PROGETTO ACEA, L’ASSOCIAZIONE PIEVESE ‘IL RICCIO’ E BETTOLLINI AI FERRI CORTI. LA QUESTIONE FINISCE IN TRIBUNALE?

giovedì 25th, ottobre 2018 / 17:10
PROGETTO ACEA, L’ASSOCIAZIONE PIEVESE ‘IL RICCIO’ E BETTOLLINI AI FERRI CORTI. LA QUESTIONE FINISCE IN TRIBUNALE?
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CHIUSI – Rischia di finire davanti al giudice di un Tribunale prima ancora che si concretizzi, la questione dell’impianto per il trattamento dei fanghi di depurazione proposto da Acea nell’area dell’ex centro carni di Chiusi. Con un comunicato stampa diffuso ieri, l‘associazione ecologista pievese “Il Riccio” afferma che il sindaco di Chiusi Bettollini “avrebbe presentato addirittura un esposto alla Procura della repubblica di Siena” per denunciare una presunta intimidazione da parte dell’associazione stessa. Il primo cittadino chiusino insomma si sarebbe sentito “intimidito” e avrebbe deciso di adire le vie legali per difendersi. Il tutto in seguito alla richiesta (e ad un sollecito dopo 71 giorni) con la quale l’Associazione il Riccio chiedeva di essere inclusa nei procedimenti decisionali riguardanti il progetto Acea nel complesso immobiliare dell’ex Centro carni con la sottolineatura che “in difetto di ciò, l’Associazione avrebbe fatto segnalazione all’Anac (Autorità Nazionale Anti Corruzione)”. Il Riccio fa anche sapere che pure il WWF Perugia ritene l’atto del sindaco Bettollini un “atto intimidatorio che potrebbe assumere anche rilievo penale” e che le due associazioni (Riccio e  Wwf) “si riservano ogni azione al fine di tutelare l’interesse pubblico … affinché condotte così gravi non abbiano a ripetersi…”

Bettollini, per la verità non ha denunciato nessuno. Ha semplicemente inviato, in copia alla Procura, sia la richiesta perentoria inviatagli da Il Riccio, sia la risposta che egli ha fornito al sodalizio ambientalista pievese,  nella quale risposta si legge che “si potrebbero ravvedere il reato di cui all’art. 612 del c.p. (…) così come il reato di cui all’art 340 c.p. E cioè “minaccia” e “interruzione di pubblico servizio” ciò in relazione alla corrispondenza mail con la quale l’Associazione ha impegnato gli uffici del Comune di Chiusi su procedimenti non in essere. E scrive, Bettollini, che la nota inviata alla Procura costituisce formale esposto. Quindi formale richiesta alla Procura di “attenzionare” la questione.

Probabilmente si tratta solo di una esibizione di muscoli, da una parte e dall’altra. Il Riccio ha forzato un po’ la mano minacciando il ricorso all’Autorità Anti Corruzione (perché l’Anac? se ha dei dubbi che si siano verificati fatti corruttivi dovrebbe denunciarlo alla Magistratura, non minacciare di rivolgersi all’Anac solo se il Comune ha fatto o farà decorrere i termini…). Il sindaco di Chiusi ha voluto  far capire all’associazione pievese che a Chiusi, “non si scherza” e nessuno può adombrare sospetti gratuitamente o imporre l’agenda, tanto più su questioni non ancora ufficialmente sul tappeto. Due forzature.

Succede quando la politica imbocca la via giudiziaria. Quando cioè da una parte si pensa di affrontare questioni che sono anche di principio e riguardano temi fondamentali come l’inquinamento, la tutela ambientale e della salute, il riuso dei rifiuti ecc. con le carte bollate, i ricorsi, le richieste burocratiche e dall’altra si risponde con la stessa moneta, accettando di giocare su un terreno minato.

Quando accade una cosa del genere è la politica che ne esce sconfitta. E’ una abdicazione a favore di atteggiamenti tecnicistico-giustizialisti e di risposte muscolari, altrettanto tecnicistiche e poco politiche.

Secondo noi di certe questioni più se ne discute e meglio è. Basta farlo senza pregiudizi, senza forzature, senza scivolare nell’allarmismo ingiustificato da un lato o nel “giustificazionismo” a prescindere dall’altro.

Chiaro che come le dichiarazioni di Salvini e Di Maio possono “turbare” i mercati e indurre gli investitori a considerare l’Italia un paese poco tranquillo, anche certe prese di posizione e il battage contrario possono indurre i promotori di un progetto come quello di Acea a titubanze e ripensamenti. Può succedere. Ed è normale e comprensibile che il sindaco e la giunta, che su quel progetto hanno mostrato di credere, sentendo addosso una pressione eccessiva, tentino di gettare acqua sul fuoco, cercando di spegnere i focolai di dubbio e ogni possibile illazione.

Con la risposta “stizzita” e la comunicazione alla Procura Bettollini forse ha gettato benzina, non acqua, sul fuoco. Perché ora si ritrova nel mirino delle critiche. E ci sarà chi prenderà la palla al balzo per attaccarne l’arroganza.  La solita “arroganza del potere”. Termine che è già circolato sui social… Un invito a nozze per chi non aspetta altro che l’occasione per poter sferrare l’attacco.

Come abbiamo più volte scritto e ribadito, noi siamo per il confronto aperto e continuo, non per la politica degli esposti e delle carte bollate. Non ci piace la politica ragionieristica quando di parla di bilanci o di eventi grandi o piccoli, non ci piace il tecnicismo che è utile, ma non può sostituire le valutazioni politiche e di pensiero sulla opportunità, i pro e i contro di una scelta; non ci piace lo scontro politico ridotto a battaglia tra avvocati e periti di parte.

Su questa vicenda del Progetto Acea, che qualcuno chiama carbonizzatore, per ora di cose da discutere ce ne sono poche. Per ora è stato solo acquistato un terreno pubblico, da parte di un’azienda pubblico-privata. Questa azienda ha allegato all’offerta di acquisto una relazione di massima nella quale spiega cosa ci vorrebbe fare. Ovvero un impianto per il trattamento dei fanghi di depurazione e la trasformazione di essi in una sorta di “lignite” (biolignite) da vendere come ammendante agricolo o materiale da combustione. Il tutto secondo una certa specifica tecnologia. Ma un progetto vero e proprio Acea non l’ha ancora presentato. Nel frattempo il Comune ha anche approvato una delibera che fissa una serie di paletti su cosa si possa fare o non fare nell’area dell’ex Centro carni. Area dove già oggi opera un depuratore che tratta 80 mila tonnellate anno di fanghi di depurazione, reflui industriali e percolato di discarica.

Insomma si può discutere, ad oggi, su una relazione di massima. E sui paletti fissati dal Comune. Al massimo sul depuratore che già c’è (ma questo nessuno lo fa).Non su altro.

E certe “intimazioni” come quella contenuta nella richiesta de Il Riccio, appaiono forse un po’ eccessive rispetto allo stato dell’arte. Ma comunque è legittimo che l’associazione metta le mani avanti e chieda di essere ascoltata e resa partecipe dei processi di partecipazione e decisione sull’argomento. Anzi è un bene che qualcuno lo chieda. I toni perentori  e i richiami puntigliosi a regolamenti e normative sull’accesso agli atti sono altrettanto legittimi, ma forse controproducenti e tradiscono una modalità di approccio che il confronto sembra volerlo evitare…

Intanto il Comitato cittadino che si è costituito qualche mese fa e ha già tenuto alcune iniziative pubbliche sull’argomento ha cambiato nome, non più Comitato No Carbonizzatore, ma “Comitato Aria”, che riecheggia il comitato che si formò con quella denominazione quando nacque la Metalzinco, all’inizio degli anni ’90. Un allargamento del fronte, per uscire dalle secche di un problema specifico e forse proprio per non rimanere inchiodati al nulla o ad una discussione solo virtuale.

E intanto nel Decreto Genova (quello sulla ricostruzione del Ponte Morandi) è stato inserito un emendamento che consente, anzi allarga, la possibilità di smaltire i fanghi di depurazione spargendoli nei campi. Una norma che i Verdi con il loro leader Bonelli hanno definito pericolosissima e che anche i giornali meno ostili al governo giallo-verde come il Fatto Quotidiano hanno criticato duramente. Una norma che potrebbe spostare la prospettiva anche relativamente al Progetto Acea  di Chiusi, visto che uno dei motivi addotti a sostegno dell’iniziativa era proprio quello di rispondere all’esigenza di smaltire i fanghi evitandone lo spargimento in agricoltura, soprattutto dopo che la Toscana aveva vietato tale pratica. Che succederà adesso, anche la Toscana riaprirà la questione sulla base della norma nazionale?

Ecco, più che sul braccio di ferro giudiziario (ammesso che si arrivi ad un epilogo del genere) tra Bettollini e gli ecologisti pievesi a noi piacerebbe discutere della norma sui fanghi per esempio e di quello che significa spargere i fanghi dei depuratori nei campi dove si coltivano mais, girasole, grano, peperoni, meloni. Che ne pensano ad esempio i 5 Stelle locali, che non erano e non sono contrari al progetto Acea?

Quanto al braccio di ferro legale tra Il Riccio e Bettollini ci auguriamo che finisca qui. Perché con le intimidazioni reciproche (vere o presunte) si va poco lontano. Bettollini ricorderà –  lo abbiamo scritto più volte –  che anche altri sindaci suoi predecessori, usavano minacciare querele ai giornali ogni qualvolta ricevevano una critica. Ceccobao lo ha fatto con noi in varie occasioni. Quella sì, era intimidazione, perché difendersi dalle querele costa e un giornale con poche risorse rischia di chiudere…  E ricorderà  pure Bettollini che quando lui era solo assessore e sindaco di Chiusi era Scaramelli,  la giunta chiusina minacciò essa tessa esposti e ricorsi al Tar, oltre all’occupazione della sala consiliare del Comune di Castiglione del Lago per impedire la realizzazione di un impianto a biomasse nei pressi di Villastrada. Anche quella fu una esibizione di muscoli, una forzatura, addirittura tra istituzioni confinanti e dello stesso colore. Ma allora c’era da far valere la rottamazione renziana rispetto alla vecchia guardia Pd che in qualche modo Batino rappresentava. Tutto serviva alla causa…

Oggi la situazione è cambiata, l’uragano renziano è diventato un venticello sempre più fievole e umidiccio. Bettollini talvolta sembra rendersene conto, talvolta no. Certi vecchi clichet resistono. I 5 Stelle all’epoca movimento marginale apprezzato dalla sinistra dispersa, ora sono al governo insieme alla Lega di Salvini.  Oggi l’Italia è un altro mondo.

In Germania  invece il populismo non sfonda, anzi crescono i Verdi che sono la nuova sinistra giovane, pragmatica, non ideologica, antagonista rispetto al modello dominante, ma senza indulgenze verso l’antipolitica, il nazionalismo muscolare e il tecnicismo. Ci piacerebbe che la questione Acea venisse affrontata, a Chiusi e dintorni, con lo spirito dei Verdi tedeschi. Troppo complicato?

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