EX CENTRO CARNI, FORNACE, AREE PRODUTTIVE… MA CHIUSI PUO’ DAVVERO PENSARE ALLO SVILUPPO? QUALCHE IDEA E QUALCHE… CONTRADDIZIONE

lunedì 23rd, maggio 2016 / 19:25
EX CENTRO CARNI, FORNACE, AREE PRODUTTIVE… MA CHIUSI PUO’ DAVVERO PENSARE ALLO SVILUPPO? QUALCHE IDEA E QUALCHE… CONTRADDIZIONE
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CHIUSI – Quello del “governo del territorio” ovvero della gestione urbanistica e delle possibilità offerte dal nuovo Piano Operativo, approvato all’ultimo tuffo dall’amministrazione uscente è senza dubbio uno dei nodi di questa campagna elettorale. Juri Bettollini nel suo rutilante e inarrestabile tour d’incontri con aziende, associazioni e sodalizi vari pigia molto su questo tasto. E, in particolare, sul fatto che il nuovo piano consentirà di intervenire in alcuni comparti strategici e al momento degradati come quelli della ex fornace o dell’ex Centro Carni.

Nel primo caso (ex Fornace) però l’area e il vecchio opificio ormai totalmente diroccato sono di proprietà privata. E il fatto che esista ora un quadro che rende più agevole e possibile un intervento di recupero, non garantisce di per sé che ciò avverrà. Perché il mercato è quello che è, la domanda di nuove abitazioni o di immobili commerciali e direzionali è praticamente ferma. Avrà interesse la proprietà della Fornace ad investire nell’area?

Il rischio, insomma è che tutto rimanga sulla carta, nel cassetto delle intenzioni… Due anni fa, l’allora sindaco Scaramelli sparò sulla stampa l’ipotesi di un esproprio per pubblica utilità, per poi intervenire come Comune. Ecco una ipotesi del genere sarebbe forse l’unica strada da seguire. Solo un intervento pubblico può a nostro avviso, in una situazione contingente come l’attuale, garantire il recupero dell’area e di parte della vecchia fabbrica dei mattoni, se non altro come elemento di “memoria”del passato industriale della città. E l’esproprio sarebbe anche l’unico modo per la proprietà di ottenere una remunerazione sicura.

Il Piano Operativo prevede che una parte dell’intervento privato debba essere riservato a strutture di interesse pubblico (auditorium, biblioteca, sala polivalente o quant’altro), ma di intervento pubblico deciso e decisivo non parla nessuno. Né Bettollini, né i suoi competitors. Almeno per ora nessuno lo ha fatto.

Quanto al Centro Carni lo stesso Bettolini non perde occasione per ribadire che una volta demoliti i manufatti presenti (demolizione in corso) l’area sarà molto appetibile per eventuali imprese che vogliano investire nel centro Italia. Ma il discorso è identico a quello per la Fornace. Il mercato attuale, la situazione economica nazionale è tale da poter ipotizzare l’arrivo di una grande impresa industriale o commerciale a Chiusi? Magari. Ma la fila non c’è di sicuro… Né a Chiusi, né altrove. Forse, anche in quest caso ipotizzare un intervento pubblico o un insediamento ad uso pubblico come un parco energetico fotovoltaico e non solo potrebbe essere una soluzione…

E oltre a quella dell’ex Centro carni, Chiusi ha anche altre aree già disponibili per eventuali insediamenti: quella del Centro Merci fantasma, per esempio con diversi lotti già espropriati (per una spesa di circa 900 mila euro), oppure tutte le aree e i capannoni di proprietà privata dismessi presenti nella zona industriale delle Biffe o nella zona artigianale della Fontina: i capannoni ex Nigi, quelli ex Molitoria Toscana (Torrini), Edilcentro… tanto per citare i più grandi. Chiusi è una realtà, che registra anche sotto questo aspetto più cancelli serrati che aperti. Dove molti sono i siti da bonificare… Sarà bene tenerne conto, al di là della propaganda elettorale sulle magnifiche sorti e progressive della città…

A Chiusi la recessione di cui parlava lo studio commissionato da Banca Valdichiana e pubblicato nel 2015, non è ancora finita. Ogni ragionamento sull’economia da questo dato deve partire non da altro… Nei prossimi anni il problema principale sarà quello di guidare, orientare non lo sviluppo, ma la decrescita, la destrutturazione e la ricomposizione di un minimo di tessuto produttivo su basi diverse dal passato…

E anche chi si oppone a Bettollini e al Pd qualche idea la dovrà tirar fuori.

C’è qualcuna delle forze in campo disposta a sostenere, per esempio, l’idea (lanciata all’assemblea pubblica promossa da primapagina nel febbraio scorso) di un patto tra Ente locale, associazioni di categoria, proprietari di immobili commerciali e banche, per abbassare, per un periodo di tempo concordato (3 anni?),  gli affitti dei locali e incentivare così il ripopolamento anche commerciale, artigianale e produttivo, dei centri abitati e delle zone ad hoc destinate?

Nel dopoguerra a Chiusi una cosa del genere fu fatta. E portò alla rinascita dell’economia spazzata via dalla crisi del ’29 e poi dai bombardamenti… Una sorta di new deal, a vantaggio delle imprese giovanili, di chi ha voglia di provarci, ma non ha le risorse… E anche un modo per ridare vita alla città, riaccendendo le vetrine, e alzando le saracinesche chiuse da anni…  Se ne può parlare?

Ieri, alla presentazione della loro lista, i 5 Stelle hanno insistito molto sulla critica al Piano Operativo licenziato dal Comune. “Stop al consumo di suolo. Neanche un metro cubo di cemento! Solo recupero, che tra l’altro favorisce il tessuto imprenditoriale locale fatto di piccole e piccolissime aziende e limita i rischi di infiltrazioni malavitose e riciclaggio di denaro sporco, più facili in presenza di grandi lottizzazioni”. E hanno insistito anche sulla valorizzazione e tutela del lago e del patrimonio storico e ambientale… “. E qui le posizioni dei pentastellati sono piuttosto vicine a quelle dei descamisados di sinistra di Possiamo. Però… se loro sono per lo stop totale al consumo di suolo e per non costruire più neanche un metro cubo di nuove edificazioni, com’è che ai 5 Stelle va bene l’ecomostro davanti alle Torri? Solo perché qualche metro più in là del confine comunale e il suolo consumato è in terra castiglionese (come ha scritto una delle candidate su facebook)? Eppure lì, davanti alla Torre Beccati quest’altro, qualche metro cubo di cemento è stato gettato, forse anche un po’ di più di quello previsto dalla “ristrutturazione edilizia mediante demolizione e ricostruzione” di un vecchio podere diroccato… Per i 5 Stelle, lo abbiamo capito, quel capannone non è un ecomostro (e va bene), ma si può dire che tuteli e valorizzi  il lago che è lì a due passi, il monumento (le Torri che costituiscono insieme un “unicum”, un monumento storico unico che fa parte dell’immagine di Chiusi più che di Castiglione del Lago) e il territorio circostante?

Forse l’ecomostro davanti alle Torri non sarà il problema dei problemi, ma di certo la posizione dei 5 Stelle sull’argomento è fortemente contraddittoria rispetto ad altre cose che sostengono. E questo non giova alla loro credibilità come forza di governo. E nemmeno come forza di opposizione (perché sono rimasti in silenzio anche i grillini castiglionesi che nel loro consiglio comunale già ci sono).

Intanto mentre ogni schieramento fa la sua campagna i “podemos” di Scaramelli incassano due boccate d’aria fresca: la Palma d’oro al festival di Cannes  per Ken Loach, regista di sinistra per l’ennesimo film sui disastri del neoliberismo e la vittoria alle presidenziali austriache del candidato ambientalista appoggiato dai comunisti Van der Bellen.  Vento del nord che porta speranza. Piccoli segnali che dicono che certe cose succedono…  Come il Leicester che vince il campionato.

 

Nella foto: Bettollini e Stefano Scaramelli al centro carni, davanti ad una ruspa pronto a cominciare a demolizione…

 

 

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