INDUSTRIA E AMBIENTE, ANTICO DILEMMA: ACEA, CASCINA PULITA… BOMBE ECOLOGICHE O AZIENDE ‘GREEN’?

INDUSTRIA E AMBIENTE, ANTICO DILEMMA: ACEA, CASCINA PULITA… BOMBE ECOLOGICHE O AZIENDE ‘GREEN’?
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CHIUSI – Il movimento operaio, i sindacati, la sinistra in genere ci hanno messo un bel po’, diciamo parecchi decenni, a capire la necessità di coniugare lo sviluppo e la difesa dei punti produttivi e quindi dei posti di lavoro con la difesa della salute, della sicurezza, dell’ambiente… Ci son volute vicende tragiche come quella di Seveso, come quelle della Eternit di Casale Monferrato, dell’Ilva di Taranto,  delle Acciaierie di Terni, per accendere i riflettori anche delle “classi produttive” sul problema della tutela ambientale quale paradigma imprescindibile, prioritario anche sui posti di lavoro, perché il lavoro non può essere produzione di reddito, ma anche di tumori, di malattie, di morte…
Adesso quello del rapporto produzione-salute è un fatto acquisito. E se ne parla molto di più che 30, 40 o 50 anni fa, per fortuna.
C’è però, anche in un quadro mutato, un altro problema irrisolto e spesso evitato, mai discusso fino in fondo. E’ quello delle aziende che si occupano di trattamento e smaltimento dei rifiuti, di varia natura: industriali, agricoli, civili. E parliamo di rifiuti solidi, ma anche di liquami, fanghi, scorie, materie residue di lavorazione…
A Chiusi per esempio, tra il 2019 e l’inizio del 2020 si è discusso molto del progetto Acea che prevedeva la realizzazione di un carbonizzatore, cioè di un impianto che avrebbe trasformato i fanghi di depurazione (anche quelli prodotti dalla depurazione dei liquami fognari di Chiusi Scalo) in pellet e ammendante agricolo. Oggi di discute del trasferimento nella Zona Industriale delle Biffe di una azienda già presente a Montallese, che raccoglie e smaltisce rifiuti agricoli… 
Il progetto Acea è naufragato sotto i colpi di un’inchiesta pubblica regionale, con forte mobilitazione popolare, che ne ha messo in evidenza i lati oscuri e le debolezze tecniche, ma il problema dello smaltimento dei fanghi esiste e va risolto. Anche a livello locale.  Il trasferimento di Cascina Pulita da Montallese a Le Biffe è in atto, l’azienda sta predisponendo il sito…  Per quanto riguarda il Carbonizzatore è andata bene così, perché quel progetto era pieno di falle; per quanto riguarda invece Cascina Pulita in discorso è aperto e il trasferimento può essere anche un ampliamento, addirittura raddoppio dell’attività svolta fino ad ora, con arrivo di rifiuti da altre zone della Toscana…
Nella campagna elettorale in corso c’è chi parla – come Massimo Tiezzi e i suoi candidati – di “polo dei rifiuti”, di “beffa” per i cittadini che non sono mai stati consultati e di un Paese (Chiusi, ndr), che “attrae solo imprese che portano monnezza da trattare”. Le altre due liste evitano di addentrarsi in questo tema…
Ogni posizione è legittima, ci mancherebbe altro, ed è naturale che in campagna elettorale ognuno provi anche a forzare la mano o a glissare su argomenti più sensibili…
Il problema, però, come tanti anni fa era il rapporto tra produttivismo e tutela ambientale, adesso, nello specifico di Chiusi (ma non solo) è  un altro. Ed è questo: certe aziende, certe attività come quelle di raccolta, trattamento e smaltimento di fanghi, rifiuti, materiali di risulta, sono solo  “aziende che producono e trattano monnezza” o sono aziende che operano nell’ambito della cosiddetta e tanto decantata “transizione ecologica”?
Cioè i depuratori, gli impianti di trattamento fanghi, i servizi di raccolta dei rifiuti agricoli ecc. rappresentano una “minaccia”, una “bomba ecologica” oppure sono servizi e attività utili se non indispensabili per la salvaguardia dell’ambiente, della salute, del territorio?
Se non si risolve questo quesito, ogni discussione è superflua, fuorviante e oziosa.  Poi se i progetti sono fatti male e son pieni di falle, come nel caso del  carbonizzatore Acea, giusto stopparli, ma per il resto?
Facciamo un esempio: una zona che aspira ad essere turistica e ha produzioni tipiche di eccellenza (olio, vino, pasta ecc.), può fare a meno di aziende che raccolgono e smaltiscono i rifiuti agricoli?  non solo gli sfalci, ma gli olii esausti, gli imballaggi, i teli, i sacchi di plastica, i copertoni dei trattori, i contenitori di prodotti chimici e fitofarmaci  e quant’altro…  Pare di no. E se non ci fossero le aziende che fanno questo “servizio” quei rifiuti che fine farebbero?
Anche chi produce il vino Nobile di Montepulciano e il Brunello di Montalcino probabilmente ha necessità di servirsi di aziende del genere. E bisognerà mettersi d’accordo su un fatto: sono attività pericolose o attività “green” utili e necessarie?
Questo è il primo passo da fare, secondo noi: stabilire di cosa si tratta. E poi decidere se è opportuno o meno che certe attività si insedino in una certa area. Anche se – va detto anche questo – nelle “zone industriali” si insediano attività industriali e ancora una attività industriale asettica e non inquinante non è stata inventata.
Ci sono le norme e i sistemi di tutela e salvaguardia della salute sia dei lavoratori che dell’ambiente circostante e su quelli bisogna essere intransigenti, sempre, ovunque. Fare battaglie ideologiche per il no a prescindere, come per il sì a tutto e a tutti,  è un atteggiamento poco politico. E piuttosto infantile, nell’un caso e nell’altro.
Questo è un tema serio e “caldo” indubbiamente e andrebbe affrontato con serietà e pacatezza anche dai tre competitors per la carica di sindaco di Chiusi, perché chiunque vinca se lo ritroverà sulla scrivania nei prossimi 5 anni. Forse nei prossimi 5 mesi.
Per esempio: a proposito del caso Acea, il sindaco Bettollini, già nell’inchiesta pubblica regionale, propose ad Acea di cambiare progetto e strada e di realizzare nell’area ex Centro Carni un grande parco energetico fotovoltaico. Una proposta che come primapagina avevamo fatto nel 2016, prima che Acea acquistasse l’area.
Sarebbe una soluzione green per l’utilizzo dei terreni acquistati da Acea.
Sonnini, Barbanera e Tiezzi cosa ne pensano? Sono pronti a fare una battaglia, magari unitaria, per questo obiettivo? La cosa potrebbe garantire energia alla zona industriale e non solo, e allo stesso tempo eviterebbe ritorni di fiamma per progetti pericolosi, evitando anche ulteriore consumo di suolo agricolo per la posa in opera di pannelli fotovoltaici.  In caso contrario sarebbe opportuno spiegassero il perché…
Evitare ogni ragionamento su questi argomenti o dire solo “non nel mio giardino!” è in entrambi i casi una risposta sbagliata.
m.l. 
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