ROMITI SANTO SUBITO PROPRIO NO. A CETONA I FUNERALI DELL’EX A.D. DELLA FIAT

domenica 23rd, agosto 2020 / 16:11
ROMITI SANTO SUBITO PROPRIO NO. A CETONA I FUNERALI DELL’EX A.D. DELLA FIAT
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CETONA – Sotto un sole cocente, Cetona ha reso l’ultimo saluto al concittadino acquisito Cesare Romiti. Una piccola folla ha partecipato alla esequie pubbliche nella Chiesa di San Michele Arcangelo, all’inizio della splendida Piazza Garibaldi. Non è stata una manifestazione di massa. Un saluto sì. Cetona ha reso l’onore delle armi ad un concittadino acquisito, ma anche ad un avversario politico.

Nessuno lo dirà, adesso nel momento del commiato. Ma quel signore che è morto a 97 anni ed aveva scelto Cetona come buen retiro, con la storia e le tradizioni di Cetona c’entrava come il cavolo a merenda. Anzi era un cavolo indigesto. Perché Cesare Romiti, da amministratore delegato della Fiat è stato un campione del capitalismo italiano, uno di quelli che la lotta di classe l’hanno fatta e l’hanno vinta contro i sindacati e contro gli operai. Sindacati e operai che probabilmente rispettava (perché sapeva che il nemico non si sbeffeggia), ma che ha provato in tutti i modi a battere sul campo. Sempre.

Romiti è l’uomo di Agnelli che pose fine alla stagione del “sindacato dei consigli” nata con l’autunno caldo del ’69 e finita con la marcia dei 40 mila quadri nel 1980, sulla quale Romiti stesso si giocò praticamente tutto. Se andava male avrebbe perso e avrebbero vinto i sindacati e Berlinguer che andò a parlare ai cancelli di Mirafiori. Gli andò bene e vinse, senza possibilità di appello, per gli sconfitti. La Fiat e il capitalismo italiano, con Romiti in testa a dettare la linea, misero in ginocchio definitivamente la classe operaia che stava alzando troppo la testa e l’intero mondo del lavoro salariato.

Quello di Cetona, è stato un giusto tributo, un estremo saluto, di cortesia, verso una figura che indubbiamente ha dato lustro a Cetona, non fosse altro per il fatto di accostare il suo nome e a quello del borgo che prende il nome dall’omonima montagna. Ma il clima che si respirava a Cetona e in Valdichiana tra il ’69 e il 1980 non era certo il clima che piaceva a Romiti. Cetona e la Valdichiana stavano dalla parte opposta di Romiti. E anche dopo, con il sindacato “normalizzato” e le tute blu messe all’angolo, Romiti è rimasto un avversario politico, una delle figure di spicco dell’altra pate della barricata. Chi oggi,  in zona santifica Romiti, dimostra di avere poca memoria.

Può darsi che oggi, agosto 2020, certe differenze e certe distanze siano meno avvertibili ad occhio nudo. Il sindacato è scomparso, la sinistra pure, Berlinguer è morto da quasi 40 anni, la Fiat si chiama Fca e ha sede in Olanda e fabbriche negli Usa. La Juve la Coppa dei Campioni non la vince oggi come allora, perché quello della Fiat è sempre stato un capitalismo rigido e per certi versi feroce, ma mai al passo con il capitalismo omologo nel resto del mondo, e questo perché è stato anche un capitalismo assistito, con il paracadute della copertura statale che è sempre intervenuta in soccorso anche con politiche dei trasporti e scelte strategiche favorevoli al marchio torinese. Romiti è stato un campione anche di questo tipo di capitalismo. Ed è bene ricordarlo, anche nell’ora dell’addio.

A Cetona, al bar la domenica mattina Cesare Romiti non ostentava ricchezza, né potere. Ma aveva l’una e l’altro. Quando uscì dalla Fiat nel 1998, l’azienda gli assicurò una buonuscita di 300 miliardi di lire… Ma dicono fosse parsimonioso e forse proprio per questo si innamorò di Cetona, che è tutto meno che un luogo sfavillante. Lontanissima, per esempio, da Porto Cervo. Ha scelto Cetona anche per il funerale. E Cetona ha ricambiato la cortesia con una buona partecipazione, nonostante i 40 gradi all’ombra. Ha fatto bene, la comunità ha compiuto un gesto civico apprezzabile, ma… Romiti santo subito proprio no.

M.L.

 

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