Fino a luglio una mostra del grande fotografo Enzo Ragazzini alla Rocca di Sarteano

SARTEANO – Enzo Ragazzini non è un fotografo qualunque. Neanche soltanto un grande fotografo. E’ qualcosa di più: fotografo, reporter, antropologo, inventore e artista d’avanguardia, anche se a lui questa definizione non piace. Insomma uno che ha sperimentato a 360 gradi le possibilità espressive della fotografia e delle tecniche ad essa connesse.
Con i suoi primi grandi murali e la separazione di toni a colori alla Triennale di Milano del 1963 ha anticipato la Marylin Monroe di Andy Warhol e ha affiancato l’esperienza della Pop-art; nel 1970 ha fotografato l’ultimo pop-festival dell’Isola di Wight e ha realizzato alcuni tra quelli che sono considerati ancora oggi tra i più importanti reportage antropologici come quello sulla fatica dell’uomo e sulle tecniche primitive del trasporto ancora praticate nella fascia tropicale. Per dire…
Dal 2 aprile scorso, fino al 9 luglio il Castello di Sarteano ospita la prima retrospettiva di Enzo Ragazzini dal titolo “realtà e astrazione” con una introduzione d’eccezione, quella di Paolo Pellegrin – fotografo di punta della prestigiosa agenzia fotografica Magnum, vincitore del Robert Capa Gold Medal nel 2006 e di dieci World Press Photo dal 1995 al 2013 – che ha avuto Enzo come padre artistico.
La mostra di Enzo Ragazzini organizzata dal Comune di Sarteano, in cui si raccolgono per la prima volta i vari generi espressivi che ha sperimentato nella sua lunga attività grafica e fotografica, rappresenta il secondo grande passo di Rocca Manenti Art che ha già ospitato lo scorso anno l’esposizione di Yoshie Nishikawa e sta diventando un punto di riferimento nazionale per la fotografia e le arti visive italiane, premiato ache al Mia Photo Fair di Milano.
La location è un castello del 1480, oggi itilizzato all’esterno per eventi teatrali e manifestazioni e all’interno adibito a spazio espositivo con il nome di RaM, Rocca Manenti Art. Il Castello costituisce un esempio di fortificazione militare senese tra i meglio conservati. Immerso in un parco di lecci secolari è posto sull’acropoli del paese e, data la sua visibilità anche da chilometri di distanza, costituisce il simbolo del paese di Sarteano. La struttura è costituita da 4 piani, 4 stanze per piano, ognuna di 4 metri per 4 con un’area espositiva che si sviluppa per un totale di 380 metri quadrati.
Insomma uno spazio espositivo unico, in un contesto certamente non usuale e e di assoluta suggestione. Per il Comune di Sarteano uno spazio su cui puntare decisamente “per far crescere un’economia della cultura per il nostro territorio”. Così lo presenta il sindaco Francesco Landi, che è in scadenza di mandato, ma sarà certamente il candidato del Pd alle elezioni del 21 giugno.
Enzo Ragazzini, Pop Art, Rocca Manenti, Sarteano
Non ho mai invidiato nessuno al riguardo della propria attività o chicchessia lavoro, ma Enzo Ragazzini non fa parte di tale lista.L’ho invidiato per davvero, per l’escursus della sua esperienza sul campo,per il suo venire da lontano, ed anche diciamolo francamente per la natura delle sue foto che hanno contrassegnato un epoca nella fotografia di reportage.Oggi tutti si possono cimentare con la digitale e perfino un bambino di 8-9 anni se la mette su ”program” e scatta, la foto almeno tecnicamente riesce tendenzialmente e correttamente ben esposta ( parecchi a tal proposito dicono che il digitale abbia fatto finire la fotografia, quella vera, e forse tutti i torti non li hanno….se non altro pensando alla manipolazione dei negativi ed alle applicazioni che esistevano prima nella fotografia chimica, adesso sostituite dai vari photoshop o paint program…), ma quando osservo le foto di Ragazzini e penso a quanto lavoro siano costate le immagini che ha prodotto in tutto il mondo, la riflessione forse non basta e non si ferma solo sulla padronanza professionale degli aspetti tecnici delle immagini, ma sconfina profondamente nella riflessione psicologica che anima il fotoreporter d’eccezione e ne fà un monumento alla sua volontà, una sorta di sorgente di mondi aperti alla discussione, al discernimento, alla critica e soprattutto alla abitudinaria padronanza di vedere le immagini prima che siano scattate….Parole grosse? Non credo proprio nel caso di Ragazzini. Nel suo libro fotografico dal titolo ”Tropici prima del motore” esiste una foto tecnicamente normale, ma che ha nell’impatto visivo una straordinaria eccezionalità, ed è quella della mucca dentro la bicicletta oppure della bicicletta dentro la mucca, a seconda di come si voglia considerare…che raffigura una mucca morta trasportata inframezzata su di una bicicletta ,posta fra la canna ed i pedali,una foto semplice,eccezionale e forse irripetibile per ciò che ritrae, ma che è emblematica della casualità che ha fatto sì che ” l’image hunter” si sia improvvisamente trovato di fronte, percorrendo le polverose strade del Subcontinente Indiano.Ecco,una foto che si sposa bene con la serie di immagini meravigliose di quel libro che ogni appassionato di fotografia di reportage dovrebbe avere nella propria biblioteca.Spesso, come in tutte le professioni e le applicazioni artistiche,chi viene da lontano ed ha percorso una strada applicando sul campo le proprie conoscenze ed esperienze professionali,accumula in sè una quantità di conoscenza che lo farà distinguere nel tempo e lo renderà padrone della propria attività,del proprio lavoro. Enzo Ragazzini è fra pochi di questi oggi in Italia.Gli altri, anche fra questi qualcuno anche di grido,-diciamolo francamente- che magari lavora con strumenti modernissimi,banchi ottici digitali da decine di miglia di euro che risolvono problematiche una volta quasi impossibili ad essere affrontate e che magari corregge con altrettanta tecnologia digitale le proprie creazioni,paragonati al ”vecchio Enzo” diventano quasi degli improvvisati dilettanti. Andrò a vederla la sua mostra e sono già sicuro che non rimarrò deluso. L’invidia,nel mio caso dicevo prima- in senso buono s’intende- è una ”brutta bestia”, ma talvolta credo che vada compresa,-chiedo venia ma è così- soprattutto quando tende a mettere in risalto condizioni e situazioni che abbiano messo di fronte alla realtà il fotografo che abbia avuto il tempo di vedere, ragionare, fare ”clik”, ed Enzo Ragazzini merita tale invidia. Cartier Bresson, al secolo ” HCB” diceva che ” la fotografia non si fà con la macchina fotografica ma con la testa”.Oggi centinaia di milioni di uomni posseggono una macchina fotografica, milioni ne posseggono anche due o tre con relativa attrezzatura al seguito, ma pochi – in proporzione alla quantità di coloro che si cimentano in tali imprese- riescono a riportare immagini degne di essere pubblicate.Enzo sicuramente è una di queste poche persone e bene ha fatto il Comune di Sarteano ad ospitare i suoi lavori in retrospettiva….dovrebbero servire a tanti appassionati paparazzi di oggi che si ritengono fotereporter,magari anche di grido, a riflettere cosa voleva dire girare il mondo con il materiale fotografico al seguito,centinaia di films, essere presenti là dove c’è l’azione che si vuol riprendere,attendere che si verifichi ed avere l’abilità e l’intuizione di non lasciarsela scappare,magari senza avere il motore che oggi consente 8 scatti al secondo ed l’automatismo del fuoco e dell’esposizione….con quelli sono tutti buoni i nostri fotografi di nuova generazione a fare fotografia di reportage.Enzo Ragazzini è un altra cosa…..e solo chi ha percorso quelle strade lo può capire.