RENZI A CHIUSI TRA POLIZIOTTI, SALAMI E UN POPOLO PD IN CRISI DI IDENTITA’

venerdì 24th, novembre 2017 / 15:49
RENZI A CHIUSI TRA POLIZIOTTI, SALAMI E UN POPOLO PD IN CRISI DI IDENTITA’
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CHIUSI – Si è fatto attendere, come la sposa davanti alla chiesa. E’ arrivato con un’ora e mezza di ritardo. Circostanza questa che conferma la regola che in provincia tutto arriva un po’ più tardi.

E’ arrivato nel giorno del Black Friday il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi accolto da una folla festante. Non oceanica. E fatta almeno al 50% da poliziotti e carabinieri in divisa e in borghese per assicurare la sicurezza. Ce n’erano diverse decine. Più qualcuno anche della Guardia di Finanza e della Polfer. Un dispiegamento di forze che a Chiusi non si vedeva dai tempi del comizio dell’ammiraglio Birindelli, del Msi, nel 1972… 

A differenza di altre stazioni, a Chiusi Renzi non è stato accolto da fischi e insulti. Anche se un accenno di contestazione c’è stato, ma assolutamente tranquillo e civile, da parte dei ‘podemos’ che hanno esposto sotto gli occhi vigili di un agente della Digos, uno striscione ironico con riferimento al black friday e ai due amici locali di Renzi, Scaramelli e Betttollini: “Benvenuto Mat, black friday: tre salami al prezzo di uno”. Satira politica. Che ci può anche stare. Grillini e leghisti non pervenuti. 

Tra i presenti ad aspettare il segretario nazionale anche il neo segretario provinciale del Pd Andrea Valenti, lo sconfitto Massimo Bernazzi, l’ex segretaria Silvana Micheli, qualche sindaco dei dintorni come Andrea Rossi di Montepulciano e Riccardo Agnoletti di Sinalunga. Qualcuno più a suo agio, qualcuno meno. Vedi Valenti che sembrava un pesce fuor d’acqua, ignorato dai più. 

Nell’atrio della stazione, appena sceso dal treno “Destinazione Italia” del Pd, Renzi ha scambiato qualche battuta coi presenti, ha salutato il ragionier Orfeo Bardini, 96 anni, decano degli imprenditori locali, poi, insieme a Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale della Toscana e al ministro Luca Lotti è salito su un pullmino con vetri oscurati per dirigersi alla volta della sede della Emma Villas, per un meeting con le aziende locali. Con il ministro Lotti pronto a dissertare su sport e turismo, due settori in cui la Emma Villas è senza dubbio una azienda top nelle terre di Siena e anche a livello nazionale. “Se vincete il campionato vengo alla festa!” ha detto Renzi a Giammarco Bisogno. Ce lo vedete voi un fiorentino di parte guelfa alla festa della squadra della città acerrima nemica ghibellina? 

Da segnalare come tra la folla, non oceanica, ma comunque nutrita, che ha accolto Renzi alla stazione, più d’uno lo ha incitato ad “andare avanti da solo”, senza ascoltare e aspettare gli altri, dove per “altri” si debbono intendere Bersani, D’Alema, Speranza, Fratoianni & C.

Su Berlusconi, a sentire certi commenti, si può anche sorvolare, ma quei ruderi della sinistra no… “quelli, Matteo lasciali perdere…”. E anche in questo clima sta la mutazione genetica del Pd, da partito di sinistra a una cosa diversa, ibrida, dai contorni labili e indefiniti dove i democristiani (di indole e cultura) sono pari se non più degli ex comunisti…

La “vocazione maggioritaria” è entrata nel lessico familiare del popolo Pd che però sembra aver smarrito le coordinate politiche e pure quelle della grammatica e dell’aritmetica. Che non è roba complicata come la fisica quantistica.

E’ apparso in forma Matteo Renzi, sorridente, alla mano, piuttosto pimpante. Stringeva mani come una rock star. Ma il suo popolo non è nemmeno paragonabile a quello del 2012, quando venne a Chiusi per la prima volta e riempì il Mascagni. Allora c’era ancora molta sinistra tra quella folla. Magari abbagliata, stanca dei vecchi volti, di gente che le aveva perse tutte… Oggi, davanti alla stazione c’era solo il ceto politico provinciale e quel minimo di “corpo militante” che è rimasto fedele alla linea a prescindere. Ma è una pattuglia di reduci, non un esercito che marcia verso la vittoria…

Per le aziende che hanno partecipato al meeting alla Emma Villas è stata comunque un’occasione: non capita tutti i giorni di incontrare un ministro e il segretario nazionale di un grande partito.

Bettollini e Scaramelli  hanno incassato il “bagno di folla” e la benedizione del capo, dopo la sconfitta bruciante al congresso provinciale, come a voler dimostrare che i rapporti che contano ce li hanno ancora loro. E non altri. Chissà se Renzi una tiratina d’orecchi per come hanno perso il congresso gliel’ha data a tutti e due… Perché Matteuccio da Rignano è uno che perde spesso, che a perdere ci ha fatto l’abitudine, ma al quale perdere non piace per niente. Soprattutto laddove poteva vincere. 

Chissà se qualcuno, nelle ore trascorse a Chiusi, ha ricordato a Renzi che se non ci fosse stato un certo Orazio Coclite, tanto tempo fa, forse la città “caput mundi” poteva essere proprio Chiusi invece che Roma…  Invece Roma è Roma e Chiusi è una cittadina in crisi che oggi potrebbe anche accontentarsi di un paio di frecciarossa… Anche alle 5 di mattina…

Caro Matteo, mettici un buona parola. Se puoi…

 

 

 

 

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