CHIUSI, UNA CITTA’ CON L’OROLOGIO FERMO (E SENZA FANTASIA)

mercoledì 22nd, marzo 2023 / 10:35
CHIUSI, UNA CITTA’ CON L’OROLOGIO FERMO (E SENZA FANTASIA)
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GLI ESEMPI VIRTUOSI DI SANT’ANGELO NEL VITERBESE E GAIOLE IN CHIANTI, BORGHI RINATI SULL’ONDA DI UNA INTUIZIONE

CHIUSI – Alla stazione di Bologna l’orologio è fermo alle 10,25 del 2 agosto 1980. Lo fermò lì lo scoppio della bomba fascista che fece 85 morti. Alla stazione di Chiusi, le bombe arrivarono dal cielo il 21 novembre del ’43 e dell’orologio non rimase traccia. Quello della stazione attuale è fermo ugualmente, con le lancette bloccate alle 9,17 di un imprecisato giorno di  novembre del 2022. Segna l’ora esatta solo due volte al giorno, come tutti gli orologi fermi

Non è fermo per ricordare qualcosa. E’ fermo semplicemente perché guasto. Rispondendo ad un commento su Fb qualche settimana fa il sindaco Sonnini spiegò che il problema sta in un meccanismo da sostituire e che la sostituzione spetterebbe ad RFI (Rete Ferroviaria Italiana). Noi sommessamente suggerimmo al sindaco di metterci sotto un cartello “Orologio fermo perché RFI non sostituisce il meccanismo”. Se no la colpa la prende lui.

Ora, intendiamoci, l’orologio fermo alla stazione non è il primo dei problemi della città. Un orologio al polso o un telefonino per sapere l’orario ce l’hanno tutti. Ma vedere quell’orologio che è lì dall’immediato dopoguerra e a cui tutti, passando, gettano uno sguardo, per abitudine,  fermo alle 9,17, sempre, non offre una bella immagine di Chiusi.

l’idea di una città con l’orologio fermo, in cui il tempo è bloccato, immobile, triste. L’orologio fermo dà un’immagine di sciatteria, di impoverimento. E’ sparito anche il mega schermo che era stato piazzato lì davanti, per dare informazioni utili e qualche “consiglio per gli acquisti”. Altro segnale di impoverimento. Di regresso. Che poi la “colpa” sia dei tempi lenti di Rfi o di qualcun altro cambia poco. E’ Chiusi che ci rimette.  Quanto ci vorrà mai a cambiare il meccanismo guasto di un orologio?

Quelle lancette ferme offrono la stessa sensazione che si ha nel vedere le panchine scolorite e screpolate, i segnali stradali “pendenti”, i lampioni spenti, le aiole poco curate, i marciapiedi pieni di merde dei cani, le facciate ingrigite, le saracinesche abbassate con la polvere alta, i negozi sempre vuoti… Alcune sono questioni frutto di situazioni esterne, generali, certamente, ma altre sono piccole cose cui si può ovviare con poco.

Quanti anni sono che da queste colonne proponiamo di ridare un tono all’ambiente utilizzando per esempio opere di Street art nelle facciate, trasformando l’abitato in una galleria d’arte a cielo aperto? almeno 5-6 anni. Cominciammo a parlarne nel 2017.

Ebbene, due giorni fa, lunedì 20 marzo, su Rai 3 all’ora di cena è andato in onda un lungo servizio su un paesino del viterbese (Sant’Angelo) che era avviato alla morte civile e allo spopolamento e che è letteralmente rinato grazie ad una intuizione: dipingere le facciate con opere che richiamano le fiabe… E’ diventato il paese delle fiabe dipinte, ora attrae migliaia di visitatori a settimana, grazie alla street art (a tema) sono sorti agriturismi, case vacanze, bed & breakfast, hanno aperto bar, ristoranti, salumerie, decine di giovani, ma non solo giovani, si sono inventati un lavoro che sta funzionando. Il borgo non solo è stato salvato, ma è diventato un esempio, un modello di rinascita.

Il giorno dopo, martedì 21, la stessa trasmissione ha proposto un servizio su un altro borgo salvato, stavolta in provincia di Siena (guarda un po’) sempre grazie ad una intuizione “visionaria”: Gaiole in Chianti è passata in 15 anni da poco più di zero a più di 1.500 posti letto per ospitare i ciclisti dell’Eroica, una corsa che non è una gara, ma un happening che sta facendo conoscere il Chianti, ma anche la Valdorcia, le Crete senesi in tutto il mondo e che promuove il vino, l’olio,  salumi, i centri storici…

Senza l’Eroica non ci sarebbe oggi la “Strade Bianche” diventata in pochi anni una “classica” del ciclismo al pari della Parigi-Rubaix o del Giro delle Fiandre. Anche a Gaiole, grazie all’Eroica, sono cresciute le attività commerciali e ricettive, i bar e i ristoranti, i posti di lavoro, le opportunità, sono nate nuove passioni e addirittura un mercato specifico  di magliette storiche, biciclette e pezzi di ricambio…

In entrambi i casi, Sant’Angelo e Gaiole, la rinascita ha portato non solo turisti, visitatori (anche quelli di prossimità, della domenica) e quindi reddito, ma ha anche favorito la rivalutazione degli immobili e una ripresa dello stesso mercato immobiliare. Scusate se è poco.

Possibile che Chiusi (che detto tra noi, per storia, posizione, numero di abitanti non è Sant’Angelo, nel viterbese, e nemmeno Gaiole in Chianti) non riesca ad inventarsi niente che possa invertire una tendenza al declino che sembra ineluttabile e inarrestabile? Possibile che ogni proposta (tra le poche che ogni tanto affiorano) cada inesorabilmente nel vuoto o nel limbo dei “vedremo”?

Possibile che riescano a risorgere a reinventarsi paesi che sembravano già morti e sepolti dalla globalizzazione, dalla modernità e faccia una fatica dannata una città che ha la storia e i giacimenti culturali di Chiusi?  Qualcosa non torna.

Chiusi ha un patrimonio storico-archeologico-religioso che poche città delle medesime dimensioni possono vantare. Ha un tessuto ricettivo dignitoso (meno quello di “primo impatto”), ha collegamenti stradali e ferroviari di prim’ordine, una pista ciclabile tra le più note d’Italia (non sempre tenuta a regola d’arte purtroppo), ma nonostante questo non decolla. Ha un evento che si è fatto un nome nel panorama nazionale come il Lars Rock Fest e ha pure una squadra di basket in serie A2, e tanto fa fatica ad entrare in certi circuiti. Per questo serve una scintilla, qualcosa che faccia scattare un nuovo inizio. La street art su larga scala non sarebbe più molto originale, ormai la fanno tutti, ma potrebbe funzionare se pensata con criterio e con cognizione di causa. Noi rimaniamo convinti che sarebbe un modo intelligente per rivitalizzare comparti degradati e facciate tristi e potrebbe richiamare – con opere fatte bene – anche visitatori.

Siccome sui “colpi di culo” c’è poco da sperare meglio un “colpo di genio”.  Il Comune ha rimesso in piedi la consulta delle associazioni, potrebbe essere quella la sede per una discussione aperta sul tema. Finora non si sa di cosa abbia parlato. E l’Amministrazione stessa appare, dopo un anno e mezzo dalle elezioni, troppo silenziosa, troppo dimessa: come l’orologio fermo alla stazione, dà anch’essa l’impressione di accontentarsi del piccolo cabotaggio, di una navigazione a vista e sotto costa, senza uno slancio, senza fantasia, senza un progetto su cui chiamare tutti a raccolta… Gli amministratori chiusini se li riguardino su Rai Play se non li hanno visti, i due servizi di Rai 3 su Sant’Angelo e Gaiole e prendano appunti. Poi ne riparliamo.

m.l. 

 

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