Chiusi: è morto Alvaro Della Ciana. Quando mezzadri e contadini divennero classe dirigente

venerdì 20th, gennaio 2017 / 11:48
Chiusi: è morto Alvaro Della Ciana. Quando mezzadri e contadini divennero classe dirigente
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CHIUSI –  E’ morto ieri Alvaro Della Ciana. Aveva 82 anni ed era uno degli ultimi esponenti di una fase politica che ha segnato la storia recente di Chiusi e della Valdichiana. Quella del Pci dei mezzadri e dei contadini. Dopo la fine della guerra, dai primi anni ’50, gli anni delle lotte per la terra, al fatidico ’68  furono proprio i mezzadri a costituire la spina dorsale, la “classe di riferimento” della Cgil e soprattutto del Pci, nel territorio. Era un Pci che cresceva e da partito elitario, quasi giacobino, fatto soprattutto di “quadri” intellettuali o della classe media cittadina, diventava partito di massa, facendo leva proprio sulla massa dei lavoratori delle campagne. La Valdichiana fu  avanguardia delle lotte contadine a livello nazionale, e il Pci in tutta la Valdichiana portò i mezzadri e poi i piccoli coltivatori diretti a diventare classe dirigente.

I mezzadri diventarono segretari di  sezione, sindaci, assessori, dirigenti sindacali, perfino parlamentari. Fu una rivoluzione sociale. Un fatto politico di portata storica. Chiusi fu, da questo punto di vista, anche in coseguenza di battaglie durissime dei mezzadri contro gli sfratti dei primi anni ’50 fatti eseguire dai padroni a centinaia di celerini, una delle punte più avanzate. Il  mezzadro “sfrattato” Ilario Rosati, divenne sindaco giovanissimo. Poi dirigente provinciale e consigliere regionale. Dopo di lui anche il mezzadro Emo Canestrelli divenne sindaco, dirigente provinciale e nazionale del sindacato di categoria, per citare due esempi. Ecco, Alvaro Della Ciana era anche lui, con Ruggero Trabalzini, Gino Vannuccini e altri, tra quei mezzadri e poi coltivatori diretti che fecero grande e robusto il Partito Comunista e all’interno di esso mantennero la rappresentanza di quel mondo.

E’ stato consigliere comunale negli anni ’70, con Laurini sindaco. C’era attenzione allora verso il mondo agricolo, che ancora costituiva uno dei settori trainanti dell’economia locale e zoccolo duro del partito, ma i tempi stavano cambiando rapidamente e l’attività agricola si andava via via affievolendo, diventando sempre più marginale.

Della Ciana è stato, a Chiusi, il testimone principale della trasformazione della società locale da realtà agricola a società industriale e terziarizzata e anche testimone diretto del passaggio di consegne ancheall’interno del Pci, dai mezzadri ad altre classi emergenti: gli artigiani, i commercianti, gli studenti… Come molti dei mezzadri di allora, che pur non avendo frequentato poco le scuole da ragazzi, studiavano, si informavano, Alvaro della Ciana non era arroccato nel suo mondo specifico. Era taciturno, ma anche nelle discussioni e nelle diatribe più violente all’interno del partito (e in quegli anni ce ne furono parecchie, sia di tipo generazionale, sia su questioni di linea politica e di condotta amministrativa) cercava sempre di capire meglio. Non era un pasdaran, né uno di quelli che stavano sempre dalla parte del più forte o del potere costituito (la Federazione provinciale, per esempio). Dopo la fine del Pci passò con Rifondazione Comunista. Negli ultimi anni è rimasto piuttosto defilato. Deluso e amareggiato anche lui, probabilmente, da come sono andate le cose a sinistra.

Oggi, 20 gennaio alle 15,00 in Duomo, i funerali.

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