Dall’inferno alla luna. Bello spettacolo su una storia imbarazzante, nascosta sotto il tappeto come la polvere…

SARTEANO – Bello spettacolo. Non facilmente digeribile, perché nonostante il testo e anche la messa in scena scivolino spesso sul sentiero dell’ironia, delle leggerezza, il tema era tragico, non certo leggero. E’ difficile, impossibile forse, ironizzare, affrontare con leggerezza e con distacco la memoria dell’Olocausto, raccontare ciò che succedeva nei lager nazisti… Anche l’umorismo Yddish non ce la fa. Ma “Dall’inferno alla luna” portato sul palco del teatro Arrischanti da Laura Fatini resta un bello spettacolo, uno dei migliori visti finora in questa zona sul medesimo argomento.
E, diciamolo pure, uno dei più originali. Primo perché pone seriamente, anche se con un certo disincanto, la domanda se sia ancora giusto e opportuno ricordare. E ricordare e basta, senza magari guardare ciò che sta succedendo oggi. Se nelle celebrazioni non ci sia il rischio della retorica, della memoria da reduci… Ma anche perché riporta in superficie, sotto i riflettori, una storia nota, ma non emersa mai fino in fondo. Una storia “imbarazzante” anche per i vincitori. Per coloro che alla scoperta di ciò che era successo nei campi di concentramento, di lavoro e di sterminio dissero “fotografate tutto! perché un giorno ci sarà chi sosterrà che non è vero…”.
La storia riportata alla ribalta, senza retorica, dal testo del francese Jean Pierre Thiercelin e da Laura Fatini, è quella dello scienziato Werner Von Braun, che dirigeva, insieme ad altri scienziati e gerarchi il campo di Mittelbau Dora, che più che un campo era un laboratorio segreto, sotterraneo, dove i nazisti costruivano le famose V2, i missili che colpirono Londra e Anversa e avrebbero dovuto consentire di sottomettere l’intero continente alla potenza del Reich…
Ovviamente il campo di Dora era un inferno vero, dove gli internati dovevano lavorare in condizioni disumane per mesi senza vedere la luce. Dove a migliaia morirono.
Von Braun era un giovane scienziato, aveva poco più di 30 anni e per coltivare il suo sogno scientifico lavorò al progetto di Hitler, senza vedere, senza curarsi di ciò che esso comportava… Era il prezzo da pagare al progresso, alla vittoria. E lui era anche un ufficiale delle SS, non solo uno scienziato. Dall’inferno alla luna è il viaggio che Von Braun fece dopo la fine della guerra. Lo scienziato non finì tra i condannati di Norimberga, al contrario finì a lavorare per i vincitori, diventando il numero uno della Nasa, l’ente spaziale americano.
Nel ’45, a guerra ormai persa, con i Russi già entrati ad Auschwitz e negli altri campi, Von Braun e altri suoi colleghi evitarono di consegnarsi all’Armata Rossa e anche agli inglesi, temendo il peggio, e riuscirono abbastanza rocambolescamente a consegnarsi agli americani, i quali, capendo di avere a che fare con scienziati di valore non si fecero scrupoli ad impacchettarli e portarseli a a casa, non pre processarli, ma per utilizzarli… E così uno dei carnefici di Dora divenne il capo del Progetto spaziale made in Usa, quello che nel 1969 portò gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin a sbarcare e camminare sulla luna…
Come dicevamo, la vicenda Von Braun è nota, come è nota quella di tanti criminali nazisti fuggiti in Sudamerica, alcuni dei quali diventati poi consiglieri militari dei governi dell’Argentina, del Brasile, dell’Uruguay, ma a differenza di questi ultimi, del passato di Von Braun si è sempre parlato poco. La storia la scrivono i vincitori e per i vincitori il passato di Von Braun poteva essere imbarazzante, meglio glissare, tacere, evitare di parlarne… Anche negli anni della corsa allo Spazio, con la gara tra Usa e Urss, Werner Von Braun veniva nominato solo come lo scienziato americano (nel frattempo era stato naturalizzato), il direttore della Nasa… Mai una volta che il nome Dora Mittelbau con tutto quello che significava, fosse anche solo sussurrato.
Merito dunque a Thiercelin, a Laura Fatini, agli attori Francesco Storelli, Gianni Poliziani, Pina Ruiu, Giulia Peruzzi, Pierangelo Margheriti, Calogero Dimino di aver avuto il coraggio di non glissare e di celebrare il Giorno della Memoria con una storia dimenticata troppo in fretta. Volutamente e colpevolmente dimenticata e nascosta sotto il tappeto come la polvere…
Applausi più che meriati.
m.l.
Campi di sterminio, Giorno della Memoria, Sarteano, Werner Von Braun
Gli assenti hanno sempre torto e se ne avessi avuto la possibilità non sarei mancato, ma da ciò che hai detto e che gli applausi siano stati meritati non può altro che farmi piacere al dilà del merito degli attori.Ma mi fa piacere anche e soprattutto per un altro aspetto che è quello che hai citato e che cioè quello che nel tempo che abbiamo vissuto-indipendentemente dal merito e dall’osservanza di un livello di mente come è stata quella di Von Braun- e nel tempo che abbiamo vissuto a noi ci è stato dato da capirne solamente il valore scientifico di detta persona ma non le implicazioni politiche ed etiche della sua appartenenza.La risultante di questo è prettamente ciò che ho sempre detto e cioè che qualunque sistema s’interessa di farci pensare a seconda di quello che abbia deciso di presentare ai nostri occhi e che nulla su tale terreno sia casuale.Detto questo non ci dobbiamo stupire se ciò che ci viene dato in pasto ci appaia come sostanzialmente equilibrato e che tenga conto della democraticità e dell’equidistanza dal potere politico.Questo nopn è mai vero,se non in poche occasioni. Una delle principali regole da osservare in questi casi-comuni a tutti i sistemi politici e sociali- è la teoria del DUIBBIO,di origine culturale,etica e filosofica e che si differenzia fondamentalmente e totalmente per natura propria dall’accettazione dei dogmi fideistici di qualsiasi tipo.Nel mio piccolo ho sentito di fare e di sottolieare anche tale aspetto che la critica che hai fatto e che del resto condivido ,non possa portare agli occhi di molti le considerazioni lette e che ne possano derivare , perchè a prima lettura si può anche pensare che non c’entrino un bel nulla.Invece non è così.E tale ”non è così” investe tutti gli aspetti del nostro modo di vedere e di sentire le cose e gli avvenimenti che sono intorno a noi.
Veramente un bello spettacolo. Di quelli che invogliano a ragionare e pongono questioni che non si possono liquidare con l’abituale semplicismo dei nostri tempi.
Mi vengono in mente altri due nomi oltre a quello di von Braun: Furtwangler e Karajan, direttori d’orchestra tra i più grandi di tutti i tempi.
Il primo rimase in Germania nel periodo nazista e continuò a dirigere per la propaganda nazista. Il secondo prese addirittura la tessera.
Come devono essere valutati questi personaggi? Furtwangler e von Karajan continuarono a dirigere fino alla fine dei loro giorni nell’Europa liberata dal nazismo e ci hanno regalato interpretazioni orchestrali fantastiche che sono giustamente diventate vanto della nostra cultura.
E’ stato giusto consentirgli di continuare la loro opera dopo essersi adoperati per il nazismo?
Il Tamburo di latta, almeno per me, è un gran libro. Dopo che abbiamo scoperto che Gunter Grass è stato iscritto in gioventù alle SS, il libro perde valore?
Le favole vanno bene per quando si è piccoli e sono un bello strumento per crescere. Da adulti esistono altre chiavi di lettura della realtà e della storia ma pare che agli uomini piacciano di più le favole.
Quanto di quello che consideriamo bello e buono è frutto anche di persone che si sono macchiate di nefandezze indicibili? E’ giusto perdonare le scelleratezze in base alle capacità artistiche o scientifiche?
Hannah Arendt, con il suo “La banalità del male”, ha fornito una chiave di lettura molto convincente. Ma il discorso, ovviamente, è tuttora aperto.
secondo me certe macchie restano macchie e non si cancellano, anche se uno, dopo, ha fatto cose buone o straordinarie.,.No so Karajan e Furtwangler, ma Von Braun non è stato solo un semplice iscritto o militante/militare delle SS, è stato un dirigente di un campo di lavoro in cui gli internati venivano sfruttati e massacrati. Avrebbe dovuto essere processato come Eichman e gli altri criminali nazisti… Chi gli ha consentito di lavorare e rifarsi addirittura una verginità e una posizione di assoluto prestigio ha compiuto un atto criminale a sua volta. Per tornaconto e in barba alla storia e alla decenza.
Condivido Marco e Luciano.La stessa storia di Hiro Hito, l’imperatore del Giappone durante e dopo la seconda guerra mondiale, venerato dal suo popolo come un Dio fino quando è vissuto ed anche dopo morto.Non ebbe meriti artistici o scientifici come Von Braun e Von Karajan ma dopo aver causato centinaia di migliaia di morti al suo popolo si alleò prezzolando il suo paese con coloro che l’avevano sconfitto nel pacifico e martoriato con le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki,pregando gli americani di mantenerlo in sella impedendo al popolo di roversciarlo.Così negoziò sul sangue dei sudditi la sua permanenza al potere,che venne accettata,così come gli stessi americani accettarono di averlo a loro fianco in funzione antisovietica,umiliando anche gli stessi loro soldati morti per liberare il Giappone dalla sua dittatura.Suo figlio regna sempre, onorato come un Dio come fu per suo padre, ma i cinesi ricordano bene le nefandezze inestinguibili del padre che i suoi eserciti compirono in Cina,così come in Birmania, come in Indonesia. Eppure-come dice Luciano-sembra che alla gente piacciano più le favole che la realtà.Ad un popolo inebriato dal fumo e da un consumismo sfrenato al punto da proibire per legge fino a qualche anno fa perfino l’esistenza dei sindacati nelle fabbriche,frutto di una cultura perversa ed arretrata non solo odierna ma anche all’epoca,-anche se ha mantenuto caratteri di autentico interesse storico-etnico-puoi far fare tutto,anche a prezzo dei sacrifici estremi che concernono la vita degli individui.I kamikaze ce li ricordiamo tutti.La storia le nefandezze le registra ma se la cultura dei media dominati e promossi dalle oligarchie economiche e politiche non le divulgano,le adombrano volutamente e nello stesso tempo si autoincensano dispensatori di libertà e verità, in testa alle persone rimangono i film, al punto che si arriva-per esempio sempre da parte dei giapponesi- a mettere in dubbio anche le tragedie come quella di Nanchino.Ma anche l’Italia non scherza.Graziani nel dopoguerra potè anche essere parlamentare eletto…quindi è bene che sotto questo aspetto ognuno guardi in casa propria e che non si senta facente parte di un popolo dispensatore di libertà.La libertà non esiste come concezione applicata, è una parola vacua,alla quale ci piace dare i significati che individualmente crediamo che abbia,ma che dipende sempre e viene misurata nel contesto dove viviamo e secondo la cultura del nostro mondo a seconda di quanto si possiede: se uno ha ,è libero, se uno non ha, non è libero.Ecco perchè la libertà è sempre- a gradini diversi-dipendente da ciò che ci impone il sistema dominante.Uno non può ritenersi libero se gli altri suoi simili liberi non lo sono.A Von Braun sono state assegnate e consegnate le priorità e le facoltà di lavorare e di far produrre la sua mente ed i risultati ci sono stati senza dubbio alcuno,
ma per esempio mi viene da pensare ad Oppenheimer che si comportò diversamente dal punto di vista etico verso i suoi simili.E la storia è bene che la conoscano quei sudditi che nel nostro mondo sono milioni,che si sentono liberi e non sudditi, spesso incazzati contro la cosa pubblica come lo erano anni fa coloro bollati come ben pensanti, perchè hanno solo un conto bancario con qualche zero in più a differenza di altri ed anche più reattivi ed anche più reazionari se potessero.Le persone non sono fatte a misura del denaro.Tutt’altro.E’ vivendo che ne subiscono culturalmente e politicamente la sua influenza, e spesso,per non dire sempre, il suo veleno.Ecco perchè è nella storia, soprattutto nella storia delle lotte per conquistare migliori condizioni di vita,che gli uomini hanno provato che in questa azione vi sia la libertà che hanno sempre ricercato.Potrebbe sembrare un paradosso, ma è nella lotta-anche se sconfitti-che ci si libera.
Chiedo scusa dell’inesattezza che ho scritto sul mio precedente intervento: Graziani nel dopoguerra non è mai stato parlamentare eletto.Ho confuso la cosa con la notizia che dopo la sua carcerazione dovuta ai crimini compiuti in Etiopia e la partecipazione alla RSI,fu graziato e fu dirigente per un certo periodo di tempo del MSI.Questo tanto per correttezza e chiedo scusa.
Più o meno “involontariamente” siamo ad uno dei nodi centrali: la Cultura teatrale e musicale fa l’Uomo migliore, peggiore o è ininfluente sul suo percorso, al pari di altri tipi di esperienze esistenziali?
Gianandrea Gavazzeni – musicista, saggista e direttore d’orchestra di valore – sosteneva che la Musica non avesse funzione morale ma che un concerto, una sonata o un’opera potesse piacere anche al criminale più incallito fino a farlo piangere come un bambino (salvo un’ora dopo compiere nuovamente crimini senza ombra alcuna). Tutta la nostra enorme Cultura europea (letteraria, teatrale, musicale ecc) ha rappresentato uno scudo verso ingiustizie e atrocità? Ci ha fatto migliori rispetto agli aborigeni australiani o a qualsiasi altra etnia “elementare” che invece non ha beneficiato di tutto questo? Chi si tuffa più facilmente d’istinto, rischiando egli stesso per aiutare uno che affoga, un nero africano o un professore universitario? Mi scuso per la terrificante banalizzazione ma è solo per rendere l’idea.
Oppure c’è una Cultura buona e una cattiva? E per “cattiva” intendiamo elitaria in senso estetizzante e autoreferenziale, narcisista seduttiva, persino rigorosamente spietata nell’autocompiacimento stilistico?
Eh si…il discorso è lungo e complesso ma bisognerà pur passare per questa porta stretta se si vuole davvero fare un passo avanti e capire quali siano i nostri veri….Orizzonti….
Il discorso è lungo… ma anche più breve e più semplice, Paolo: se una compagnia locale propone in teatro uno spettacolo che magari dal punto di vista stilistico può anche non essere al livello di una esecuzione orchestrale diretta da Von Karajan, ma è comunque ben fatto e propone un tema duro, ma utile alla riflessione, riporta alla luce una storia “imbarazzante”, per per molti anni nascosta sotto il tappeto come la polvere sconveniente e brutta da vedere, fa sicuramente opera meritoria, apprezzabile e degna di attenzione. Non solo come celebrazione del Giorno della Memoria, ma come momento cuturale in sé, al di là dell’aspetto didascalico, didattico e storicistico. E questo discorso vale per tanti spettacoli che girano nel territorio. Non mi pare cosa da poco. Tutt’altro. Mi pare un segnale di vitalità, di capacità di ricerca… Il resto mi sembra, francamente, una discussione un po’ oziosa e divagante rispetto al ragionamento iniziale fatto nell’articolo… E in questo caso gli Orizzonti con la O maiuscola c’entrano meno di niente.
Marco diciamo che c’è qualcosa che non va, visto che ho persino riletto quello che mi hai risposto, pensando che potesse essere rivolto ad un altro Paolo tanto non capivo a cosa di riferivi. Spero di essere stato io ad essere poco chiaro visto che io intendevo davvero tutt’altra cosa e, nello specifico, indirettamente era persino favorevole a questo spettacolo, per quanto lo posso essere un giudizio di chi non l’ha visto. Prendevo spunto per…ma lasciamo perdere, forse è meglio….tanto mi sa che è tempo perso
…in ogni caso, ci sono gli articoli e poi le articolazioni del dibattito che ne segue….se bisogna rispondere solo all’articolo ed è vietato seguire e sviluppare anche le varie articolazioni fornite dagli altri partecipanti basta dirlo…mah!
infatti, anch’io non ho capito bene quali articolazioni siano emerse, nel dibattito successivo oltre il giudizio e le considerazioni sullo spettacolo e sulla vicenda Von Braun… Ma io mi attengo alla cronaca, volo basso…