REFERENDUM, ECCO PERCHE’ VOTERO’ NO

Tre sere fa a Cetona durante il confronto tra il Sì e il No al referendum, il sindaco di Chiusi Juri Bettolini, in veste di “relatore” per il Sì ha fatto l’elenco dei sostenitori del NO, indicandoli come una accozzaglia di poco presentabile e anche poco credibile essendo fatta da gente che sta pure su sponde diametralmente opposte e che se l’è dette di tutti i colori: Salvini, la Meloni, Berlusconi, La Russa, Casa Pound e poi Grillo, Di Maio, Ferrero, Civati, De Mita, D’Alema, Bersani e Travaglio e persino Cirino Pomicino… Insomma una bad company composta dalla destra più destra e dalla sinistra più compromessa, da vecchi arnesi del Pci-Pds alle cariatidi della Dc ‘ancient regime’…
Uscendo dalla sala cetonese, un altro amico, anche lui, credo, di fede Pd, mi sussurra: “Beh anch’io non sono tanto convinto di votare sì, ma certo che D’Alema e Salvini o Casa Pound mica sono un incentivo a votare no…”
In effetti, detta così si potrebbe anche concordare. Come se si guarda al quesito referendario: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?» Messo così, difficile non essere d’accordo. Ma è chiaro che la questione è un po’ più complessa. E infatti il quesito è stato “impugnato” perché mischia materie diverse ed eterogenee e quindi può risultare “ingannevole” come certi spot pubblicitari. E la pubblicità ingannevole è vietata… Il ricorso presentato dall’ex presidente della Corte Costituzionale Onida e da un pool di avvocati è stato per ora rigettato, ma la partita non è finita.
A pensarci bene, però, sia a Bettollini, che si è esposto e si sta esponendo molto per il sì, pur essendo sindaco ( secondo me lo può fare a patto che lo faccia come militante politico e non lo faccia usando sedi, momenti e strumenti istituzionali. Nè tantomeno la carica e il ruolo di sindaco. Un mese fa, con una intervista sul sito del Comune è stato costretto a fare marcia indietro e anche sulla modo in cui si è presentato a Cetona qualcuno ha avuto da ridire, lamentando una violazione delle norme sulla par condicio), sia all’amico cetonese mi verrebbe da rispondere che il “fronte del NO” non è fatto solo da Salvini, Berlusconi e Casa Pound, dai grillini e dalle cariatidi ex Pci ed ex Dc…
Faccio un piccolo elenco anche io. Come fosse la formazione di una squadra di calcio: Zagrebelskj, De Siervo, Onida, Spataro, Canfora, Camusso, Bonsanti, Don Ciotti, Rodotà, Smuraglia, Landini, e in panchina (ma potrebbero tutti giocare titolari) Antonio Padellaro, Lorenza Carlassare, Francesco Paolo Casavola, Enzo Cheli, Giovanni Maria Flick, Alessandro Pace, Andrea Manzella, Gino Strada e perfino Mario Monti…
Mi sembra una compagnia molto meno imbarazzante. Per nulla imbarazzante, direi. C’è il presidente dell’ANPI (il partigiano Smuraglia), c’è il segretario della Fiom e quello confederale della Cgil, ci sono i più autorevoli costituzionalisti, compresi ex presidenti della Corte Costituzionale, giornalisti non accusabili di faziosità congenita, come Manzella, Padellaro, Pace, personaggi della società civile come Don Ciotti o Gino Strada, figure di riferimento del pensiero laico e di sinistra come Rodotà, ex ministri “moderati” come Monti o Flick… Insomma io con gente così mi sento in buona compagnia. Mi sento a casa. E scommetto se fosse italiano anche Borja Valero probabilmente voterebbe NO, perché ha dimostrato di essere non solo un ottimo giocatore di calcio, in questo momento il “simbolo” della Fiorentina, ma anche una persona seria, attenta alle cose del mondo, alle disuguaglianze, ai pericoli per la democrazia… Ma Borja non è italiano e questa è solo una battuta.
I nomi che ho citato come figure non imbarazzanti del fronte del NO sono anche le stesse che negli ultimi 25 anni abbiamo sempre trovato a combattere (o a resistere) contro le mafie, la corruzione, le leggi ad personam, contro le forzature e gli slabbramenti della Costituzione, contro le guerre e la partecipazione italiana a guerre di altri… E siccome si parla di Costituzione e dell’architettura istituzionale del paese, il fatto che i massimi esperti in materia (i costituzionalisti e gli ex presidenti della Corte) ritengano la riforma Renzi-Boschi una riforma quantomeno fatta e scritta male e che va nella direzione di un accentramento dei poteri e di una riduzione degli spazi di partecipazione e delle forme controllo (i contrappesi), mi sembra una buona ragione, da sola, per riflettere. Per pensare bene alle conseguenze del voto del 4 dicembre. Così come mi sembra una buona ragione per riflettere l’appoggio alla riforma sbandierato dalla Confindustria, dalle agenzie di rating internazionali (che cosa c’entrano le agenzie di rating?), da Jp Morgan o Goldman Sachs… Quando vedo o sento quei nomi, io a fiuto sono portato a schierarmi dalla parte avversa…
Francamente non credo che ci saranno cataclismi e sconvolgimenti epocali sia che vinca il SI’ sia che vinca il NO, certo Renzi ha politicizzato la sfida: se vince regnerà a lungo, se perde il castello si sgretola e si dovrà andare presto ad elezioni…
Non mi pare però che la battaglia sia come dicono i sostenitori del Sì, tra innovatori che hanno voglia di volare e conservatori abbarbicati alle poltrone e decisi a difendere vecchi privilegi… Io, tanto per rimanere in tema di compagnie, Alfano e Verdini come innovatori ce li vedo poco…
Quanto ai “conservatori” mi pare che stiano difendendo la Costituzione (definita anche da Renzi “la più bella del mondo”) da uno strappo. Qualcuno dice da uno… stupro. Lo stupro di chi la ritiene troppo “socialista” (è stato detto anche questo) e quindi un freno ai propri affari, un freno ad una politica più decisionista, più personalizzata, con meno vincoli e bilanciamenti. A me invece la Costituzione piace così com’è. Riformarla si può, per carità, ma se la riforma invece di migliorarla, la peggiora, meglio evitare. Scelgo il male minore. Sarà un po’ datata, ma stiracchiarla e deformarla, per interessi contingenti di chi comanda, a mio avviso non è una buona mossa. Anzi è una mossa pericolosa.
Sarò un nostalgico, ma credo proprio che il 4 dicembre voterò NO. E se votano No anche Casa Pound, Salvini e D’Alema, pazienza. Nei referendum c’è solo il SI’ e il NO. Il forse, il Ni e il vorrei ma… non sono contemplati…
Marco Lorenzoni
Sono pienamente d’accordo sul fatto che la compagnia del NO sia meno imbarazzante. È necessario, però, svincolarsi da questa personalizzazione del referendum e cercare di capire se è una buona riforma o meno. Secondo me no; è una riforma confusa, imprecisa, antimoderna e non rispetta la volontà dei cittadini. E comunque, come ha detto Landini riferendosi a D’Alema, Salvini e Berlusconi, “sono loro che votano come me, non io come loro”.
Quell’espressione di Landini la ritengo molto giusta.Credo che ci sarebbe molto bisogno dei suoi punti di vista nella politica italiana,CGIL compresa, dal momento che in diversi anche dentro tale sindacato votano SI, anche nella nostra realtà locale,anche se ufficialmente si è schierata a livello nazionale per il NO.Si parla sempre dei protetti ”dalla politica ” e di coloro che di politica ci hanno vissuto.Ed è chiaro che si proteggano, vorrei vedere il contrario…. Al di là delle opinioni personali lecite delle singole persone anche dentro tale sindacato, un aspetto fondamentale è il considerare la trasmissione indiretta e diretta dei ”danni” che il renzismo ha prodotto nello smantellamento delle posizioni e nella ri-considerazione ed adeguamenti alle problematiche sindacali che sono derivate dalle decisioni governative.Quando un fronte sindacale si incrina i danni sono destinati a ripercuotersi per anni ed a distanza. I ”sindacati delle aziende” alias quelli che una volta venivano chiamati con un colore che era il giallo, tali problemi non li hanno mai avuti. L’80% delle loro rivendicazioni erano i soldi , non le normazioni.Adesso le aziende hanno rifagocitato quasi tutto e messo il sindacato al silenzio, senza capire che anche le stesse aziende stanno pagando oltre la crisi anche lo scotto di tali decisioni.Un lider aziendale sia sindacale dovrebbe essere una persona che nelle sue decisioni debba tener presente sia il benessere dell’azienda e la sua continuità sia il benessere di chi ci lavora.Questo oggi come ieri avviene poche volte e queste volte si possono contare nella dita di una mano sola.
CIAO vorrei conoscere da te cosa pensi che l Europa ammesso che vinca il no sarà così motivata di elargire quei soldi che fuori dal patto di stabilità ci aiuterebbero non poco per i terremotati per cercare di iniziare finalmente alla sistemazione di. Tutte quelle strutture pubbliche altrimenti sarà più difficile. Andremo verso un periodo di indecisioni di lotta fra tre forze e quindi andare alle elezioni in queste condizioni a mio modesto parere sarebbe un guaio,per questo io voterò SI
Penso che l’Europa, come gli Usa, come Goldman Sachs e Jp Morgan, come Marchionne che le tasse le paga altrove dovrebbero tacere su una riforma che riguarda l’architettura istituzionale di un paese sovrano, senza cercare di orientare il voto per interessi specifici… I terremoti ci sono stati anche in precedenza, con questa costituzione in vigore, i fondi sono stati stanziati ugualmemente… Che c’entra la costituzione coi fondi per i terremotati? Le elezioni sono un guaio quando sono “truccate” o preconfezionate… Renzi del resto non lo ha mai eletto nessuno, quindi se si andasse al voto, dopo il referendum, non sarebbe poi una iattura, ma una cosa normale, opportuna. Certo il quadro è incerto e le alternative scarseggiano, ma non si può scrivere o riscrivere una costituzione solo per favorire gli interessi di chi governa e di chi comanda chi governa…
Immaginando che molti altri spiegheranno le ragioni del No, voglio spendere qualche riga per motivare la mia scelta di votare Si. Se si cerca di ragionare pacatamente credo che esistano buone ragioni per votare Si come per votare No. Ma come impone ogni scelta netta, si tratta di far pendere la bilancia dalla parte dove ciascuno ritiene ci siano più ragioni. Che il bicameralismo paritario sia presente in pochissimi altri paesi democratici e che sia il frutto di un compromesso tra costituenti democristiani e comunisti per paura gli uni degli altri, credo sia un primo elemento. Che il ricordo del ventennio fascista abbia consigliato una preminenza delle istituzioni di controllo su quelle di governo è un secondo elemento. Tant’è che dal dopoguerra ad oggi abbiamo avuto 63 governi, se non erro. La prima commissione per la riforma della seconda parte della Costituzione è quella del 1983 del liberale Bozzi. Di fronte poi allo strapotere e alla velocità dei poteri economici e tecnologici c’è bisogno di esecutivi che possano decidere in tempi rapidi. Non credo che un governo democratico debba essere necessariamente debole. E credo che le istituzioni democratiche italiane siano abbastanza forti da non consentire derive autoritarie. Inoltre c’è un impegno, condiviso anche se subito, da parte del gruppo dirigente del PD a modificare l’Italicum introducendo collegi uninominali, abolendo le preferenze, eliminando i nominati e facendo eleggere direttamente i senatori. Anch’io credo che l’art. 70, per citarne uno, poteva essere scritto meglio. Ma credo anche che difficilmente si possa pensare, a breve, che una diversa maggioranza approvi con sei letture una riforma costituzionale migliore.
Rispondo a Lele Battilana. La velocità della decisione non dipende dal ping pong fra camera e senato. Ad ogni livello velocità e lentezza dipendono da ben altro. Per quello che ho studiato sulla pianificazione urbanistica, ma credo che valga per la quasi totalità delle materie, la velocità della decisione dipende dalla qualità dei negoziati che vi si svolgono intorno. Se accordi e negoziati sono opachi o addirittura segreti si può star certi che il processo di decisione sarà lento. Se si cambia stile e si introduce seriamente trasparenza le decisioni saranno veloci perché ognuno dovrà rispondere in maniera non ambigua e assumere chiaramente le proprie responsabilità.
A Battilana.Nella diatriba politica sempre la dimostrazione delle proprie posizioni porta da ambedue le parti ad incensare quelle che ci interessano e sminuire quelle che sono contrarie a quanto si sostiene.Vediamo brevemente di elencare quelle che hai portato a favore del SI, dicendoti che personalmente non ho problemi a condividere ciò che dici fino grossomodo a metà del tuo intervento ma non l’aspetto che riguarda ”la forza delle istituzioni che dovrebbero proteggerci da soluzioni autoritarie”.Ti faccio presente che il contrasto politico in questi ultimi anni si è acuito soprattutto con il problema della nascita dei movimenti populisti e nazionalisti, sia dentro casa nostra che in Europa,con grande riflesso anche sulle decisioni ed influenza all’interno dell’europa ed anche in noi,dopve vi sono interi stati dove sono al potere forze prettamente fasciste come l’Ungheria, la Bulgaria,gli Stati del Nord Europa come la Lituania ed Estonia e Lettonia, nuovi alleati della NATO che ospitano sul loro territorio truppe interventiste alle quali noi diamo anche i nostri contributi in termini di denaro.Per non parlare poi di quanto bolle in Ucraina dove non si vede l’ora di menar le mano.Pensi che tali nazionalismi contro le immigrazioni non facciano sentire la loro influenza nell’opinione pubblica dei seguaci di Salvini che non sono pochi ? Quindi se ieri magari la minaccia che tu dici c’era molto meno e rarefatta , oggi trovo che sia più presente e precisa ed in via produttiva di novità, e tali novità prendono solo una direzione, non più direzioni : quelle dell’aumento della tensione.L’entità dell’Europa con la Brexit non si è rafforzata ma indebolita.Quanto all’impegno condiviso per mettere le mano all’Italicum credo che posta così sia una questione proprio risibile, dal momento che tu m’insegni che gli impegni in politica si possono benissimo disertare, perchè con la gente come è fatta oggi nessuno chiede il conto di tali comportamenti alla classe politica, al massimo andranno ancora di meno a votare, ma se una coalizione od un partito ha la maggioranza rispetto agli altri due blocchi (i 5 stelle e la Destra di Forza Italia)mi dici cosa dovremmo avere nei nostri orizzonti democratici? Forse un partito od una coalizione che si becca un premio che le consenta di governare perchè ha avuto un premio spropositato,avendo raggiunto la maggioranza col ballottaggio? Io di fronte a questo se permetti degli impegni dei governi a guida PD che governano con Verdini ed Alfano- per rimanere nel consentito ometto di dire cosa ne farei- vista l’acqua che è passata sotto i ponti.Ed è chiaro che usino tutte queste trappolette, laccetti, ricattini verso i loro stessi DEM che per me -per farla breve- sono più corresponsabili loro chè Renzi. E tutto questo dovrebbe essere permesso in nome di una strutturazione da parte delle autorità di governo per tener conto della velocità dei processi tecnologici e conoscitivi ? Quando sei in una stanza chiusa dalla quale non puoi uscire per legge, perchè tale legge che anche tu hai scelto non ti permette più di farlo, a chi ti rivolgi ? Ai poteri che sono stati eliminati e contano solo per rappresentanza perchè si è rafforzato il potere dell’uomo solo al comando? Della crisi del capitalismo-tanto per parlare sempre dei massimi sistemi che stanno sulle palle a tutti quando se ne parla- io non mi fido.E non mi fido che mi si costruisca intorno una gabbia in nome della velocità decisionale delle istituzioni , perchè questa è una grande cazzata,detta per i poveracci che ci credono e che abboccano e detta per i furbi(poi neanche tanto perchè hanno loro governato tale sfascio) che vogliono continuare a parare i colpi addotti e portati dalle loro istanze politiche.
Indovina come voterò, tenute anche presenti le ragioni del SI ?
Voterò no perché è una riforma sbagliata e pericolosa. Il Senato non verrà abolito. Verrà eliminato il diritto dei cittadini di votarlo. Alcune leggi, riguardanti ben 22 materie dovranno essere approvata sia dalla Camera sia dal Senato. Tutte le altre, se un terzo dei senatori lo richiede passano al vaglio del Senato e quindi di nuovo alla Camera. Sarà un organismo composto da nominati, scelti all’interno dei Consigli regionali dove siede la peggiore classe politica del paese. I nuovi senatori avranno l’immunità parlamentare e la possibilità di definirsi l’entità dei loro rimborsi.
Viene propagandata la velocità nel fare le leggi. In Italia non serve velocizzare l’iter legislativo per governare meglio. Servono al contrario meno leggi, scritte bene e, soprattutto, occorre l’autorevolezza di uno stato capace di farle rispettare. Quando si vuole, anche adesso si può essere rapidi: la “Fornero” è stata approvata in nove giorni, le manovre correttive, le varie “salva Italia”, in meno di venti giorni, La legge Costituzionale sul pareggio in bilancio (quattro passaggi tra le due camere) in appena 5 mesi. La Francia si autogoverna con 7.000 leggi; la Germania con 5.500, la Gran Bretagna appena 3.000. L’Italia ha un numero imprecisato di leggi: tra le 150.000 e le 200.000. I risparmi sui costi della politica sono cifre buttate a vanvera.
Si parla sempre ossessivamente di cambiamento, ma non si ragiona mai in quale direzione si determina questo cambiamento. La riforma finisce per creare una contrapposizione tra poteri democratici e governabilità, ma la democrazia non può essere assorta a meccanismo amministrativo. La Costituzione è la sintesi della condivisione dei principi e dei valori fondamentali della nostra convivenza e definisce le forme con cui si dà sostanza a tali principi. “La Costituzione nasce come limite e forma di controllo verso chi esercita il potere, cioè contro chi comanda”. La pseudo riforma invece è fatta per rafforzare il potere, per proteggerlo dal volere popolare, non per dare valore alla partecipazione. Di fronte allo strapotere e alla velocità dei poteri economici e tecnologici c’è bisogno di una politica forte e autorevole che faccia gli interessi dei cittadini. È quindi necessario rinforzare tutti i meccanismi della democrazia rappresentativa, altrimenti costruiremo un sistema che dà ancora più spazio a coloro che hanno causato la crisi epocale che viviamo, a scapito dei più deboli che la crisi l’hanno subita. In Italia c’è bisogno di riforme, ma questa è la riforma delle grandi banche, della BCE, dei Fondi di investimento, di Confindustria, dei potentati. Non è la riforma per il paese, né per risolvere le disuguaglianze.
Fa meraviglia che molti si soffermino a guardare la diversità di coloro che sostengono il no, senza preoccuparsi che questa riforma è stata imposta da un governo non “eletto” – sono 5 anni che gli italiani si ritrovano con un governo che non rispecchia il voto popolate – approvata da un Parlamento illegittimo, sottoposto a continui ricatti, e con l’apporto decisivo di un personaggio condannato per bancarotta e per il quale sono stati richiesti altri 4 anni in un processo contro la P3.
Per rispondere a Paolo Scattoni direi per prima cosa che è difficile credere che due letture della stessa legge, anche quando non vi sono modifiche, non rallentino l’iter legislativo. Tu dici che conta molto di più la qualità del negoziato. Posso convenire con te ma non mi sembra che negoziati di qualità contraddistinguano la dinamica parlamentare da molti anni a questa parte. E quindi, per non rimanere intrappolati nell’indecisione, come è avvenuto quando è stato chiesto a Napolitano di accettare un secondo incarico, modifiche delle procedure possono essere d’aiuto. Se guardiamo poi fuori dall’orizzonte nazionale, in Europa sono tre i paesi in cui la seconda camera ha poteri legislativi rilevanti: Italia, Polonia e Romania. Infine mi sia consentito di ricordare che del Senato come “inutile doppione” parlò il grande costituzionalista democristiano Costantino Mortati nel 1973 e nel 1978 Umberto Terracini si espresse senza riserve per l’abolizione di una delle due camere. Senza considerare che hanno cercato di superare il bicameralismo paritario tutte le commissioni di riforma costituzionale che si sono succedute dal 1983 ad oggi: la commissione Bozzi del 1983, la commissione De Mita – Jotti del 1992-94, la commissione bicamerale D’Alema del 1997-98, la riforma costituzionale di Berlusconi. Tutto ciò soltanto per dire che l’esigenza di accelerare il processo di formazione delle leggi non è un problema nuovo. Poi si può naturalmente non condividere il tipo di risposta che al problema viene data da questa riforma, ma bisogna riconoscere che il tema è sul tappeto fin dagli anni successivi alla promulgazione della Costituzione.
A Carlo Sacco dico che non è difficile prevedere come voterà.
Rispondo a Lele Battilana. Non capisco perché nel citare li tentativi falliti di riforma costituzionale si eviti di citare la riforma del titolo quinto del 2001. Si trattava di una modifica di grande rilevanza. Era la riforma del centro sinistra. Ci fu anche un referendum vinto (io votai per la conferma). Quella riforma fu messa a punto e approvata in un periodo in cui Bossi invitava ad utilizzare la bandiera nazionale al posto della carta igienica. Si propose allora una riforma orientata al federalismo. Ora Salvini è alleato alla Meloni e tutti si dimenticano del federalismo. Io sono ancora per quella scelta e basterebbero piccoli aggiustamenti per superare i problemi di attuazione riscontrati. Il problema ora invece è quello di un ritorno al centralismo. Io invece sono per uno stato ispirato alla sussidiarietà. Sono fedele a una dottrina che si contrapponeva ai sistemi autoritari di diversi colori.
X Battilana. Tutto ciò che dici è plausibile senz’altro, ma ci sono diciamo ”esigenze” che sovrastano ” leggermente” le tematiche che richiami e che parecchi si affrettano a saltarle non evocandole. Una di queste è quella che un PARLAMENTO ELETTO CON UNA LEGGE INCOSTITUZIONALE NON PUO’ CAMBIARE LA COSTITUZIONE. Scusa se è poco diceva Mottino…..sennò si fa come Starace quando lo portavano in trionfo che gridava ” m’avete preso per un coglione” e la folla ” no sei un eroe!!, porc… mi volete lascià,m’avete preso per un coglione’….). Eh ?