IL DUOMO DI CHIUSI E QUEI MOSAICI FALSI, MA D’AUTORE…

CHIUSI – Ieri, sabato 4 gennaio 2020, era possibile visitare in via del tutto straordinaria la parte superiore della Cattedrale di San Secondiano. Con tanto di concerto d’organo eseguito sullo strumento “a canne”‘costruito da Giosuè Agati nel 1814 e successivamente più volte modificato. Adesso l’organo è a trasmissione interamente meccanica, dispone di 24 registri, ed è racchiuso all’interno di una cassa lignea, con mostra composta da canne disposte in un’unica cuspide con ali laterali. Così si legge nelle guide.
Non c’era folla, ma un buon numero di visitatori sì. Alcuni del posto e molti arrivati da altre parti d’Italia. C’eravamo anche noi, attratti dalla possibilità di vedere una parte del Duomo che di solito non si vede. E che pochi hanno visto.
Nella visita abbiamo incontrato alcuni turisti veneti e lombardi rimasti folgorati dalla magnificienza dei “mosaici” bizantineggianti, ma sorpresi e ammirati ancor di più quando hanno appreso che quei mosaici sono una copia, opera ingegnosa e straordinaria di una grande “falsario”. I visitatori arrivati dal nord Italia si sono avvicinati alla parete a fianco del portale di ingresso per verificare toccando con mano che in effetti trattasi di “falso mosaico”, dipinto e non costruito tassello per tassello. Milioni di colpi di pennello al posto di milioni di tessere di pietra e lapislazuli. Probabilmente con l’uso di reticoli e guide su “cartone”…
La cattedrale di San Secondiano a Chiusi è una cattedrale antichissima. Una delle più antiche della Toscana e d’Italia. Risale al VI secolo dopo Cristo, fu trasformata nel 1100 e poi rifatta ancora in epoche più recenti: una prima volta tra il 1775 e il 1822, in epoca diciamo così, Napoleonica e poi alla fine dell’800.
Chi vi entra e non sa nulla o poco della storia della cattedrale chiusina non può fare a meno di vedere richiami ai mosaici bizantini di Sant’Apollinare a Ravena o a quelli della Basiliche romane, come Santa Maria Maggiore.
Ma, come dicevamo, quei mosaici sono finti, oltre ai richiami, non hanno nulla di bizantino. Sono recenti. Furono infatti realizzati tra il 1884 e il 1894 da un pittore senese, che con l’opera portata a compimento nel Duomo di Chiusi si guadagnò la fama di uno dei migliori e più grandi “falsari” (in senso buono) di opere d’arte. Un grandissimo insomma nel suo genere.
Il nome? Arturo Viligiardi, nato a Siena il 26 luglio 1869 e morto ad Alessandria nel 1936. Un artista vero, che fu anche architetto e urbanista. La tecnica del “finto mosaico” la sperimentò proprio a Chiusi, con grande successo, questo va detto, perché il colpo d’occhio è straordinario…
Secondo un complesso programma iconografico, nella navata centrale sono raffigurati a sinistra e a destra due teorie di sante e di santi martiri sepolti nelle catacombe chiusine o legati alla vicenda storica di Santa Mustiola.
Il dipinto dell’abside, ispirato ai mosaici della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma è datato 1892, quello a destra raffigura la Martire Orsola mentre quello a sinistra raffigura Santa Caterina d’Alessandria.
Nella cappella del Santissimo Sacramento che si apre sulla navata sinistra, costruita nel 1801, si trova la pala con l’Adorazione del Bambino tra i santi Secondiano e Girolamo, del senese Bernardino Fungai (primi anni del XV secolo), opera che nel 1994 fu oggetto di un anomalo furto: furono trafugate alcune formelle della cornice, mentre il dipinto, staccato dalla sua sede fu lasciato arrotolato sul posto. Un rarissimo caso in cui i ladri rubarono la cornice lasciando il quadro… L’episodio, come altre curiosità relative all’interno della cattedrale chiusina fanno parte della trama del romanzo “Non è stato nessuno” pubblicato dal direttore di Primapagina Marco Lorenzoni nel 2009 per le edizioni Del Bucchia.
Sì, perché il Duomo di Chiusi non è solo una delle più antiche cattedrali italiane, o un fulgido esempio di rifacimento falso ma fatto bene. E’ anche luogo che qualche mistero lo custodisce di sicuro. Per esempio la cattedrale di Chiusi una delle pochissime in cui si trovi il famoso “quadrato magico” con la scritta “Sator Arepo Tenet Opera Rotas”. Si trova infatti nella Basilica d Santa Maria Maggiore a Roma, nelle rovine romane di Cirencenster (l’antica Corinium) in Inghilterra, nel castello di Rochemaure a Oppede in Vaucluse in Francia, sulla parete del Duomo di Siena, nella Certosa di Trisulti (Frosinone), e a Santiago de Compostela n Spagna…
La Certosa di Trisulti è quella che Steve Bannon aveva scelto come base per la sua “scuola di formazione” per la sua “internazionale nera”, ovvero per i sovranisti e per l’ultra destra mondiale… Meditate gente, meditate…
e.c.
Bell’ articolo,pieno di spiegazioni e di precisazioni !
Peccato per il finale di m…. !
Anche il finale è semplicemente una informazione che l’autrice ha voluto dare e che trovo pertinente… primo perché è notizia vera, tra l’altro riportata anche da primapagina. Secondo è noto del resto che il Nazismo stesso utilizzò alcuni aspetti e miti esoterici e anche simboli, oggetti e segreti relativi al cristianesimo dei primordi per costruire la propria propaganda (la svastica, la lancia di Longino, il sacro Gral…)… cose su cui è sempre giusto meditare.
Non voglio entrare in diatriba e polemica con con nessuno, ma la svastica il nazismo non la riprese forse dai testi induisti sposati poi con il buddismo tibetano ? Si parla-cosa vera ed acclarata- che nelle ricerche storiche finanziate anche dallo stesso nazismo,furono compiute almeno 2 spedizioni nel Tibet alla ricerca delle radici culturali della simbologia nazista.Un grande esploratore e cartografo a livello mondiale che compì diverse spedizioni in Tibet e nel Takla Makan-il famoso esploratore svedese Sven Hedin del quale personalmente conservo corrispondenza originale- non si fece mancare nulla delle critiche mossegli nel dopoguerra da parte delle potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale per la sua aderenza e simpatie al nazismo.Molta della simbologia nazista deriva appunto non da casuali interpretazioni di studiosi dell’epoca asserviti al regime- che pur sono certamente esistiti- come ci hanno fatto credere a guerra terminata molte fonti interessate politicamente,ma da studi veri e propri accompagnati da ricerche sul campo sui significati di tali simboli,anche esoterici.Si racconta che l’etnologo Schafer spinto da Himmler, ricevette in finanziamento ben 130.000 marchi tedeschi(una somma enorme all’epoca) per recarsi in Tibet alla fine degli anni ’30 e fare studi sulla provenienza del cosiddetto ”superuomo” di razza bianca e teutonica dai quali studi Himmler pensava di farne la base delle sue teorie giustificatorie del predominio della razza.Comunque sia, il Post sul duomo di Chiusi ci fornisce un racconto affascinante al limite dell’inverosimile, ma spesso non dovremmo dimenticare che l’inverosimile esiste per tentare di far passare delle storie come quella della cornice del quadro,che forse non avrebbe nascosto nulla,ma che probabilmente avrebbe attratto i ladri per chissà quali ragioni.Magari oggi giace in qualche abitazione e fà da cornice ad altri quadri che non hanno nessun collegamento con tali storie e vengono considerate tutte queste come cose normali.Talvolta la verità vera è molto più semplice e normale di quella che si immagina.”Vai a cercare i motivi veri e reali che hanno attratto i ladri per impossessarsi di quella cornice….”…magari piaceva solamente per usarla per altri quadri della stessa dimensione….quanto a Steve Bannon, m’ah….oggi non ci si può stupire più di nula,nè per il verso giusto e reale con il quale si dovrebbe interpretare una storia ,nè altrettanto per il suo contrario.