IL CANTO DEL CIGNI: IL DIRETTORE ARTISTICO DI ORIZZONTI FORNISCE LA SUA VERSIONE DEI FATTI

giovedì 01st, giugno 2017 / 15:45
IL CANTO DEL CIGNI: IL DIRETTORE ARTISTICO DI ORIZZONTI FORNISCE LA SUA VERSIONE DEI FATTI
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CHIUSI.  Era attesa ed è arrivata. Anche Andrea Cigni dice la sua sullo stop al Festival Orizzonti. Lo fa da Cremona, dal Conservatorio Pergolesi, rispondendo alle domande del giornalista Matteo Brighenti (lo stesso della famosa intervista del settembre scorso sul “taglio delle compagnie locali”), per la testata PAC PaneAcquaCulture. E Andrea Cigni si chiama fuori. “Con i conti io non c’entro”, dice. Poi si toglie una serie di sassolini dalle scarpe e fornisce la sua versione dei fatti.

Io, nella mia veste di direttore artistico di Orizzonti Festival, e in assenza di qualunque ruolo istituzionale all’interno della Fondazione, non ho mai avuto conoscenza dello stato finanziario della stessa, se non limitatamente all’approvazione che di anno in anno ricevevo, in merito a costi artistici e tecnici delle compagnie e dei singoli professionisti, che trattavo e sottoponevo alla Fondazione. La mia domanda è se davvero Orizzonti aveva un valore riconosciuto così forte per cui potevamo tutti metterci lì e salvarlo e renderlo davvero un patrimonio indiscutibile per la città. Non mi va di alimentare le polemiche, mi sento su un altro piano, quello del rispetto: mi dispiace per gli artisti, i tecnici, le persone che venivano a Chiusi e vivevano Orizzonti Festival come un’opportunità“.

Quanto alla scelta di Bettollini di fermare la macchina il direttore artistico commenta così:  “Bettollini è venuto con me dal ministro Franceschini, un amministratore deve essere orgoglioso di un tale progetto. Poi, si è sentito responsabile di dover far quadrare i conti, lo capisco, che devo dire? Dal tema #Vita2017 siamo passati alla #Morte2017. Si dica come si dica, ‘sospensione’ o ‘fermata provvisoria’, di fatto è la morte di un progetto, almeno per me“.

Ovvio, questa è una certezza. Il festival Orizzonti, versione Cigni finisce qui. Non ce ne sarà mai un altro, prché dopo una chiusura traumatica non si riparte come se niente fosse. Non è possibile.

Sulla possibilità si salvare qualcosa la versione di Andrea Cigni è questa: “Ho mandato una mail all’indirizzo del Consiglio di Amministrazione della Fondazione ‘Orizzonti D’Arte’, nella quale mi rendevo disponibile a trovare delle soluzioni logistiche e artistiche proprie di una situazione economica abbastanza critica o drammatica come mi è stata paventata, affinché non si perdesse né il riconoscimento ministeriale né il contributo regionale, ma soprattutto non si abbandonasse il lavoro degli artisti, dei tecnici, e di tutti coloro che venivano a Chiusi. Ognuno ha fatto le sue scelte, io non biasimo nessuno“… E poi chiarisce:  “Non è che ho detto di ‘no’ a utilizzare compagnie del territorio per salvare il salvabile. Ho detto che non era più Orizzonti (con un programma presentato al Ministero). La mia responsabilità da direttore artistico è stata seguire un progetto che mi era stato affidato, per cui ho vinto un bando: perciò favorire la crescita del Festival, lo sviluppo a livello nazionale, il reperimento di risorse ministeriali e regionali”…

Quando il giornalista di PAC gli chiede che fine faranno i contributi ministeriali e regionali Cigni risponde: “Il contributo ministeriale rimane al Ministero a disposizione degli altri festival multidisciplinari che hanno fatto richiesta. Il contributo regionale, allo stesso modo, resterà nel fondo regionale. Tra l’altro, Orizzonti ha ricevuto importanti finanziamenti in questi due anni. Il primo anno circa 80mila euro, il secondo 56mila, ma l’andamento ondulatorio dei contributi ministeriale va in base alla qualità e quantità indicizzata, al numero di spettacoli proposti, per cui magari quest’anno poteva esserci un miglioramento, non lo so, la sfera di cristallo non ce l’ho. So quello che è stato, so che lo Stato italiano ha investito nel Festival circa 130mila euro, più i 20mila euro della Regione”.  Saltando il festival questi saranno soldi su cui la Fondazione non potrà più contare. Al di là della figuraccia di dovervi rinunciare per problemi di gestione.

Quanto ai rapporti con gli artisti impegnati nel festival 2017, il direttore Cigni lancia il “tana liberi tutti!”: “I rapporti con gli artisti credo si siano interrotti nel momento in cui il Festival si è fermato. Io sono libero, gli altri artisti sono liberi in virtù di questo stop. È tutto da vedere se ci saranno altri luoghi, altre situazioni o se si rifonderà il percorso in futuro”.
Spiega anche Andrea Cigni di non aver rassegnato le dimissioni, ma per una ragione precisa:  “Io non ho rassegnato le dimissioni. Oltre che gratuita, la mia prestazione al momento con il ‘rinnovo’ della fiducia dopo il settembre 2016 non ha visto una forma scritta di contratto. Che dimissioni do? È come se non esistessi. (…) Prendo atto del fatto che c’è uno stop, che ci fermiamo e con noi si ferma il progetto. Anche perché i problemi economici sono riferibili alla Fondazione e non solo al Festival. A creare un debito concorrono tutte le attività artistiche di una Fondazione, oltre al Festival Orizzonti. Quello che mi sento di ribadire è che con me la Fondazione ha ottenuto contributi pubblici statali e regionali che prima non aveva (e non si è trattato di poche centinaia di euro)”.

Inomma, così come non collimano le cifre del famigerato buco di bilancio (il sindaco parla di 308 mila, l’ex presidente Silva Pompili dice che quella è la cifra lorda e che il debito reale è 207 mila…), anche le varie versioni non sono propriamente in linea. E ognuno tende a tirarsi fuori dalle peste (e dal tiro delle critiche), trincerandosi dietro le specifiche competenze.

Personalmente ho sempre apprezzato Andrea Cigni e il suo coraggio di proporre artisti e spettacoli un po’ più che border line, in un paesotto di 8.000 abitanti, ma come non mi piacque l’intervista del settembre scorso, con la quale tagliava i ponti con le compagnie locali, per lanciare l’idea della Compagnia del Festival creata sulla base di un bando, non mi convince neanche questa esternazione, peraltro leggermente tardiva. Soprattutto per un aspetto. C’è tristezza, rammarico e solidarietà agli artisti, ai tecnici, agli spettatori venuti da lontano, ma non c’è una riga di rammarico per una città che perde un evento significativo, per quei cittadini che hanno seguito il festival con affezione e attenzione.

Qualche anno, nel 2009, scrissi un romanzetto, dove tra l’altro si parla pure, tra un fatto e l’altro del festival di Chiusi (che si chiamava Orizzonti anche allora). Il titolo è “Non è stato nessuno”. Ecco in Italia non è stato mai nessuno: dalle stragi di stato ai delitti più efferati (Garlasco, Perugia…) fino a cose meno terribili, come i debiti della Fondazione Orizzonti di Chiusi…

E nessuno che si ricordi di dire che in tutta questa vicenda se c’è una parte lesa, questa parte lesa è rappresentata dai cittadini che si ritrovano sulle spalle un debito da ripianare con soldi di tutti e senza più un evento che rendeva piacevole l’estate e ne arricchiva il sapere. Quando il sindaco-presidente Bettollini darà la sua versione dei fatti, ormai manca solo quella, se ne ricordi.

Marco Lorenzoni

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