FOLLIE GOVERNATIVE: UN CIMITERO DI SCORIE NUCLEARI TRA PIENZA E TREQUANDA. I SINDACI INSORGONO

martedì 05th, gennaio 2021 / 16:07
FOLLIE GOVERNATIVE: UN CIMITERO DI SCORIE NUCLEARI TRA PIENZA E TREQUANDA. I SINDACI INSORGONO
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CHIUSI – La notizia è di quelle che fanno sobbalzare sulla sedia. L’ha data oggi il Tgr della Toscana. Ma anche molti altri giornali e siti on line.

E’ arrivato il via libera, con il nulla osta del ministero dello Sviluppo e del ministero dell’Ambiente, alla Sogin per la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), del progetto preliminare e dei documenti correlati per la costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. La Sogin è la società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. I luoghi “idonei” individuati in Italia sarebbero 67, ubicati in 7 regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. In Toscana le due aree individuate sarebbero una nel comune di Campagnatico,nella Maremma grossetana e una tra i comuni di Pienza e Trequanda, in provincia di Siena.

Non sappiamo chi sono i componenti di questa Sogin, ma di sicuro devono essere degli scienziati da premio Nobel. Perché per scegliere in tutta la Toscana, tra aree industriali e miniere dismesse,  proprio Campagnatico (borgo citato da Dante nella Divina Commedia) e il cuore della provincia di Siena, ovvero il territorio tra Pienza (patrimonio Unesco, come tutta la Valdorcia) e Trequanda, terra di olio e tartufi pregiatissimi, è una scelta che davvero fa pensare a menti che ad Harvard se le sognano. Nel Viterbese ad esempio sono stati individuati Tarquinia, Tuscania, Canino, Montalto di Castro, Vignanello e Gallese… Anche in questo caso paesi turistici e centri storici di pregio.

Con il via libera alla Carta, “parte la fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei quattro mesi successivi il seminario nazionale”. Sarà questo “l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio – spiega il ministero dell’Ambiente – che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere”. E anche su quali menti siedano al governo, viene qualche dubbio.

La questione è complessa, ma le scelte sembrano dettate da criteri del tutto fuori da ogni logica.

Il deposito nazionale di scorie con un Parco tecnologico, una volta individuata l’area verrà costruito in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco, come spiega il ministero dell’Ambiente. Il deposito avrà “una struttura a matrioska”; all’interno ci saranno “90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle”, in cui “verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati”. In totale saranno “circa 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività” a essere ospitati. L’investimento complessivo è di circa 900 milioni di euro e si stima che genererà oltre 4.000 posti di lavoro l’anno per 4 anni di cantiere, diretti (2.000 fra interni ed esterni), indiretti (1.200) e indotti (1.000).

Da sei anni si attendeva la lista delle possibili zone in cui l’Italia dovrà costruire il Deposito.

Non appena la notizia si è diffusa, in provincia di Siena e di Grosseto le amministrazioni locali sono insorte.

“E’ qualcosa che non sta né in cielo né in terra”, dice  il presidente della provincia di Siena e sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli, che così continua:  “E ‘incompatibile con il nostro patrimonio Unesco della Valdorcia (zona in cui si trovano Montalcino e Pienza ndr.), è incompatibile con il patrimonio di Trequanda e di Pienza. Nel momento in cui, per mettere una rete su un muretto dobbiamo chiedere il parere a 25 organismi, qui in un notte si pensa di fare una ‘baggianata’ del genere.  Non ci siamo, mi fa paura solo il fatto che qualcuno abbia potuto pensarla, i nostri territori sono ampiamente tutelati “. Franceschelli poi si rivolge anche alla Sovraintendenza alle belle arti di Siena ed il Mibact: “esistono solo nel momento in cui noi dobbiamo abbattere una barriera architettonica? Ci rendiamo conto che qui si parla di un sito di stoccaggio di scorie nucleari?”. La provincia e i comuni della zona intendono già muoversi: “Faremo un atto da portare in tutti i consigli comunali, dove intendiamo affermare i motivi per cui questa è una decisione inammissibile.

Proposta irricevibile anche per il sindaco di Trequanda Roberto Machetti che sottolinea come tale proposta sia in contraddizione con le scelte che hanno finora privilegiato l’essenza rurale e storica del paesaggio, l’olio e i prodotti di una agricoltura di qualità e di eccellenza”, ma si domanda anche se questa storia si rivelerà una “bomba d’acqua” che poi si trasforma in una cavolata, oppure “se ci chiederanno di fare questa cosa e se noi avremmo la possibilità di scegliere”. Machetti vede analogie con la vicenda del carbonizzatore Acea a Chiusi: “Bisogna capire quali sono le opportunità e le necessità oggettive, questa situazione ricorda il vecchio discorso del carbonizzatore a Chiusi: nessuno lo vuole nel suo territorio, ma se in Italia non facciamo certe strutture non abbiamo certi servizi”.

Contrarissima la capogruppo Pd al comune di Pienza, Stefania Lio: “Come può Pienza soddisfare i criteri di Ispra e i requisiti delle linee guida della Iaea  (International Atomic Energy Agency)? Tutto ciò appare in evidente contraddizione con quanto perseguito negli anni dall’Amministrazione Comunale per ciò che riguarda la tutela  e la conservazione del nostro patrimonio storico, artistico e naturalistico e con i valori e gli  ideali dell’intera comunità.  Partono da oggi i sessanta giorni di consultazione pubblica con Regioni ed enti locali  finalizzata a presentare osservazioni a Sogin. Confidiamo che in questo arco di tempo si  facciano i dovuti approfondimenti per chiarire i termini di una questione che appare oggi  tutt’altro che definita e ci auguriamo che sul tema si possano trovare compattezza e  comunità di intenti”.

Questa volta il Pd è stato più tempestivo dei comitati ambientalisti. Scrive il segretario provinciale senese Andrea Valenti: “Hanno ragione da vendere il sindaco di Trequanda Roberto Machetti , la capogruppo della lista Uniti si Può di Pienza Stefania Lio e il presidente della Provincia di Siena Silvio Franceschelli , che hanno subito espresso il loro sconcerto e la loro perplessità rispetto alla notizia trapelata oggi. A quanto si apprende dai giornali Sogin, società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari, nell’individuare l’elenco dei luoghi potenzialmente idonei ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, include anche due aree della Regione Toscana, una delle quali al confine tra i comuni di Pienza e di Trequanda. Stiamo parlando di un’area che ha due riconoscimenti Unesco (Parco della Val d’Orcia e centro storico di Pienza), con una vocazione nazionale e internazionale all’ agricoltura e all’artigianato di eccellenza, al turismo, alla cultura, all’elevata qualità della vita. Le aree interne hanno bisogno di valorizzazione e rilancio, di sostegni strutturali e di promozione integrata. Di certo non hanno bisogno di questo. Non è nimby, è buon senso. Siamo certi che le istituzioni si opporranno in ogni sede deputata a questo piano che ci lascia tra l’attonito e lo sconcertato. Di certo anche noi, come Partito Democratico, faremo la nostra parte”.

No secco anche da parte del consigliere regionale Italia Viva Stefano Scaramelli che parla di “follia pura” e di “crimine ambientale contro il nostro territorio” e  scrive che “bisogna fermare tutto!”

Il sindaco di Chiusi Bettolini, ancora scottato dalla vicenda Acea, si allinea ai suoi colleghi più direttamente coinvolti , prima fa una battuta (“Strano, stavolta Chiusi non c’è”) poi ribadisce un argomento che ai tempi dello scontro sul carbonizzatore mise più volte sul tavolo, e cioè un Piano regolatore regionale degli impianti e dei siti per il trattamento di rifiuti, fanghi, scorie perché “anche se in questo caso la proposta viene da una commissione governativa nazionale, un Piano regionale aiuterebbe a fare meno cazzate e a fissare dei paletti più precisi”.

La scelta di Pienza e Trequanda (e anche di Campagnatico che non è lontana da Montalcino e dalla Valdorcia patrimonio Unesco) per farci un deposito di scorie nucleari, ricorda un po’ la discussione che tenne banco per anni su una mega discarica provinciale che qualcuno aveva previsto in mezzo ai vigneti del Brunello. E vale la pena ricordare che non molti anni fa, sempre sulla questione dello stoccaggio delle scorie nucleari si parlò delle miniere dismesse dell’Amiata. Quelle però erano illazioni. Adesso la proposta della Sogin è scritta nero su bianco ed è avallata dal Governo che aprirà una consultazione.  Su che basi abbiano individuato Pienza e Trequanda lo dovranno spiegare.

 

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