ROMA E TORINO, L’ALLEANZA PD-M5S SI ARENA SUL NASCERE… ANCHE A CHIUSI LA MARMELLATA PUO’ ANDARE A MALE PRIMA DI FINIRE IN TAVOLA

mercoledì 12th, maggio 2021 / 15:28
ROMA E TORINO, L’ALLEANZA PD-M5S SI ARENA SUL NASCERE… ANCHE A CHIUSI LA MARMELLATA PUO’ ANDARE A MALE PRIMA DI FINIRE IN TAVOLA
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“Dunque se ho capito bene (ma non ne dubito) il Pd al Comune di Roma rinuncia a vincere o comunque a schierare il candidato più competitivo, per paura di urtare il M5S che minaccerebbe ritorsioni alla Regione (ce li vedo proprio che lasciano una poltrona!).  Siamo ad una politica non solo incomprensibile e degradata, ma ai confini della realtà. Una rinuncia che, mi pare, non ha precedenti. Il Pd si fa scegliere il suo candidato da un alleato o presunto tale. Inoltre, al fine di rendere meno evidente il contrasto, combina coi 5S di tenere elezioni comunali e regionali in due date diverse a breve distanza. Non mi si venga a dire che nella prima repubblica succedeva lo stesso, perché a quell’epoca i partiti si spartivano le amministrazioni, ma non decidevano i nomi dei rispettivi candidati.  Io credo che si tratti di una manovra tutta sballata che non ha rispetto per gli elettori che, dopo anni di grida alla democrazia diretta, piega agli accordacci di vertice, che è lesiva dell’autonomia e della sovranità dei partiti ma che, da parte del Pd, è basata su una incredibile sopravvalutazione del consenso elettorale che sarà in grado di portare il M5S cui i sondaggi, col 40% di indecisi, continuano ad attribuire cifre irrealistiche. Questo vale per tutte le amministrazioni dove si vota perché il Pd, per avere qualche minima chance, deve sperare solo sulle liste personali dei candidati e su una destra che sbaglia i suoi. Invece di questa masochistica politique politcienne il Pd dovrebbe riflettere sulla crisi, già prima di cominciare, della sua alleanza con i 5S, rendendosi conto che, per mettere insieme forze fino a ieri nemiche, non basta il richiamo del potere e delle poltrone”.

Così scrive sul suo profilo facebook Leonardo Caponi, ex senatore e esponente storico della sinistra umbra. Il suo è il punto di vista, scettico, di un uomo di sinistra, di fronte alla linea scelta dal Pd in vista delle amministrative d’autunno. Solo che l’accordo strategico e organico o almeno la “non belligeranza” tra Pd e Movimento non sono ancora fatti del tutto scontati. Non a Roma, dove il Pd ha deciso di candidare l’ex ministro Gualtieri, in contrapposizione a Virginia Raggi e alla destra, con la speranza di andare almeno al ballottaggio per poi attrarre anche i voti 5 stelle al secondo turno. E se al ballottaggio con la destra ci andasse la sindaca uscente, il Pd l’appoggerebbe? Forse sì. Ufficialmente sì. Ma… nel segreto dell’urna? Insomma nella capitale il tacito accordo di vertice potrebbe anche non tradursi nella realtà del voto, sia che al ballottaggio vada Guatieri, sia che ci vada Virginia Raggi. Tutti e due, con la destra fuori, sembra ipotesi meno plausibile. Roma è la roccaforte di Giorgia Meloni, che vola nei sondaggi

A Torino, intanto il sindaco 5 Stelle del capoluogo piemontese, Chiara Appendino, ha annunciato via Facebook, che “l’unico scenario che mi sento di escludere al 100% è che noi appoggiamo il Pd al ballottaggio”. Secondo Chiara Appendino “i matrimoni combinati non funzionano. O costruisci un progetto politico prima in cui tutti credono e che crea coinvolgimento, oppure non funzionano. Non funzionano certamente in dieci giorni tra il primo e il secondo turno”. Si chiama Chiara. Più chiara di così si muore.

E i casi di Roma e Torino (non proprio due città qualunque) rischiano di causare un effetto domino su tutti gli altri comuni che andranno al voto tra settembre e ottobre.

Le considerazioni che fa Leonardo Caponi somigliano molto a quelle che facevamo ieri, su queste colonne, a proposito di Chiusi dove non c’è il doppio turno e dove il Pd auspica una coalizione coi 5 Stelle e l’altra opposizione di sinistra, basata solo sulla “colla antiBetto”, cioè sulla presa di distanze dal sindaco uscente, nonostante posizioni divergenti praticamente su tutto il resto. Caponi parla di richiamo del potere e delle poltrone per tenere insieme forze fino a ieri nemiche, noi abbiamo parlato del collante costituito dall’antibettollinismo e di assenza totale di progetto politico, così come del resto afferma la stessa sindaca d Torino in relazione alla sua città. Tutto il mondo è paese evidentemente.

Insomma la nuova “Santa alleanza” scricchiola prima ancora di nascere e fa acqua da tutte le parti. Cioè sia sul versante Pd, sia su quello dei 5 Stelle, dove gli scettici sono almeno pari ai favorevoli… Staremo a vedere cosa succederà, ma l’impressione è che molte cose potrebbero tornare in alto mare.

Sarebbe interessante per esempio sapere cosa pensano, a Chiusi, i Podemos e i 5 Stelle dell’iniziativa civica lanciata da Bologni, Cioncoloni, Gliatta ecc… Sarebbe interessante sapere se mentre stilavano documenti comuni hanno mai preso in considerazione l’ipotesi di una loro coalizione alternativa alla destra, ma anche al Pd. Cioè quella di una lista delle attuali opposizioni unite (cosa che potrebbe essere la naturale evoluzione di ciò che è successo in questi 5 anni in consiglio comunale) e infine se si ritengono incompatibili o meno con Scaramelli e Italia Viva in una eventuale alleanza con il Pd e se ritengono il Pd soggetto indispensable o meno per una aggregazione “progressista ed ecologista”..

Noi da mesi chiediamo che sia il Pd a fare la prima mossa, che sia il Pd a dire cosa vuol fare, perché è il partito di maggioranza, ma a questo punto anche tutti gli altri devono fornire spiegazioni e chiarimenti. Il quadro è ancora troppo nebuloso e magmatico. Sullo scaffale chiusino per ora solo barattoli di marmellate informi di frutta mista, con etichette confuse, nessuna delle quali marmellate ha una struttura solida, un amalgama consolidato, una tradizione pregressa tramandatasi negli anni in quanto retaggio della cultura materiale specifica del luogo. Tutta roba da supermercato per ora, roba che scimmiotta situazioni nazionali, senza un’anima locale: il “civismo” che si fa antipolitica in nome di una società civile migliore che non è mai esistita e una politica che prova a scopiazzare le coalizioni nazionali solo per mostrarsi allineata e coperta, fedele alla linea dei rispettivi schieramenti.

Il covid ha reso tutto più difficile, ma in una situazione così, complicata dalla pandemia e dalla crisi ad essa conseguente, Chiusi, come ogni altra città, avrebbe bisogno di una politica riconoscibile a cui ognuno possa aggrapparsi secondo le proprie convinzioni. Aggrapparsi alle marmellate non è uno port facile. E’ come arrampicarsi sugli specchi.

m.l.

 

 

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