CHI C’E’ DIETRO LA APP IMMUNI? PEZZI DI SANITA’ PRIVATA, DI RAZZA PADRONA LOMBARDA E CAPITALI STRANIERI

mercoledì 22nd, aprile 2020 / 10:55
CHI C’E’ DIETRO LA APP IMMUNI? PEZZI DI SANITA’ PRIVATA, DI RAZZA PADRONA LOMBARDA E CAPITALI STRANIERI
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LA POSTA IN GIOCO NON E’ LA PRIVACY INDIVIDUALE, QUANTO L’USO DEI DATI E IL CONTROLLO SUI COMPORTAMENTI COLLETTIVI​

“L’app per il tracciamento dei contagi sarà solo volontaria e non ci saranno pregiudizi per chi non vorrà scaricarla”. Lo ha detto in aula al Senato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, provando a chiarire alcuni dubbi sull’obbligo o meno dell’utilizzo di Immuni, l’applicazione scelta dal governo come misura di contenimento dei contagi da coronavirus: “Il tracciamento – ha spiegato – è necessario per evitare la diffusione del virus. Ma il suo utilizzo sarà su base volontaria e non ci saranno limitazioni per chi non la scarica”. Una precisazione necessaria quella del premier, perché dubbi, perplessità e preoccupazioni sull’uso di massa dell’applicazione e dunque sull’ingerenza della stessa sulla libertà individuale e sul controllo sociale non sono mancati.

Qualche giorno fa, su queste colonne ne ha parlato Lucia Annunziata, affermando in sostanza che il controllo e l’ingerenza sulla privacy già esistono e se una volta tanto uno strumento tecnologico viene usato, non per farci acquistare qualcosa, ma per la nostra salute, il rischio è accettabile. Il Grande Fratello di orwelliana memoria è in azione da tempo e non sarà l’app Immuni a farlo diventare anche “il Grande Vecchio”, cioè il burattinaio, il padrone del mondo e dei comportamenti. E molti commenti, anche tra i nostri lettori e collaboratori sono andati nella medesima direzione. Comprensibilmente. Il ragionamento di Lucia fila e non fa una piega. In direzione diversa va invece un video postato sul suo profilo facebook da Alessandro Lanzani (cercatelo e  guardatelo, è interessante).

Se anche il presidente Conte ha sentito l’esigenza di rassicurare, evidentemente non tutto era chiaro e limpido. E le rassicurazioni di Conte sono importanti.

Però restano alcuni aspetti della App Immuni, che andranno chiariti ancora meglio. Tant’è che se ne occuperà anche il Parlamento. E pure il Copasir, il comitato parlamentare che controlla che i sistemi di sicurezza nazionale svolgano il loro lavoro nel rispetto della Costituzione. E il  Copasir vuole vederci chiaro “sia per gli aspetti di architettura societaria sia per quanto riguarda le forme scelte dal commissario Arcuri per l’affidamento e la conseguente gestione dell’applicazione”. Lo ha reso noto lo stesso presidente del Comitato, Raffaele Volpi. “Non esclusa” l’audizione dello stesso Arcuri, “ritenendo – spiega Volpi – che si tratti di materia afferente alla sicurezza nazionale“. Detta così fa quasi paura.

La richiesta di un interessamento del Copasir e di un dibattito parlamentare è venuta sia dalle opposizioni (Lega e Fratelli d’Italia), ma anche dal Pd.

Per quale motivo la App Immuni sarebbe “materia afferente la sicurezza nazionale”? per il controllo occulto sui movimenti e i dati (anche dati sensibili) delle persone? No, piuttosto per la presenza di capitali e aziende straniere nell’asset che sta dietro all’applicazione e che potrebbero utilizzare in modo improprio o a fini diversi le informazioni e i dati, anche se raccolti in forma anonima. Quindi più precisamente per “gli aspetti di architettura societaria”. E perché mai, chi c’è dietro la App Immuni?

Molti giornali ne hanno già accennato in questi ultimi giorni. Ma senza troppo clamore. Quasi sottotraccia. Siccome della App ne abbiamo parlato pure noi, torniamo anche noi sull’argomento, facendo un po’ di luce sull’organigramma dell’operazione.

L’applicazione Immuni per il tracciamento dei contagi covid, scelta dal Commissario Arcuri, è stata realizzata e messa a punto e sarà gestita da tre soggetti. O meglio tre società private: la Bending Spoons, che ha realizzato l’infrastruttura, il Centro Medico Santagostino che ha fornito le informazioni tecnico scientifiche per tarare l’app sulle esigenze richieste e Jakala che è una mar-tech company, ovvero un colosso dell’E-marketing specializzato nella raccolta e gestione di dati finalizzati alla fidelizzazione dei clienti e alle ricerche di mercato. Tutte e tre sono di Milano.

Bending Spoons S.p.A. è il primo sviluppatore di app d’Europa: con una dozzina di app, oltre 200 milioni di download complessivi, 270.000 nuovi utenti al giorno e 45,5 milioni di fatturato (nel 2018). Fondata a Copenhagen nel 2013, da Luca Querella, Francesco Patarnello, Luca Ferrari e Matteo Danieli. Nel 2014 è tornata in Italia, nei suoi uffici di Milano vanta oggi oltre 150 dipendenti. Dal 2019 sono entrati nella società anche Star Tip di Gianni Tamburi, H14 di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi (figli di Silvio); Nuo Capital un fondo cinese. Bending Spoons era salita agli onori della cronaca per le indiscrezioni su un tentativo di scalata di Grindr, la più popolare app mondiale di incontri dedicata a gay, bisessuali e transgender. Ma questo è un altro discorso.

Il Centro Medico Santagostino è una importante realtà della sanità privata lombarda che fa capo alla Società e Salute Spa. Ha fatturato 40 milioni di euro nel 2018.  Presidente e a.d sono rispettivamente Luciano Balbo e Luca Foresti. A fine 2019 è entrato nel gruppo anche il fondo L-Gams “società d’investimento partecipata dalla famiglia regnante del Liechtenstein e da altre importanti famiglie imprenditoriali europee, americane e asiatiche”. Così si legge in un comunicato stampa dell’azienda del dicembre scorso.

Infine Jakala, altro colosso milanese che raccoglie e gestisce dati per tante aziende e per le maggiori catene della grande distribuzione. L’azionista di maggioranza è Matteo De Brabant. Ma nella compagine sociale, con quote di minoranza  ritroviamo i tre figli di Berlusconi con H14, alcune famiglie  e imprenditori di spicco come Paolo Marzotto,  Renzo Rosso, Giuliana Benetton, i Branca, i Dompè e i Lucchini, Mediobanca, il finanziere Davide Serra grande sponsor di Matteo Renzi, il fondo internazionale Ardian, considerato il più importante fondo di “private equity” in Europa (capitali svizzeri, Usa e non solo).

Insomma nell’operazione IMMUNI c’è una bella fetta della “razza padrona” lombarda, con la banca di riferimento, ma ci sono anche investitori stranieri: cinesi, svizzeri, del Lichtestein, americani…  Forse è quest’ultimo aspetto che configura qualche rischio per la sicurezza nazionale, data la mole di dati che la app raccoglierà e che potrebbero, appunto essere anche usati per altri scopi. Non sono la libertà e la privacy individuale, ad essere messe in discussione, quanto il controllo sui comportamenti collettivi. E’ su tali comportamenti che le aziende costruiscono prodotti ad hoc o strategie comunicative e decidono l’ubicazione dei loro punti vendita. Ma con lo stesso sistema si possono creare anche strategie politiche o addirittura militari…

Il presidente Conte ha affermato che l’uso di Immuni sarà volontario, che non ci saranno sanzioni per chi non la scaricherà sul proprio cellulare. Ma posto che un sistema di tracciamento per limitare il contagio da Covid, fosse necessario, e utile, c’era proprio bisogno di mettere tutto in mano ai privati? E, verrebbe anche da dire, sempre ai soliti?

m.l.

 

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