UN ANNO SENZA “IL FIORANI”. UN VUOTO CHE PESA

CHIUSI – Oggi è un anno che se ne è andato Luciano Fiorani. E’ stato un anno duro. E la presenza e le intemerate di Luciano sono mancate. Parecchio. Sono mancate a chi gli era amico e lo frequentava, come me. Ma credo siano mancate a tutti. Perché non c’era discussione politica, culturale, ambientale su cui “il Fiorani” come lo chamavamo tutti, non partecipasse dicendo sempre la sua, un po’ pontificando, un po’ smadonnando contro la frequente e sempre più evidente pochezza del dibattito e delle argomentazioni. Soffriva come molti, anche lui, il declino di una cittadina che quando ci venne a vivere e al avorare, alla metà degli anni ’70, era tutta un’altra storia. Come me e come altri non si rassegnava a questa deriva verso il nulla. O il molto poco. Come se il nulla e il poco fossero ineluttabili e destino comune delle cittadine di provincia, lontane dalle metropoli e dai grandi flussi, ma con tutti i vizi, le magagne, i problemi delle metropoli.
Non vedere più il Fiorani passare per Piazza Dante o via Manzoni in bicicletta, con la maglietta gialla, mi è sembrato in questi 12 mesi un “buco” nella vita di tutti i giorni. Era uno dei pochi della nostra generazione che usciva sempre, anche la sera dopo cena. Cosa che fanno in pochi ormai. Due passi, una pedalatina con la bici da passeggio, un caffè e due chiacchiere che quasi sempre diventavano quattro, poi quaranta, poi quattrocento. Fare le due era un attimo… Un po’ di politica, un po’ di Fiorentina (due mondi che le “madonne” le farebbero dire a chiunque, anche ai santi), un po’ di ciclismo, ma tanto per tirare tardi anche disquisizioni sul vino, il cibo, i libri, i film… Sulle cose belle e su quelle brutte che si incontravano camminando: un albero potato ad minchiam, un marciapiede sconnesso, un lampione spento… Poi accorgendoci che stavamo facendo come gli “umarel” che guardano i cantieri ci mettevamo a ridere sulla vecchiaia incipiente.
Il Fiorani non ci è arrivato alla vecchiaia, se ne è andato un anno fa alla soglia dei 72, che non sono certo tanti. Anzi per andarsene sono pochi. Sono convinto che in questo anno lo avremmo trovato a dare una mano alla battaglia contro la stazione in linea e per valorizzare quella di Chiusi. Che lo avremmo visto, con noi, alle iniziative per la pace, contro la guerra in Ucraina e contro il genocidio a Gaza. Oggi riderebbe del risultato delle regionali in Abruzzo e delle Primarie del centro sinistra a Montepulciano… Anzi sono convinto che là dove si trova adesso sarà lì che smadonna sull’inconsistenza di certi politici come il presidente dell’Abruzzo che non sa dove sia la sua regione (ha parlato di tre mari), ma anche di quelli che dovrebbero rappresentare l’alternativa e non ci riescono perché sono ugualmente inconsistenti, sorriderebbe della fine del M5S che è stato l’ultimo partito cui si era avvicinato. Caro Luciano, ci hai giocato un brutto scherzo un anno fa. Qui non ci si abitua all’assenza. Io, ogni volta che passo in Piazza Dante guardo giù verso via Mazzini, per vedere se ti vedo spuntare con la bicicletta… Lo so che non succederà. Ma mi viene spontaneo farlo. Ed è un modo per tenere a bada il vuoto e… le madonne.
m.l.
Bravo
Era da prima che ritornassi a vivere a Chiusi che ci frequentavamo ed eravamo divenuti veramente molto amici,vuoi per ciò che scrivevo sul tuo giornale e le idee di entrambi che coincidevano quasi sempre,vuoi perchè anche lui aveva avuto occasione di frequentare mio zio Solismo Sacco che stimava moltissimo essendone anche ricambiato.Conservo ancora una lettera che lui ed Anna inviarono a mia zia in occasione della morte di Solismo.Non stò a ripercorrere le relazioni di una vita ma Luciano era una di quelle persone la cui onestà intellettuale non era in discussione e posso dirlo di fronte ad ognuno che anche a Chiusi la sua specchiata onestà spesso collideva con la superficialità di molti che abituati a giudizi politici di basso livello al riguardo delle sue idee in maniera sarcastica spesso lo contestavano nei social.Luciano spesso se la prendeva con la sinistra attuale perchè anche a lui le scelte politiche di tale sedicente sinistra non andavano a genio,non le condivideva, anzi spesso le viveva come ” sbracamento e rinuncia” e non perdeva occasione per dirlo ma non solo riguardo alla politica locale ma anche e soprattutto al riguardo di quella internazionale nella visione del mondo che possedeva.Le lunghe discussioni estive che facevamo fino a tarda ora nel consueto giro di Chiusi Scalo a piedi di tutto l’isolato del centro, vedevano farsi le cosiddette ”ore piccole” e proprio nel patema d’animo della materie politiche trattate si poteva capire ciò che gli stesse a cuore e quale fosse la sua visione del mondo ed i valori che suscitavano certe scelte.Se dovessi dare una classificazione di Luciano con un riferimento politico la darei guardando nella direzione nella quale si possa parallelamente avvicinare quella di un ” intellettuale organico” del popolo, che oggi non esiste più ma che il sottoscritto ha conociuto bene perchè anche io-seppure in maniera spesso contestatoria e dissacratoria- ho assistito alle discussioni politiche di una generazione o due distanti da quella mia e precedenti ad essa che avevano vissuto vicissitudni ben di altra pesantezza e gravità e quind lo spessore delle riflessioni si rifletteva nella generazione attuale della quale facevo parte.Questo genere di impostazioni datemi ed assorbite dalle generazioni precedenti alla mia sentivo che in me erano penetrate con forza e Luciano con l’esperienza diretta della sua militanza politica nel PCi come scelta di vita e di libertà, rappresentava per chi lo conoscesse e quindi anche per me un legame di pensiero indissolubile e di grande valore, cioè di una persona che scevra da complessi di appartenenza guardi ed osservi da lontano la materialità dei processi e ne ricavi per questo delle leggi ma senza catene o vincoli di sorta e nel contempo tenendo sempre davanti a sè la lezione fondamentali degli ” interessi” che esistono in ogni comportamento umano e per i quali ci si debba porre con un atteggiamento critico e mai superficiale ma pulito e disinteressato. Questa è stata sempre la base del suo pensiero che condividevo con lui. Difatti è stata questa-secondo me-la sensazione principale che scaturiva dal frequentarlo sentendo il suo bisogno costante della comunicazione su lunghezze d’onda dove non tutti spesso riuscivano a sintonizzarcisi,anche se pur appartenendo ad una comune visione del mondo ed anche di militanza.Ed è per questo suo carattere ad un tempo si ribelle e senza fronzoli ma al tempo stesso anche comprensivo che chi veniva a contatto con lui non poteva non avvertire una profondità di pensiero,giudizi non comuni e l’assenza di frasi fatte, basate sulla conoscenza sia politica sia storica delle vicissitudini degli uomini.Credo che al di là del carattere personale e dell’educazione che tutti abbiamo ricevuto dalla famiglia e soprattutto dalle vicissitudini di vita, questa sia la prerogativa principale che conduca senza se e senza ma ad una onestà intellettuale che oggi è merce rara sia nella battaglia delle idee sia nei conseguenti comportamenti.Non credo di esagerare quando dico che per me è stata una grande felicità averlo conosciuto ed al tempo stesso una grande perdita sia di amicizia chè di moralità,proprio di quella che aiuta a vivere.In questo giorno di ricordo mesto ad un anno dalla sua scomparsa posso senz’altro dire che non ho mai fatto le condoglianze alla famiglia e non le faccio neppure in questo giorno perchè uomini come Luciano non muoiono mai e non ci sarà mai un solo momento che non ricorderò con nostalgia e grande piacere le nostre chiacchierate in quelle sere d’estate senza tempo camminando con gli amici in sua compagnia attorno a Chiusi Scalo .In definitiva posso senz’altro dire che abbia perso il mio migliore amico. Alla famiglia sempre dico : siatene fieri,Luciano sarà sempre con noi !!
Sempre presente!!! Un’amicizia che non muore.
Luciano è stato un vero amico, che ho conosciuto tardi, ma con il quale sono entrato subito in sintonia perché Luciano o lo si ammirava o lo si disapprovava, senza troppe vie di mezzo.
Io l’ho ammirato fin da subito per la sua capacità di leggere le situazioni, collegandole con il passato e proiettandole nel futuro, frutto di una profonda cultura e di uno spiccato senso civico che lo portava a impegnarsi, senza sosta e con ogni mezzo, nella ricerca del miglioramento delle condizioni politiche e sociali della comunità in cui viveva.
In lui ho rivisto molte mie caratteristiche e insieme abbiamo percorso un breve, ma intenso, periodo di impegno politico locale in cui ci siamo confrontati e stimati a vicenda.
Il gruppo numeroso che avevamo creato si è via via disperso fino a estinguersi ma lui è stato l’ultimo, insieme a me e a pochi altri, ad abbandonarlo e quando ciò è stato inevitabile mi ha scritto una mail commovente, che ancora conservo tra i ricordi più cari, in cui, oltre che manifestarmi la sua stima, mi diceva che quell’esperienza era purtroppo finita ma la politica no, quella non chiude mai e tra i positivi “effetti collaterali” che la politica produce c’è l’incontro e la conoscenza di persone nuove che poi rimangono insieme per raggiungere nuovi obiettivi.
E così è stato perché con Luciano abbiamo continuato a confrontarci e a produrre altre esperienze, alcune condivise, altre no, sempre però nel massimo apprezzamento reciproco.
Ciao Luciano, ti auguro di riposare in pace, ovunque tu ti trovi.