IL PROGRAMMA POLITICO DELLE SARDINE? SE LO AVESSIMO APPLICATO ANCHE AL CASO ACEA…

lunedì 16th, dicembre 2019 / 17:44
IL PROGRAMMA POLITICO DELLE SARDINE? SE LO AVESSIMO APPLICATO ANCHE AL CASO ACEA…
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Riempiono e piazze di tutta Italia, cominciano a farsi sentire anche nel resto d’Europa. Sabato hanno riconquistato Piazza San Giovanni, a Roma, la piazza simbolo della grandi manifestazioni della sinistra, ultimamente “okkupata” dalla destra salviniana e dai 5 Stelle. E non sono solo ragazzi. Le sardine sono anche pesci che hanno già nuotato parecchio… Sono anche lucci argentati, che hanno 50, 60 e 70 anni. Gente rimasta senza rappresentanza e che ha voglia di tornare a dire la sua… Gente che ha perso fiducia nei partiti della sinistra, ma non ci sta a farsi risucchiare dalla propaganda razzista, rabbiosa, anti europea, antipolitica della destra fascistoide e leghista, che non ci sta a cedere alla depressione della paura che sembra aver pervaso tutti… 

Ma chi sono ‘ste sardine, cosa vogliono in realtà? Dalla manifestazione di Piazza San Giovanni a Roma si è capito che per ora per le sardine è più importante esserci che parlare. Ora conta più il numero, e il colpo d’occhio, che il decalogo. Ma intanto qualcosa comincia a delinearsi anche riguardo al decalogo, alla “piattaforma”, come direbbero i sindacalisti…

Eccoli i primi 6 punti programmatici delle “sardine”:

1. Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare.

2. Che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali.

3. Pretendiamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network.

4. Pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca tutto questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti.

5. Che la violenza venga esclusa dai toni della politica in ogni sua forma. La violenza verbale venga equiparata a quella fisica.

6. Abrogare il decreto sicurezza.

Ovvio che è ancora poco, molto poco. Non c’è ancora niente sul piano sociale, sulla redistribuzione del reddito, sull’uguaglianza, che è cosa diversa dalla fuffa sulla meritocrazia che ci hanno propinato negli ultimi 30 anni, e c’è poco anche sul resto. Ma almeno è qualcosa e oltre questi 6 punti ce n’è anche un altro che è emerso chiaramente in tutte le manifestazioni di piazza: quello dell’antifascismo e della difesa/rispetto della Costituzione. Non è poco e non era scontato. Poi ce n’è un altro ancora ed è che le sardine hanno già detto che in Emilia Romagna alle regionali di gennaio daranno indicazione di voto e “appoggio alle liste di sinistra” (hanno usato questo termine) che sostengono Bonaccini. Anche questo non era né ovvio, né scontato. Ed è un segnale chiaro, non un segnale di fumo… 

Il punto 6 ci sembra il minimo che una nazione democratica e civile possa fare. E ci sembra che su questo terreno il pensiero di fondo delle sardine sia meglio, molto meglio, del giustizialismo tout court d certi movimenti precedenti: tipo girotondi o popolo viola… E anche rispetto al grido “legalità -legalità” senza pensiero alcuno dei 5 Stelle.

Anzi, rispetto alla galassia e alle contraddizioni dei pentastellati, ci sembra che le sardine esprimano anche una concezione più seria dell’uso della rete e dei social…

Il recupero, diciamo pure a riconquista, delle piazze delle città (cosa diversa dalle piazze virtuali) ne è la conferma, la prova del nove. Le sardine vogliono fare politica come va fatta. Parlando alla gente e con la gente. Guardandosi in faccia. E negli altri punti programmatici (1,2 e 3) c’è anche un richiamo alla sobrietà, all’utilizzo dei canali istituzionali e deputati per la comunicazione politica. Fanno riferimento esplicito ai ministri, ma crediamo che il richiamo possa essere tranquillamente esteso a tutti…  Anche ai leader politici di partito, ai presidenti e consiglieri regionali, ai sindaci e agli assessori, dalla Capitale al più piccolo dei comuni…

Ed è bello il rifiuto della “violenza verbale” nel dibattito politico. Violenza verbale da accomunare, secondo le sardine, alla violenza fisica…

Questo è, a nostro avviso, un punto cardine. Perché ultimamente la comunicazione politica ha imboccato una deriva pericolosa, e l’uso e abuso dei social ha sdoganato atteggiamenti di denigrazione gratuita. Quasi che su facebook, twitter o istagram si possa dire o scrivere qualsiasi cosa…

Ecco, questi primi punti programmatici delle sardine, che sono per ora solo un monito ai partiti esistenti (soprattutto a quelli di sinistra) e non il programma politico di un nuovo movimento con velleità elettorali, ci sembrano molto pertinenti anche riguardo alla situazione locale.

Prendiamo il superdiscusso caso Acea a Chiusi. Se analizziamo la vicenda secondo i punti programmatici delle sardine emerge che l’abuso della comunicazione via social ha distorto la questione. Che l’amministrazione locale avrebbe fatto meglio a utilizzare esclusivamente i canali istituzionali al posto dei profili facebook, ma anche che da parte di chi si è battuto contro il progetto non si è evitato il ricorso alla “violenza verbale”, e – aggiungiamo noi – alla denigrazione gratuita di chiunque non fosse allineato al pensiero ritenuto dominante. Come se i social fossero il nuovo vangelo. L’unica verità. Come a dire: se siamo in tanti vuol dire che abbiamo ragione. Una situazione che il vignettista Altan ha sintetizzato da maestro con una battuta:  “Fai come ti dico! e chi sei, il web?”

Siamo tornati ai tempi in cui la gente semplice, per avvalorare un fatto, diceva “l’ha detto la televisione!”. Ora lo dice facebook. Ma l’effetto è il medesimo.

Non a caso le sardine piacciono pochissimo alla destra fascio leghista, che le denigra e le iscrive d’ufficio al Pd;  piacciono poco ai giustizialisti di ogni ordine e grado, che vedono le magagne degli altri e mai le proprie;  a quelli che gridavano “legalità” anche al povero Mimmo Lucano (che poi pare non abbia fatto nulla, ma nulla, di illegale) o a quelli che indossavano la maglietta con su scritto “parlateci di Bibbiano” e indicavano il sindaco di quel paese come uno che faceva fare l’elettroshock ai bambini, mentre al massimo aveva commesso un reato amministrativo, poi risultato inesistente pure quello; ai detrattori di Carola Rackete considerata per giorni una piratessa dei mari, mentre stava solo salvando vite umane.

Tornando alla questione locale che ha tenuto tutti inchiodati ai social (il caso Acea), se tutti gli attori in campo avessero usato il “metodo delle sardine” forse non saremmo arrivati alle divisioni e ai contrasti che si sono verificati. Ma non saremmo nemmeno arrivati al paradosso di queste ore e cioè al fatto che dei comitati e migliaia di persone si sono battuti per settimane per stoppare un impianto industriale ritenuto pericoloso e nel momento in cui arriva lo stop al progetto per ritirata dei proponenti, nessuno festeggi, anzi si continui sui social con il mantra delle istituzioni infedeli e sorde e della stampa asservita, nonostante il risultato ottenuto. L’importante è l risultato, si dice sempre. In questo caso, pare non sia vero.

Strano, perché l’obiettivo è stato raggiunto, ma forse lo stop al carbonizzatore non era l’unico obiettivo. Altrimenti il paradosso non si spiega.

L’uso e l’abuso dei social presuppone sempre che ci siano branchi di “boccaloni” pronti ad abboccare.

La disabitudine a leggere brani più lunghi di 140 caratteri, la difficoltà a capire ciò che si legge (lo ha detto anche l’Ocse, che in Italia molte persone, anche tra gli studenti, hanno problemi seri di comprensione del testo), la tendenza a considerare verità assoluta quella che ottiene più likes e a fermarsi ai titoli senza leggere gli articoli sono tutti ingredienti della stessa minestra. Hanno ragione le sardine a dire che serve un pensiero articolato e complesso e che non basta il pensiero semplice, ovvero la semplificazione dei linguaggi e dei concetti.

Noi, per quello che può valere – lo abbiamo già detto – preferiamo di gran lunga le sardine che nuotano in branchi e in mare aperto, ai pescecani famelici, ai pescigatto che si nascondono nel fango e anche ai boccaloni pronti ad affidarsi alla dittatura degli slogan e della paura… Da queste parti, par di capire,  sono più i pesci di lago che quelli di mare. Del resto però siamo in terre lacustri…

m.l.

 

 

 

 

 

 

 

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