
Nonostante le difficoltà, il disorientamento, le disillusioni una sinistra unita può tornare il baricentro di una nuova politica. Il tempo si è incaricato di far emergere con nettezza il fallimento del disegno di Renzi e l’insostenibilità della frammentazione della sinistra Un combinato che se non risolto, non solo farà vincere la destra o condannerà il paese all’ennesimo governo di larghe intese tra PD e Forza Italia, ma soprattutto potrebbe segnare la definitiva scomparsa della sinistra in Italia.
In questo momento il tema delle alleanze non è prioritario. Gli elettori non sono in attesa di nuove formule. Aspettano scelte alternative. Una sinistra senza identità e un centro svuotato non rappresentano più una vera attrattiva per la guida del paese.
Il successo di un nuovo campo progressista passa, oggi per la costruzione di una sinistra forte e realmente rinnovata. Altrimenti non ci sarà mai un centrosinistra in netta discontinuità con il passato. Bisogna liberarsi dalla tentazione che sia sufficiente unire sigle e personaggi o inseguire l’ennesimo rinnovamento, senza progetto e senza visione della società. Non basta riannodare i fili strappati dalla deriva di Renzi e dalle infinite divisioni. La frattura con la società è iniziata con la crisi economica, con i governi tecnici, con l’aver inseguito le scorciatoie liberiste che hanno prodotto enormi danni e non hanno mai realizzato i cambiamenti necessari.
La sinistra, quindi, deve ripartire dal basso, dall’essere forza collettiva capace di aggregare, guardando alle condizioni materiali, alle contraddizioni sociali che non ha saputo vedere. Deve ritrovare la capacità autonoma di leggere la realtà per trovare le risposte necessarie, con le quali affrontare un mondo che la politica deve tornare a guidare. Non occorre immaginare un lungo elenco, ma concentrarsi su cose essenziali che stanno segnando in negativo questo passaggio storico: rimettere al centro la ridistribuzione della ricchezza per ridurre le disuguaglianze, darsi una visione diversa del lavoro, dare priorità a scelte economiche compatibili con le sostenibilità ambientali, concorrere a definire alleanze per una diversa Europa e differenti rapporti tra nord e sud del mondo. Non è sufficiente ammirare Corbyn, Sanders, i Podemos, la Linke in Germania, per i loro successi. Occorre contribuire a ricostruire un vasto movimento di sinistra per cambiare le politiche liberiste.
A tutto ciò va aggiunta la questione morale: una zavorra che ha fatto sprofondare l’Italia.
La speranza di far uscire il paese dal disastro dipende dalla riuscita di questo processo. Non certamente dalla inutile velocità e autosufficienza di Renzi e dell’attuale Pd che, ormai stanno consumando sé stessi. Renzi ha sprecato un patrimonio politico acquisito in tre anni nel tentativo di distruggere tutto quello che rappresentava l’identità della sinistra, i valori fondamentali della Costituzione, la dignità del lavoro. Anziché ripulire la politica, rendendola più sobria e partecipata, ne ha amplificato i peggiori vizi. Si è ubriacato con il 40% delle Europee e non si è più ripreso, collezionando errori su errori, senza possibilità di correzione di rotta. Renzi, da corpo estraneo della cultura della sinistra qual è, non ha compreso che può compiere la mutazione genetica di un partito, ma non può trasformare totalmente la storia, i sentimenti, l’ansia emotiva di un intero popolo. Gran parte degli uomini e delle donne di questa parte non si rassegneranno mai ad essere privati dei valori che ne hanno segnato la propria vita e il modo di essere. Non si rassegneranno ad essere militanti passivi, soggetti non pensanti, relegati in un partito che esclude qualsiasi discussione e confronto programmatico, se non quello surreale della Leopolda. Ora piano piano questo popolo sta prendendo coscienza e lo sta abbandonando, aprendo nuovi spazi.
Un nuovo percorso deve partire anche nelle realtà locali, costruendo un campo politico nel territorio. In pochi anni abbiamo assistito alla dissoluzione completa di ogni forma organizzata e pensante di partito. Adesso c’è un enorme vuoto.
Pensiamo alla Valdichiana. È scomparsa ogni forma di progettualità condivisa. Sta venendo meno perfino l’identità politica del territorio, nel momento in cui invece esso dovrebbe acquisire nuova centralità
Vige la gestione del contingente e obiettivi velleitari. Stanno rafforzandosi vecchi campanilismi e logiche autoreferenziali. La rottamazione, insieme alla buona militanza ha eliminato anche ogni riferimento unitario, ogni esperienza storica di un territorio più vasto del semplice orticello. Una nuova sinistra locale dovrebbe ripartire dal ricostruire un senso comune, una visione di governo del territorio.
Marco Nasorri
Michele Logi, siena, Sinistra
abbiamo realizzato la pagina fb sinistra unità siena dove chi vuole può far pervenire contributi di idee e proposte.. avanti così..
Mi sembrerebbe opportuno ripartire anche da un altro dato, cioè perché, a suo tempo, si è sentita la necessità di un soggetto nuovo che è poi diventato il “partito democratico”. Molti compagni hanno sfottuto questo come un passaggio dettato dalla “gola” delle banche e dei dividendi azionari di un patrimonio notevole (cooperative, società partecipate ecc.). Questo è uno dei nodi da sciogliere insieme all’ltro di definizione di un insieme di regole che siano inattaccabili dal “parvenu” di turno (renzi o berlusca che sia). Su questo non c’è chiarezza. Molti “esuli”, pd fino a ieri, continuano a partecipare della/alla “mensa del signore” (poltrone e prebende milionarie) senza un “mea culpa” e nemmeno un “miserere”. Insomma, troppa gente continua ad essere poco credibile.
Condivido abbastanza cio’ che Sorbera dice,ma la realtà è’ quella che spesso coloro che si pongono da parte della giusta riflessione di tale “succo politico” sono peggiori di coloro che hanno sostituito,se non altro come risultati ottenuti di cui era chiaro a tutti la direzione politica di dove sarebbero andati.Guardando dal difuori tutto il movimento ottenuto ,credo che si possa senza remore dire che spesso chi abbia retto le stampelle durante la lunga diatriba della rottamazione ,abbia prodotto un meccanismo che ha consentito il sostegno delle riforme antidemocratiche che ci sono state sotto almeno gli ultimi tre governi.Ed allora-non parlo di comportamenti personali ma di quelli politici ed etici in seno alla stessa politica-molte volte per essere credibili-come dice Sorbera-occorrerebbe fare anche “mea culpa”.Senza questo purtroppo si rischia di essere poco credibili,di dire tante belle parole apparentemente condivisibili,ma alla fine inutili e finalizzate coscientemente od incoscientemente alla perpetuazione dell’Impotenza politica.Non dimentichiamo che l’establishment oggi si regge anche su tale questione e sull’incancrenimento delle possibili e lecite iniziative che da sinistra si ha l’idea di perseguire.Senza pretese di dare lezioni a nessuno oggi viviamo tale fase nella quale checche’se ne dica sulla risibile ripresa portata a fondo da fattori semprepiu’ internazionali e sempremeno locali,la progressione allo scivolamento verso il basso risulta inarrestabile fino a far collocare l’Italia nello stesso recinto della Spagna e della Grecia,con alla fine poche differenze se paragonate fra i fanalini di coda dell’Europa.Da ricordare che la conseguenza di questo è’ e sarà’ sempre più nella progressiva depoliticizzazione delle masse attente solo alla loro sopravvivenza facendole reattive verso i pochi che reclamano un cambiamento.Sotto tale luce la funzione del Pd checche’ ne possano pensare i suoi militanti sempre più scollati dalla base e dalla realtà’ , prepara l’Italia per l’accettazione di massa di tale situazione: la crescita senza reazione alcuna della povertà e la minaccia alla fine concreta dello stato che ogni giorno che passa diventa sempre più autoritario e meno sociale.Il problema semplice e che tutti sanno ma che parecchi di questi tutti , sotto mentite spoglie ,fanno faina di non vedere è sempre quello di come venga ripartita la ricchezza prodotta.
Continuazione dal precedente intervento:
E siccome per ripartire ”la fatidica ricchezza prodotta” occorre CULTURA soprattutto per non far formare in tale processo il bombardamento sapientemente fatto da chi si oppone a questa (che da una parte è la moderna rottamazione renziana e dall’altra il mantenimento sclerotizzante e burocratico dei ruoli politici acquisiti, cioè il vecchiume che pensa solo alla propria esistenza avendo le due facce della medaglia del progressivismo a parole ma del mantenimento effettivo dei ruoli del carrierismo economicamente ricompensato dall’altra ) è tale CULTURA POLITICA di cui non si vede traccia oggi, che giuocherebbe un ruolo fondamentale, visibile, controllabile ed anche inarrestabilmente supportato dalla compartecipazione allargata di più classi sociali. Tale processo che per certi aspetti potrebbe rassomigliare all’intelaiatura ed all’interclassismo liberal-democristiano, è antitetico sia ai rottamatori ma anche ai discorsi della nuova sinistra staccatasi dal PD. E’ quello il ”vecchio” secondo me, perchè criticando non si tiene conto del peso semprepiù internazionale dove l’italia si muova all’interno dell’Europa, e soprattutto una serie di discorsi solo teorici che a nulla portano in una tale situazione italiana,un piatto della bilancia, dove fra l’altro alla sottocultura di destra si schiudono molte possibilità di affermazione, che rischiano anche di invadere ed accaparrarsi un campo di istanze quasi vergini della protesta sociale e della volontà di cambiamento strutturale sostanzialmente puliti ( 5 Stelle per esempio). Ecco perchè credo che ormai se si rimane nell’alveo del ”cambiamento” con le regole vecchie del sistema sinistra,non si vada da nessuna parte, anzi si rischi di fallire. E la destra è lì pronta all’ affermarsi del fallimento per acquistare il paese al minimo prezzo.Ecco perchè è importante quela CULTURA POLITICA che a sinistra del PD non mi riesce di scorgere.Soprattutto quando ascolto le interviste di un Bersani, falegmame fabbricatore storico di stampelle, che dovrebbe-secondo me- prendere atto che il legno che ha impiegato per fabbricarle ha permesso ad una nuova democrazia cristiana strisciante di entrare silenziosamente ad essere considerata sinistra. In pratica lui la causa e Renzi l’effetto. La sua responsabilità nonostante i discorsi credo che sia più grande di quella di un Renzi. Almeno lui in parte sà dove vorrebbe arrivare ed è uno strumento non nascosto dell’establishment ed il segno di dove vorrebbe arrivare l’ha dato a chi lo voglia intendere. E l’Italia più grande numericamente e sottoculturalmente ragiona su quel metro. La dimostrazione palese di tutto questo la vediamo anche nei piccoli comuni di tutta l’Italia,anche comuni come il nostro, quando vediamo quale sia l’influenza ”politica” che pesa sulla formazione delle giunte, sul processo politico, sulla costituzione di uomini alla guida pubblica, partorita sapientemente da coloro che ti dicono e ti parlano della vita eterna,che hanno venduto il Paradiso da 2 millenni, cultura sorretta da una intelaiatura accompagnata e frammista a piccoli riferimenti di piccolo-grande potere parziale,disseminato in tutto il paese, il cui cemento soprattutto sono quelli di cui ho parlato prima. Questa è l’Italia reale, altro che le analisi gramsciane, giuste, storicamente ineccepibili e che una volta fornivano formazione culturalmente elevata e basi di partenza per ragionamenti critici. Oggi dal quel grammofono non esce più nulla.A quello si è sostituita culturalmente una scuola di partito del PD renziano alla quale approdano teste al confronto delle quali il contadino o l’operaio di quaranta anni fa erano scienziati della NASA in confronto ad un pecoraio analfabeta-all’epoca- dell’Aspromonte.Questa è la direzione verso la quale hanno portato milioni di uomini che ragionano in un unico modo,che guardano alla forma e non alla sostanza, che hanno nella loro testa una formazione dettata dai media che fanno scaturire bisogni inesistenti di una vita dove il superfluo diventa necessario.Sono questi i nuovi fans culturali che esaltano i media.Il ritardo storico della sinistra passa proprio dall’uso di questi mezzi, anzi dall’aver consentito il loro uso distorsivo da parte di una umanità intera.E se ci pensate bene è sempre un fatto di uso di cultura politica.Ecco perchè per la maggioranza dei nostri politici la cultura non esiste ma esiste l’uso mascherato e distorto per farla apparire tale.E siccome la politica-diceva un vecchio detto- ”o la fai o la subisci”, a loro ed alla gente che li vota è rimasta solo la seconda ipotesi.E si vede.