COVID, CAMBIA LA STRATEGIA DI VACCINAZIONE? BETTOLLINI SCRIVE AL CONSIGLIO REGIONALE. I VACCINI CAMBIERANNO LA GEOPOLITICA MONDIALE?

giovedì 04th, marzo 2021 / 11:12
COVID, CAMBIA LA STRATEGIA DI VACCINAZIONE? BETTOLLINI SCRIVE AL CONSIGLIO REGIONALE. I VACCINI CAMBIERANNO LA GEOPOLITICA MONDIALE?
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CHIUSI – Il sindaco di Chiusi due giorni fa ha scritto una lettera al presidente e ai due vicepresidenti del Consiglio Regionale, con la quale, in coerenza con la proposta avanzata durante lo screening di massa, chiede un cambio di passo e un “diverso approccio per la campagna vaccinale”. Prendendo spunto dalla ormai conclamata esplosione della varianti del virus con aumento esponenziale di casi, anche in Toscana e in particolare in alcune province, decretate “zona rossa”, come quelle di Siena e Pistoia, e come successe a Chiusi, all’inizio di febbraio, considerando che la popolazione delle zone rosse è sottoposta a sacrifici pesanti sul piano economico, sociale e anche psicologico, con fasce molto penalizzate (vedi gli alunni delle scuole), Bettollini sostiene che “a queste realtà si deve rispondere con azioni concrete, di speranza. Ovvero con la vaccinazione in via prioritaria“, secondo le indicazioni che vengono anche da autorevoli figure preposte alla gestione dell’emergenza. E qui il sindaco di Chiusi cita la proposta della “vaccinazione reattiva” lanciata da Giovanni Rezza del Ministero della Salute: vaccinazione di massa immediata laddove si verificano focolai con varianti, secondo lo slogan “Contieni e vaccina”.

Sempre martedì, dopo Rezza, e in contemporanea con l’iniziativa di Bettollini che mira a “smuovere la politica regionale”, anche un’altra figura apicale della lotta a Covid ha fatto più o meno la stessa proposta. Si tratta del Dott. Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (FOTO), il quale in conferenza stampa con i ministri Speranza e Gelmini, ha testualmente detto: “Per la variante brasiliana la sfida è il contenimento: bisogna intervenire chirurgicamente ed evitare che si diffonda in altri contesti. Questa doppia strategia si dovrà accompagnare a un monitoraggio stretto anche delle incidenze e un forte supporto alle vaccinazioni”.

Quindi un doppio binario nella campagna di vaccinazione: quella già avviata per categorie e fasce di popolazione più deboli e alo stesso tempo anche interventi massivi, mirati e “chirurgici” laddove i focolai sono più importanti e maggiormente caratterizzati dalla variante brasiliana che sembra la più contagiosa e pericolosa.

Bettollini non ha abbandonato l’idea del “vaccino verticale” come test di studio, proprio per capirne e studiarne l’incidenza, la durata dell’immunizzazione, le eventuali falle… ma con l’incalzare dell’emergenza chiede alla politica toscana di “aggiornare il prontuario” a adeguare l’azione alle mutate esigenze.

Ma lo scoglio, per fare “azioni massive” laddove esplodono i focolai, è la mancanza di dosi di vaccino. Anche la campagna programmata va avanti con varie o e con qualche ritardo e non in modo univoco tra le varie regioni. Il problema della mancanza delle dosi necessarie, però non è solo un problema toscano, né soltanto italiano. La questione va inquadrata in un ambito molto più ampio. Planetario.

Ma perché le dosi mancano? La riposta la fornisce il sito “Valigia blu“, che è un portale di inchiesta molto seguito.

Le dosi mancano, scrive Valigia blu, perché non ce ne è per tutti al momento, e le forniture dipendono dalla capacità negoziale dei singoli con le aziende, dal momento che a oggi i vaccini per la COVID-19 sono ancora sotto brevetto. Il risultato è che c’è chi paga molto più di altri per lo stesso prodotto, chi deve affidarsi alla filantropia internazionale (per esempio all’iniziativa COVAX dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). A oggi il 16% dei paesi si è accaparrato il 75% dei vaccini prodotti, con paesi che non riceveranno vaccini prima del 2024. Inoltre nel sud del mondo i vaccini costano di più: l’Uganda paga 8,5 dollari a dose per il vaccino di AstraZeneca, la Commissione Europea 3,5 euro a dose.

Valigia blu, spiega meglio il quadro: “Sono giorni importantissimi. Mentre parliamo l’Organizzazione Mondiale del Commercio sta discutendo la richiesta di India e Sudafrica di sospendere alcuni diritti di proprietà intellettuale per liberalizzare l‘accesso alla conoscenza scientifica esistente che può favorire la produzione di vaccini, rimedi farmacologici, o la produzione di presidi medicali contro la COVID-19”. A parlare è Nicoletta Dentico, responsabile del programma di salute globale di Society for International Development. Che cosa significa? Che il mondo si gioca una importante partita per il futuro: se accogliere una temporanea deroga alle regole del commercio internazionale che da sempre condizionano duramente l’accesso ai farmaci essenziali con i brevetti, oppure se invece la strada resta quella delle Licenze Volontarie da parte delle aziende, cioè la possibilità di cedere il brevetto ad altre industrie del settore su base volontaria, per non intaccare la proprietà intellettuale, e per dettare le condizioni della concessione. Se le aziende si organizzano fra di loro, scatta la logica del cartello”, spiega Dentico. “Prima della COVID-19, l’85% della produzione di vaccini era in mano a quattro aziende”.

La Licenza Volontaria – spiega ancora Valigia Blu – è altra cosa dalla Licenza Obbligatoria, con cui i governi (per esempio europei) si appropriano del brevetto aziendale per motivi di salute pubblica, a fronte di pagamento di royalties alle imprese, e decidono dove e chi può produrre vaccini o altri prodotti necessari in uno o più dati paesi, mettendo a punto una filiera di produzione mirata al bisogno sanitario. “L’Europa in questo si sta muovendo molto lentamente a mio avviso, nel confronto con altri paesi come Cina e Russia, che si stanno orientando in tale direzione. La Cina, stipulando accordi con diversi paesi a medio reddito come Tailandia, Malesia, Indonesia, che potrebbero diventare presidi di produzione di vaccini. E la Russia con il medio Oriente e l’America Latina. A me pare che in Europa non si sia ancora capito che il vaccino è diventato lo strumento principe della diplomazia internazionale. Attraverso il vaccino si ridisegna una nuova geopolitica e un nuovo multilateralismo del sud del mondo.Davanti ad una emergenza globale, l’unica risposta possibile deve essere globale.

Da queste informazioni e considerazioni, si evince chiaramente come sperare di far fronte all’emergenza solo con i vaccini “occidentali” acquisiti secondo logiche di mercato, è in’illusione. E una strategia sbagliata, perché se gran parte del mondo rimane scoperto, la pandemia non si fermerà… 

Insieme alla richiesta che le Case Farmaceutiche rispettino le consegne e che le Regioni si organizzino al meglio per vaccinare più gente possibile, c’è un’altra battaglia da fare, quella per la liberalizzazione dei brevetti e per attivare accordi internazionali che consentano ai paesi Europei di utilizzare anche i vaccini russo, cinese, cubano e allo stesso tempo che i vaccini arrivino anche nei paesi del sud del Mondo, in Africa, in Asia, in america latina. Questa è la sfida principale. Finora la politica che ha dominato il pianeta si è piegata alla logica del profitto e del mercato e ha favorito le multinazionali, comprese quelle del farmaco. Adesso, come scrive Valigia Blu, il virus che muta costringe tutti a pensare ad un mondo impostato diversamente. I vaccini adesso valgono più del petrolio e del coltan… E tutti hanno diritto di averli. Non solo i più ricchi.

m.l.

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