CHIUSI, TRA BETTOLLINI E PD CHI E’ CONTE E CHI RENZI?

giovedì 14th, gennaio 2021 / 11:54
CHIUSI, TRA BETTOLLINI E PD CHI E’ CONTE E CHI RENZI?
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CHIUSI – Ieri Matteo Renzi ha ritirato le due ministre di Italia Viva, aprendo formalmente la crisi di governo. In tutte le Tv , su tutti i giornali non di estrema destra, e sui social si è scatenata una montagna di commenti. Il più benevolo nei confronti dell’ex premier e segretario Pd, è che abbia agito da “irresponsabile”. Non si fa cadere un governo nel mezzo di una pandemia e di una situazione di emergenza. Non si porta un Paese in una fase di incertezza politica o addirittura al voto, mentre c’è da gestire la più imponente campagna di vaccinazione di massa mai fatta e mentre si prospettano altri lockdown e nuove misure restrittive almeno fino al 30 di aprile. E tutto ciò per guadagnare un minimo di visibilità e la patente di arbitro e ago della bilancia della situazione, per il gusto sottile che hanno certi politici egocentrici e fanatici non tanto di partecipare ai governi, ma di farli cadere, come dice Jep Gambardella ne La Grande Bellezza delle feste romane… Questo il mantra quasi ossessivo di ogni talk show e profili facebook…

“Da Italia Viva un errore contro l’Italia, noi abbiamo bisogno di investimenti, lavoro, sanità di combattere la pandemia. Non di una crisi di governo”,  dice per esempio il segretario Pd Nicola Zingaretti, che è sulla stessa linea del ministro Speranza (vedi articolo di ieri).  Far saltare chi in questo momento drammatico è al timone, equivale insomma anche per il Pd e per Leu, due forze di governo, ad un atto di sabotaggio. Non solo il tradimento di un patto, perché il Governo Pd-Leu-5 Stelle lo volle e lo propose per primo proprio Renzi, per evitare le elezioni e una vittoria di Salvini che in quel momento diceva e faceva cazzate, ma aveva ancora il vento in poppa. Adesso Renzi, come quei capitani di ventura del ‘500 che passavano con estrema facilità e per una manciata di fiorini da una Signoria all’altra, ha richiamato le sue due soldatesse, togliendo l’appoggio all’esecutivo. Ha fatto insomma il Matteuccio da Rignano,  un po’m sicario e un po’ capitan Fracassa…

La linea del Pd e della sinistra a sinistra del Pd, per ciò che concerne il governo e le vicende nazionali appare chiara: era meglio non arrivare a questo casino. Sul Mes e sul recovery plan ecc. la linea è meno chiara, ma sulla crisi aperta da Renzi sì.

Come abbiamo fatto ieri, a proposito dell’appello del ministro Speranza, ci domandiamo se ciò che dicono i dirigenti di Leu e de Pd valga anche per i comuni che andranno alle urne a primavera.

A Chiusi per esempio, molti di quelli che da ieri infamano Renzi sui social, infamano contemporaneamente anche il sindaco Bettollini, che è stato in origine amico e seguace del reuccio di Rignano, solo che adesso a Chiusi Bettollini si trova nei panni di Conte, e i panni di Renzi li sta vestendo qualcun altro. Non è stato lui a “staccare la spina” o a dire che “serve guardare oltre” come ha fatto la segretaria locale del Pd. A Chiusi è il gruppo dirigente del Pd che sta facendo di tutto, come Renzi, per far cadere il governo Bettollini o quantomeno per dichiarare chiusa e finita la sua esperienza amministrativa e andare al voto con un altro candidato. Bettollini farebbe volentieri un secondo mandato. E intanto sta portando a termine il primo in mezzo alla tempesta dell’emergenza covid. Lo sta facendo  con meno “enfasi” rispetto alla prima ondata, ma con efficacia e buoni risultati.

Chi sta ipotizzando (senza dirlo apertamente, peraltro, ma lasciandolo intendere e lavorando sottotraccia) un cambio di candidato e anche di coalizione sta facendo legittimamente, ma inconfutabilmente ciò che Renzi ha fatto a Conte. Esattamente la stessa cosa. Il gruppo dirigente del Pd chiusino, che si vanta di aver finalmente cambiato registro rispetto alla stagione renziana (da cui anche Bettollini ha preso le distanze, al punto che voleva candidarsi alla Regione per contrastare un possibile successo di Scaramelli) sta assumendo forse inconsapevolmente la linea dell’ex premier. Con una metamorfosi degna di Kafka.

Zingaretti invece dice il contrario. Invita a tener conto della pandemia, dell’emergenza e a non fare salti nel buio, perché adesso c’è bisogno di opere, investimenti, idee, di una gestione efficace della sanità territoriale…

Ipotizzare e lavorare per cambiare il sindaco, nella situazione in cui siamo, dopo aver dato un giudizio positivo sull’operato dell’amministrazione, non è un rischio che sarebbe meglio evitare? Ciò non significa utilizzare la pandemia per sospendere la democrazia e la dialettica tra i partiti, ma solo dare priorità alle priorità vere e non ai ribaltini o ribaltoni, magari per “vendetta” su rottamazioni pregresse o per antipatie personali.

La segretaria del Pd Cardaioli cosa dice della dichiarazione di Zingaretti? Per Chiusi non può valere? A dire il vero la domanda dovrebbe essere posta anche ad altri, non solo a Simona Cardaioli. E non solo al Pd. Cosa dicono ad esempio i Podemos? sono sulla linea Speranza o su quella di Renzi? e i 5 Stelle? Anche loro stanno con Conte e contro Renzi a livello nazionale, ma con Renzi e contro Conte a livello locale? E la destra si ripresenterà con una lista e un candidato improvvisato, calato all’ultimo minuto da chissà dove, come nel 2016?

Aspettiamo risposte. In ogni caso la palla ce l’ha in mano il Pd e tocca al Pd dare il calcio d’inizio. E tocca al Pd dire, per primo, cosa vuol fare a livello locale. Continuare a traccheggiare e a mantenere la consegna del silenzio a tre mesi soltanto dallo scioglimento del consiglio comunale, davvero può risultare stucchevole, al limite dell’irresponsabilità.  Renzi almeno sulla comunicazione è stato molto più puntuale, deciso e preciso.

m.l.

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