Un articolo maledettamente “profetico” quello pubblicato esattamente due anni fa.  Solo che più che una profezia, le cose scritte da Fratta appaiono come una fotografia impietosa di una realtà già conclamata. E proprio per rispettare il dolore di coloro che hanno perso i loro cari non si può tacere: vanno chiamate per nome e cognome le responsabilità che hanno generato questo stato di cose. Nessuna giustificazione per chi ha autorizzato le manomissioni del territorio (cave, capannoni, costruzioni in zone esondabili, strade, taglio del bosco). Continuare chiamarlo maltempo è una presa in giro. Senza le “manomissioni” del territorio il maltempo non avrebbe fatto e non farebbe gli stessi danni, e invece ogni volta che piove con una intensità superiore alla media, ci ritroviamo a piangere i morti…
Nel nostro territorio che non è a valle degli Appennini, negli ultimi 20 anni ci sono state alluvioni, senza vittime ma con molti danni. Nel 2006 a Chiusi Scalo, nel 2012 a Ponticelli e nell’Orvietano. Da allora però, piano piano sono state realizzate opere poco visibili, ma decisive per l’eliminazione o la mitigazione del rischio idraulico, come la vasca di espansione sul torrente Tresa per la messa i sicurezza dell’abitato di Moiano e della Ferrovia; la Vasca di espansione sul torrente Gragnano nei pressi di Montallese, per evitare allagamenti della frazione chiusina; poi alcuni piccoli invasi e una sorta di diga a monte di Chiusi Scalo (zona Porto e zona Boncia bassa, VEDI FOTO); è stato rafforzato l’argine del torrente Montelungo che defluisce verso il lago; è stata realizzata una vasca di espansione nei pressi del nuovo Palasport (per la sicurezza dell’impianto e della zona industriale contigua); altre opere sono state portate a termine da parte del Consorzio di Bonifica da Chiusi fino ad Orvieto lungo i corsi d’acqua Astrone, Chiani, Paglia.
Parliamo di lavori per milioni di euro.

Su questo terreno va dato atto ad alcuni sindaci e amministratori della zona di aver preso sul serio la questione e di aver capito la lezione che la natura talvolta ha impartito, mettendoci sopra volontà politica, soldi e programmazione. L’ex sindaco di Chiusi Bettollini si è speso molto in questo senso durante la sua legislatura. Non dappertutto è successa la stessa cosa.
Se anche gli alvei di fiumi e torrenti venissero ripuliti con una maggiore regolarità i rischi diminuirebbero ancora. Sappiamo che non è semplice, ma la manutenzione del territorio è la prima “grande opera” da fare, così come migliorare lo stato delle strade, perché alluvioni, frane, smottamenti non avvengono mai solo per “maltempo” o perché il destino è cinico e baro, ma perché si è costruito troppo e male, si è costruito nei posti sbagliati, si è consumato troppo suolo, sono stati tagliati troppi alberi, fiumi e torrenti sono stati lasciati in abbandono con le sponde e gli alvei invasi dalla vegetazione  e i tronchi vaganti che ostruiscono i ponti…
In un quadro del genere tornare a parlare di invasi per immagazzinare acqua come potrebbero essere la Diga di San Piero in Campo in Valdorcia (opera rimasta incompiuta) o quella sullo Ierna in Valnestore non sembra del tutto peregrino, potrebbero aiutare il territorio a rispondere ai periodi di siccità e sarebbero presidi di tutela ambientale, più complessiva rispetto all’uso e alla regimazione delle acque. Sempre che poi non vengano lasciate a se stesse.
m.l.