CHIUSI NON E’ UN PAESE PER GIOVANI. NONOSTANTE I RUZZI

martedì 10th, settembre 2013 / 18:26
CHIUSI NON E’ UN PAESE PER GIOVANI. NONOSTANTE I RUZZI
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RIFLESSIONE SULLA FESTA PAESANA E SULL’ATTEGGIAMENTO DELLE NUOVE GENERAZIONI. CON UN APPELLO: RAGAZZI, SVEGLIA!!

CHIUSI – Con la processione solenne di ieri sera, la prima da una quindicina d’anni  a questa parte senza il vescovo Cetoloni, con il sindaco e diversi assessori in prima fila (il Gonfalone era meglio se lo lasciavano in Comune, perché confondere  e coinvolgere un’istituzione laica in una manifestazione religiosa? A nessuno è venuta in mente la strofa finale di Bocca di Rosa di De André? ) si è chiusa l’edizione numero 32 dei Ruzzi della Conca. E quando finiscono i Ruzzi a Chiusi Scalo, vuol dire anche che è finita l’estate.

Il bilancio della festa è positivo, dicono tutti: i  contradaioli, i commercianti di Sbottegando, il Comune…

In effetti per due settimane Chiusi Scalo, che di solito, per il resto dell’anno (salvo qualche fiera, una notte rosa  e il festival rock) è un mortorio che sembra la fortezza del deserto dei tartari, in attesa, vana, che arrivi qualcuno da Po’ Bandino o da Cetona, si è animata, riempita di gente e di musica (alcuna buona, altra meno), di odori e sapori, dei colori della bandiere, del rullo dei tamburi…

Tanti i giovani e giovanissimi impegnati a dare una mano negli stand, ma anche tanti i giovani in giro per il paese. Una sorta di riconquista dello spazio vitale da parte degli under 35… Studenti delle medie, delle Superiori, dell’Università, ragazzi già lavoratori, qualcuno con prole in carrozzina, calciatori, pallavolisti, motociclisti, tutti insieme appassionatamente. Tutti insieme indipendentemente dall’estrazione sociale, dal paese d’origine e anche dall’appartenenza politica (elemento questo sempre più labile nelle giovani generazioni).  Bello, vederli così: impegnati, motivati, sudati e felici.  Qualcuno ha esagerato con la birra e con gli spintoni? Capita in tutte le feste. Chiusi on può fare eccezione. L’importante è che nessuno si sia fatto male, sul serio… Il resto è folklore.  Ora già c’è chi riflette su cosa migliorare per il prossimo anno. ma le due settimane di fuoco dei Ruzzi non traggano in inganno. Chiusi non è un paese per giovani.  Se non per queste due settimane, appunto. Per altri 35o giorni la gioventù locale scompare alla vista,  si eclissa. Qualcuno dei venti-trentenni lo trovi in campo nella Polisportiva, nella neonata Asd Città di Chiusi, nelle squadre di Volley maschili e femminili, nelle scuole di danza… Qualcun altro puoi scorgerlo in qualche gruppo rock.  Ma il grosso se ne sta in disparte.

Ma perché i giovani stanno fuori, non partecipano, non si incazzano? Forse perché non ne sentono ancora il bisogno, la necessità impellente. Perché ancora sopravvivono decentemente con quello che passa la famiglia.  Poi perché gli spazi a loro disposizione (spazi, non ghetti) sono pochi o nulli. Infine perché la politica, tutta (la maggioranza e le opposizioni), i giovani li cerca solo in campagna elettorale, poi se ne dimentica. Anche quelli che si erano avvicinati alla Primavera, prima si son fatti un’associazione in proprio, poi si sono dileguati. Anche perché, però, nessuno li ha più cercati, coinvolti, stimolati a dire la loro. E se loro, i giovani, hanno una visione un po’ scolastica delle cose, è anche perché nessuno li ha stanati, tirati fuori dal bosco, costretti a confrontarsi con altri metodi, altre idee, altri approcci…

Non è una questione di “confronto generazionale”, c’è anche quella, sì, ma il nodo è la mancanza di occasioni di confronto. E’ l’abitudine, diventata dilagante, di accettare sempre il male minore (anche Renzi, alla fine, se scompagina un po’ i giochi va bene), o di prendere per buono il contentino che il potente di turno può elargire per accaparrarsi il consenso, anche temporaneo.  Oggi anche i potenti di turno progettano “a breve”, non guardano al lungo periodo. Tutto nella logica dell’usa e getta. De quello che serve oggi, domani sarà già un ferrovecchio.

I giovani cresciuti a pane e I-Pad, che senza non si muovono di casa,  come possono appassionarsi alla vita sociale, culturale e politica di una comunità, se la vita sociale, culturale e politica di quella comunità è prossima allo zero? Si dirà che dovrebbero-potrebbero essere loro a fare proposte, a dettare l’agenda. E se pensi a Camila Vallejo, la ragazzina leader degli indignados, candidata alle presidenziali in Cile per i comunisti (sì, per i comunisti, da qualche parte ci sono ancora) verrebbe da dire che potrebbero e dovrebbero davvero…

Forza ragazzi, fuori le palle (quelle lì, in quel senso lì, anche le donne le hanno). Fatevi sentire. Se non altro per non sentire più vecchi nostalgici e incanutiti come il sottoscritto che vi fanno la morale… Fatevi sentire su come organizzare le feste paesane e i festival rock, ma anche sugli scandali (come quello del centro merci, dello stadio e del depuratore), sull’uso degli spazi e dei contenitori pubblici, sulla politica culturale, sulla promozione turistica, sulla politica che non funziona…  Fatelo, senza preoccuparvi di sentire per forza “tutte le campane”, senza la preoccupazione di essere sempre equidistanti…  Fatelo, perché questo paese ora non è un paese per giovani, ma vi appartiene comunque. Fatevi sentire dovunque sia possibile, alzate la voce se gli altri non ascoltano a fanno finta di non sentire… Non fermatevi alle apparenze o alle etichette.  Anche se apparenze o etichette possono apparire suggestive accattivanti.  Anche gridare Forza Renzi non è come gridare Forza viola! Ci ha provato Berlusconi a far passare l’idea che fosse la stessa cosa. Per 20 anni ci è riuscito…

Marco Lorenzoni

 

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