L’UNITA’ CHE CHIUDE, GRILLO CHE ESULTA E… PRIMAPAGINA CHE TORNA IN EDICOLA

mercoledì 18th, giugno 2014 / 18:11
L’UNITA’ CHE CHIUDE, GRILLO CHE ESULTA E… PRIMAPAGINA CHE TORNA IN EDICOLA
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“Il nuovo vento della Rete e della fine, lenta ma implacabile, dell’editoria assistita sta producendo i suoi effetti: la scomparsa dei giornali. Un’ottima notizia per un Paese semilibero per la libertà di informazione come l’Italia. Meno giornali significa infatti più informazione”. Così si legge sul Blog di Beppe Grillo, a proposito della “messa in liquidazione” de L’Unità, lo storico giornale fondato da Antonio Gramsci, organo ufficiale del Partito Comunista Italiano e da un po’ di tempo testata non più “ufficiale”, vicina al Pd, anche se ha continuato a prendere finanziamenti pubblici come giornale di partito.

Grillo esulta per la probabile chiusura de L’Unità, per la fine dell’editoria assistita. Ora quella del comico genovese leader del Movimento 5 Stelle a me sembra una forzatura un po’ becera. E anche inaccettabile.

In un paese democratico (in Italia qualche dubbio sulla effettiva democraticità del sistema sussiste, ma il Paese resta un paese democratico) la chiusura di un giornale, fosse anche il peggiore o il più inutile, non può essere, mai, una buona notizia. Ottima ancor di meno.  Quando chiude un giornale, è comunque una voce in meno e una voce in meno significa, oggettivamente, meno libertà, meno democrazia.

Io sono stato un lettore assiduo e fedele de L’Unità per anni, ho pure collaborato con la redazione fiorentina.  Per molto tempo ho considerato L’Unità non solo un giornale, ma qualcosa di più: un brand identitario, una carta di riconoscimento, un baluardo democratico e civile. Quando chiuse, qualche anno fa, mi dispiacque e ho gioito quando ricomparve nelle edicole.

Non ho difficoltà ad ammettere che da anni L’Unità non è più il giornale che era. Che L’Unità di adesso non rappresenta niente di ciò che per decenni ha rappresentato. E che è uno scandalo il fatto che solo i giornali di partito debbano essere assistiti dai finanziamenti pubblici (anche quando ufficialmente non sono più giornali di partito). Ritengo ingiusto e inopportuno che un giornale che non vende possa mantenere apparati mastodontici e farli pagare ai cittadini…

Però la messa in liquidazione de L’Unità, per me non è una buona notizia, anche se da tempo non compro più L’Unità, non la leggo, non mi piace. Non lo dico per nostalgia dei tempi andati, di una politica che non c’è più. Lo dico da giornalista e editore di un giornale (primapagina) che in più di 20 anni di vita non ha mai avuto un centesimo di finanziamento pubblico. Quindi da persona informata dei fatti, da persona che sa quanto sia difficile fare informazione in assenza di risorse.  E senza partiti alle spalle.

Beppe Grillo sul suo blog evoca ” il vento della rete” come  elemento che sta decretando, insieme alla crisi, la fine dei giornali. Per lui è un fatto positivo. Per me no.

E infatti, dopo un periodo in cui anche Primapagina si è spostata dalla carta e dalle edicole, solo sulla rete,  la decisione è quella di tornare a breve anche in edicola. Non sarà facile, lo so. Molte edicole, nel frattempo, hanno chiuso pure loro. Dovremo,  a primapagina, ripensare un sacco di cose.  Ma non tutti navigano in rete. C’è ancora tanta gente affezionata al giornale di carta, c’è tanta gente che si informa ancora solo sulla carta. Torneremo in edicola anche per rispetto di quella gente. E perché i giornali saranno pure destinati a finire, ad essere soppiantati dal web, ma ancora sono strumenti di democrazia, di dibattito, di partecipazione.

E  se anche molti giornali un tempo concorrenti sembrano fotocopie l’uno dell’altro, se ci sono giornali che fanno solo la grancassa del potere, quando Grillo dice “Meno giornali significa più informazione” a mio modesto avviso dice una cazzata.

Marco Lorenzoni

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