SPOSTAMENTI TRA COMUNI, IL GOVERNO ALLENTA I DIVIETI NATALIZI. MA E’ IN AMBASCE. LA SITUAZIONE DI CONTE SOMIGLIA A QUELLA DI CHIUSI…

venerdì 11th, dicembre 2020 / 12:47
SPOSTAMENTI TRA COMUNI, IL GOVERNO ALLENTA I DIVIETI NATALIZI. MA E’ IN AMBASCE. LA SITUAZIONE DI CONTE SOMIGLIA A QUELLA DI CHIUSI…
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Due giorni fa Angela Merkel con parole commosse, ma ferme ha spiegato che finché ci sono oltre 500 morti al giorno non si può riaprire né ricongiungere alcunché.  Da noi, in Italia con oltre  i morti giornalieri causa covid sono ancora 800. Ma tutti, dal Parlamento in giù, sembrano essere colti dall’ansia di riaprire e ricongiungersi. Da una irrefrenabile e insopprimibile voglia di fare il pranzo di Natale, il cenone di capodanno e perfino dall’ansia di passare un felice Santo Stefano in compagnia, che di Santo Stefano (il giorno, non il santo, poveretto) non ha mai fregato un cazzo a nessuno.
Adesso anche il presidente Conte, forse perché ha capito di non aver numeri sufficienti in parlamento, sembra pronto ad allentare la morsa prevista dal’ultimo DPCM sugli spostamenti nei giorni delle feste comandate.
Ad oggi come è noto Il divieto di uscire dal Comune in cui ci si trova è, previsto il 25 e 26 dicembre e l’1 gennaio, non solo nelle zone rosse, ma ovunque. La possibile retromarcia al vaglio del Presidente del Consiglio potrebbe, dunque, portare nelle prossime ore a modifiche al decreto legge sul Covid o a un aggiornamento delle FAQ del Governo, con un’interpretazione estensiva delle situazioni di necessità che giustificano lo spostamento tra Comuni.
Soprattutto nei piccoli comuni. In effetti la norma restrittiva non era “uguale per tutti” perché una cosa è non poter uscire dal Comune di Roma o di Milano e altra cosa è non poter uscire da… Paciano o Cetona e anche da paesi leggermente più grandi come Chiusi o Città della Pieve o Sarteano…
La disparità di condizione è evidente. Quindi la modifica è molto probabile.
Ieri, all’interno della compagine governativa si è esposto, sull’argomento il ministro degli esteri Di Maio: “Ritengo che sia assurdo non permettere ai familiari che abitano in piccoli Comuni limitrofi di trascorrere il Natale e il Capodanno insieme. Lo dico per una questione logica. Ci sono grandi città da milioni di persone con una densità molto vasta dove è possibile spostarsi liberamente, mentre tra piccoli Comuni di poche migliaia di persone non è permesso”, ha scritto il ministro degli Esteri in un post su Facebook. “Questo è un problema che va risolto e mi auguro che tutte le forze di maggioranza siano d’accordo nel trovare una soluzione”. Il ministro della salute Speranza invece resta più prudente:  “Ho molto rispetto per il dibattito parlamentare, da qui a Natale ci sono due settimane, e ancora un pezzo di discussione, ma per me le norme approvate dal governo sono giuste. Mi piacerebbe dire che è tutto finito ma purtroppo non è così – ha sottolineato ieri Speranza – e il numero più drammatico è quello dei decessi, oggi 887. Non possiamo assuefarci a questi numeri, perché dietro ognuna di quelle persone c’è una vita, parenti che piangono e tanto dolore. Abbiamo chiesto ancora pazienza e sacrifici agli italiani anche per questo Natale”.
Favorevoli al cambio di linea e alla possibile “apertura agli spostamenti tra comuni nei giorni delle feste natalizie anche le organizzazioni di categoria Confcommercio e Confesercenti che vedono nell’allentamento della misure restrittive, uno spiraglio per dare un po’ di ossigeno al settore della ristorazione e somministrazione fortemente penalizzato dall’emergenza covid.
Insomma in Italia si continua a fare gli italiani, a chiedere cioè maglie meno strette su tutto. Siamo per costituzione (minuscolo) allergici alle regole, ai lacci e lacciuoli. E siamo invece imbattibili nel discutere e dividerci su tutto.
Anche sul “diritto al Natale” e alla Messa di Mezzanotte, che se dovesse essere anticipata sarebbe un sacrilegio, perché il bambinello mica può nascere alle 6 del pomeriggio o alle 22. Via non scherziamo!
Tutti in questi giorni strepitano chiedendo il diritto ad andare a trovare genitori e nonni per Natale, quando poi, prima della pandemia,si gooi per tutti i raduni parentali, compresi quelli natalizi, sono sempre stati una grandissima rottura di coglioni. O no?
E mentre in tutta Europa si gioisce per lo scampato pericolo del blocco dei soldi del Recovery Plan, minacciato dal veto di Ungheria e Polonia, in Italia non si tira un sospiro di sollievo, ma anzi si storce il naso. E mentre l’Europa sollecita di spendere bene queste risorse, in Italia non si discute su COME spendere ma sul CHI deve spendere. E c’è chi minaccia pure la crisi di governo se Conte non ritira la Task Force che vuole mettere in campo per gestire i miliardi in arrivo dall’Europa.
Renzi che nel 2017 definiva inaccettabile l’esistenza di “partitini con il 3% che mettono i veti” , oggi con il suo 2% i veti li mette lui. E in questo trova pure audience e applausi sul fronte opposto, nelle file della destra e della Lega. Oltre che tra i “suoi” sodali rimasti a fare la quinta colonna all’interno del Pd. Leggasi ad esempio il senatore Marcucci.
La levata di scudi capeggiata da Renzi, ma con tutta la destra schierata, sembra la rivolta di coloro che temono di non poter gestire loro, come sempre, il fiume di soldi pubblici che arriverà e che vorrebbero “regimentare” a proprio piacimento, uso e consumo.
Questo governo non ha un’alternativa ha detto qualche giorno fa Massimo D’Alema, che è simpatico come un calcio in uno stinco, ma una visione  ce l’ha. Però è un governo che adesso è meno forte di qualche mese fa. Perché anche sulla gestione della pandemia tentenna, perché le due forze che lo sostengono  Pd e M5S sono entrambe in preda a fibrillazioni interne, bloccate nell’azione  e “ingessate” dentro equilibri precari. Nei 5 Stelle è in atto una faida interna che sta dilaniando e portando via pezzi di Movimento, il Pd appare sempre più un partito imbalsamato. Sembra un partito vero, come i fagiani e le volpi che i cacciatori tengono in casa come soprammobili, ma ormai è solo un  partito di paglia, incapace anche di difendere i propri ministri dagli attacchi sconsiderati di personaggi come Renzi.
Da questo punto di vista la politica nazionale intorno al governo Conte Bis, richiama (e somiglia) a quella di Chiusi. Dove il Pd è da mesi in fibrillazione, con il gruppo dirigente in guerra con il sindaco (che è uscito dal partito), ma incapace di trovare una via di uscita in una direzione o nell’altra. E mancano meno di 6 mesi alle elezioni comunali. Si va avanti a colpi di comunicati, interviste pilotate e molti silenzi, forse con la speranza che la situazioni arrivi ad un punto di non ritorno da sola, mentre gli attori in campo su scannano e si guardano in cagnesco anche se si incontrano per strada. A Chiusi il ruolo di… Renzi se lo è assunto la segretaria del Pd. Che si presentò a febbraio come la rottura con la gestione renziana del partito.
Certo, Chiusi è un paesotto di 8.000 abitanti e poco più, non fa molto testo. Ma è un paradigma. Lo specchio (piccolo, ma non insignificante) di una politica del tutto inadeguata al momento e alle necessità.
Il quadro Covid, dopo una impennata, sta registrando un calo della curva, ma molto lento. L’economia langue anche a causa delle misure restrittive, necessarie, ma pesanti per chi campa con la mobilità e gli acquisti delle persone.  Il Comune si appresta ad una serie di “fine lavori e inaugurazioni” che in altri tempi avrebbe mobilitato le fanfare e adesso invece anche il partito di maggioranza fa finta di non vedere. Ignora quando non fa le bucce, naturalmente sottotraccia…
Oltre il Pd e le sue beghe non si muove una foglia, né a destra né a sinistra, né in quella terra di mezzo che sono stati negli ultimi anni i 5 Stelle, ormai ridotti alla presenza consiliare e niente di più.
Ora c’è il lock down (sia pure attenuato) e tra pochissimo ci saranno pure le feste di Natale. Entro dicembre non c’è da aspettarsi molto. Ma da gennaio, qualche colpo di teatro sarà necessario. Perché questa non è una situazione normale e non può durare all’infinito.
Ma del resto, tutta l’Italia, da quanto si legge e si vede in Tv, non è un Paese normale.
m.l.
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