Chiusi, Possiamo: “Fondazione Orizzonti, lo specchio di un fallimento”
CHIUSI – Il passato il presente e il futuro della Fondazione Orizzonti e la recnte modifica dello Statuto con l’assunzione della residenza da parte del sindaco fanno discutere.
Ecco, di seguito una nota sull’argomento diffusa oggi dal gruppo “Possiamo – Sinistra per Chiusi”:
Per mesi abbiamo denunciato inascoltati i limiti, l’assenza di partecipazione della città, i costi insostenibili della Fondazione Orizzonti. Dopo tanto anche la maggioranza si è accorta che l’obiettivo di farne un fulcro della promozione culturale e della città stava fallendo.
Così sono corsi ai ripari. Due giorni di conferenze sulla cultura sono bastati per proporre le soluzioni salvifiche: un nuovo statuto che concede tutti i poteri al sindaco, marginalizzato il terzo Presidente che, ovviamente ha annunciato per tempo le dimissioni; nuovo nome al Comitato di Indirizzo, via il Comitato di gestione per far posto ad un annunciato Direttore generale, cioè un ragioniere.
Questo è quello che la maggioranza ha annunciato in Consiglio Comunale, mercoledì 8 febbraio. Ovviamente, nessuna riflessione sui motivi del fallimento, anche perché come ha sottolineato la consigliera Masci il passato è passato. Tradotto in politica le responsabilità sono tutte di quelli che c’erano a dirigere la Fondazione. Nulla riguardo alle responsabilità di coloro che li hanno nominati, di chi ha costruito un Ente velleitario, costoso e risultato estraneo alla realtà locale.
POSSIAMO – Sinistra per Chiusi non si è arroccata in una critica sterile. Oltre ad aver ribadito l’inutilità di uno strumento come la Fondazione per una realtà come Chiusi, abbiamo presentato alcuni emendamenti migliorativi ad uno Statuto che ha subito cambiamenti inutili e accentrato le decisioni, anziché ampliare il coinvolgimento del paese.
In particolare, per un maggiore valorizzazione del tessuto culturale e teatrale cittadino abbiamo proposto: che le associazioni locali che operano in ambito culturale e teatrale possano aderire alla Fondazione, assumendo la qualifica di socio Partecipante, mediante un contributo simbolico stabilito dal Consiglio di amministrazione. E’ stato anche chiesto che un loro rappresentante possa trovare spazio nelle nomine di spettanza del comune. Suggerimenti semplici, ma anche un segnale tangibile di attenzione per un mondo che si muove intorno al teatro e alle attività culturale.
Un altro emendamento proponeva che le nomine del consiglio d’amministrazione, di competenza del comune(3 su 5) venissero fatte dal consiglio comunale e non dal solo Sindaco e che la nomina del Direttore generale fosse di competenza dell’intero Consiglio d’amministrazione; si prevedeva inoltre che la figura del direttore venisse scelta attraverso una selezione pubblica comparativa di curricula.
Questo avrebbe garantito una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Consiglio Comunale nelle decisioni, investendolo di un ruolo vero nella verifica della gestione e dei risultati di bilancio. Non si accresce il ruolo del pubblico soltanto attraverso lo statuto di una Fondazione che consente al sindaco di essere Presidente, nominare il Consiglio Direttivo per i 3/5, decidere da solo il Direttore Generale, tenere per norma statutaria le relazioni e i rapporti di collaborazione con enti, istituzioni, imprese pubbliche e private.
In definitiva si è solo voluto porre l’attenzione sulla forma dell’Ente che dovrebbe gestire la cultura.
Il sindaco si è ripetutamente compiaciuto con se stesso perché si assume una grande responsabilità. Lo ha rivendicato come punto di forza. In realtà ignora che un buon amministratore dimostra di essere tale, quanto più riesce a coinvolgere, a far crescere una comunità, non certo se accentra o se è costretto guidare tutto da solo.
La conoscenza del bilancio e quindi della reale situazione finanziaria della Fondazione sarebbe stato un ulteriore elemento di chiarezza per la discussione, ma si e’ scelto,incomprensibilmente,una strada diversa.
La maggioranza ha parlato di un grande coinvolgimento e partecipazione agli stati generali della cultura, di contributi scritti elaborati dalle commissioni. Dovrebbero allora domandarsi: che valorizzazione è stata data a tanta partecipazione?
Abbiamo letto gli atti degli stati generali, ma non siamo riusciti a capire da dove sia emersa la richiesta che il sindaco assuma il ruolo di Presidente della Fondazioni, né quale sia la visione di quella che dovrebbe essere la politica culturale per Chiusi.
La cosa che più è mancata nel lavoro della Fondazione è proprio il non aver risposto ad uno dei compiti principali per cui era nata:
– “organizzare momenti e periodi di produzione culturale artistica musicale e di spettacolo e di ogni attività ad essa funzionali, in maniera da contaminare, permeare e sviluppare la sensibilità artistica e culturale della cittadinanza e dell’area geografica e socioeconomica di riferimento”, questo è quanto scritto nell’articolo 2 dello Statuto.
Temiamo che con la strada intrapresa si confondano i sogni con la realtà, si scambi un’operazione di maquillage con un lavoro continuo per far crescere l’attenzione e la passione collettiva per la cultura e la conoscenza.
Si interroghi la maggioranza perché ancora una volta al Consiglio di mercoledì non ci fosse praticamente nessuno, non un solo rappresentante di quella folta partecipazione di cui sempre parlano. Rifletta sul fatto che tra i soci Sostenitori e partecipanti alla Fondazione non ci sia traccia di una sola associazione culturale.
Possiamo-Sinistra per Chiusi, 15 febbraio 2017