50 ANNI FA L’INVASIONE SOVIETICA E LA FINE DELLA “PRIMAVERA DI PRAGA”, UN ERRORE PAGATO A CARISSIMO PREZZO

martedì 21st, agosto 2018 / 17:17
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Non ricordo il 21 agosto del ’64, quando morì Togliatti. Avevo 8 anni. Troppo pochi per capire certe cose. E in casa mia ancora non c’era il televisore…  C’era invece il 21 agosto del ’68 quando i carrarmati sovietici entrarono  a Praga per porre fine a quella “primavera”. Ricordo i nomi che rimbalzavano nei telegiornali: Dubcek, Novotny, Svoboda… piazza San Venceslao, Breznev…

Avevo 12 anni e quell’invasione armata mi sembrò una cosa strana. Ricordo che mio padre, comunista dal ’45, simpatizzava per i sovietici, perché considerava un errore non l’invasione della Cecoslovacchia, ma la rottura del “fronte” comunista, come in Ungheria nel ’56…

Poi, più tardi, ho capito chi aveva ragione e chi torto, anche  grazie a una canzone di Guccini cantata dai Nomadi. Grazie all’estremo sacrificio di Jan Palach. Più tardi ancora, avvicinatomi al Pci capii che anche il segretario di allora Luigi Longo ebbe perplessità forti sull’intervento dell’Urss e cercò, già in quel fatidico ’68, di portare il Partito Comunista Italiano fuori dall’egida sovietica, cosa che fece con ancora maggiore forza Berlinguer qualche anno dopo.

L’invasione di Praga avvenne ad agosto. L’esperienza del “socialismo dal volto umano” finì lì dopo soli 8 mesi. Ad ottobre ci furono le Olimpiadi e quei pugni neri guantati alzati da Tommy Smith e John Carlos a Città del Messico… Cominciava un altro mondo. La fine della Primavera di Praga era stato uno spartiacque. Anche mio padre, comunista ortodosso, cominciò a pensare che Dubcek era meglio di Breznev…

Da allora la sinistra non fu più la stessa di prima. Ci fu la ferita dolorosa dell’espulsione dal Pci del gruppo del Manifesto, che fu una sorta di Primavera di Praga italiana, repressa sul nascere. Ma avevano ragione Luigi Pintor, Lucio Magri, Rossana Rossanda, Aldo Natoli, Luciana Castellina, Valentino Parlato. Era il vento del ’68 che cominciava a soffiare anche in Italia dopo Berkeley e Parigi, un vento forte che spalancò porte e finestre anche nel Pci.  Certo, il partito togliattiano fatto di quadri integerrimi e spesso dogmatici e compatti sulla “ragion di Stato”(e anche di partito) , tentò di resistere, ma alla fine cambiò, si aprì. A fatica, ma si aprì… E con l’elezione di Berlinguer a segretario nel ’72  divenne un altro partito…

Oggi, a 50 anni da quei carrarmati per le strade di Praga, con l’impero sovietico che non esiste più, con il capitalismo globalizzato che è diventato pensiero unico (ma in crisi su tutti i fronti) viene da pensare che quello fu davvero l’inizio della fine per il “comunismo reale” e che se invece la Primavera di Praga avesse potuto esprimersi e andare avanti, forse oggi staremmo a raccontare un’altra storia.

Quell’invasione da parte del gendarme sovietico fu un errore che non solo i cecoslovacchi, ma tutta la sinistra d’Europa e del mondo ha pagato a carissimo prezzo.

Marco Lorenzoni

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