LA MAGLIETTA DI MONTESANO E IL PALO DI KHERSON

martedì 15th, novembre 2022 / 16:46
LA MAGLIETTA DI MONTESANO E IL PALO DI KHERSON
0 Flares 0 Flares ×

La foto che illustra questo articolo è stata scattata qualche giorno fa a Kherson, la città dell’Ucraina da cui i russi si sono ritirati ed è tornata sotto il controllo ucraino. E’ stata diffusa dall’Associated Press. Non da fonti filo putiniane. E anche alcuni reporter italiani impegnati nelle zone del conflitto l’hanno rilanciata. Ritrae due civili di Kherson legati ognuno ad un palo, con le fascette ai polsi, esposti al pubblico ludibrio. Con gente che li sbeffeggia. Si tratta di due presunti (per gli Ucraini) collaborazionisti dei russi che occupavano la città. La foto mostra la fine che fanno i collaborazionisti. Non è una fucilazione, ma è comunque un crimine di guerra. Perché neanche i prigionieri possono essere trattati in questo modo. E qui non pare essere di fronte a militari russi o filorussi prigionieri. Ma solo a civili colpevoli di aver probabilmente partecipato al referendum per l’annessione alla federazione russa o di aver sostenuto in qualche modo gli occupanti.  Tutto ciò mentre Zelensky, non appena rientrato in possesso di Kherson, parlava di prove di crimini di guerra perpetrati dai russi.

Nello stesso tempo il leader ucraino ha anche fatto revocare l’accreditamento ad alcuni giornalisti della CNN e di Sky News (non testate bolsceviche), proprio per evitare la diffusione sui media occidentali di immagini come quella qui citata. Che non è la sola a circolare in queste ore: altre immagini mostrano cittadini e soldati ucraini, che sotto la bandiera gialloblu fanno il saluto nazista, e un giornalista Rai che intervista una signora in mimetica con mostrina inneggiante al collaborazionista nazista Bandera.

Ora, diciamolo, quella mostrina con la faccia di Stepan Bandera equivale, come apologia di fascismo, alla maglietta della X Mas indossata da Enrico Montesano alle prove di Ballando con le Stelle, caduta di stile che all’attore è costata l’espulsione dal programma della Rai. Giustamente. Il servizio pubblico di uno Stato costituzionalmente antifascista non può tollerare la propaganda alla X Mas. Ma – viene da chiedersi – un giornalista Rai può intervistare e far parlare, come se nulla fosse, una signora che sfoggia una mostrina con l’effige di Bandera? E la Rai, servizio pubblico di uno stato antifascista, non ha nulla da dire a quel/quella giornalista?

Purtroppo la narrazione della guerra in Ucraina, dal 24 febbraio in poi, è stata a senso unico e molto agiografica verso la resistenza ucraina, che ha le sue ragioni, ma anche – diciamolo – le sue contraddizioni. I richiami al nazismo non sono solo roba da Battaglione Azov, sono evidentemente cultura diffusa in Ucraina e questo è un problema. Oggettivamente, anche se l’Europa e gli Usa fanno finta di non vedere. Poi magari qualcuno fa la voce grossa con Giorgia Meloni perché viene da una formazione fascistoide, ma a Zelensky & C. che tollerano i saluti romani, solo baci e abbracci e armi a go go, perché i russi sono gli invasori e non sono meglio di Zelensky. E’ vero, Putin non è uno stinco di santo, i suoi generali nemmeno, alcuni dirigenti politici, vedi Medvedev, giocano a fare i falchi siberiani, minacciando il ricorso all’atomica, ma tutto questo giustifica il silenzio, l’indifferenza il far finta di niente sulle “contraddizioni” (chiamiamole così) dell’Ucraina che tutto è meno che uno stato democratico?

Addirittura sembra che l’Ucraina faccia già parte dell’Unione Europea, ammessa di fatto per meriti speciali. Questo è ciò che traspare dalle cronache dei nostri media che sulla guerra raccontano pochissimo, da mesi, limitandosi a fare solo un po’ di propaganda a Zelensky, ai suoi e a chi foraggia a suon di miliardi e di armi sempre più potenti e precise la controffensiva anti russa. Senza che nessuno provi a favorire un’iniziativa di pace, la ripresa dei negoziati. La manifestazione del 5 novembre, le parole del Papa, sembrano passate come l’acqua del fiume sotto un ponte…

Il governo a trazione post fascista ha rispostato l’attenzione prima sui rave party, poi sui migranti che sbarcano in Sicilia. Su quelli è pronto a litigare con la Francia e il resto d’Europa, sull’Ucraina non favella, neanche quando i “resistenti” legano al palo dei civili e li sbeffeggiano nella pubblica piazza. Una pratica che andava di moda nel medioevo, la chiamavano gogna, ma anche il fascismo e i nazisti occupanti usavano sbeffeggiare i prigionieri, i presunti partigiani, i cittadini accusati di collaborare con la resistenza. E pure i fucilati: gli mettevano un cartello al collo con su critto “bandito”… Poi a Piazzale Loreto qualcuno fu ripagato con la stessa moneta. Perché la guerra non è un pranzo di gala. E’ una montagna di merda, da qualunque punto di vista si guardi.

m.l.

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Mail YouTube