I SINDACI ROSSI E BETTOLLINI: “IL DECRETO SICUREZZA E’ NEFASTO, VA CAMBIATO. MA ISTIGARE ALLA DISUBBIDIENZA CIVILE E’ UN ERRORE!”

venerdì 04th, gennaio 2019 / 18:12
I SINDACI ROSSI E BETTOLLINI: “IL DECRETO SICUREZZA E’ NEFASTO, VA CAMBIATO. MA ISTIGARE ALLA DISUBBIDIENZA CIVILE E’ UN ERRORE!”
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I Comuni in rivolta contro il Decreto Sicurezza del ministro Salvini. Ma se Leoluca Orlando a Palermo e De Magistris a Napoli invitano espressamente a non applicarlo , quindi a praticare una sorta di “disobbedienza civile”, in Valdichiana i rappresentanti delle istituzioni pur essendo molto critici con il provvedimento, invitano alla lotta politica per cambiare il Decreto, senza però rifiutarsi di applicare la legge.
Il sindaco di Montepulciano Andrea Rossi scrive: “Esprimo anzitutto la contrarietà dell’Amministrazione Comunale di Montepulciano e del suo Sindaco al Decreto Sicurezza. Nel nostro territorio non viviamo un’emergenza-immigrazione ma il provvedimento, così come è, non può funzionare né sotto un profilo etico né sotto quello del trattamento umano. Si tratta infatti di una norma che nega a persone l’accesso a servizi essenziali, come l’assistenza sanitaria e sociale, contraddicendo un principio costituzionale intoccabile come il diritto alla salute. Il giudizio altamente negativo che esprimiamo è dunque anche di carattere politico. Dal Decreto Sicurezza conseguono poi tutta una serie di difficoltà di natura amministrativa che, al momento, lo rendono di dubbia applicabilità. Anche in questo caso la maggioranza di Governo ha adottato una norma caratterizzata da un forte sapore propagandistico in un disegno di bassa demagogia che non risolve i problemi (anzi li aggrava), praticando il classico “scaricabarile” da un livello più alto a quello più basso.
Le soluzioni stanno solo sulla carta, il peso maggiore finisce per gravare sui Sindaci che, ancora una volta, si trovano ad essere gli interlocutori della cittadinanza, non solo di quella italiana.
Per questo – continua Rossi – esprimo solidarietà e vicinanza ai colleghi Sindaci che invece vivono quotidianamente l’emergenza-immigrazione e che oggi si trovano con meno strumenti a disposizione e caricati di responsabilità maggiori. Basta dare un’occhiata alla levata di scudi che, da nord a sud, ha suscitato nei Comuni l’emanazione del decreto, una contrarietà trasversale espressa anche da primi cittadini appartenenti alle stesse forze di Governo. Ci sono persone che fisicamente esistono, non può una legge farli improvvisamente diventare “fantasmi”. Per di più il Decreto  voluto da Salvini peggiora le modalità con cui si può gestire il fenomeno e, invece di dare, appunto, “Sicurezza”, genera situazioni irregolari.
D’altra parte si tratta di una legge dello Stato che un Sindaco non può non rispettare: anche questo è un principio fondamentale del nostro ordinamento al quale non si può derogare se non immaginando scenari da “repubblica delle banane”. Ho invece piena facoltà di dire che non sono d’accordo con la norma, che è sbagliata, posso fare tutto quanto è nelle mie possibilità per limitarne gli effetti nefasti. Per questo aderiamo con piena convinzione al percorso già avviato da una parte dalla Regione Toscana e dall’altra dall’ANCI. L’Associazione dei Comuni ha prontamente chiesto ed ottenuto un incontro con il Presidente del Consiglio, la Regione Toscana anzitutto ricorda che potrebbe essere approvata già entro gennaio la sua Legge sui diritti delle persone che riconosce a tutti l’accesso ai servizi essenziali e poi si dice pronta a portare il caso davanti alla Corte Costituzionale. Noi diamo forza a queste azioni per abbattere una norma che rigettiamo sotto il profilo politico, etico ed amministrativo e per ottenere al più presto un pronunciamento della Consulta che faccia chiarezza. L’obiettivo non è ignorare un fenomeno come quello dell’immigrazione ma, al contrario, disporre di uno strumento ‘vero’ e praticabile, non propagandistico”.
Non molto diversa la posizione del sindaco di Chiusi Juri Bettollini che ritiene sbagliato l’invito a non applicare a legge: “Tiene banco la polemica sul DL Sicurezza ovvero Sindaci contro Salvini. Secondo me, commettono un errore profondo quei Sindaci che hanno dichiarato di non voler applicare la legge, così definita “Legge Salvini”. Un Sindaco è il primo baluardo della legalità e del rispetto delle leggi nel territorio. Non può e non deve mai, per logiche politiche, mettere in discussione il principio cardine del nostro agire, ovvero rispettare la legge sempre. Non entro nel merito del contenuto: non apro questo argomento anche perché avremo tempo per discutere e approfondire il testo del decreto, dico solamente che hanno sbagliato coloro che, presi dalla foga mediatica, hanno dichiarato, nelle Tv e nei giornali, di non applicare una legge dello Stato: errore profondamente diseducativo.  Non è così che si fa opposizione a Salvini.  Io non dico che il DL Sicurezza sia una buona legge. Nemmeno lo penso, anzi penso che sia molto sbagliata. Ma è una legge dello Stato, controfirmata dal Presidente della Repubblica. 
Un Sindaco non può dire “non si applica”; significa negare le nostre regole costituzionali. Vogliamo forse dire che Mattarella ha avallato una legge incostituzionale e inumana? Si proponga un referendum abrogativo, si facciano da subito i banchetti per raccogliere le firme, si manifesti in piazza, si intervenga sui social e nelle Tv, si facciano assemblee e comizi per contestare il DL Sicurezza e il governo che l’ha proposto, ma invitare a non applicare il provvedimento è una follia! Un sindaco, non può mettere in discussione il principio cardine del proprio agire, ovvero quello di essere, sempre, il primo baluardo della legalità e del rispetto delle istituzioni. L’opposizione a Salvini deve essere costruita con intelligenza, unione e mai con arroganza; l’atteggiamento del muro contro muro non servirà a nulla se non a creare un clima di tensione in tutto il Paese. I sindaci devono essere capaci di fare fronte comune per lavorare insieme e costringere il Ministro a sedersi a un tavolo di confronto con l’Anci dove non potrà rispondere con slogan da Facebook. La deriva che sta prendendo questa discussione dimentica che in gioco ci sono le vite di tantissime donne, uomini e bambini sulle quali non possono essere ignorati i diritti umanitari, che dobbiamo difendere riscoprendo i valori della resistenza e del rispetto reciproco tra i popoli. Solo in questo modo potremo spazzare via i venti del razzismo e di tutte le forme di odio verso il prossimo”.
Parole dure e richiami al rispetto dei doveri istituzionali. Certo, la cautela dei sindaci di Chiusi e Montepulciano rispetto ad alcuni loro colleghi da un punto di vista strettamente istituzionale è comprensibile. Diciamo pure che il loro ragionamento non fa una piega ed è anche condivisibile il richiamo alla politica, cioè l’assunto che il provvedimento si deve combattere in Parlamento e nel Paese con la mobilitazione e l’azione politica per modificarlo. Però ci sono casi in cui la “disobbedienza civile” non è solo una scelta, ma diventa un obbligo. Morale più che politico. “L’obbedienza non è più una virtù”, scrisse Don Milani nella lettera ai cappellani militari, sull’obiezione di coscienza, nel 1965. “Ognuno ha la responsabilità morale di disobbedire a leggi ingiuste”, disse Martin Luther King. “La disobbedienza civile è una necessità quando le leggi sono contro la democrazia e la libertà”, rispose Margherita Hack a dei giornalisti…
Ovvio che chi ha la responsabilità di guidare una istituzione non può istigare alla disobbedienza rispetto a una legge dello Stato. La politica invece può farlo. In certi casi lo deve fare. In questo caso gli estremi per farlo a nostro avviso ci sono tutti. Solo che anche stavolta la parola l’hanno presa i sindaci (uomini delle istituzioni) non i segretari di partito.
E per onor di cronaca va anche ricordato che lo stesso Salvini, nel 2016, diceva che la dissobedienza dei sindaci rispetto a leggi sbagliate è una virtù. Ora non lo dice più.
m.l.
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