Dall’inferno alla luna. Bello spettacolo su una storia imbarazzante, nascosta sotto il tappeto come la polvere…

lunedì 30th, gennaio 2017 / 12:23
Dall’inferno alla luna. Bello spettacolo su una storia imbarazzante, nascosta sotto il tappeto come la polvere…
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SARTEANO –  Bello spettacolo. Non facilmente digeribile, perché nonostante il testo e anche la messa in scena scivolino spesso sul sentiero dell’ironia, delle leggerezza, il tema era tragico, non certo leggero. E’ difficile, impossibile forse, ironizzare, affrontare con leggerezza e con distacco la memoria dell’Olocausto, raccontare ciò che succedeva nei lager nazisti… Anche l’umorismo Yddish non ce la fa. Ma “Dall’inferno alla luna” portato sul palco del teatro Arrischanti da Laura Fatini resta un bello spettacolo, uno dei migliori visti finora in questa zona sul medesimo argomento.

E, diciamolo pure, uno dei più originali. Primo perché pone seriamente, anche se con un certo disincanto, la domanda se sia ancora giusto e opportuno ricordare. E ricordare e basta, senza magari guardare ciò che sta succedendo oggi. Se nelle celebrazioni non ci sia il rischio della retorica, della memoria da reduci… Ma anche perché riporta in superficie, sotto i riflettori, una storia nota, ma non emersa mai fino in fondo. Una storia “imbarazzante” anche per i vincitori. Per coloro che alla scoperta di ciò che era successo nei campi di concentramento, di lavoro e di sterminio dissero “fotografate tutto! perché un giorno ci sarà chi sosterrà che non è vero…”.

La storia riportata alla ribalta, senza retorica, dal testo del francese Jean Pierre Thiercelin e da Laura Fatini, è quella dello scienziato Werner Von Braun, che dirigeva, insieme ad altri scienziati e gerarchi il campo di Mittelbau Dora, che più che un campo era un laboratorio segreto, sotterraneo, dove i nazisti costruivano le famose V2,  i missili che colpirono Londra e Anversa e avrebbero dovuto consentire di sottomettere l’intero continente alla potenza del Reich…Peenemünde, Dornberger, Olbricht, Leeb, v. Braun

Ovviamente il campo di Dora era un inferno vero, dove gli internati dovevano lavorare in condizioni disumane per mesi senza vedere la luce. Dove a migliaia morirono.

Von Braun era un giovane scienziato, aveva poco più di 30 anni e per coltivare il suo sogno scientifico lavorò al progetto di Hitler, senza vedere, senza curarsi di ciò che esso comportava… Era il prezzo da pagare al progresso, alla vittoria. E lui era anche un ufficiale delle SS, non solo uno scienziato.  Dall’inferno alla luna è il viaggio che Von Braun fece dopo la fine della guerra. Lo scienziato non finì tra i condannati di Norimberga, al contrario finì a lavorare per i vincitori, diventando il numero uno della Nasa, l’ente spaziale americano.

Nel ’45, a guerra ormai persa, con i Russi già entrati ad Auschwitz e negli altri campi, Von Braun e altri suoi colleghi evitarono di consegnarsi all’Armata Rossa e anche agli inglesi, temendo il peggio, e riuscirono abbastanza rocambolescamente a consegnarsi agli americani, i quali, capendo di avere a che fare con scienziati di valore non si fecero scrupoli ad impacchettarli e portarseli a a casa, non pre processarli, ma per utilizzarli… E così uno dei carnefici di Dora divenne il capo del Progetto spaziale made in Usa, quello che nel 1969 portò gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin a sbarcare e camminare sulla luna…

Come dicevamo,  la vicenda Von Braun è nota, come è nota quella di tanti criminali nazisti fuggiti in Sudamerica, alcuni dei quali diventati poi consiglieri militari dei governi dell’Argentina, del Brasile, dell’Uruguay, ma a differenza di questi ultimi, del passato di Von Braun si è sempre parlato poco. La storia la scrivono i vincitori e per i vincitori il passato di Von Braun poteva essere imbarazzante, meglio glissare, tacere, evitare di parlarne… Anche negli anni della corsa allo Spazio, con la gara tra Usa e Urss, Werner Von Braun veniva nominato solo come lo scienziato americano (nel frattempo era stato naturalizzato), il direttore della Nasa… Mai una volta che il nome Dora Mittelbau con tutto quello che significava, fosse anche solo sussurrato.

Merito dunque a Thiercelin, a Laura Fatini, agli attori Francesco Storelli, Gianni Poliziani, Pina Ruiu, Giulia Peruzzi, Pierangelo Margheriti, Calogero Dimino di aver avuto il coraggio di non glissare e di celebrare il Giorno della Memoria con una storia dimenticata troppo in fretta. Volutamente e colpevolmente dimenticata e nascosta sotto il tappeto come la polvere…

Applausi più che meriati.

m.l.

 

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