HO VISTO UN FILM: “THE FORGIVEN”, PERDONO, ESPIAZIONE E… UNA FRUSTATA AGLI ATTEGGIAMENTI RAZZISTI E COLONIALISTI DELLA BORGHESIA OCCIDENTALE

giovedì 25th, agosto 2022 / 16:34
HO VISTO UN FILM: “THE FORGIVEN”, PERDONO, ESPIAZIONE E… UNA FRUSTATA AGLI ATTEGGIAMENTI RAZZISTI E COLONIALISTI DELLA BORGHESIA OCCIDENTALE
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CHIUSI – Due sere fa mi è capitato di vedere un film proiettato sotto la tensostruttura San Francesco, nell’ambito della rassegna Cinema sotto le stelle. Un film con un cast robusto, ma di quelli che hanno tutta l’aria di non fare sfracelli al botteghino E infatti c’era poca gente. Titolo del film The forgiven (“il perdonato”) regia di John Michael Mc Donagh. Interpreti Ralph Fiennes, Jessica Chastain, Matt Smith e Ismael Kanater.  E’ in una certa misura un thriller, ambientato nel deserto del Marocco, dove una combriccola di ricchi ed eccentrici snob occidentali, con tanto di giornalisti e reporter al seguito, si è riunita in una villa sontuosa per una vacanza, o meglio per fare liberamente e lontano da occhi curiosi e magari indiscreti ciò che i ricchi snob fanno quando nessuno li osserva: sesso sfrenato, alcol, cocaina… Insomma bella vita senza inibizioni e senza freni, con la servitù del posto costretta ad assecondare le bizze di lorsignori, ad osservare discretamente ciò che accade stando al proprio posto. 

Tutto ciò finché non succede un fattaccio: una coppia di invitati, mentre si sta recando alla festa, coi due che in auto litigano sulla strada da seguire in mezzo al deserto (lui è inglese e ubriaco o comunque alterato dall’alcol perché alcolista cronico, lei è americana, più giovane e insofferente), si trova davanti un ragazzo che raccoglie fossili e forse voleva provare a venderne uno, l’uomo alla guida non lo vede e l’auto lo investe uccidendolo sul colpo. L’autista toglie i documenti dalla tasca del ragazzo e li sotterra, poi porta il cadavere nella villa. Dove poco dopo, avvertita, arriva la polizia marocchina, che non fa neanche troppe domande. Il “padrone di casa” David pensa che sia giusto raccontare la verità, ma pensa anche che con un po’ di soldi la faccenda si sistemerà, senza troppi clamori e senza troppi problemi. I ricchi sono abituati a comprare qualsiasi cosa e hanno la convinzione che i soldi sistemino sempre tutto, anche quelli “illuminati” e magari un po’ fuori dagli schemi…

Qui comincia un’altra storia, che poi è vecchia come il modo. Ed è una storia di espiazione e perdono, di riconoscimento di una colpa, da un lato e dall’altro è invece una frustata violenta e senza sconti agli atteggiamenti coloniali e razzisti, da supremazia bianca, fortemente radicati in certi ambienti occidentali: soprattutto nei più ricchi ed elitari, anche quando questi sembrano essere molto “liberal” nei costumi. Sotto questo aspetto The Forgiven è senza dubbio un film forte, in cui la stessa trama e la suspence per la sorte dell’inglese cinico, inizialmente quasi incurante dell’omicidio commesso, lascia il posto a riflessioni di sottofondo sul colonialismo mai morto, sul rapporto tra povertà e ricchezza, tra Occidente e terzo mondo, a riflessioni sull’oggi. E sul cinismo della società occidentale, anche mentre qualcuno faticosamente prova a rimetterla e a rimettersi, intimamente, in discussone.

L’incontro forzato con il padre del ragazzo ucciso, che ottiene che l’inglese lo segua e partecipi alla sepoltura, secondo il rito tribale delle popolazioni del deserto, porta David, l’inglese, a fare un percorso emotivo profondo da persona boriosa, egocentrica, cinica, sprezzante,  a persona capace d riconoscere una colpa e a cercare l’espiazione. Tutti gli altri, compresa la bella moglie americana, continuano a gozzovigliare, a sniffare e a scopare, tra di loro secondo un copione consolidato e immutabile quale è la vita dei ricchi, capace sempre di riprendere il cammino anche quando questo viene interrotto da qualche imprevisto fastidioso o da qualche digressione a margine.

Il finale è violento e forse anche un po’ scontato. Nelle società tribali la vendetta fa parte del gioco. E qui forse il regista ha voluto mandare un messaggio anche sull’immutabilità di quel mondo, costretto dai ricchi alla marginalità, alla povertà, a cercare fossili nel deserto per rivenderli a 100 euro ai turisti che passano di lì, come unica possibilità di sostentamento. Se poi ci scappa un colpo di pistola, non è difficile capire il perché.

Non è un film sulla lotta di classe nel 2022, ma sul nord e il sud del mondo sì. Ed è anche un bel film. Consigliato.

m.l.

 

 

 

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