CHIUSI, IL PD CHIEDE UN PATTO DI FINE MANDATO A BETTOLLINI. IL SINDACO ACCETTERA’? TUTTE LE CRISI POLITICHE PRECEDENTI, DA CANESTRELLI A CECCOBAO (CHE TORNA IN BALLO)

venerdì 21st, agosto 2020 / 12:58
CHIUSI, IL PD CHIEDE UN PATTO DI FINE MANDATO A BETTOLLINI. IL SINDACO ACCETTERA’? TUTTE LE CRISI POLITICHE PRECEDENTI, DA CANESTRELLI A CECCOBAO (CHE TORNA IN BALLO)
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CHIUSI – L’assemblea degli iscritti al Pd, tenutasi ieri sera a Macciano ha sancito due cose: 1) ha preso atto delle dimissioni di Bettollini dal partito; 2) ha confermato il ritorno in campo di Ceccobao che è iscritto a Chiusi nonostante abiti altrove e anche in questa occasione ha dispensato il suo verbo.

Il Pd, pur prendendo atto dell’uscita del sindaco dal partito, non ha parlato di sfiducia  e dunque non farà mancare la maggioranza a Bettollini. Tutti gli intervenuti hanno espresso la volontà di proseguire il lavoro svolto e arrivare alla fine del mandato senza ulteriori scosse.

E a questo proposito è stato anche deciso di incaricare una delegazione del partito di parlare con il sindaco, per stabilire come andare avanti e portare a termine la legislatura. Questo incontro avverrà probabilmente prima di quello già previsto tra sindaco e delegazione della coalizione di maggioranza che Bettollini vorrebbe evitare, andando direttamente in Consiglio Comunale.

Chiaro che sarà necessario un “patto” tra sindaco, ormai indipendente, e i partiti che lo sostengono, ovvero Pd e Psi. E tale patto dovrà costituire una piattaforma concordata e condivisa. Se ciò non avvenisse il quadro tornerebbe a intorbidarsi e potrebbe scapparci anche la rottura.

Il Pd ha comunque fatto capire, ieri sera, che delle comunali e questioni connesse ne parlerà solo dopo le elezioni regionali del 20 e 21 settembre. Il risultato delle regionali può costituire però un’altra variabile che potrebbe scompaginare tutto. Come abbiamo già scritto in precedenti articoli, se va male a Giani o va bene a Giani, ma non va bene al Pd in provincia di Siena, il gruppo dirigente del Pd senese e chiusino che di fatto ha messo Bettollini nelle condizioni di andarsene, sarà messo sotto accusa e salterà… La partita regionale in casa Pd conta anche in chiave chiusina.

Al momento a Chiusi la situazione è questa: il Pd non sfiducia Bettollini, consentendogli di arrivare in fondo, ma vuole concordare un piano di fine mandato. Se la risposta di Bettollini sarà positiva si andrà avanti, altrimenti chissà… Sembra quasi che il Pd cerchi il modo di far ricadere la responsabilità di una eventuale rottura anticipata, sul sindaco. E d’altro canto anche Bettollini, da battitore libero,senza vincoli di partito, adesso cercherà di fare la stessa cosa, cercando di dimostrare che la colpa non è sua, ma del partito…

Insomma siamo ad una sorta di braccio di ferro e qua e là, sottotraccia, ognuno rinfaccia all’altro atteggiamenti non costruttivi. In questo quadro, però – e questo è emerso chiaramente ieri sera a Macciano – la base del partito è disorientata e amareggiata, quasi incredula. E se il Pd, anche come gruppo dirigente sembra aver acquisito la consapevolezza di essersi infilato in un ginepraio e che intanto ha perso il sindaco di Chiusi e non è detto che lo riprenderà, perché i numeri dicono il contrario, una parte del corpo militante non accetta questa situazione e si sta sfilando. Al circolo di Montallese, il “feudo” di Bettollini, il non rinnovo della tessera sembra sia diventato un fatto di massa. Negli altri circoli almeno una trentina di iscritti non avrebbero rinnovato l’iscrizione proprio in relazione allo scontro in atto… si profila addirittura una secessione?

Non sarebbe neanche la prima volta a dire il vero.  In una nota sulle dimissioni del sindaco Bettollini dal suo partito, la lista Possiamo parla di “crisi politica senza precedenti” nella maggioranza che governa Chiusi. Ora, la fibrillazione è forte e le conseguenze possono essere devastanti, le tessere non ritirate potrebbero fare da detonatore… Ma non si tratta di una crisi senza precedenti. I precedenti ci sono eccome. Forse anche più dirompenti.

Negli ultimi 50 anni Chiusi ha avuto 8 sindaci: Emo Canestrelli, Giancarlo Laurini, Enio Peppicelli, Fabio Poggioni, Marco Ciarini, Luca Ceccobao, Stefano Scaramelli e Juri Bettollini. E per 4 volte c’è stato anche un vicesindaco reggente, perché il sindaco aveva abbandonato il campo o era stato costretto a lasciare anzitempo. Toccò ad Arnaldo Betti dopo Canestrelli, poi a Lionetto Checchi dopo Poggioni, a Fausto Bardini dopo Ceccobao e a Bettollini dopo Scaramelli.

Alla fine del 1970 il sindaco Canestrelli fu costretto alle dimissioni per una questione urbanistica (erano gli anni del grande boon edilizio a Chiusi scalo), sulla quale il Pci si spaccò letteralmente in due, la sezione di Chiusi Scalo, alle elezioni de 1973 votò in massa scheda bianca, favorendo l’entrata per la prima volta del Msi in consiglio comunale. L’assessore comunale Attila Biscottini, in rotta con Canestrelli e il gruppo dirigente passo al Psi, con malumori e accuse che durarono per anni.

A quelle elezioni del 1973 fu eletto sindaco Giancarlo Laurini, il più giovane sindaco d’Italia. Ma nell’83, alla fine del suo secondo mandato, sempre per una questione urbanistica lo stesso Laurini, con l’assessore Anna Duchini e il tecnico comunale Ciacci finirono sotto inchiesta. Anna Duchini lasciò il Pci, Laurini fu rieletto, ma si dimise nel 1984 per le pressioni interne e anche della stampa locale. Allora però se il sindaco si dimetteva non si tornava al voto. Seguirono Peppicelli e poi Poggioni.

Il quale Poggioni nel 1993, in piena campagna elettorale fu messo sotto inchiesta dalla Procura per falso in atto pubblico. Il Pds volle ricandidarlo lo stesso, nonostante le pressioni, ma dopo qualche mese fu dimissionato d’ufficio, e toccò al vice Checchi gestire l’anno di reggenza con Chiusi costretta a tornare al voto l’anno dopo, nel 1994. Anche in questo caso non senza polemiche e tensioni politiche pesanti. Due legislature Ciarini e due Ceccobao. Quest’ultimo però, prima della fine del secondo mandato, nel 2010 fu chiamato a fare l’assessore in Regione. Ancora reggenza per un anno e voto l’anno dopo, con una campagna elettorale contrassegnata ancora da tensioni sul Prg e sulla famigerata “colata” di 200 mila metri cubi di cemento che il piano prospettava, e un partito di maggioranza (ormai Pd) che si spacca di nuovo, con il “gruppo dei 16” capeggiato da Ciarini che si mette di traverso, ma solo fino ad un certo punto e da lì comincia l’ascesa di Stefano Scaramelli… il resto è storia recente.

Tutto questo per dire che di crisi politiche di maggioranza a Chiusi ce ne sono state parecchie, alcune molto pesanti, con ripercussioni anche sul piano delle amicizie e dei rapporti personali. Persone prima osannate che diventano nemico pubblico numero uno (Biscottini) o degli sconosciuti che nessuno saluta più. E’ successo anche a Ceccobao dopo la sua defenestrazione dalla Regione avvenuta nel 2013, praticamente mezz’ora dopo la caduta per mano giudiziaria del vertice Mps, di cui egli stesso faceva parte e rappresentava in Regione. Per anni di Ceccobao a Chiusi, che prima era appunto osannato come il nostro uomo all’Avana, si sono perse le tracce. Sparito anche dai radar. Adesso ricompare a dettare la linea. Due volte in due settimane. Il gruppo dirigente del Pd chiusino è al timone da poco, forse deve prendere ancora le misure. Si è capito che non amasse Bettollini e che non vedeva l’ora si levasse di torno. Ma, viene da chiedersi, è di figure come Ceccobao che sentiva il bisogno? Non sono bastati i suoi 8 anni da sindaco con lo stadio incompiuto, il centro merci fantasma, il depuratore abbandonato, la pensilona e la previsione della colata di 200 mila metri cubi di cemento, il tentativo di far acquistare gli swap al comune, il depuratore Bioecologia definito “giardino degli odori”… ? Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro.

M.L.

 

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