NIENTE DEPOSITO DI SCORIE NUCLEARI FRA PIENZA E TREQUANDA. IL SITO ESCLUSO DALLE POSSIBILITA’. PER IL TERRITORIO E’ UNA VITTORIA

Dopo due anni di attesa, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha finalmente ratificato e pubblicato l’elenco delle aree idonee a ospitare il Deposito Nazionale delle Scorie Nucleari, contenuto nella Carta Nazionale delle Aree Idonee stipulata dalla Sogin e che ha visto una lunga fase di consultazione pubblica. Nell’elenco definitivo delle 51 aree non compare più quella ubicata nel Comune di Trequanda al confine con il Comune di Pienza, che venne inizialmente inserita nelle “aree potenzialmente idonee”. Tra quelle inzialmente previste c’era infatti la zona di Sant’Anna in Camprena, in territorio di Trequanda ma non lontana dalla città di Pio II. Se ne parlò molto, anche su queste colonne, all’epoca.
Nessun area della Toscana fa parte delle aree passate alla fase successiva di definizione: adesso la scelta finale del luogo che dovrà ospitare il Deposito Nazionale ricadrà quindi su una di queste aree, o di altre aree che vorranno eventualmente autocandidarsi.
Finisce così l’ipotesi che per quasi tre anni ha visto anche il sito di Trequanda tra le aree potenzialmente idonee, e a cui si era subito opposta l’amministrazione locale. Un lavoro di contestazione che ha coinvolto fattivamente anche l‘Unione dei Comuni della Valdichiana Senese, che ha impegnato una task force di professionisti ed esperti per lavorare alle osservazioni per opporsi a tale decisione e per seguire tutti i passi formali per dimostrare l’inconsistenza di tale idoneità.
Tali osservazioni, presentate anche da associazioni locali, dalla cittadinanza e dalle istituzioni a più livelli, si sono dimostrate valide, dal momento che il sito di Trequanda è stato tolto dalla Carta Nazionale delle Aree Idonee e non potrà più essere considerato tra le aree che potranno ospitare il Deposito Nazionale Nucleare. Soddisfazione per l’esito della vicenda è stata espressa dal Comune di Trequanda che con il sindaco Francini così comenta:
“Siamo molto soddisfatti nell’apprendere questa importantissima notizia. Si tratta di un risultato da condividere con tutta la cittadinanza, istituzioni, associazioni. Un grazie particolare a Roberto Machetti che fin da subito si è speso per il raggiungimento di questo obiettivo, e a tutti i rappresentanti dell’Unione dei Comuni della Valdichiana Senese e gli enti amministrativi a ogni livello. Questo risultato è stato possibile grazie a tutti coloro che hanno compreso l’importanza e il valore del nostro territorio e hanno permesso di certificare che l’inserimento iniziale di Trequanda nelle aree potenzialmente idonee è stato un errore, che non poteva reggere la successiva fase di analisi approfondita.”
Fran cini chiosa con un richiamo alla candidatura dell’Unione dei Comuni della Valdichiana senese a Capitale Italiana della Cultura 2026: “Proprio in questi giorni è arrivata anche la notizia di accesso alla fase finale della candidatura della Valdichiana Senese a Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2026. – conclude il Sindaco Francini – Il contemporaneo inserimento del nostro territorio tra le dieci finaliste, e l’uscita dalle aree potenzialmente idonee per il Deposito Nucleare, è la dimostrazione di quanto il nostro territorio abbia fatto sinergia e abbia remato nella stessa direzione, avendo ben chiara la propria vocazione e una prospettiva di sviluppo futuro a medio termine che tenga conto delle nostre eccellenze e del valore del nostro ambiente”.
L’esclusoione del sito di Sant’Anna in Camprena per il deposito delle scorie nucleari e l’accesso della Valdichiana alla top ten per il titolo di capitale Irtaliana della cultura sono due buone notizie per il territorio del sud senese. Verrebbe da dire che se uguale determinazione e unità fosse stata messa anche sulla difesa della stazione di Chiusi, senza vagheggiare di stazioni in linea improbabili a Salcheto, oggi, anche sul fronte alta velocità e trasporti utili al territorio, potremmo essere qui a raccontare un’altra storia. Ma… una cosa alla volta…
m.l.
Ovviamente non c’è che da rallegrarsi di questa notizia. Ma se tra tutti i siti potenzialmente idonei tutti si oppongono, che succede? Rinunciare al nucleare non è così semplice.
Ci sono comuni come Trino che si proporranno pet avere i rifiuti.
La potenzialità tecnologica è garanzia di sicurezza e per questo il nucleare sarebbe auspicabile ma chi ce la dà tale sicurezza dal momento che la caducità dell’economia è quella che è soprattutto in Europa ? In periodi di crisi estesa nel tempo è probabile che possano venir meno anche i requisiti di sicurezza ed allora può succedere ciò che è avvenuto a Cernobyl dopodichè quell’area sarebbe proibita per qualsiasi attività umana per migliaia di anni.Il rischio vale la candela ? Se misuriamo tutto con i soldi certamente il nucleare è energia più conveniente e quindi il sistema rafforza la sua tenuta ma è anche possibile che nel divenire del tempo anche altra tecnologia sia applicabile allo sfruttamento dell’energia ed anche energia più pulita.Guarda caso che tutto tale movimento-nucleare si, nucleare no- si rispecchia anche politicamente sulle adesioni dei cittadini al sistema del ”pochi-maledetti e subito” oppure sul comparto alternativo della ricerca anche se lenta di uno sfruttamento energetico diverso e più spalmato nel tempo.Questi due criteri corrispondono guarda caso alla posizione politica del consenso sostenuta dall’assenso alla società dei consumi e contro quella di una socializzazione economica delle fonti energetiche.In questa fase c’è la tendenza al ritorno al nucleare come auspica il nostro governo Meloni, Forza Italia e la Lega e l’Italia rischia di avviarsi in un cammino incerto e pericoloso.Il discorso che dice ”tanto se non ci sono in Italia le centrali nucleari ci sono in Francia sufficientemente sparse sul territorio e quindi il rischio c’è comunque” è una scorciatoia lessicale che serve a consentire lo scivolare costantemente verso tale ipotesi mettendo in risalto l’inutilità di ricorrere ad altri sistemi di produzione dell’energia.Un po’ di memoria non guasterebbe se pensiamo che Cernobyl è successo nel 1986 e quindi in una fase in cui le risorse economiche e politiche di intervento economicvo dell’URSS si stavano avviando verso il tracollo del 1989 soprattutto per la rincorsa alle ”guerre stellari” e quindi ecco spuntare che il rischio aumenti all’aumentare della crisi. D’altra parte anche nell’occidente più ricco sono successe le stesse identiche cose sia in Gran Bretagna, sia in Alaska, sia in Canada, almeno quelle che ci è dato di sapere e li non si trattava di soldi ma di errori umani. Il problema è anche quello che si continui ad inseguire il mito della crescita felice ormai connaturato anche con i pori della nostra pelle,e decrescita felice che andando avanti e forse autocriticamente si impone sempre di più. Ed allora probabilmente con tale decrescita felice s’impone a livello globale anche una riflessione di come si possa ripartire la ricchezza prodotta, ma parlare di questo all’interno del motore globale del sistema è come ”togliere il lardo ai gatti” mentre nello stesso tempo siamo pronti ad osservare anche che il clima si rivolti contro di noi pur di non rinunciare ai livelli di consumo che il ”motore” ci impone.In tal senso il comparto mediatico del ” motore” giuoca un ruolo essenziale semprepiù spesso scambiato da menti obliterate come conseguenza a sè stante e non dipendente dall’eccesso di libertà della” Affluent Society”.E allora su tale terreno non possono essere altro che ca….amari.
Il fatto che aggiungere centrali nucleari sul suolo italiano in termini di rischio sia sostanzialmente irrilevante, per via della presenza di molti altri impianti nel resto d’ Europa, non è pigrizia intellettuale ma la constatazione di un dato di fatto. Se tanto corro il rischio, tanto vale che mi rendo autosufficiente. Ci possono essere incidenti con esiti catastrofici? Certo. Ma allora con lo stesso metro di giudizio non guidiamo l’ auto, non saliamo sull’ aereo o sulla nave, e via discorrendo.
Beh innanzitutto non mi sembra che il paragone stia tanto in piedi sul fatto di guidare un automobile o salire su di un aereo.Se succedesse un incidente stradale od aereo morirò io insieme ad altri passeggeri ma tali conseguenze non faranno rendere l’ambiente inabitabile a milioni di persone per secoli. Il paragone non calza. Altro che non calza ulteriormente è il fatto che non si possa dire che dal momento che io abbiao costruito impianti nel mio territorio sottoponendoli al mio controllo e quindi la sicurezza in casa mia dipende da me perchè la stessa cosa la fanno gli altri nei loro territori e quindi anche gli altri non sono ripresi dalla malasorte o dalla buona sorte ma hanno le stesse possibilità che ho io di errare.Dal momento che sono impianti sottoposti alle vicissitudini esterne che riguardano la loro posizione in mezzo alla natura,per cause anche indipendenti dal rischio umano di sbagliare, si possono verificare disastri come alluvioni, terremoti ,ed alla fine come vicissitudini umane anche guerre.Diventerebbe problematico davvero il poterle gestire, anche se è chiaro sono degli ”oggetti” di precisione dove l’ingegneria e la ricerca debbano provvedere ad eliminare la maggiore quantità possibile di rischio ma dal momento che nonostante tutto questo possa essere contenibile esiste un fattore casuale ed anche umano per il quale possano essere sottoposti all’inattendibile.E’ un rischio minimo certamente ma vale la pena ? Di fronte a ciò che si possa guadagnare (attenzione si parla solo di economia di costi ) rispetto a ciò che si perderebbe in caso di evento negativo e le eventuali conseguenze, credo che il paragone nemmeno sia pensabile. Gli stati ed i governi affrontano spese micidiali per la ricerca, per altre iniziative di carattere produttivo e scentifico,costi questi che porteranno beneficio se saranno utilizzati per un progresso generale e la differenza del costo di produzione dell’energia elettrica fatta col nucleare nei confronti di altre centrali energetiche di altra natura pur non essendo un tecnico ma un uomo della strada per così dire, credo che possa essere affrontato disinvoltamente da uno stato che guardi alla sicurezza dei suoi cittadini.L’esempio dirimente è che nella storia recente dal dopoguerra ad oggi certi incidenti sono avvenuti anche se non tutti probabilmente sono stati estesi come quello di Chernobyl ma gli effetti li abbiamo visti e subiti e allora credo sia meglio non correre certi rischi perchè alle centrali esistenti di sicuro altri eventi succederanno in futuro se non altro per un normale effetto statistico.Dal momento che la ricerca in questo campo procede a grandi passi io credo che possa essere conveniente affidarsi a sistemi più sicuri di nuova e tecnologica produzione dell’energia pulita e senza il problema delle scorie pericolose.
In Italia le centrali nucleari in funzione erano 4 (Trino Vercellese, Caorso, Latina e Garigliano vicino Caserta), a Montalto di Castro ce ne era una in costruzione, tutte dismesse e chiuse in seguito al referendum del 1987 che decise l’uscita dell’Italia dal nucleare. Al momento non abbiamo centrali attive. Il deposito nazionale di cui si parla dovrebbe accogliere “rifiuti nucleari” che sono anche gli scarti “contaminati” di lavorazioni non delle centrali, ma ad esempio degli ospedali, come Tac, risonanze magnetiche,radiografie, che da qualche parte vanno messi.I due siti toscani inseriti nell’elenco e ora esclusi (il secondo era Campagnatico, nel grossetano) presentavano come altri delle chiare controindicazioni. Bene che siano stati esclusi. Ma il problema rimane, perché quei rifiuti ci sono, e oggi sono sparsi qua e là in situazioni forse meno sicure