11 MAGGIO 1860, I MILLE SBARCANO A MARSALA: QUEI CHIUSINI TRA LE CAMICIE ROSSE GARIBALDINE
Oggi è l’11 maggio. Esattamente 156 anni fa, l’11 maggio 1860, con lo sbarco a Marsala, i Mille di Garibaldi cominciavano l’occupazione della Sicilia che si concluse dopo una serie di battaglie contro l’esercito Borbonico con l’annessione del Regno delle due Sicilie allo Stato Italiano. Una serie di battaglie e molte stragi ed episodi tragici e oscuri (come quelli di Bronte, Casalduni, Pontelandolfo…) che hanno anche ridimensionato l’impresa dei Mille (sostenuta, foraggiata dagli inglesi che corruppero molti ufficiali borbonici e coprirono con la loro flotta l’avanzata delle camicie rosse e dei piemontesi) e la stessa figura dell’eroe dei due mondi, descritto da alcuni storici, soprattutto meridionali, come un avventuriero sanguinario e al soldo della monarchia sabauda. Naturalmente sia all’agiografia che circonda la figura di Garibaldi, sia alla “demolizione” storica che ne fanno alcuni studiosi e commentatori va fatta la tara. Resta il fatto che il regno delle Due Sicilie non era affatto uno stato arretrato e feudale, ma uno dei più industrializzati d’Europa, certo più del Regno di Sardegna di Savoia. E l’operazione “liberazione del sud” fu in qualche misura una guerra di occupazione militare, con i Piemontesi e in qualche caso i garibaldini che fecero ciò che i nazisti fecero a Marzabotto, a San’Anna di Stazzema o a Civitella in Valdichiana, uccidendo e deportando la popolazione civile in nome della lotta al brigantaggio. Detto questo, però i Mille furono anche il seguito romantico e in qualche modo rivoluzionario di quel’esperienza democratica straordinaria e avanzatissima che fu la Repubblica Romana del 1849. Furono l’espressione diretta delle idee repubblicane e rivoluzionarie di Pisacane e di Mazzini che teorizzavano addirittura il terrorismo contro gli stati autocratici e liberticidi dell’epoca.
Ecco tra quelle camicie rosse che 156 anni fa sbarcarono a Marsala c’erano anche diversi chiusini. Forse 4, forse più. In tutto i chiusini che nell’arco di circa 20 anni parteciparono all’avventura garibaldina per “fare l’Italia”, furono una trentina. Un numero alto, considerando le dimensioni della città e le condizioni in cui all’epoca ci si spostava e le scarse informazioni che circolavano.
Di alcuni c’è la lapide al cimitero. Quattro sono senza’altro chiusini doc come è facile intuire dai cognomi, certamente ancora oggi tra i più diffusi in città: Felice Toppi, Leopoldo Guazzini, Giuseppe Fei e Leopoldo Fanciulli.
Degli ultimi due, sulla lapide nel cimitero di Chiusi, c’è anche la fotografia. Degli altri (Guazzini e Toppi) no.
Sono morti tutti a Chiusi e in età piuttosto avanzata per l’epoca. Segno che dalle spedizioni Garibaldine tornarono sani e salvi.
Felice Toppi era nato nel 1838 ed è morto nel 1922 a 84 anni; Leopoldo Guazzini era nato nel 1842 ed è morto nel 1919 a 77 anni; Giuseppe Fei era nato nel 1844 ed è morto nel 1916.
Nella foto della lapide è ritratto già in età matura con 3 medaglie sul petto: “Visse e morì nella fede democratica
per la giustizia e il diritto, volontario nelle schiere di Garibaldi per l’unità della patria”.
Così recita l’epitaffio che ne delinea la figura di cittadino impegnato e certamente schierato dalla parte dei più deboli… Sappiamo che fu tra i fondatori locali del Partito Socialista nel 1982.
Ma sappiano che furono garibaldini anche altri giovani chiusini. I nomi li fornisce un elenco in possesso dell’archivio di Carlo Sacco (pubblicato da primapagina nel 2011) ch ne specifica in alcuni casi il mestiere e anche il soprannome o qualche parentela. Si tratta di Agostino Goracci (Guardia Municipale), Giulio Del Buono, Veriano di Cocco, Romeo Boldi (padre di Gino e del prete Romeo), Gaetano Pianigiani, Giovacchino Fanciulli, Annibale(Barbiere), il ”poro” Gostinicchio (fabbro).
Esiste poi una lista di garibaldini di Chiusi partecipanti alla Campagna del 1865 (Terza Guerra d’Indipendenza contro l’Austria), alcuni figurano anche nell’elenco sopra citato. I loro nomi, con appunti a lato, sono i seguenti: Masieri (telegrafista), Francesco di Cocco (barbiere), Gaetano Frullani (veterinario-carbonaro), Meacci (fattore di Dolciano), Avvocato Ascanio Dei (carbonaro), Daniele Seccaticci (detto ”Bachetto”- maniscalco), Domenico Galeotti (Carbonaro, nonno di Piero Galeotti il Podestà di Chiusi), Olinto Pasquini (Campagna del 1866 nel 1° bersaglieri classe 1847 e presa di Roma- 1870), Leopoldo Mariotti (detto ”Manlio”, nonno di Angelo Quadri il farmacista), Pasquale Romanini (padre di Luigi, primo sindaco di Chiusi dopo la Liberazione), Torretti (detto ”Bacchino”), Ciuffetti (maestro elementare), Luigi Tanganelli (calzolaio), Pietro Lucioli (nonno di Salomone Lucioli detto ”Castrino”), Mariotti (detto ”Ventundita” fratello di Leopoldo).
L’Annibale, barbiere, è probabilmente un certo Annibale Zeppoloni nato nel 1837 da Giobatta Zeppoloni e Annunziata Morandi, che ha combattuto come “cacciatore” nella 17a divisione Medici, Reggimento Cadolini e fu congedato il 9 dicembre 1860. Lui è quasi certo che abbia partecipato alla spedizione dei Mille.
Come vediamo c’è di tutto: buona borghesia urbana, ma anche artigiani, operai, impiegati… di alcuni è indicata l’appartenenza alla Carboneria. Che più tardi diventerà la “Società Operaia” di stampo massonico liberale, incubatrice del nascente Partito Socialista.
Una testimonianza che non ha trovato riscontri, già citata in un articolo del 2011, racconta di un altro chiusino di nome Rizieri che si arruolò con i garibaldini e, per evitare la fucilazione dopo un omicidio, si imbarcò clandestinamente per l’America e lì partecipò alla costruzione della ferrovia nel west e poi, con l’esercito unionista, alla “caccia” contro le bande di desperados sudisti che assaltavano treni, banche e compagnie minerarie dopo la guerra di secessione. Pare che il garibaldino chiusino fuggito in America partecipò pure alla uccisione nel 1882, di Jesse James, che lui stesso raccontò essere una “messa in scena”: Jesse il bandito sarebbe morto infatti nel suo letto alla veneranda età di 104 anni nel 1951, con il nome di Frank Dalton, un pensionato che aveva 32 fori di proiettile addosso e cicatrici di corda intorno al collo.
Al di là di questo episodio romanzesco, forse vero o forse no, non sappiamo quale fu la molla che li spinse ad arruolarsi nei volontari del Generale, né quando di preciso lo fecero. Se prima o dopo l’Impresa dei Mille. Né sappiamo se hanno combattuto insieme, se hanno combattuto solo in Italia o anche all’estero… Ci piace però immaginarli davvero come eroi giovani e belli, assetati di giustizia, di uguaglianza, animati da un’idea di “rivoluzione” per ribaltare regimi autoritari e stranieri… Più o meno la stessa cosa che fecero altri ragazzi chiusini e italiani nel 1943- 44 prendendo la via delle armi e della montagna per combattere il nazifascismo…
Non deve essere stato facile per quei giovanotti lasciare la famiglia, magari la fidanzata, un lavoro, se ce l’avevano, per andare a combattere con una camicia rossa addosso… All’epoca chi cercava di sfuggire alla giustizia o a qualche persecuzione andava in America o in Francia. Chi seguì Garibaldi lo fece per lo più per ideale… Ideali propri di giovani irrequieti che mal sopportavano l’assolutismo (anche quando era illuminato, come in Toscana), il clericalismo,
la disuguaglianza eletta a sistema… e trenta ragazzi che in quel tempo prendono un fucile e partono, sono anche il segno di una certa tradizione civile del luogo. Che spesso ci dimentichiamo o sottovalutiamo.
Ci piacerebbe che ai garibaldini chiusini fosse dedicato un piccolo sacrario nel cimitero locale, dove possano riposare in pace, tutti insieme e dove sia più facile celebrarne la memoria. Magari insieme a quegli altri ragazzi che dal 1943 al ’45 presero anche loro un fucile e andarono in montagna per combattere un’altra guerra di liberazione.
Ed è una piccola proposta (già avanzata tempo addietro anche da altri, vedi Stefano Bistarini) che giriamo ai candidati alle imminenti elezioni comunali. Quanto può costare un piccolo sacrario?
(m.l.)
Rispetto ai nomi ed ai mestieri, il mio archivio possiede anche le foto di quelle persone delle quali su Primapagina stessa avevo dato la disponibilità a far fruire gli enti pubblici avvisati in tal modo -, soprattutto il Comune di Chiusi-, per le celebrazioni dell’Unità d’italia.L’attenta e precisa conoscenza degli addetti a quelle celebrazioni ha fatto sì che la cosa sia passata del tutto inosservata ,come molte altre possibili iniziative i riguardanti il territorio e la sua storia, nè a me sarebbe stato di andare col cappello in mano ad offrire tale possibilità, che fra l’altro sarebbe stata gratuita, ma solo di rimborso del materiale oggetto di stampa. Adoperai quel materiale per una mostra che ebbe luogo al Castello di Carnaiola di Fabro.La stessa identica cosa si può dire sulle celebrazioni riguardanti la Prima Guerra Mondiale che videro tutti schierati con banda al passaggio del treno del milite ignoto, fanfara e visitatori sul treno , ma quanto a documentazioni in mostra nemmeno l’ombra, sia per Chiusi sia per quella che mi sentìì di criticare fatta a Città della Pieve sulla Prima Guerra Mondiale e da tutti coloro che l’hanno visitata riconosciuta come completamente inadeguata.Io stesso mi permisi di scrivere ” in tal caso meglio non farle”.La stessa identica cosa e pressappoco di ugual natura si è ripresentata un mese fa con il Comune di Castiglione del Lago per una mostra sulla Resistenza e sulla Brigata Risorgimento.In pratica mi ero reso disponibile per la cessione gratuita delle immagini e dei documenti anche coadiuvato dall’ANPI che avrebbe pagato le riproduzioni (gli originali non li avrei messi in mostra chiaramente anche se così avrebbero voluto)ma dopo una riunione nella quale si evidenziò il problema dei copyright il comitato decise per il no.In pratica sarebbero venuti a casa, fotografato il tutto e avrebbero stampato di loro iniziativa.A me non sarebbe nemmeno rimasta la soddisfazione di curarne la qualità, poi magari avrei dovuto anticipare i soldi delle stampe, rimborsatemi dopo molti mesi, perchè tale è l’organizzazione.Quindi prima per uno scopo pubblico ci si deve frugare in tasca personalmente , poi se tutto va bene rivede i soldi dopo mesi e dopo solleciti..Spiegai che la cosa non funzionava in tal modo e se qualcuno pensava che fosse tale si sbagliava.Ma non è per essere polemico a tutti i costi ma Il fatto è principalmente uno ed è che molti comuni del territorio per non dire tutti sono ormai da anni abituati a creare comitati fatti da amici degli amici con i quali risparmiano denaro essendo a corto di risorse, ma tutto questo viene fatto a detrimento della qualità in primo luogo ed anche fuori dal controllo delle sorgenti del materiale.Poi i partiti stessi, si riempiono la bocca facendo pura propaganda che l’Italia sia un pozzo di risorse culturali e che con la cultura si potrebbe mangiare. Intanto i semplici cittadini con le loro iniziative mettono il materiale a disposizione segnando il successo delle iniziative personali e pubbliche dei vari assessori, poi dopo si vedrà.Personalmente preferisco dedicarmi ad aiutare associazioni di veri appassionati, con tutti i limiti sia miei che di questi giovani come sono per esempio i flashati di Chiusi, ma che vorrei vedere per certi aspetti molto più esenti ed indipendenti dal caldo caminetto della politica ed ai lacci di questa.Tutto oggi è misurato in soldi si sà bene, se vuoi fare occorrono risorse, ma quando si tratta di metter su qualcosa di qualità ci si scontra con il fatto che venga detto che le risorse non ci sono.Si guardino allora per un attimo le risorse destinate all’associazionismo a Chiusi e si vedrà chi ne è beneficiato oltre misura.Così si creano solo giri virtuosi fatti da amici degli amici o costituenti serbatoi di voti. Io credo che una politica sana debba dover rivedere tutto questo anche molto celermente dopo le elezioni di Giugno.Ma credo che possano essere parole al vento, ed allora molte volte mi creo anche il problema della cessione del mio archivio sia fotografico che documentaristico che potrebbe essere utilizzato per generazioni e poter costituire un fiore all’occhiello di amministrazioni.Stò accarezzando da parecchio tempo l’idea di poterlo far parte di materia di successione testamentaria a Musei od Associazioni anche fuori della stessa Toscana(e ce ne sono) od all’estero tramite ultimamente contati avuti con l’istituto di Cultura Tedesco, molto affidabile per esempio..Anche perchè con i tempi che corrono e vista la natura dei nostri affidabili amministratori, fossero destinati ai Comuni i beni dati in comodato gratuito a The Face of Asia, penso che sfortunatamente possano seguire la sorte di ammuffire in qualche angolo di magazzino., oppure anche quella peggiore di essere dispersi perchè messi all’asta con delibere decise da consigli comunali per fare cassa alle dissanguate risorse dei territori.E sono quelli che dicono incessantemente che con la cultura ci si potrebbe mangiare…evedentemente si riferiscono a loro oppure agli amici degli amici. Pochezza della politica, politica della pochezza.
Ok, ma tutto questo, Carlo, che c’entra con i 30 garibaldini e con la proposta di realizzare un sacrario a loro memoria (insieme ai partigiani)? Sappiamo bene come la politica e le istituzioni siano state e siano spesso disattente o indifferenti anche rispetto alla memoria, talvolta evocata o celebrata come semplice fatto di routine, fatto dovuto perché proprio non se ne può fare a meno… Personalmente credo che quel numero, certamente alto, di garibaldini chiusini sia stato il “germe” di molte cose avvenute più tardi. E se Chiusi può vantare una lunga tradizione democratica e di sinistra si deve anche a quei ragazzi di 150 anni fa… Poi che quella tradizione si sia via annacquata, inquinata e sostanzialmente persa è un altro discorso, che merita altre riflessioni. Mi piacerebbe che qualcuno dei candidati alle elezioni rilanciasse la proposta del sacrario o quantomeno la volesse discutere… E mi piacerebbe che altri 30 ragazzi di oggi decidessero di indossare una camicia rossa (anche in senso metaforico) e gettarsi nella mischia per affermare dei valori diversi dal tornaconto, dal quieto vivere, dal “così va il mondo”. Perché c’è un mondo che va in direzione ostinata e contraria, anche oggi…
Forse Marco c’entra anche poco con il sacrario e così come l’ho espresso è solo un mio problema personale,od almeno cosi sembra che abbia dato tale impressione, ma credo che tutto quanto hai detto tu sia una logica conseguenza di quello che succede oggi sulla cultura e sulla lontananza che le persone vivono dal concetto che le cose lontane ormai siano parte del passato e quindi non più utili ad essere menzionate.Il degrado è questo ed è prima che essere materiale è un degrado morale al quale concorrono fortemente le persone mandate a governare con valanghe di voti proprio dalle classi subalterne.E’ questo il dramma, non quello della camicia rossa che potrebbe essere indossata oppure no dalle nuove generazioni.Chi ha contrassegnato sempre il cambiamento nella storia sono stati i giovani insieme al bisogno di una vita più degna e che hanno aperto una strada con le lotte perchè è solo da queste che vengano le trasformazioni.ma se non capiscono che il sistema è strutturato apposta per riassorbire quello che sembra concedere in un primo momento per poi riassorbirlo rapidamente, i giovani sono fottuti prima di mettersi in moto. .Se non si svegliano e cacciano ” i nuovi Proci” quelli che appaiono di un certo colore progressista e che fanno l’interesse di chi progressista non è mai stato, allora sono fottuti, e sono fottuti come coloro che non producono più cultura, e .per avere una immagine di tutto questo basta guardare Chiusi. ed ho detto già tutto.