CHIUSI, SONNINI E CARDAIOLI SPOSANO LA LINEA LETTA. MA QUELLO CHE PROPONE LETTA E’ IL CONTRARIO DI CIO’ CHE HA FATTO IL PD DI CHIUSI

domenica 14th, marzo 2021 / 12:55
CHIUSI, SONNINI E CARDAIOLI SPOSANO LA LINEA LETTA. MA QUELLO CHE PROPONE LETTA E’ IL CONTRARIO DI CIO’ CHE HA FATTO IL PD DI CHIUSI
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CHIUSI – “Sai che ti dico Simona Cardaioli?  che mi piace pensare che questo sia il ritorno della persona competente e per bene che, suo malgrado, ha lasciato la politica ed ha saputo aspettare il momento giusto per tornare e provare a cambiare le cose”.  Lo scrive Gianluca Sonnini, già vicesindaco di Chiusi, giubilato da Scaramelli nel 2015, e adesso uno dei possibili “papabili” del Pd come prossimo candidato a sindaco, rivolgendosi alla segretaria del partito. Il riferimento è ad Enrico Letta, che sta per diventare il nuovo segretario del Pd, al posto del dimissionario Nicola Zingaretti. Sonnini è considerato uno degli esponenti della “sinistra Pd” chiusina, una vittima, 5 anni e mezzo fa, del renzismo all’epoca imperante e montante, quindi anche ben visto dalle opposizioni che hanno fatto dell’antibettollinismo viscerale la loro bandiera.
Come Pereira, quello di Tabucchi, non il giocatore dell’Udinese, sostiene Sonnini che l’intervista rilasciata da Letta a “Zoro”, alias Diego Bianchi, conduttore di Propaganda Live gli è piaciuta, E parecchio. La spiegazione è questa: “Vengono dette cose importanti, che mi hanno colpito e che mi piace ricordare.
La prima la dice Zoro citando Letta stesso: per fare politica è importante avere il proprio lavoro per mantenere libertà di pensiero per evitare il compromesso e poterla lasciare in qualsiasi momento.
Poi parla di tenere unito un partito ma soprattutto allargarlo, aprire la porta e far entrare chi in questo momento è fuori.
La terza è investire sui giovani che sono la classe più bistrattata della nostra società.
L’ ultima, Letta esprime l’idea di un partito come strumento a servizio del paese, prima ancora di dire l’idea del partito che vogliamo, dobbiamo dire quale sia la nostra idea di paese.
Insomma sono curioso di ascoltare il discorso di domenica che Enrico Letta terrà all’assemblea del Pd e spero che, diventando Segretario, possa dare vita ad un nuovo corso, che possa essere da stimolo a chi abbia voglia di dare una mano, a chi abbia voglia di mettersi in gioco anche e sopratutto qui in periferia.”

Quindi Sonnini si schiera subito con Letta. E lo fa sapere alla segretaria Cardaioli, che lo segue a ruota e così gli risponde: “Sai che ti dico 

Gianluca Sonnini? Che sono d’accordo con te e quindi con Letta. Mi è dispiaciuto leggere delle dimissioni di Zingaretti ed avevo sperato in un suo ripensamento, se non ci sono le condizioni per andare avanti va bene così. Riponiamo le nostre speranze in Enrico perché se questa è solo un’anteprima del discorso che farà domani credo che siamo sulla buona strada”.
Ecco: due esponenti locali del Pd che erano zingarettiani convinti e convinti anche –  lo dice la segretaria –  che le dimissioni sarebbero rientrate, che adesso sposano subito la nuova linea e la nuova leadership. Che però non è uguale a quella di Zinga.
E’ singolare l’applauso di Sonnini a quella frase di Letta sulla necessità di “tenere unito un partito ma soprattutto allargarlo, aprire la porta e far entrare chi in questo momento è fuori”, perché il partito disegnato da Letta è il contrario del Partito di Chiusi.
Quello che Letta auspica è il contrario di ciò che il gruppo dirigente chiusino ha fatto in questi mesi: il partito infatti non lo ha unito, ma spaccato a metà, come una mela, non ha aperto le porte e non ha cercato di far entrare chi è fuori, ma ha messo alla porta il sindaco e ha di fatto indotto i suoi sostenitori, buona parte del partito, ad uscire non a entrare. Con decine di tessere non rinnovate e venti di fronda che soffiano più forte delle tramontana…
L’adesione immediata non tanto di Sonnini, che nel partito non ha ruoli di responsabilità, quanto della segretaria Cardaioli alla nuova linea Letta, così come l’ha espressa a Propaganda Live, appare in tutta evidenza come l’ennesimo scivolone, un modo per tenersi a galla, mentre la propria barchetta sta invece affondando, come è affondata la leadership di Zingaretti con la sua proposta di alleanza organica coi 5 Stelle.
L’auspicio di Gianluca Sonnini di “un nuovo corso, che possa essere da stimolo a chi abbia voglia di dare una mano, a chi abbia voglia di mettersi in gioco anche e sopratutto qui in periferia”, è condivisibile. E probabilmente sincero. Deve essere chiaro però che in questa periferia, cioè a Chiusi e nel Pd senese, il nuovo corso non può essere la fotocopia del quadro attuale, quello che ha portato il Pd al minimo storico di consensi e ad una spaccatura intestina che può, oggettivamente, portare anche alla sconfitta elettorale alle prossime amministrative. A chi – secondo Sonnini e Cardaioli –  il Pd dovrebbe aprire le porte? chi è che è fuori e dovrebbe rientrare? I “dissidenti” che si sono battuti anche nell’assemblea dell’Unione Comunale (dove erano addirittura in maggioranza, risicata, ma maggioranza) per la riconferma di Bettollini? Gli iscritti che per protesta non hanno rinnovato la tessera? Oppure i Podemos, coloro che un tempo votavano a sinistra e che si sono spostati verso i 5 Stelle o la Lega? La sinistra diffusa e orfana, quella dei senza bandiera e senza tetto che spesso si è rifugiata anche a livello locale nel non voto?
Probabilmente l’unica cosa che il Pd dovrebbe fare, soprattutto laddove è diviso, lacerato, ridotto al lumicino, come a Chiusi, è azzerare tutto e provare a cogliere questa occasione per aprire un “percorso costituente” di un campo del centro sinistra più largo, libertario, ecologista, inclusivo, accogliente, aperto, laico, aderente al dettato costituzionale… Ma azzerare tutto significa mettere anche una pietra sopra le diatribe e la guerra fredda di questi mesi. “Mettersi in gioco” come dice Sonnini questo vuol dire, non provare a galleggiare facendosi vedere zelanti e allineati e coperti con i nuovi capi.
Zingaretti con le dimissioni ha fatto un atto politico di rottura. Non ha solo sparigliato le carte, ha rovesciato il tavolo e fatto volare il mazzo. Letta non può limitarsi a raccogliere i cocci e le carte da terra. E sembra infatti che non sia intenzionato a fare solo questo. Ma la stessa cosa deve avvenire, come dice Sonnini,  “anche e soprattutto qui in periferia”.
m.l.
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