CASO ACEA: IL COMITATO LANCIA LA “LENZUOLATA”, BETTOLLINI ADOMBRA LE DIMISSIONI… MA SE SI DISCUTESSE SERIAMENTE E NON COME ALLO STADIO?

TRE CASI SIMILI: LODOVICHI, EFFEDI E CENERI DI FABRO. PERCHE’ ALLORA ANCHE NOI DICEVAMO NO A PRESCINDERE. UN PO’ DI RIPASSO A VOLTE PUO’ AIUTARE
CHIUSI – La questione Acea tiene banco su social. Il Comitato lancia pure la “lenzuolata”, come è successo di recente a Torrita e come successe nel ’99 ad Acquaviva di Montepulciano. E come accade spesso laddove la gente si mobilita contro qualcosa di cui ha paura, che sia una discarica, un inceneritore, un senso unico, una fusione tra comuni o un… carbonizzatore, anche se idrotermale e con un processo produttivo ad acqua calda e nona combustione. Ma questi sono dettagli. Anche il sindaco e il capogruppo di maggioranza (centro sinistra) di Cetona si sono espressi via social in modo piuttosto problematico, diciamo pure molto dubbioso, se non del tutto contrario sull’argomento. Lo stesso ha fatto il sindaco Risini di Città della Pieve, che però è in quota Lega. Il sindaco di Chiusi, poco abituato alle contestazioni plateali sembra soffrire la pressione e la marcatura stretta… In un lungo post sul facebook nel quale rilancia l’importanza dell’inchiesta pubblica che si apre domani e andrà avanti fino a gennaio, lascia trasparire amarezza e delusione e alla fine sembra quasi adombrare l’ipotesi di dimissioni: “Non può esserci un popolo senza Sindaco così come è anche vero il contrario. Valuterò attentamente la questione e nelle prossime ore comunicherò le mie decisioni personali”.
Già deve valutare e decidere che fare in relazione alla sua permanenza o meno nel Pd, dopo la diaspora dei renziani (a Scaramelli, Cimarelli e 4 segretari di circolo si è aggiunta anche l’ex segretaria comunale Pamela Fatichenti) e quella è una storia che potrebbe far saltare anche la maggioranza e la giunta, quindi è evidente che per Bettollini il momento non sia dei più facili. Probabilmente solo due mesi fa non immaginava neanche di trovarsi in una situazione del genere. Ma la politica si sa, non è un pranzo di gala e può capitare che ti metta di fronte a scelte difficili o a situazioni complicate e inusitate. E’ in queste situazioni che emergono però le capacità, la serietà, la buona o la cattiva fede delle persone.
Bettollini ha un Pd in disfacimento e ricostruzione, un gruppo consiliare che in parte farà capo ad un altro partito, in più ha una buona fetta di cittadini contro e i sindaci dei paesi limitrofi che lo guardano in cagnesco. In sostanza è accerchiato. O si sente accerchiato. Il caso Acea può essere il detonatore di una situazione esplosiva. Non a caso Andrea Micheletti ed altri nel Pd predicano calma e gesso…
Quella frase di Bettollini che qualcuno legge come “una minaccia” di dimissioni, cioè come un messaggio alle sue truppe, per dire “guardate che se perdo questa battaglia dovrete cercarvi un altro sindaco” è comunque sibillina. E anche – diciamolo – inusuale rispetto al decisionismo e alla spavalderia del personaggio. Trasmette senso di solitudine. Umanità, E, appunto, amarezza, non solo disappunto per le critiche. Una amarezza umana comprensibile.
Il fuoco di fila del movimento contrario all’impianto Acea, che è assolutamente legittimo, ma che in questi ultimissimi giorni si è fortemente intensificato, sembra non solo voler colpire un avversario in difficoltà anche per altri motivi (la crisi Pd), ma sembra pure voler condizionare in qualche modo l’inchiesta pubblica che sta per cominciare.
E’ una forma di pressione per far capire, se non l’avessero capito, ai tecnici e referenti della Regione Toscana che una parte consistente della popolazione di Chiusi e dei dintorni quell’impianto non lo vuole e non lo vuole a prescindere. Perché dati certi per dire sì o no, ancora, in realtà, nessuno li ha. E’ una questione di pelle. Di fiuto, di paure dovute anche ai tanti, troppi esempio negativi visti e stravisti in questo Paese. Che non è la Svezia, l’Olanda o la Germania. Qui in Italia le cose funzionano sempre un po’ peggio che altrove e spesso nei malfunzionamenti si inserisce e prospera pure la malavita.
A noi, da osservatori neutrali (nel senso che non siamo – come abbiamo spiegato ieri – né favorevoli, né contrari a prescindere, ma non per equidistanza o finta imparzialità, quanto perché vorremmo che il progetto fosse verificato e valutato con dati oggettivi alla mano e sulla base di pareri qualificati e attraverso un confronto serio tra i pro e i contro), piacerebbe che tutti ci fermassimo un attimo, ascoltassimo e partecipassimo al confronto in sede di inchiesta pubblica, valutando tutto, non solo la presenza o assenza di emissioni, ma anche il sentire comune, l’opinione pubblica. Senza isterismo, senza fantasmi e fanatismi, senza pregiudizi o preconcetti.
Noi, come primapagina, lo ricordavamo sabato, in passato, tante volte siamo stati CONTRO a prescindere. Senza se e senza ma. Ma per ragioni precise, che in questo caso,a nostro avviso non sussistono o non sono così precise.
Citando i casi in cui anche noi abbiamo adombrato scenari tipo quelli dei film Silkwood (1982) e Erin Brockovich (2000) nell’articolo di sabato abbiamo fatto riferimento all’inquinamento da nichel della falda di Fondovalle, ai presunti interramenti di rifiuti tossici e allo sversamento di materiale tossico da un deposito del Ministero dell’Agricoltura nel capannone ex Nigi. Ma non sono quelli i casi più calzanti. I casi più calzanti sono quelli della Lodovichi, quello delle ceneri di Fabro e quello della Effedi Costruzioni. Tutte vicende che hanno visto questa testata e il sottoscritto, in quanto direttore o autore degli articoli, finire in Tribunale per aver denunciato situazioni di rischio per la salute e per l’ambiente. Tre vicende in cui, va detto, le amministrazioni locali furono chiamate in causa e pure a testimoniare in tribunale e nonostante non amassero il nostro modo di fare informazione,anzi, ne fossero infastidite, non si sottrassero al confronto e diedero un contributo oggettivo a quelle battaglie riconoscendo errori, incongruenze o disattenzioni.
Caso Lodovichi. Siamo nel 1989 un articolo de l’Unità denuncia l’uso da parte della Lodovichi di una sostanza cancerogena per il “bagno delle traversine ferroviarie” di legno. Si tratta dell’olio di Creosoto, che in Svezia e Francia è stato messo al bando da anni… Il titolare denuncia l’Unità e anche il Nuovo Corriere Senese che rilancia la notizia. E lo fa anche nel 1993 quando, sprigionandosi dalla fabbrica delle traversine la solita puzza di catrame, identica a quella originata dall’uso del creosoto, Primapagina riprende la questione e si chiede se non sia il caso di verificare se l’olio usato è diverso o no… Per tre volte (due volte il Tribunale di Perugia e una volta il Tribunale di Roma) assolve il sottoscritto e il giornale perché non di diffamazione si trattava, ma di opera di informazione e giusta denuncia di rischi per la salute pubblica. Il titolare dell’azienda in questione alla prima udienza (Perugia) disse che l’olio utilizzato non era cancerogeno e addirittura faceva bene alla salute, tanto che le mamme portavano i figli affetti da pertosse a respirarne gli effluvi. Alla seconda udienza e a quella del 1994, il titolare non poté partecipare perché nel frattempo era deceduto per tumore ai polmoni… Si scoprì in quelle udienze che anche in Italia il Creosoto era bandito e fuorilegge dal 1988. Quella battaglia giornalistica obbligò la Lodovichi a cambiare sostanza per il bagno delle traverse… La produzione continua tutt’ora, la puzza che talvolta si sprigiona è sempre la stessa, ma l’olio utilizzato non è più cancerogeno. In quel caso il fatto che la Lodovichi fosse non solo un’azienda insalubre, ma anche un’azienda pericolosa era conclamato. Non eravamo in presenza di un dubbio, di una possibilità che ci fosse un rischio. Il Tribunale lo certificò, al di là di ogni ragionevole dubbio. Ma il dubbio non c’era neanche in partenza, perché l’uso dell’olio di creosoto era di per sé una certificazione di rischio. Quindi una situazione diversa da quella di cui si sta discutendo adesso: il progetto Acea.
Caso Ceneri di Fabro. Si tratta delle ceneri di risulta della centrale a carbone di La Spezia che dal 1986 al 1990 arrivarono a migliaia e migliaia di tonnellate a Fabro e in altri comuni della zona, solo sul versante umbro (Città della Pieve, Panicale, Piegaro). L’Enel pagava a peso d’oro i comuni che si rendevano disponibili a smaltire quelle ceneri, utilizzandole per realizzare zone artigianali, campi sportivi, rilevati stradali… Prima l’Agorà, poi il Nuovo Corriere Senese, infine Primapagina ne fecero un tormentone. In quel caso non c’era la certezza del rischio che quelle ceneri fossero tossiche, Enel diceva di no, ma c’erano molti, troppi punti oscuri sul perché l’Ente elettrico pagasse così tanto lo smaltimento di quel materiale. Solo il Comune di Fabro, comune con un bilancio di circa un miliardo di lire l’anno, all’epoca, riscosse qualcosa come 45 miliardi di lire. Per Chiusi passavano circa 100 tir al giorno carichi di cenere…C’era oltre al dubbio che le ceneri fossero tossiche o comunque nocive, anche il dubbio che insieme alla ceneri venisse scaricata altra roba… Il titolare di una delle ditte di trasporto che si era arricchita con quel traffico, nel 1994 denunciò Primapagina che aveva osato adombrare tali scenari. Solo che quando il Gip fissò l’udienza preliminare, quel trasportatore era già in galera, arrestato per truffa e traffici illeciti. Il Gip archiviò. Per la cronaca, gli articoli di Primapagina portarono alla luce un altro aspetto: eravamo negli anni immediatamente precedenti Tangentopoli e la sede della ditta che si occupava di gestire il business tra Enel e i Comuni aveva sede presso la sede nazionale del Psi, in via Tomacelli, a Roma. E anche lo stesso telefono, al quale rispondeva la segretaria di De Michelis. Questa vicenda può essere più assimilabile a quella del Progetto Acea, più del caso Lodovichi, certamente. Ma nella vicenda ceneri i punti oscuri erano molti di più di quelli chiari e lineari e i dubbi erano veramente forti. Tanto che a distanza di 30 anni ancora se ne parla e il caso non è chiuso. Per la cronaca, nel 2012, uno dei trasportatori più importanti di quell’affaire, Massimo Dolciami di Tavernelle, fu trovato morto carbonizzato nella sua auto andata a fuoco. Episodio archiviato come suicidio, ma poco chiaro anche quello.
Il caso più simile, per certi versi, alla questione Acea, è sicuramente quello della EFFEDI COSTRUZIONI che nel 1994 voleva insediare a Chiusi Scalo uno stabilimento industriale per lo smantellamento dell’amianto dalle carrozze ferroviarie. Primapagina, insieme ad un comitato cittadino sorto nel quartiere le Biffe e al movimento dei Verdi, mise in piedi una campagna contro quel progetto, che avrebbe potuto andare in porto molto rapidamente perché l’azienda aveva già costruito due capannoni. Quelli adesso utilizzati da Interporto Etrusco, lungo la bretella Po’ Bandino-Fondovalle. L’azienda, aveva ottenuto una variante al Prg per poter costruire quei due capannoni fuori dalla zona industriale e da semplice impresa di carpenteria metallica, sempre a servizio del settore ferroviario, voleva lanciarsi nel business dell’eliminazione dell’amianto che per le Fs era un’urgenza. Anche nel caso Effedì si era di fronte ad un progetto, non ad una azienda operante, quindi ad un rischio potenziale e non conclamato. Ma l’amianto era già notoriamente un materiale considerato cancerogeno e a rischio. Per di più quei capannoni erano (sono) molto vicini al centro abitato e alla ferrovia dove passano i treni. Non vi era alcun dubbio sul fatto che quel tipo di lavorazione avrebbe potuto rivelarsi pericolosa per la salute dei cittadini. Perché l’amianto è sostanza volatile e subdola, si diffonde con facilità se non adeguatamente trattata. Il titolare della Effed denunciò Primapagina, ma in Tribunale perse la causa. Adesso, per fortuna, anche grazie a quella battaglia, in quei capannoni c’è una attività, della stessa proprietà, ma non c’è l’amianto.
Tutto questo per dire che si può e si deve essere contro, quando il rischio è conclamato e certo, e può essere conclamato e certo anche se gli impianti sono a norma. E anche quando i lati oscuri superano quelli chiari.
Sulla vicenda Acea, non siamo a questo punto. Non vi è alcuna certezza che il processo produttivo, le eventuali emissioni e il prodotto finale siano innocui, ma non vi è nemmeno la certezza che siano nocivi e fortemente impattanti. Da qui la necessità di valutare la cosa con un confronto serio. Altrimenti non se ne esce. Ma il confronto deve essere serio e civile davvero. Non può avvenire con il dubbio latente che sia una partita truccata. Avallare o instillare questo dubbio è oggettivamente un modo per screditare la politica, le istituzioni, gli enti preposti a controllo e pareri. In definitiva la democrazia e le sue regole.
Il leader della destra pievese Lorenzo Berna, nel sollecitare una presa di posizione del suo sindaco (che poi c’è stata) scriveva due giorni fa che “i fanghi di depurazione da qualche parte vanno trattati e smaltiti, ma ognuno tratti e smaltisca i suoi, a casa sua!” In sostanza lui ha dubbi sull’impianto proposto da Acea, ma se Acea avesse proposto un impianto identico come tecnologia e funzionamento, ma più piccolo, per trattare solo i fanghi del depuratore che ha rilevato da Bioecologia e che già insiste su quell’area, a Chiusi Scalo, gli andrebbe bene. Ecco, ma allora il problema è la tecnologia non testata, sono le emissioni nocive per la salute, o solo le dimensioni e la “solidarietà” cioè il fatto che in un luogo si smaltiscano anche fanghi di altri?
Dobbiamo essere sovranisti anche nello smaltimento fanghi? Perché anche un impianto più piccolo sarebbe comunque sperimentale, produrrebbe emissioni, esporrebbe a rischi i lavoratori lì impiegati e i cittadini. O no? E anche il depuratore però dovrebbe essere smantellato e ricostruito più piccolo per trattare solo i reflui fognari di Chiusi Scalo e non anche altro come avviene adesso… Su quello però, per anni, nessuno (tranne questo giornale e pochissimi altri) ha mai detto una parola, soprattutto dai paesi limitrofi.
m.l.
Mi occupo di tecnologia da qualche anno e, seppur abbia più di un esempio di quanto male possa fare la tecnologia, il mio atteggiamento nei suoi confronti è sempre stato, se non positivo, almeno non prevenuto. Sui temi dell’articolo, però, mi pare che ci sia un problema di carattere più generale. Rilevo, dalle cose che leggo e che seguo, dalle conversazioni che ho modo di scambiare, un timore diffuso che non ha di mira la tecnologia in sé, quanto il fatto che le dimensioni proposte non sono state mai sperimentate sul campo e che non ci si può basare su simulazioni – per quanto incoraggianti – di cosa succederà. Il problema è tanto più ingrandito dalla scarsità di informazioni che, quando emergono, emergono per caso (ad es., si viene a sapere di investimenti milionari da parte di Enti come la Regione e il Ministero – che dovrebbero essere super partes e non stakeholders –), quasi come voci. Gli stessi Enti poi, dovrebbero essere gli arbitri e i garanti imparziali di questa partita. Siamo in una situazione, invece, in cui sembra che i giocatori oltre che gli arbitri voglion fare il pubblico e magari intascare anche l’incasso della partita. Questi elementi non sono affatto tranquillizzanti. A complicare il quadro, si aggiunga che gli “Amministratori Delegati” pare che trattino l’azienda che gli è stata affidata come un oggetto di proprietà: chissà se Elkann avrebbe permesso a Marchionne la stessa libertà di movimento.
A me sta cosa dell’ACEA non dispiace affatto !
Parliamo tanto di progresso,poi,quando il progresso arriva fin nel nostro giardino ,il progresso non va più bene !
Ci dobbiamo mettere l ‘anima in pace!
In qualche modo dobbiamo fare. L’unica cosa che và guardata è la validità e la sicurezza degli impianti adoperati !
Montalto fu un opera riconosciuta da tutti,come una delle più sicure in Europa ! rimase Incompiuta per l ‘ostilità della politica ! Infatti siamo rimasti al palo ! Salvo poi comprare energia prodotta in Austria con il nucleare,oppure fatta con le traverse delle nostre ferrovie che paghiamo per smaltire,per poi ricomprare l ‘energia prodotta con quelle traverse !
Purtroppo il progresso è anche questo !
Oggi abbiamo,tutti,grossi problemi di smaltimento dei rifiuti,in altri stati i rifiuti vengono bruciati per produrre energia ! Noi no ! Abbiamo Roma,Napoli invase dai rifiuti ma non sappiamo dove smaltirli,un esempio è la discarica delle Macchiaie a Sinalunga,doveva essere una risorsa,invece di gas non ne produce e non possiamo neanche sapere se quelle decine di metri di rifiuti inquinano le falde.
Bisogna vigilare sulle ditte che realizzano gli impianti e non badare a spese nell’installare le migliori tecnologie ! Non basta solo dire NO! Qualche volta bisogna dire SI con criterio !
A proposito dello sfogo di Bettollini esternato con il post di ieri, è confermato da una intervista uscita sul Corriere di Siena di oggi. E a margine di tutto ciò è uscita anche una presa di posizione dello “Staff del Comune di Chiusi”, sulla pagina ufficiale del Comune stesso. Presa di posizione a sostegno del sindaco. Su questo non c’è niente di male. Il problema è che lo staff ha pubblicato tale nota, appunto sulla pagina ufficiale dell’ente. E questa è una cazzata, perché il Comune non è una abitazione privata. E lo staff non è un organo politico del Comune. Troppo uso dei social a volte porta a commettere errori marchiani.
x Niccolò.E’ difficile dire SI con criterio guardando a come vengono amministrate le cose da QUESTA POLITICA e come si tenti di porle davanti ad uscite come qurella del Sindaco che ipotizza le sue dimissioni nel caso che il NO possa prevalere nell’opinione pubblica. Ti sembra un modo normale di fare politica questo dopo tutti gli interventi che ci sono stati nei media? Lui stesso ha dichiarato fra l’altro scrivendolo che non accetterà mai un impianto inquinante nel territorio e ne ha qualificati i limiti e giustamente è stato richiesto il parere di una commissione tecnica, una a favore e l’altra contro per vedere cosa ne esce da tutto questo. Adesso se ho letto bene sembrerebbe disposto a paventare anche le dimissioni se i no delle opposizioni potessero influenzare i cittadini al punto che non venisse fatto l’impianto(almeno dal titolo del giornale si evince questo).Tutto questo non ti sembra una campagna attiva lanciata che possa condizionare anche l’opinione pubblica?. Se non sbaglio è anche il mio sindaco anche se personalmente sono contrario all’impianto ma come vedi è la politica che non regge più il confronto con la realtà, è la politica che usa mezzi che a definirli etici si dice uno sproposito.In piu’ ci si mettono i media a rendere l’idea ” dell’accerchiamento” e adesso a cercare di far emergere ”la moderazione”( Lorenzoni) quando moderazione alcuna non c’è stata da parte di chi avrebbe dovuto ragionare sulle conseguenze e non andare a diritto senza sostanzialmente sentire il parere della popolazione.Si può andare avanti così ? Io credo di no ! MA TUTTO QUESTO SUCCEDE PERCHE’ LE PERIFERIE DEL SISTEMA NON CONTANO PIU’ NULLA NEL PROCESSO DECISIONALE DI CHI AMMINISTRA LE RISORSE E DI CHI HA BISOGNO DI RISOLVERE I PROBLEMI CHE I VERTICI STESSI HANNO DECISO CHE CI FOSSERO ACCETTANDO IL MODELLO DI SVILUPPO CHE HANNO ACCETTATO E DI CUI SI SONO FATTI DA DECENNI GARANTI ! QUESTO E’ IL DISCORSO CHE PER INTERESSE POLITICO DISTORTO NON LO SI TIENE PRTESENTE ED ALLORA SE E’ RICONOSCIUTO GIUSTO QUELLO CHE DICO E GIUSTO SOPRATTUTTO POLITICAMENTE LA GENTE DEVE POTERSI PROTEGGERE DAL VELENO E DALL’INGIUSTIZIA CHE SI PREPARA A RIVOLGERSI CONTRO DI LEI E PRETENDERE CHE VENGA INFORMATA, E PRETENDERE CHE L’INFORMAZIONE STESSA IN QUESTI CAMPI SIA ESENTE DA INTERESSI !!! Appunto, questa è la condizione! Poi,con gli strumenti della democrazia essere messa di fronte a decretare se un procedimento vada bene e sia accettabile oppure non lo sia, ma non avvisata semplicemente a cose fatte e puta caso se non ci fosse stato il Comitato ARIA che ha sollevato il polverone, tutto questo non sarebbe successo. Ed allora la mossa di dire se prevarranno i NO io me ne vado pensi che debba dar fiducia a QUESTA POLITICA AMMINISTRATA IN QUESTO MODO ? Ti sembra una mossa positiva per la cittadinanza? A me sembra una mossa che pone la cittadinanza di fronte ad un out-out che è bene non esprire di che natura possa essere inteso, E CHE PONE LO STESSO PRIMO CITTADINO AD AVERE LA POSSIBILITA’ DI SENTIRSI LIBERO DA VINCOLI E DI SCEGLIERE IN FUTURO ANCHE PROSSIMO NUOVE DESTINAZIONI CHE SARA’ LUI STESSO A SCEGLIRE.In questi anni ne abbiamo viste anche troppe di tali situazioni e condizioni di chi ha preso incarichi creati ad hoc dalla politica dei vertici e non da quella delle persone e dei cittadini, di chi è ”salito sui treni che sarebbero passati solo una volta nella vita” e sinceramente sarebbe il momento di farla finita.Viene fuori adesso che siamo al rende rationem perchè l’etica che si è dipanata fin’ora è l’etica di chi si sente il Deus ex Machina della situazione invece di quello di sentirsi ed essere dentro alla gente e con la gente ascoltandola( anche se non si perde l’occasione di rammentarlo ) e non facendo passare sulle teste di essa decisioni prese -se posso dirlo- anche in altri luoghi. Adesso tutto questo riferimento alla democrazia delle scelte viene fuori in questo modo, inconsulto, arrabbiato e virulento da ambo le parti perche si paventa la possibilità che la soluzione possa anche quella che ne possa scaturire una posizione contraria all’installazione dell’impianto ? Dico questo perchè mi sembra di ravvisare nel dibattito pubblico una continua oscillazione di prevalenze diverse ed opposte.Mi posso sbagliare ma si odora questo. Quando ho sempre detto che questo personale politico espresso dal territorio non è all’altezza di trasmettere gli imput necessari alle cittadinanze proprio per SOTTOCULTURA POLITICA ,e l’unica cosa che temono di conseguenza è il voto ho detto sempre la verità, altro che star dietro alle chiacchiere che vorrebbero distorcere la realtà dicendo che le opposizioni seminino il terrore! Prima di dire questo sarebbe stato bene informarsi su quanto è occorso alla negata accettazione di impianti più piccoli od a ciò che esiste anche all’estero rispetto ad impianti che nulla hanno a che vedere con le dimensini di questo del quale si andrà a decidere. Ed allora il dire come è stato detto da qualcuno nel caso che trattiamo che forse i cittadini di Chiusi sarebbero intesi come cavie, un rapporto con la realtà questo discorso ce l’ha.Personalmente l’ho espresso molte volte e sono proprio contrario a ciò che è il pensiero di Niccolò Martinozzi al quale sembra che non sia la cosa principale che interessi l’aspetto della salute-che è tutta da chiarire e le commissioni servono a questo- ( anche se ho già detto in altro loco che valutata la successione degli eventi che ha fatto formare l’istanza della decione sull’impianto da parte della PA è tutta da chiarire nel senso POLITICO e non nel senso della procedura amministrativa beninteso).Ma è proprio dalla discrasia politica che sorgono queste iniziative ed è proprio da questa che osserviamo cosa succede quando la non affidabilità POLITICA e PARTITICA di chi decide,alla fine si risente contro chi possa mettere in dubbio le questioni e non prendere per oro colato ciò che si dice.Anche perchè ciò che si dice mi sembra che qualche idea sul conflitto di inteteressi la possa far formare. Ed allora, tutto questo casino-chiamiamolo così- probabilmente forse non sarebbe successo se la politica stessa fosse stata vicino agli interessi della gente od almeno non avesse destato il sospetto che non lo fosse stata.Io rimango del mio pensiero ” Contrario a Prescindere”, anche e semplicemente per il fatto che sò bene che in questo sistema abbiamo raggiunto dei punti e dei livelli che qualsiasi cosa che andiamo a decidere è permeata da interessi sia politici sia economici e quindi prendendo spunto da cosa sia successo nel passato e che veniva elencato da Lorenzoni nel nostro territorio e ne ha fatto proprio lui l’elenco, solo limitatamente a questo, si sia in presenza di interessi che vanno contro le persone, che invece avrebbero il diritto di essere ascoltate tramite la partecipazione, ed a seguire possa essere certamente la politica a realizzare le cose delle quali ci sia necessità, ma necessità vera, non la tipologia di sviluppo ipotizzata e sostenuta dalla Lega. Così si è di sinistra, non davvero accettando quello che viene proposto dai vertici della politica stessa che assoggettano anche ”gli alcalde” ( mi è piaciuta tale definizione che mi riporta al passato quando si leggevano i fumetti del far west) in cui l’Alcalde era il custode delle prigioni e l’esecutore facente funzioni dello sceriffo, inteso come ultima ruota del carro dell’aristocrazia politica che comandava e che faceva le leggi lontane dall’esigenza del popolo…).Prendiamo esempio dalle lenzuolate per far vedere che anche agli altri che l’inquinamento non è solo quello proveniente dall’industria ma che ce n’è altro e di altro tipo, che è quello che potere e media alla fine convergono in un tutt’uno ed incominciare a prendere le distanze all’ultimo,quasi si fosse tirati per i capelli sopra le cose, vale poco quando la gente prima non la si sia informata in maniera corretta e completa.E tutto questo un valore ce l’ha e non è che non dica nulla…e deve far riflettere sul perchè lo si è fatto.Dopo la riflessione ciascuno è libero di prendere l’una o l’altra delle difese degli schieramenti, ma prima occorre conoscere.
Carocarlo,non fraintendermi!io non ho detto che il progresso deve andare a braccetto con l ‘ insalubrità,io ho detto che bisogna tutelare la salute adoperando il meglio delle tecnologie. In Austria lo fanno,in Germania pure, della Francia non mi importa un….fico secco !
Non chiudiamo le porte a priori ! Quando fu aperto lo stabilimento della Metal Zinco si fecero dei grandi discorsi,sono passati 25 anni e la Metal Zinco è li. Si contestò,giustamente,la Lodovichi legnami e,per fortuna la Lodovichi legnami è sempre li ! Si è contestato,in modo diverso, Margheriti alle Torri,e per fortuna Margheriti è sempre li ! Bisogna vigilare che le cose vengano fatte bene per preservare al massimo,salute e ambiente !
Questo è il progresso,tanto l ‘ Acea farà quello che deve fare.Allora stiamo attenti a come lo fanno !
Per Marco. No, questo non è derivato da un uso dei social in maniera indiscriminata, forse un po’ anche da questo, ma è sostanzialmente procurato da una SOTTOCULTURA POLITICO-AMMINISTRATIVA CHE NON HA EUGUALI ,per la quale si mette tutto alla stessa stregua e sembra che non ci possano essere differenze -e siccome non è la prima volta che questo succede- i responsabili di tutto questo esistono nella macchina amministrativa del nostro Comune, e non è vero che non ci siano.Allora sarebbe bene che quando si toccano motivi dove si critica il ”populismo” questo non è forse anche una conseguenza di come si intendono le cose essendo per le quali viene messo tutto alla stessa stregua e non si fanno distinzioni di sorta? Il populismo è anche altro ma questa soprattutto è una condizione di sottocultura e di lavoro amministrativo svolto in maniera incorretta.Il fatto che non ci sia nessuno a fargliene rendere conto non li esime sia da critiche giuste che andrebbero loro rivolte, nè da iniziative che in tempi normali quando la politica svolge i suoi ruoli, avrebbero dovuto sopportare.La responsabilità amministrativa è uno dei cardini principali su cui si basa la democrazia, ma oggi vedo che pretendere questo è come pretendere che un oca si vesta da volpe.E qui mi viene in mente un aneddoto che riguardava un giocatore di carte a Chiusi oggi scomparso,che evidentemente sbagliava ripetutamente giocando in coppia con chi lo redarguì appunto con la dizione sopra riportata al trasvestimento.Non vado oltre per motivi di rispetto di chi non c’è più.
Per Enzo Sorbera.Mi trovi perfettamente d’accordo con quanto dici ma aggiungo anche un altra constatazione che al di là delle dimensioni strutturali e dell’impatto conseguente sull”environnement”- per usare un termine ormai in disuso da anni- la struttura e perdipiù la sua amministrazione produttiva viene normalmente che possa essere ritenuta tale che la comunità tutta si possa fidare di come sia concepita ed amministrata nei riguardi soprattutto del fattore della sicurezza. Riconosco che non siano paragoni facili e che si possano raggiungere in un breve tempo, ma tali valutazioni dovrebbero a mio avviso far parte ed aggiungersi alla risoluzione finale di valutazione e che possa aver peso sulle decisioni del SI oppure del NO. Alla fine credo che occorrerebbe valutare che le strettissime misure di sicurezza a cui sono sottoposte le centrali nucleari,qualche volta siano fallaci con le conseguenze che si possono immaginare. Qui non stiamo parlando di centrali nucleari ma di processi di trasformazione che potrebbero anche essere inquinanti e l’inquinamento tu stesso mi insegni che non può essere solo momentaneo ma che si possa dilungare e manifestare nel tempo e che nonj sia solo quello relativo alla produzione di ciò che ne deriva, ma inquinamento vuol dire anche inquinamento procurato da traffico, tempo, costi di manutenzione della viabilità,vivibilità della vita.La domanda che scaturisce da tutto questo forse è quella dell’utilità sociale che possa manifestarsi contrapposta al rischio che abbiamo detto. Sinceramente proprio guardando a fenomenologie statistiche dell’altro tipo di pericolosità dove giustamente vengono impiegate misure di sicurezza fortissime ed estreme(centrali nucleari), per casi di cui stiamo parlando nell’oggetto del nostro dibattito potrei anche essere spinto a pensare che il giuoco non possa valere la candela, e non credo che sarei proprio tanto al difuori del seminato.
Oggi sul sito Istituzionale del Comune di Chiusi lo Staff Comunicazione si è permesso di pubblicare un articolo in cui prende posizione a favore del sindaco chiedendogli di “non abbandonare la nostra città” perchè, dicono loro, “siamo certi che i cittadini di Chiusi non ti abbiano voltato le spalle”.
Il riferimento è riguardo alle notizie sulle eventuali dimissioni annunciate da Bettollini.
Secondo noi è inaudito che il sito del Comune sia a disposizione per annunci personali.
Se lo Staff è così entusiasta del lavoro del sindaco può tranquillamente annunciarlo nelle proprie pagine personali, con un volantino, con un appello pubblico sulla stampa… o perfino sui muri.
Ma è contrario a qualsiasi norma giornalistica, etica, politica e di buon senso usare uno spazio pagato dai cittadini per ottenere non opinioni ma informazioni istituzionali dal proprio comune.
Movimento 5Stelle Chiusi
Chi è lo staff per scrivere certe cose in un organo che è pagato anche da me come da altri cittadini? L’uso che se ne fà di tale notizia è cosa normale se fatta inj tal modo ? Se si pensa ignorantemente che tutto questo possa essere permesso dal fatto che si è maggioranza vuol dire che mancano gli elementi essenziali della democrazia e chi lo scrive deve essere minimo oggetto di una forte ammonizione perchè non è la prima volta che succede. Anche questo aspetto – ed attenzione non mi attacco a questo per forzare a far critica negativa a tutti i costi – ma se si manifestano queste forme con l’uso delle notizie, vuol dire che l’appunto o la lezione non è stata sufficiente e comunque si è sorvolato sopra tali mancanze. Perchè sono inevitabilmente delle mancanze che si riflettono anche nella credibilità di chi amministra.
Infatti, come ho già scritto sopra, lo staff ha fatto una cazzata e bella grossa. Una cazzata che dimostra scarsa conoscenza dei ruoli e dei mezzi in una pubblica amministrazione. L’uso/abuso dei social però c’entra, perché è generalizzato, è una costante di questi tempi. E ciò porta a eccessi, a scivoloni, a dimenticanze gravi. Bisognerebbe forse pensare un po’ di più a cosa si scrive e dove si scrive, piuttosto che ai 140 caratteri o ai like e cuoricini vari… Ma anche questa, rispetto all’articolo, è una divagazione sul tema. Un effetto collaterale. Il tema principale resta un altro.
A proposito di lenzuolate mi dicono che è comparso un lenzuolo con si al carbonizzato, quindi la lenzuolate se ci sarà sembra venire da tutte e due le parti, quello che è strano è che chi è favorevole lo definisca carbonizzatore.
Se la minaccia di dimissioni è vera significa scappare di fronte alle difficoltà, se è una messinscena per alzare un polverone è far pressione sull’opinione pubblica è anche peggio. Tertium non datur.
Tertium: un messaggio per gli stakeholder: se si rivolta non è detto che la nuova configurazione del consiglio vi sarebbe favorevole.
Per Niccolò. Non sono mica tanto d’accordo che all’autorità spetti la sorveglianza ed agli imprenditori spetti l’iniziativa.Perchè il tuo discorso alla fine questo sottintende.E chi l’ha detto che l’imprenditoria usi la tecnologia per scongiurare i dissesti quando il costo della sua applicazione significhi un minore profitto? E dove stà scritto che il pubblico debba sorvegliare e piantare i paletti che se c’è la possibilità da parte del privato vengano elusi perchè rappresentano un limite al formarsi del suo profitto?Oggi quello che conta è che le risorse limitate della terra non siano a pannaggio di pochi e che la tecnologia debba essere un mezzo per far vivere meglio l’uomo e le comunità, non arricchire ed essere l’uso di chi se le possa permettere. Anche perchè in genere quello che fin’ora è successo nella storia dell’uomo è esclusivamente il fatto che le risorse sono state consumate e non reintegrate, e sono state consumate per l’applicazione di criteri privatistici nell’economia e quindi la domanda è: chi fissa il limite di tutto questo, l’interesse privato che usa la tecnologia per la produzione e per il proprio profitto al quale si crede di dare spazio e se non glielo si dà il privato se lo prende anche scavalcando il pubblico creando le condizioni per fare questo ? Non si può limitare la libertà del singolo anche soprattutto quando tale libertà nuoce alla comunità? Io credo di si, e guarda Niccolò che questo è un dilemma di come è pensato ed applicato lo sviluppo odierno, ma vediamo che nonostante i suoi limiti,viene costantemente applicato in ogni luogo.Sia dal privato chè dal pubblico, purtroppo per il semplice motivo che è quello che la storia ci dice che il privato funziona ed il pubblico invece no. Ma se il pubblico lo gestisci con criteri privati vedrai che funziona esattamente come sotto il privato, con la differenza che in questa società il privato tende a minimizzare i costi comprimendo il lavoro mentre nel pubblico che assorbe energie economiche pubbliche si ha la gestione delle clientele dove ogni parte politica zuppa le mano per dare posti di lavoro a coloro che sono una sicurezza per i partiti e che sanno che voteranno per quei partiti.Uscire da tale ragnatela è difficilissimo perchè i partiti connaturati col potere sono quelli che hanno prodotto tale situazione e condizione nella società moderna,primi quelli che hanno fatto della loro etica politica il seguimento dell’aziendalismo e che misurano tutto con soldi, con gli investimenti e gli altri che da diversi decenni non si pongono più il problema del potere della classe dei produttori e che hanno accettato il riformismo come scelta ideologica principale. In pratica i compiti sono quelli di produrre i miglioramenti economici-quando c’è il margine dato dall’economia quando questa tira- ma la cogestione è ancora un tabu’ ideologico, sempre ributtata indietro.In pratica gli imprenditori investono in innovazioni e determinano il cammino dell’economia ed i produttori percepiscono salari misurati o in base ai contratti delle loro organizzazioni oppure dove queste non esistono in base a quello che dà il padrone se vuoi lavorare con lui.Se ti piace è così se non ti piace è così lo stesso. Ed allora il discorso è sempre lo stesso: chi difende chi.
La soluzione mi dirai qual’è? Te lo dico ippotizzandola : la proprietà pubblica dei beni di produzione che fa inorridire tanti piccoli o grandi e li unisce anche se hanno diversità dei loro intenti, al loro interno e nei loro dichirati programmi politici.Ma la proprietà pubblica per davvero, no all’Italiana come sempre succede,che il connubio fra pubblico e privato ha raggiunto dei termini inverosimili di inefficienza e di inconcludenza e di sperpero.E’ un paese questo dove mancano le leggi essenziali mentre quelle che salvaguardano e/o favoriscono le situazioni del settore privato vengono costantemente invocate,ma cambiarle è cosa ardua perchè parecchie di queste sono state fatte appositamente per l’uso dagli amici degli amici ed allora cambiare questo paese è difficile.Nemmeno l’arrivo di un meteorite dallo spazio potrebbe far cambiare uso e costume agli italiani.Di questo ne sono semprepiù convinto, ed allora le speranze si riducono.
Carocarlo, questo è la tua opinione,la rispetto.
Io dico che tanto fanno quello che vogliono. Non è ne la mia opinione,ne la tua,che gli faranno cambiare idea ! Quello che possiamo fare è pretendere che le cose siano fatte giustamente !
Questa,per me, è una via giusta !
Stargli alle costele con vigilanza da parte di esperti,non con le chiacchiere che lasciano il tempo che trovano !
Non sono tanto i casi quanto piuttosto le date di quei casi a cui si fa riferimento che assumono rilievo, parliamo del 1989-1986-1990 . Sono trascorsi più di vent’anni , possibile che sia scomparso il desiderio di approfondire ciò che accade (e non mi riferisco alla Commissione d’Inchiesta ) ma ci si limiti esclusivamente a lanciare sassi sottraendo la mano? D’altronde l’ azienda Lodovichi avrà anche smesso di usare il Creosoto ma passa un TIR sotto le abitazioni di una delle vie principali di Chiusi ogni 10 minuti ( anche di notte con tempi leggermente più dilatati), evidentemente questo non costituisce un problema come non lo costituirà il traffico di camion diretti al carbonizzatore. Non ci si ricorda neppure che Bioecologia era di proprietà di Siena Ambiente ed ora di Acea ……quindi tali soggetti “pubblici” non dovrebbero esistere solo come stipendifici ma dovrebbero tutelare e salvaguardare i pubblici interessi ed in primis la salute pubblica ….cosa di cui non mi pare che nel tempo abbiano fatto la loro bandiera.
Esatto Rossella, i Tir che vanno e vengono dalla Lodovichi (passando pure per il centro) sono più di quelli che vanno e vengono dal depuratore Bioecologia (ora di Acea). Se l’impianto Acea per la trasformazione dei fanghi dovesse andare in porto, i camion sarebbero, comprsi quelli che vanno al depuratore circa 15 al giorno, che contando l’andata e il ritorno diventerebbero 30. Poco più di uno l’ora, lo 0,3% del traffico di veicoli in quel tratto di strada. E ad oggi non ho mai letto una riga sul problema Tir relativamente al depuratore… Ovvio che l’inquinamento dovuto ai gas di scarico è un problema e i tir incidono anche sulla sicurezza e manutenzione stradale, ma sulla Fondovalle ce ne passano tanti di Tir, anche senza Acea… Quanto al lenzuolo “Si Carbonizzatore”, se la notizia è vera, quello che l’ha esposto sarebbe l’unico che finora ha detto Sì, senza tentennamenti. Nessun altro, sui media o in pubblico ha mai sostenuto il Sì a prescindere… Nemmeno il Comune. Dire valutiamo bene i pro e i contro e poi tiriamo le somme non significa dire di sì.
A contratti firmati i problemi si valutano “un po’ peggio”!