LA CROCIATA DI FRATELLI D’ITALIA CONTRO LE PAROLE INGLESI. E QUANDO PER DIRE RISTORANTE SI DOVEVA DIRE “RISTORATORE”

Alla stazione di Chiusi, fin o a non moltissimi anni fa, sul lato che dà verso i binari c’era un cartello nero, con scritta bianca: “Ristoratore”. Quel cartello segnalava il ristorante, che tutti a Chiusi chiamavano “il Buffet” (adesso è un bar con pizzeria a taglio). Ristoratore, non Ristorante, perché ristorante era una parola derivata dal francese restaurant… e quel cartello era lì dal ventennio, quando il Cavalier Mussolini pensò che in Italia si dovesse parlare italiano, solo italiano. E italianizzò anche i nomi di paesi e città, i cognomi che tradivano origini diverse e tutte quelle parole che avevano assonanza con le lingue dei nemici d’oltralpe o della perfida Albione… Così Sauze d’Oulx diventò Salice d’Ulzio, e Breuil diventò Cervinia… per esempio…
«Basta con gli usi e costumi dell’Italia umbertina, con le ridicole scimmiottature delle usanze straniere. Dobbiamo ritornare alla nostra tradizione, dobbiamo rinnegare, respingere le varie mode di Parigi, o di Londra, o d’America. Se mai, dovranno essere gli altri popoli a guardare a noi, come guardarono a Roma o all’Italia del Rinascimento… Basta con gli abiti da società, coi tubi di stufa, le code, i pantaloni cascanti, i colletti duri, le parole ostrogote” scriveva il Popolo d’Italia nel 1938… Ci fu anche il tentativo ridicolo di italianizzare addirittura i nomi dei grandi musicisti d’oltre oceano: Louis Armstrong diventò Luigi Braccioforte, Benny Goodman Beniamino Buonomo…
Ovviamente l’Italia fascista ordinò l’uso della lingua italiana e solo della lingua italiana anche nei territori occupati, come quelli della ex Jugoslavia, invasi nel 1941, il che significava anche altre cose: la colonizzazione degli slavi e l’impossibilità, per chi non parlava italiano di fare concorsi pubblici, di lavorare nella scuola e negli uffici ecc..
Ora, aprile 2023, 100 anni e mezzo dopo la marcia su Roma, con la destra al governo del Paese, in Parlamento si torna a proporre una crociata contro gli anglicismi e la colonizzazione culturale e linguistica dell’Italiano…
“Una sanzione amministrativa da 5.000 euro a 100.000 euro” è quanto rischierà – secondo una proposta di legge presentata a Montecitorio dall’esponente di Fdi, Fabio Rampelli, con la firma di una ventina di deputati del suo partito – chi continuerà a macchiarsi di ‘forestierismo’ linguistico, ovvero ad utilizzare termini non della lingua italiana innanzitutto nella pubblica amministrazione.
Secondo le ultime stime dal 2000 ad oggi “il numero di parole inglesi confluite nella lingua italiana scritta è aumentato del 773 %: quasi 9.000 sono gli anglicismi attualmente presenti nel dizionario Treccani su circa 800.000 parole in lingua italiana. Da un confronto tra gli anglicismi registrati nel dizionario Devoto-Oli del 1990 e quello del 2022, per esempio, si è passati da circa 1.600 a 4.000, il che porta a una media di 74 all’anno”.
Un vero e proprio “degrado” quello dei “forestierismi ossessivi” che rischiano “nel lungo termine di portare a un collasso dell’uso della lingua italiana fino alla sua progressiva scomparsa”. In Italia “non esiste alcuna politica linguistica, anzi, il linguaggio della politica, nel nuovo millennio, si è anglicizzato sempre di più”, dicono i promotori della proposta di legge.
Anche il linguaggio comune, se per questo. Basta accendere la Tv e seguire qualunque programma sia politico, di intrattenimento o sportivo, per rendersene conto. Termini come task force, outfit, look, feed, exit strategy, video chat, video check, sono frequentissimi, poi ci sono le espressioni “composte” tipo palla in out per dire palla fuori nelle partite di calcio… E’ vero che off side al posto di fuorigioco lo diceva anche Nando Martellini, forse addirittura Niccolò Carosio nelle telecronache d’antan o Sandro Ciotti a Tutto il calcio minuto per minuto… E’ vero che il termine turn over lo utilizzavano anche allenatori come Liedholm o Sacchi e pure i sindacalisti di Cgil-Cisl e Uil ai tempi di Lama Carniti e Benvenuto…
Sono decenni ormai che le camminate sono diventate trekking e le corsette jogging… Ormai la preparazione di un matrimonio si chiama wedding planning, l’aperitivo è un happy hour, la bande giovanili delle baby gang…
Gli anglicismi ci stanno colonizzando, dal punto di vista linguistico? Se fosse solo un problema linguistico, alla fine poco male.
Probabilmente anche questo è un effetto del “villaggio globale”, se non dici outfit invece che vestito, sei fuori, sei antico, inadeguato. E tutto ciò è segnale preoccupante di sudditanza culturale, non solo linguistica. Che poi usare o meno certi termini sia sinonimo di conoscenza e padronanza dell’inglese è tutta un’altra storia. Noi italiani siamo tra i più restii ad imparare le lingue altrui.
Che si usi l’italiano nelle leggi e nelle pratiche della pubblica amministrazione è il minimo, non ci dovrebbe essere neanche bisogno di rimarcarlo. Del resto altri Paesi – vedi Francia e Spagna – hanno adottato dei provvedimenti rendendo obbligatorio, tramite una modifica della Costituzione, l’utilizzo della loro lingua madre, per esempio “nelle pubblicazioni del governo, nelle pubblicità, nei luoghi di lavoro, in ogni tipologia di contratto, nei servizi, nell’insegnamento nelle scuole statali e negli scambi commerciali”.
Però non vorremmo che la crociata lanciata da Fratelli d’Italia fosse l’ennesimo “diversivo” per non parlare dei problemi della gente, delle risposte mancate del Governo, degli scivoloni, dei ritardi nei progetti per avere i fondi del Pnrr. E non vorremmo che fosse anche l’ennesimo tentativo, di “marcare il territorio”, facendo capire, a chi non lo avesse ancora chiaro, da dove vengono Rampelli i suoi Fratelli d’Italia e quale è il loro pedigree…
m.l.
Nella foto (Quotidiano Nazionale) l’on. Fabio Rampelli, Fratelli d’Italia
Concordo pienamente con la citazione che hai riportato fatta dall’Accademia della Crusca e del suo significato ”Etico” del quale non c’è nulla da meravigliarsi che in quel modo debba essere intesa una delle prime conferme di una identità nazionale ed i motivi si comprendono perfettamente. Mi sbaglio se dico che per combattere la globalizzazione distruttrice delle peculiarità di un popolo oggi sul piano del recupero di queste fortunatamente stiamo attraversando un periodo di tendente rivalutazione di queste ultime ? Non credo davero di sbagliarmi. Occorre però fare gli opportuni distinguo riguardo alla politica portarice dell’uso delle parole per il semplice fatto che se si andasse ad osservare gli interessi di chi abbia promosso la globalizzazione si assisterebbe alla conferma che ” quegli interessi”sono la leva di ciò che è stato prodotto riguardo alla stessa.Ed allora non si può da una parte appellarsi alla strenua difesa delle peculiarità nazionali in un mondo dove sia sata evocata la globalizzazione e gli interessi che l’hanno prodotta, perchè la destra come sempre ha agito in un verso e nello stesso tempo nell’altro. In questa sua azione una grossa mano è venuta dalla sinistra che a livello globale ha recitato di non riconoscere più le frontiere fra gli stati onde favorire l’integrazione di certo ma anche lo sfruttamento delle popolazioni più povere migranti alla ricerca di una condizione di vita migliore( Il muro del Texas per esempio cosa è se non il sigillo del fatto che in un paese ricco l’apporto con la migrazione di mano d’opera a basso prezzo serva per rimanere concorrenziali nei mercati ma nello stesso tempo si innalzano i muri affinchè non si venga travolto da una marea umana (chicanos) alla quale io stesso(capitalismo) ho contribuito a far formare col sottosviluppo nel terzo mondo ).E allora, in questo senso sono variati i parametri di giudizio che abbiamo dato e stiamo dando, piegando i concetti a favore della politica a seconda che convenga.Ma la verità OGGETTIVA è una su tale terreno ed è quella che lo sviluppo capitalistico ha prodotto tensioni, guerre, sfruttamento e conseguenti migrazioni. Ed allora tenendo fermo tale concetto chi è che ha pesato politicamente nella storia per arrivare a questo se non la destra, le imprenditorie, le multinazionali, il liberismo economico che oggi non si chiama più ”il laissez faire, laissez passer, le monde va de lui meme” ma globalizzazione ? Ed anche la necessaria ed evidente conseguenza di tutto questo è il mutamento del linguaggio, l’assunzione di termini che travalichino le identità nazionali e siano intellegibili a tutti, in pratica l’Inglese,non smentendo mai la ”golden era” del colonialismo e dello schiavismo, poi se gli schiavi delle periferie del sistema diventano un pericolo per il sistema stesso, gli si impedisce di venire nel nostro emisfero. Allora, è la destra che deve fare i conti con se stessa riguardo all’identità perchè nel tempo è stata una pompa aspirante-premente e quando l’invaso l’ha fatto pienare e deborda, vorrebbe correre ai ripari a cominciare dall’uso delle parole e della lingua, ma dovrebbe però nello stesso tempo pensare a cosa ha prodotto nell’economia, dal momento che credo non si possa in ogni modo ignorare il detto che ”il modo di produzione faccia il modo di pensare”. una volta si chiamava ”materialismo storico” quello che diceva che un uomo pensa a seconda del modo in cui si procuri da vivere.E allora forse dovrebbe ricordare che nel suo retroterra culturale la destra-soprattutto quella italiana- non ha grosse riserve culturali perchè nel suo divenire politico si è sempre appellata ai concetti di pragmatismo,liberismo,forza di penetrazione, strenua difesa degli status delle elites economico-sociali, delle quali ultime spesso è stata prigioniera mettendosi al loro servizio nel ventennio che ha contraddistinto il fascismo,ma anche nel periodo del dopoguerra,seguendo parametri tutti di natura prettamente di natura cultural-aziendalista. Dovrebbe anche identficare quindi di conseguenza un limite nella sua politica che è quello della penetrazione ” in casa propria” dei concetti della globalizzazione.Ecco perchè quindi progressivamente destra e sinistra non solo in italia ma nel mondo si stanno pian piano saldando, apparendo compartecipi entrambe del decadimento dei valori che hanno lasciato alle classi meno abbienti la ricerca inutile alla loro rappresentenza politico sociale, facendole divenire sbandate in un mondo dove i riferimenti sono crollati. E siccome sempre quel qualcuno che disse quella citazione sul materialismo storico che ho riportato prima, disse anche che ”senza teoria non c’è rivoluzione” oggi guardando il mondo,il conto torna con la situazione che esiste e che è quella che la famosa lotta di classe l’hanno fatta gli imprenditori contro i poveri e non viceversa.E allora è bene che chi ha plaudito dagli anni ’80 ad oggi al crollo delle ideologie a cominciare dall’esaltazione fatta da Papa Voytila osannato per la liberazione dal ”sistema del male” ben sapendo che ne sarebbe rimasta solo una in tutto il mondo seguita ed ossequiata che chiamasi sempre ” capitalismo” e che produce sempre gli stessi rapporti di forza, la destra sarebbe bene che quando parla di componenti sociali quali le classi subalterne che si vanta anch’essa storicamente di avere e per le quali vorrebbe far passare l’idea che lotti anche per loro, sarebbe bene che chi l’ascolti facesse ragionare il cervello. Ma credo che la ricerca di tale opzione oggi soprattutto da parte delle classi subalterne sia un lusso che queste non si possano permettere, perchè pienate soprattutto di consumismo impostato sull’utilità dell’inutile al quale i poveri non possano mai rinunciare pena sentirsi ancora più poveri e più esclusi mentre essi stessi si richiamano sempre alla preghiera ed alla speranza che ci venga in aiuto ”la Provvidenza”. Questo è il nostro sistema che evidentemente è alla fine, e che sarà sostituito e sormontato da altre popolazioni ed altre razze (Cina, Africa ed altre ).La storia del mondo da sempre ci insegna questo e non tenerne conto non fà altro che aggiungere forza a ciò che ci spinge verso il basso, dove esistono-ma del resto come sono sempe esistite- fame, carestie, miserie e guerre, con la differenza che stavolta la guerra non si farà tanto con i carri armati e gli eserciti ma con le bombe atomiche tattiche, preludio possibile a quelle che possono spazzare via nelle prime tre o quattro ore di guerra almeno metà del genere umano.E allora sarebbe bene mobilitarsi tutti perchè questo non avvenga ricordando le parole di quel partigiano di nome Giacomo Ulivi delle Brigate Garibaldi fucilato a fianco del duono di Modena il 10 Novembre 1944 dalla Guardia Nazionale Repubblicana Fascista che valide per ogni storia e rivolte a coloro che solitamente ed abitualmente si girano dall’altra parte per convenienza o per codardia politica suonano: ”Non dite di essere scoraggiati e di non volerne più sapere. Sappiate che tutto è successo perchè non ne avete voluto più sapere”.E questo non è un messaggio rivolto solo alla destra ma anche e soprattutto alla sinistra affinchè ritrovi la validità della propria storia e possa andare avanti.Il rischio è che entri da un orecchio ed esca da quell’altro senza soffermarsi per essere elaborato da quelle cellule che abitano sotto il cuoio capelluto !!