UN BEL GIRO D’ITALIA E LA PESSIMA FIGURA DEL TG1

lunedì 26th, ottobre 2020 / 19:37
in Sport
UN BEL GIRO D’ITALIA E LA PESSIMA FIGURA DEL TG1
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Ieri sera, guardando abbastanza distrattamente il Tg1 ci son rimasto male, perché il notiziario della Rete ammiraglia della Rai non ha dato nemmeno la notizia di chi aveva vinto il Giro d’Italia. Trasmesso tra l’altro da Rai sport e tal Tg2 (sempre Rai) tutti i giorni per tre settimane. Ho avuto il dubbio che mi fosse sfuggito qualcosa. Che la notizia il Tg1 l’avesse data, senza che me ne accorgessi… Poi stamattina scorrendo facebook ho trovato un post di Luciano Fiorani che diceva praticamente la stessa cosa. Conosco Fiorani da una vita e so che di sport se ne intende. O per lo meno gli piace. E gli piace parlarne. Se anche lui ha notato con disappunto, il “buco” del Tg1, allora – ho pensato – non è stata una mia distrazione. Il Tg1 ha proprio preso una “topica” come dicevano un tempo Sandro Ciotti e Bruno Pizzul.

Per carità, c’è l’emergenza Covid che tiene banco, ci sono i Dpcm di Conte che fanno discutere. Ma come può la rete ammiraglia della Rai, non dare neanche la notizia della conclusione del Giro d’Italia? Chi decide la scaletta del Tg? Il Giro è una delle manifestazioni sportive (ma no solo sportive) più importanti. E’ un appuntamento con la memoria, con l’immaginario collettivo. Con la storia stessa di questo Paese. E’ anche uno spot straordinario per le bellezze e le peculiarità dell’Italia delle grandi città e dei piccoli paesi: quest’anno dalla Sicilia al Sestriere. Dalle pendici dell’Etna ai passi appenninici ai tornanti alpini, le salite del Giro hanno sempre sapore di leggenda. Chi ha più di 70 anni ricorderà ancora le imprese di Coppi, chi ne ha almeno 60 quelle di Anquetil e Bahamontes,  Gimondi e Mercx, Motta e Adorni. Poi via via Saronni e Moser, Battaglin e Baronchelli,  Bugno e Chiappucci, Hinault, Indurain, Pantani… Fino a Froome e i colombiani…

Negli ultimi dieci anni è stato Vincenzo Nibali il number one dei ciclisti azzurri. Un Nibali che non ha sfigurato neanche i questa edizione 2020, ma che a 35 anni suonati, ha dovuto arrendersi alla straripante gioventù di vari Geoghegan Hart, il vincitore a Milano, Hindley, Almeida… 

Ma l’Italia ha trovato un campione assoluto, il più grande cronoman del momento, che però è capace di vincere anche tappe che non sono contro il tempo. Filippo Ganna sembra il nuovo Peter Sagan. E il Tg1 neanche gli dedica mezzo minuto? Uno scandalo. Tour de France e Giro d’Italia hanno consacrato una nuova generazione di ciclisti. Non solo i due vincitori, lo sloveno Pogacar vincitore a Parigi, l’inglese Geoghegan Hart, ma anche altri: i citati Hindley e Ganna, Almeida, Ben O’ Connor, Demare… Sta cambiando anche le geografia del ciclismo, ora vanno molto forte i francesi, gli sloveni, gli inglesi, gli australiani, gli americani e i sudamericani… Non più solo italiani, belgi e spagnoli.. Il ciclismo è uno sport duro, di grande fatica. Servono gambe, fiato e nervi saldi. Per vincere le grandi corse a tappe serve anche avere alle spalle una buona squadra e serve non farsi prendere dalla foga e dalla voglia di strafare, perché potresti pagarlo caro il giorno dopo… Vincere un Tour o un Giro a 22 o 25 anni è una grande impresa, riuscita solo ai grandissimi….

GIMONDI

I giovani d’oggi seguono più il fantacalcio che il calcio giocato. Il ciclismo lo seguono poco, forse meno del calcio. Difficile sentire dei venti-trentenni discutere di una tappa al bar… La bicicletta sembra a molti uno sport d’altri tempi anche se le bici da corsa sono macchine ad altissima tecnologia. E il ciclismo ha ormai poco di epico e molto di sforzo programmato scientificamente. Eppure quando vedi i corridori salire sui tornanti delle Dolomiti, delle Alpi piemontesi o dei Pirenei c’è sempre quel pizzico di epopea, di eroismo che rimanda alle imprese storiche dei campioni del passato. E basta vedere la folla sulle strade (anche quest’anno, nonostante e restrizioni causa covid ce n’è stata parecchia sia al Tour che al Giro d’Italia) per capire che il ciclismo è lo sort popolare per antonomasia. Forse adesso è più difficile ricordarsi nomi dei corridori, ma il pathos è lo stesso di quando correvano Coppi, o Baldini o Gimondi… Da qualche anno si parla anche meno di doping. E questo è positivo.

Quest’anno, il Giro d’ottobre, anziché a maggio, è stato un’anomalia, ma ha aiutato a passare meglio i pomeriggi bombardati dalla seconda ondata dell’emergenza covid. E adesso che è finito ci mancherà.  Come ci mancavano il campionato e la champions nei mesi del lockdown…

Il Tg1 non si è accorto di niente, ha fatto finta di niente e, diciamolo, ha fatto una pessima figura.

m.l.

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