HO VISTO UN FILM: QUANDO IN TV PASSANO ANCHE DEI CAPOLAVORI

martedì 24th, settembre 2019 / 11:04
HO VISTO UN FILM:  QUANDO IN TV PASSANO ANCHE DEI CAPOLAVORI
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LA NOTTE SCORSA SUL PICCOLO SCHERMO “LA BATTAGLIA DI ALGERI” E “PAT GARRET & BILLY THE KID”, DUE PIETRE MILIARI DI UN CERTO CINEMA…

Ieri sera sul tardi (anzi a pensarci bene era già oggi) in Tv davano due film in contemporanea, uno meglio dell’altro. Su Iris La Battaglia di Algeri scritto da Franco Solinas e diretto da Gillo Pontecorvo. Su Rai Movie Pat Garret e Billy the Kid di Sam Peckimpah. Come prima serata d’autunno, insomma niente male. Certo in orario da nottambuli. Ma entrambi valevano la pena di fare le ore piccole sul divano.

La battaglia di Algeri racconta, la guerra di popolo e la “formazione” della resistenza algerina contro l’occupazione francese tra il 1957 e il 1962, anno dell’indipendenza. Con un bianco e nero strepitoso il film di Pontevorvo rasenta in alcune fasi il documentario,  spiega bene le ragioni degli uni e degli altri (gli algerini e i francesi) mostra la brutalità delle truppe e dei servizi francesi, le difficoltà del Fronte di liberazione, la guerriglia, gli attentati, le spiate, le delazioni… 

Il film che è del 1966 e fu premiato con il leone d’oro a Venezia, fu studiato, all’epoca dalle ‘black panthers’ americane.

Un grande affresco sulla decolonizzazione che in quegli anni stava cambiando i connotati del mondo. E resta una pietra miliare del cinema verità. E del cinema italiano. Solinas e Pontecorvo confezionarono un’opera di grande rigore storico e lo fecero con De Gaulle sul ponte di comando in Francia. Il generale era stato infatti richiamato al potere proprio durante la crisi d’Algeria nel ’58, divenne presidente del consiglio e nel gennaio ’59 presidente della Repubblica, carica che manterrà fino al 1969. Insomma un gran film che fece scalpore ed ebbe grande eco. Del tutto meritata. Strepitosa anche ala colonna sonora di Ennio Morricone.

E la colonna sonora è anche uno dei punti di forza dell’altro film andato in onda questa notte: Pat Garret e Billy the Kid del regista mezzo sangue indiano Sam Peckimpah. La musica infatti è di… Bob Dylan. Che fa pure una parte non del tutto secondaria nel film. Che è un western crepuscolare del 1973. Solo 7 anni dopo la Battaglia di Algeri. Più o meno la stessa stagione, quella intorno al ’68… 

E’ una storia, anche questa sulla durezza di un mondo che sta finendo. Una storia di amicizia che finisce male, con uno dei due amici costretto ad uccidere l’altro. E’ la storia di una caccia senza tregua, considerata da entrambi (e da altri protagonisti) come una conseguenza della vita e anche l’epilogo, praticamente scontato, è da tutti visto come ineluttabile. Billy the Kid, il bandito, fuggiasco, bello, giovane e spietato (perché in quel mondo lì non ci può essere posto per la pietà e non c’è altro modo per risolvere le questioni se non con la pistola) aspetta il vecchio amico che è diventato sceriffo e lo bracca. E sa che arriverà e lo ucciderà. Lo ha messo nel conto e quasi non oppone resistenza. E qui sta il “crepuscolo” dell’epopea del west. Oltre che nelle musiche struggenti di Bob Dylan: quella schitarrata che è la ballata principale del film e la famosissima Knocking on heaven’s door, che risuona quando il vecchio sceriffo Slim Pickens colpito allo stomaco va a morire sulla sponda del fiume, con la moglie rude e mascolina che lo guarda, con le lacrime agli occhi, nella luce rossastra del tramonto. Il vecchio Slim sta bussando alle porte del paradiso… Ma anche qui il tramonto evoca la fine del giorno, di un’epoca.  

E in fondo c’è la rabbia di Pat Garret che dopo aver ucciso il vecchio amico in nome e per cont della legge, spara allo specchio in cui è riflessa la sua immagine. Quasi a dire che vorrebbe togliersi di mezzo pure lui. Che quello che ha fato lo ha fatto perché doveva farlo, ma non ne è soddisfatto.Tra l’altro non lo ha fatto in un duello alla pari, ma sparando a bruciapelo. Non alle spalle, ma quasi. Ha eseguito una sentenza.

Anche questo di Peckimpah un gran film. Un western che non ha niente a che vedere con quelli di John Waine, e nemmeno con gli spaghetti western di Sergio Leone. E’ un film duro, come sono tutti film di Peckimpah, violento. Dove si spara e si uccide senza troppe remore. Per certi aspetti richiama più il Tarantino degli anni successivi. Ma dietro alle revolverate e alla polvere del New Mexico ci sono uomini, persone con i loro drammi. Uomini a fine corsa. E c’è molta amarezza, per come è andata a finire…

Sembreremo nostalgici ad appassionarci a film di 50 anni fa, tra l’altro visti e rivisti. La risposta è semplice: quando un film è un capolavoro, non ci si stanca mai, fa sempre piacere rivederlo.

Poi, pensando a Dylan e allo spettacolo teatrale On the road. Again, che è in programma il 12 ottobre a Città della Pieve, beh sentire Knocking on heaven’s door nella sua versione originale ci fa pensare che forse nello spettacolo ci starebbe bene. Nella prima stesura non c’era. Adesso i Dudes ce la infileranno…

m.l.

 

 

 

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