GLI USA SULL’ORLO DEL COLPO DI STATO. IL FINALE PATETICO E PERICOLOSO DEL PESSIMO FILM DI DONALD TRUMP

giovedì 07th, gennaio 2021 / 10:31
GLI USA SULL’ORLO DEL COLPO DI STATO. IL FINALE PATETICO E PERICOLOSO DEL PESSIMO FILM DI DONALD TRUMP
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Era stata annunciata da settimane come una manifestazione di protesta del “popolo di Trump” per le elezioni scippate. Si è trasformata in un attacco al cuore del potere politico americano, a Capitol Hill, il Campidoglio, la sede del Senato. In un tentativo, maldestro forse, di colpo di Stato. Come quello del colonnello Tejero nell’81 a Madrid.  Sì, perché quando gente armata irrompe in un Parlamento forzando porte e finestre, occupa aule e uffici, devasta suppellettili e spara, è a tutti gli effetti un tentativo di colpo di Stato. E lo è a maggior ragione se il presidente in carica, ancora per due settimane, invece di calmare gli animi e chiamare la Guardia Nazionale per ore tace e poi con un messaggio di un minuto, invita sì i manifestanti ad andare a casa in pace, ma di fatto li aizza, dicendo loro che gli vuole bene, che sono persone speciali, che gli altri, cioè Biden e i Democratici, hanno rubato le elezioni…Lo stesso Biden, che ha parlato prima di Trump, ha usato il termine “insurrezione”. Così come hanno fatto moltissimi giornali, siti web e cronisti tv, politologi, analisti e osservatori in tutto il mondo. Per diverse ore il Campidoglio Usa è stato assediato e di fatto preso d’assalto da gente armata. Ci sono stati scontri e, pare 4 morti e 13 feriti. La donna morta per un colpo di pistola al petto era una veterana dell’Air Force, sostenitrice di Trump. 
L’immagine drammatica di uomini dei Servizi e della Sicurezza, con le pistole in mano puntate ad altezza d’uomo nell’aula del Senato, per rispondere all’irruzione è la fotografia della situazione che si è venuta a creare nel pomeriggio e nella notte di ieri a Washington. Gli stessi agenti della Sicurezza hanno portato al sicuro i parlamentari, il vicepresidente in carica Pence e anche la vicepresidente eletta Kamala Harris, come si fa in circostanze di estrema emergenza. Il capo della polizia di Washington, Robert Contee, nel corso di una conferenza stampa, ha fatto sapere che dei 52 arrestati 4 lo sono stati per possesso di pistole, uno per possesso di arma proibita, 47 per violazione del coprifuoco e ingresso illegale al Congresso.Il Senato era riunito per ratificare la vittoria elettorale e quindi l’elezione di Joe Biden alla casa Bianca e la seduta è stata interrotta dalla “insurrezione” dei trumpisti ed è ripresa solo dopo molte ore. Dopo l’arrivo della Guardia Nazionale e della polizia in forze, che però sono intervenute con molto ritardo e – pare – non perché chiamate, come avrebbe dovuto,  dal presidente in carica Trump, ma direttamente attivate dal Pentagono e dallo stesso Pence, che ha scaricato Trump, prendendone nettamente le distanze. Cosa che via via hanno fatto molti altri tra ministri e membri del Congresso del partito Repubblicano. Il Presidente Trump è stato definito da alcuni di loro “fuori di testa”, incapace di accettare mentalmente la sconfitta, tanto che si sta facendo strada l’ipotesi che possa essere rimosso dall’incarico, immediatamente facendo appello al 25° emendamento della Costituzione, che consente al Vice presidente di assumere il potere nel caso in cui il presidente muoia o non sia più in grado di svolgere la funzione.

Il Corriere della Sera che non è certo un giornale estremista parla di un Trump che, se restasse in carica fino al 20 gennaio, quando dovrà passare le consegne a Biden, “può fare ancora danni seri”.

Ieri, per esempio, per irrompere all’interno di Capitol Hill, i “rivoltosi” non hanno incontrato molta resistenza. Il cordone di polizia era inadeguato numericamente, come se qualcuno avesse voluto “aprire le porte”, dando una mano ai facinorosi.

E anche a seduta ripresa, Trump ha invitato i suoi senatori a continuare a presentare obiezioni all’elezione di Biden, cioè a fare ostruzionismo, ma il Senato ha continuato a respingerle una per una e ormai la frattura fra Trump e lo stesso Partito Repubblicano è una voragine. E il presidente è sempre più solo nel suo delirio, asserragliato nel fortino e continua a seminare la sua “verità parallela”, cioè a fomentare l’idea che le elezioni le ha vinte lui, che gli altri hanno fatto brogli. L’inviato Rai Antonio Di Bella è stato aggredito in diretta tv da uno degli “insorti” che lo accusava di diffondere fake news. E se quelli che hanno dato l’assalto al Congresso, armi alla mano, sono una “sparuta minoranza”, i sostenitori di Trump che credono alla sua verità parallela sono milioni. E Joe Biden dovrà fare i conti non solo con la giornata nerissima di ieri, una ferita che lascerà segni e cicatrici profonde, ma con un’America divisa, lacerata.

Trump, sul piano economico interno ha fatto riprendere fiato agli Usa, non ha fatto guerre inutili, ma ha esasperato la politica di chiusura verso l’immigrazione dei latinos, non ha mai preso le distanze dalle violenze della Polizia nei confronti dei neri, neanche dopo gli scontri seguiti all’uccisione di George Floyd, ha gestito in maniera pessima e pericolosa la pandemia da covid e ha chiuso la sua avventura con questa patetica, quanto pericolosa prova di forza. Ora rischia seriamente di essere dichiarato incapace di intendere e di volere.

Se ciò che è successo ieri a Washington fosse successo in Venezuela o in Bolivia il mondo avrebbe chiesto a gran voce la “rimozione” del presidente golpista e magari anche un intervento in forze della più grande democrazia del mondo. Solo che è successo a Washington, nel tempio della più grande democrazia del mondo, nel Paese della libertà, che anche come “gendarme” di se stesso ieri ha fatto acqua da tutte le parti.

L’attacco a Capitol Hill non può essere considerato solo un incidente, un episodio sfuggito di mano. E’ una pagina nera della storia americana che resterà negli annali come l’omicidio di Lincoln e dei Kennedy, quello di Martin Luther King, come l’attacco alle Torri gemelle nel 2001, come la disfatta alla Baia dei Porci. Quanto accaduto ieri ci consegna un’America divisa, vulnerabile e troppo piena di gente che gira armata per le strade e si informa sui social come fossero la bibbia. Verrebbe da dire: C’era una volta l’America (e qualcun lo ha già detto).

P.S. Chi in Italia ha inneggiato alla vittoria di Trump e alla sua politica antiestablishment, chi anche dopo la vittoria di Biden ha continuato a dire che Trump non era il  male peggiore e che ha fatto meglio di tanti presidenti Dem, chi ha esaltato il suprematismo razzista e il sovranismo sul piano politico, oggi dovrà prendere un Malox. Se ne basterà uno…

m.l.

 

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