Caso-Orizzonti: la solidarietà agli artisti appiedati e qualche puntino sulle i…

martedì 20th, giugno 2017 / 12:45
Caso-Orizzonti: la solidarietà agli artisti appiedati e qualche puntino sulle i…
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CHIUSI – L’appello degli artisti, operatori e tecnici del festival Orizzonti versione Cigni, diffuso qualche giorno fa dall’ex addetta stampa Anna Pozzali e ripreso anche da primapagina, ha scatenato, come era prevedibile molte reazioni. Per lo più attestati di solidarietà verso dei lavoratori che si son trovati di punto in bianco e senza preavviso senza il festival in cui avrebbero dovuto esibirsi o lavorare quest’estate. A Chiusi un festival ci sarà, si chiamerà ugualmente Orizzonti, ma sarà un’altra cosa. Loro non saranno più della partita. Tra i tanti commenti “solidali” (molti compaiono anche a margine dell’articolo del 16 giugno su queste colonne) anche quelli di alcuni esponenti delle opposizioni cittadine, come Luca Scaramelli di Possiamo o Bonella Martinozzi dei 5 Stelle.

Quest’ultima scrive: “Forse non si è capito o non si vuol capire ( più facile) che le opposizioni non difendono Cigni né tantomeno il “poro” Festival, ma tutti i giovani artisti con i quali questa amministrazione aveva preso un impegno. Non é corretto mandarli a casa dall’oggi al domani . Oramai l’impegno era stato preso e per questo anno andava mantenuto. Ma dov’è finita la serietà , il rispetto per i lavoratori, la solidarietà . A meno che non si pensi che gli artisti non siano dei lavoratori . Ormai di questi tempi si pensa più ai voti che alle persone…”

Certo, gli artisti, i tecnici, i giornalisti che dovevano partecipare all’edizione 2017 del festival versione Cigni, sono rimasti appiedati loro malgrado. Hanno certamente subito un danno, perché magari per partecipare ad Orizzonti avevano rifiutato altre possibilità e perché hanno dovuto interrrompere bruscamente un lavoro già avviato e programmato…

Giusto dunque esprimere solidarietà.

Ma rispetto alle cose dette da Bonella Martinozzi (e da altri) qualcosa forse va precisato:

1)  L’amministrazione non aveva preso impegni con nessuno, aveva dato degli indirizzi alla Fondazione, la quale aveva preso un impegno con Andrea Cigni. Non coi giovani artisti. Con questi ultimi l’impegno lo aveva preso il direttore artistico. E quindi, di rimbalzo, la Fondazione. Che però prendeva il “pacchetto completo” proposto ogni anno da Andrea Cigni. Il programma e la scelta degli artisti, ma anche del contorno, era roba sua. Nessuno crediamo abbia mai sindacato su tali scelte.

2) Se Andrea Cigni avesse accettato il ridimensionamento di questa edizione del festival (con un budget di 100 mila euro invece che 270 mila) forse alcuni artisti avrebbero potuto portare avanti e presentare i loro lavori. Sarebbe stata certamente una decisione dolorosa, ma non tutti avrebbero perso tutto…

3) E’ stato detto dallo stesso Cigni e anche dal sindaco-presidente Bettollini che per il 2017 non esistevano contratti scritti, unica possibilità di tutela dei lavoratori coinvolti. Chi aveva interesse a stipularili e chi non ha tutelato gli artisti e i tecnici? Andrea Cigni è un artista e al contempo un “trattore” nel lavoro, un personaggio eclettico e vulcanico. Un bravo professionista. A Chiusi è riuscito a farsi voler bene. Aveva messo in piedi un festival di qualità e proposto spettacoli coraggiosi. Ma forse qualche errore lo ha commesso. O ha presupposto troppo da se stesso. Ad Orizzonti l’uomo solo al comando era lui. Non il sindaco o il presidente della Fondazione. In ogni caso è bene ricordare che gli artisti venivano gratis. Solo vitto e alloggio. Venivano per arricchire il curriculum. Non c’erano di mezzo stipendi e compensi. Così ci è sempre stato raccontato da Cigni, dalla Fondazione e dal Comune. Diverso il discorso per i tecini, gli unici pagati. Ma quelli forse saranno utilizzati anche al festival 3.0…

4) Se uno dei punti di forza del festival versione Cigni era costituito – come asseriscono gli stessi artisti e operatori – dal fatto che gli spettacoli venivano “prodotti” dalla Fondazione e allestiti a Chiusi, per poi andare in giro per l’Italia e non solo, come mai in 3 anni non è entrato un euro alla Fondazione da queste produzioni? E’ mancata la commercializzazione? Chi se ne doveva occupare? oppure quegli spettacoli non hanno girato? E se invece hanno girato perché non è arrivato un euro?

Qualcuno, commentando l’appello di Anna Pozzali ha lamentato e sottolineato la  mancata solidarietà degli artisti locali ai professionisti di Orizzonti giubilati.

A questo proposito  ci permettiamo di chiedere: quanti artisti professionisti, oggi incazzati neri per lo stop al loro lavoro, espressero solidarietà agli artisti locali quando Andrea Cigni, con quell’intervista del settembre 2016, praticamente li cacciò dal festival tagliando tutti i ponti con le compagnie del territorio? Anche i vari Pasquini, Fatini, Poliziani, Valentini, Storelli, Massarelli, Bischi, Fenati, Testa ecc. si trovarono di punto in bianco e senza preavviso, dopo aver servito il festival per 3 edizioni, senza più questa importante vetrina e opportunità per il futuro. Anche tra loro c’è gente che lo fa di mestiere e veniva per arricchire il curriculum.

A parte primapagina di voci solidali se ne alzarono poche. Soprattutto dagli ambienti del festival…

Si ha insomma l’impressione che la solidarietà agli artisti rimasti appiedati da parte di persone e movimenti politici che hanno sempre osteggiato e criticato duramente il festival versione Cigni (“roba per pochi”, “troppo costoso”, “soldi spesi male”, “spettacoli di nicchia e autoreferenziali”…) sia dunque un tantino sospetta. Diciamo pure “interessata”. E interessata più alla propaganda anti-amministrazione che non al nocciolo del problema.

Intendiamoci, che le opposizioni facciano propaganda anti-amministrazione è normale. E’ il loro mestiere. E l’amministrazione muovendosi come si è mossa ha fornito anche parecchio materiale per alimentare la polemica.  Sul fatto che questa faccenda sia una brutta pagina che rimarrà negli annali non vi è alcun dubbio. Ma… Ma certe espressioni di solidarietà puzzano di strumentalizzazione della delusione e della rabbia di persone lasciate sole a fini di semplice lotta politica paesana.  Ci auguriamo sia solo un’impressione.

m.l.

 

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