CHIUSI, PIOVONO AQUILE… I SIMBOLI DELL’EPOCA D’ORO SI SGRETOLANO

CHIUSI- “L’opera alata (a lui tanto cara) sopra librantesi romanamente”… Così c’è scritto su una targa posta sulla facciata del palazzo dove c’è la filiale dell’Unicredit a Chiusi Scalo. La targa è in ricordo di Furio Fè, proprietario dell’immobile. Ed è firmata Lions Club. La figura alata è un’aquila… Apparentemente tipica delle sculture del “ventennio”.
Ieri un pezzo di un’ala è caduto rovinosamente a terra. Ha colpito un’auto parcheggiata, ma per fortuna nessun danno a persone. Anche le aquile cadono. In certi territori durante forti temporali piovono rane… a Chiusi piovono aquile. Perché dopo 103 anni anche le aquile possono avere dei cedimenti.
L’aquila in questione, anche se da molti associata all’archiettura del regime fascista, in realtà non ha niente a che vedere con il regime mussoliniano, perché è precedente, precisamente del 1920 (c’è pure scritto a caratteri romani sul piedistallo). E non era un simbolo di regime, ma semplicemente il “logo” di una officina meccanica: l’Officina Mori, una delle tante che negli anni ’20 erano presenti a Chiusi Scalo. Non a caso sotto l’aquila ad ali spiegate c’è una ruota con pneumatico. Simbolo di un automezzo a motore. D’altra parte più che negli anni del fascismo, che doveva ancora venire e prendere il potere, si era negli anni del futurismo.
E Chiusi Scalo era forse la realtà più futuristica e “americana” di tutta la provincia di Siena e di tutto il comprensorio. Basti pensare che a Chiusi Scalo, non lontano dall’Officina Mori, nel 1926 c’era la prima concessionaria della Harley Davidson della Toscana. C’erano distillerie, cementifici, pastifici, fornaci, ma anche molte officine, distributori di carburanti (rari all’epoca) garages e rimesse per i primi autobus… Chiusi Scalo dal 1920 al 1930 somigliava più a Detroit che a Siena. Anche le pubblicità sui muri erano più simili a quelle americane che a quelle che si potevano vedere a Montepulciano, Castiglione del Lago o Cortona… La crisi del ’29, poi la guerra, con i bombardamenti e l’occupazione nazista, spazzarono via tutto. O quasi. Quell’aquila, di cui ieri è venuto giù un pezzo, era uno degli ultimi simboli di quell’epoca, che poi è la stessa che è stata presa a base della festa paesana dei Ruzzi della Conca. Chiusi Scalo affonda le sue radici negli anni dell’unità d’Italia, della nascita della ferrovia, negli anni del “futurismo” che videro l’esaltazione del rombo dei motori e dell’odore dell’olio e della benzina…
Certo il palazzo con l’aquila, al momento transennato per sicurezza, come dicevamo, è del 1920: 103 anni non sono bruscolini. La targa che la cita come “figura alata librantesi romanamente” è un obbrobrio: che significa “romanamente”? che è un simbolo della potenza di Roma, come amava dire Mussolini? Se così fosse sarebbe un bene che abbia cominciato a venir giù… Ma siccome non è così, e l’aquila era tutt’altra cosa, forse sarebbe bene ripristinarne l’ala deteriorata e togliere invece quella targa, che a dirla tutta, anche in italiano fa acqua da tutte le parti…
m.l.
La prima concessionaria Harley Davison in Italia nasce il 26 giugno 1984 , a Milano zona Paolo Sarpi , l’attuale Chinatown . Il suo nome era “ Numero 1” riprendendo proprio il numero 1 che era il marchio che in quegli anni contraddistingueva la Harley . Il primo importatore , storicamente riconosciuto come tale , era Carlo Talamo , titolare del negozio . In realtà di fronte all’” Officina Mori “ … “ accanto alla Chiesa nuova “ c’era l’officina di mio nonno che di lì a poco sarebbe divenuto concessionario delle Moto Guzzi .
A me risulta anche una concessionaria Harley, ma la casa americana era nata da poco, è molto probabile che fosse una officina concessionaria di moto italiane, che aveva anche qualche moto Harley… L’Officina Mori, quella con l’aquila nel marchio, di cui si parla nell’articolo operava soprattutto su veicoli da trasporto: camion e corriere…
Non sò chi fosse stato il primo importatore della Moto Harley Davidson in italia e se fosse il nome che ha riferito Rossella Rosati ma se lo ha detto e dal momento che ha fornito il nome ed una data precisa(il 1984) probabilmente tale notizia è veritiera.Occorre però dire che la Harley Davidson fu introdotta al seguito dell’esercito americano durante la ”Campagna d’Italia”.Di questo ne sono sicuro poichè un nepote di mia madre che viveva al tempo della guerra a Roma e che poi negli anni ’70 si trasferì a Chiusi il cui nome era quello di Marcello Conti che abitava in Piazza Gorizia,acquistò dagli americani a quell’epoca tale moto di cilindrata mi sembra superiore a 1000 c.c. e ricordo che prima di acquistarla volette fare una prova di velocità lanciandola a tutto gas nella cosiddetta ”Fettuccia di Terracina” che al tempo era un rettilineo asfaltato superiore a 20 km.Si parla della prima metà degli anni ’50 e tale moto me la ricordo molto bene poichè fu posteggiata in via Pasubio di lato a quella che è oggi l’ erboristeria ed aveva attirato l’attenzione di molti chiusini che avevano fatto il cerchio intorno ad essa per osservarla poichè una moto di tal genere non si era mai vista,tantomeno a Chiusi . Aveva una sella inbullonata con chiodi cromati e le sella stessa aveva alla fine dei suoi lati strisce di pelle che durante la marcia svolazzavano al vento,tipo quelle dei pantaloni dei cow boys dei films americani. Se non erro poi nel 1954 la stessa marca di moto fu usata nel film con Alberto Sordi dal titolo ” Un americano a Roma” ma quella del film era una moto molto inferiore di cilindata a quella di mio cugino.Evidentemente qualche esemplare circolava già a quell’epoca,ma siono sicuro di ciò che ho detto che questo nepote di mia madre l’avesse acquistata nei primi degli anni ’50 o addirittura forse negli ultimi anni ’40 dai militari americani.Forse a quell’epoca in Italia tutto questo si poteva fare con una certa normalità visto che ben altri erano i problemi della gente normale a quell’epoca, molto più importanti e pesanti di un cavallo d’acciaio di quella fattura.
Carocarlo hai ragione !
Mio nonno aveva una BSA,che tutti conoscevano per ” Bisogna Sapecci Andà ” ! Mi raccontava che, subito dopo la guerra, la vendette per comprare una Harley Davidson !