CITTA’ DELLA PIEVE, IL PD SCEGLIE UNA DONNA E DI SINISTRA: SARA’ SIMONA FABBRIZZI LA CANDIDATA A SINDACO. SI RICUCE LA COALIZIONE PRE-RENZI

venerdì 15th, marzo 2019 / 13:06
CITTA’ DELLA PIEVE, IL PD SCEGLIE UNA DONNA E DI SINISTRA: SARA’ SIMONA FABBRIZZI LA CANDIDATA A SINDACO. SI RICUCE LA COALIZIONE PRE-RENZI
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CITTA’ DELLA PIEVE – Non sappiamo se il segretario del Pd Mario Fattorini si sia affacciato alla finestra e abbia pronunciato la fatidica frase “Nuntio vobis gaudium magnum: habemus papam!”. Ma alla fine il papa c’è.  Il conclave del Pd, lungo, faticoso, estenuante, dopo aver bruciato 4 o 5 cardinali papabili, ha deciso. Non senza malumori, colpi bassi, minacce di vendetta e mal di pancia con fughe improvvise alla toilette e la decisione è di quelle forti. Per nulla scontata. Un cambio di passo, di rotta. Uno squarcio nel velo di nebbia che ha avvolto la pre-campagna elettorale i vista delle amministrative.  E la notizia è doppia, anche tripla o quadrupla: 1) il Pd ha dunque e finalmente il suo candidato a sindaco; 2) il papa è una “papessa” e potrebbe essere il primo sindaco donna di Città della Pieve; 3) non è espressione del Pd, ma di una forza alleata, più marcatamente di sinistra; 4) nessuno dei componenti la giunta uscente sarà ricandidato, segnando così una totale discontinuità, mentre la coalizione che si profila sembra ricucire alcuni strappi di 5 anni fa.

Il nome della “papessa” è quello negli ultimi giorni è circolato com maggiore insistenza, ovvero Simona Fabbrizi, 45 anni, origini pievesi, segretaria provinciale di Sinistra Italiana. Una figura “politica”, non un tecnico, o un esponente della cosiddetta società civile, per strizzare l’occhio al tanto decantato “civismo”. La sua candidatura sarà sostenuta dal Pd, da Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista e – almeno dall’esterno, pare –  anche da Maria Luisa Meo, leader e capogruppo di Pieve di Tutti, che da lista e gruppo consiliare diventa “osservatorio-laboratorio politico”.

Una chiara svolta a sinistra, con rottamazione dei rottamatori del 2014. Probabile che il Pd abbia deciso di appoggiare la candidatura di Simona Fabbrizzi, proposta da Sinistra Italiana e Rifondazione, più per necessità e mancanza di alternative in casa propria che per forte e robusta convinzione, ma alla fine poco conta. Alla fine conta sempre il risultato.  Si ricompone quindi uno schieramento si sinistra-centro ampio e plurale, almeno come spettro di posizioni.

Il Pd esce così da un pericoloso isolamento, ritrova alleati che aveva perduto nel 2014 e che ha rischiato pure di ritrovarsi contro e in concorrenza alle prossime comunali. Perché se l’accordo non fosse andato in porto, probabilmente Rifondazione e Sinistra Italiana avrebbero presentato comunque una loro lista con Simona Fabbrizzi candidato a sindaco. Ma se il Pd trova – come abbiamo scritto in altri articoli – una scialuppa di salvataggio e quindi a possibilità di giocare la partita, l’operazione e la candidatura Fabbrizi ridanno oggettivamente fiato, visibilità e spessore anche alla sinistra a sinistra del Pd, che riconquista un proprio ruolo non solo di stampella, ma di indirizzo e di strategia.

Una cosa però il Pd l’ha chiesta e ottenuta. Che Simona Fabbrizzi sia affiancata in una sorta di “ticket” come si dice adesso, da un suo esponente, uno di quei “candidati per un giorno” che sembrava bruciato del tutto e che invece si mette a disposizione come numero 2 della lista. Si tratta di Michele Croce, 40 anni, vicino al mondo dei Terzieri e anche all’area cattolica.

Il resto della squadra è tutto da costruire. Ma il primo tassello adesso è al suo posto. Anzi i tasselli a posto sono due. Non è poco.

Il sindaco uscente Fausto Scricciolo non l’ha presa bene. E sul suo profilo facebook ha pubblicato un amaro “commiato” nel quale ammette di aver sperato in un ripensamento da parte del partito, difende l’operato suo e della sua giunta, le scelte fatte, rispedisce al mittente le accuse di aver causato un arretramento di Città della Pieve sul piano economico e turistico, di aver svenduto l’ambiente e l’ospedale, rivendicando al contrario la bontà di certe operazioni che hanno consentito di mantenere comunque in piedi dei servizi essenziali.

Ma Scricciolo chiude la porta anche a qualunque illazione su una sua possibile lista alternativa e personale. “Finisce qui”, scrive nel suo post che così si conclude:

“… in tutta l’Umbria sarò uno di quei pochissimi sindaci a non ricandidarsi dopo il primo mandato. Debbo scontare le ruggini delle primarie di cinque anni fa, le lotte intestine e tante altre colpe che prima o poi mi/ci verranno spiegate. Ci fermiamo qui e non ci ripresentiamo perché non avrebbe senso una terza lista civica con due competitori già schierati, non c’è spazio, non c’è più soprattutto la fiducia di chi e in chi speravamo di trovare riscontro e sostegno. Ora possiamo solo prendere atto delle scelte fatte. Ci dispiace per noi e per voi, purtroppo occorre nella vita anche farsi una ragione di come vanno le cose. A noi non interessa un posto al sole, non abbiamo interessi personali da coltivare e perseguire, ritenevamo di essere una risorsa, gente onesta, seria, laboriosa, determinata, che si metteva a servizio della propria comunità. Quando ho capito che non c’era il necessario sostegno ho fatto un passo indietro sperando, ad onestà del vero, in un ripensamento che non c’è mai stato. Questa esperienza politica, per me e per chi ha combattuto e l’ha condivisa fino in fondo con me, si chiude qui, con amarezza per tanti versi, ma anche con la soddisfazione di poter concludere convinti di aver dato il massimo per far bene, confidando che chi ha creduto in noi lo abbia apprezzato”.

Fausto Scricciolo dunque si chiama fuori, insieme a tutti i componenti la sua giunta. Probabile che il Pd un passaggio e un tentativo per verificare se qualcuno degli assessori e consiglieri uscenti è “recuperabile” lo farà. L’esito anche in questo caso non è scontato.

Quando si cambia strada e cavallo, dal punto di vista umano c’è sempre qualcosa che rimane sul terreno. La politica non è un pranzo di gala, a volte è una partita feroce. Le svolte sono spesso dolorose, anche se necessarie. Fausto Scricciolo – lo dice egli stesso  e lo avevamo scritto anche noi – paga le scorie delle primarie del 2014 e anche il cambiamento del quadro politico generale dentro e fuori del Pd.

Adesso però per la neonata o rinata coalizione di centro sinistra (dove il centro è un Pd che vuol tornare a dire cose di sinistra) c’è da affrontare la campagna elettorale e vincere le elezioni, per non consegnare il Comune di Città della Pieve alla destra fascio-leghista salviniana o ad un “civismo” ibrido e trasversale che è storicamente di destra. Che è per lo più contro chi c’era prima, mai per costruire qualcosa, che è revanscismo e antipolitica più che proposta strategica alternativa.

L’operazione unitaria a sinistra, con Simona Fabbrizzi e Michele Croce a Città della Pieve riecheggia quella che sta portando avanti a Castiglione del Lago il candidato Pd Matteo Burico che proprio oggi ha presentato la sua coalizione che vedrà insieme 5 liste: quella del Pd, quella di Progetto Democratico, della sinistra radicale (Prc, Mdp Art.1, Sinistra Italiana), oltre alla Lista Burico 2019 e Alleanza Popolare per Castiglione del Lago.

Nel paese lacustre però si vota con il doppio turno. Anche se Burico spera di farcela al primo. A Città della Pieve no.

Nella città del Perugino vince chi prende un voto in più degli avversari. E al momento l’unica lista in campo, oltre a quella del centro sinistra imperniata sul Pd, sembra essere quella che sarà capeggiata da Fausto Risini. Lista civica che potrebbe e dovrebbe avere l’appoggio delle forze di centro destra, della Lega e del Movimento 5 Stelle, oltre ad alcuni dei promotori del Manifesto dei 26.  Finora però nessuno si è esposto ufficialmente. E questo lascia oggettivamente Risini a bagnomaria… Se centro destra, Lega e 5 Stelle non si presenteranno in proprio, sarà la prova che appoggeranno Risini, cercando di battere  Pd & C.

Ad oggi si profila comunque una battaglia a due tra Fausto Risini e Simona Fabbrizzi.  Entrambi con un passato di segretario locale del Pds-Ds, pur non essendo nessuno dei due del Pd.

Le battaglie a due sono sempre molto incerte. Un po’ perché i numeri sulla carta danno i due schieramenti molto vicini, un po’ perché nell’uno contro uno possono determinarsi spostamenti imprevisti, possono verificarsi piccole e grandi vendette, agguati, faide di taglio medievale… E perché ognuno dei partiti e movimenti più o meno storici  presenti su piazza può mettere sul piatto pacchetti di voti a chi offrirà di più in termini di garanzie future, anche all’ultimo momento. La politica è fatta anche di queste cose. E il civismo non ne è immune. Tutt’altro.

m.l.

 

 

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