CITTA’ DELLA PIEVE, 7 FEDELISSIMI DI SCRICCIOLO LASCIANO IL PD( SBATTENDO LA PORTA)

CITTA’ DELLA PIEVE – Non è certo una novità che la politica, soprattutto nell’imminenza di elezioni diventi una guerra per bande, anche all’interno dei vari schieramenti. Da quando è finita (o è stata dichiarata chiusa l’epoca delle ideologie, dell’appartenenza, dello stare di qua o di là) il confronto con gli avversari e quello interno si è trasformato spesso in guerriglia tra gruppi, gruppetti, clan amicali, parentali, sodalizi divario genere… E in questo clima, a volte il giocattolo esplode, come certi gingilli cinesi costruiti chissà come e con chi sa che cosa…
Una cosa del genere sta succedendo a Città della Pieve in vista delle elezioni comunali del 26 maggio. Non ha fatto in tempo il Pd ad annunciare la sua candidata a sindaco (che è una candidata di coalizione, non direttamente espressione del Pd, ma di Sinistra Italiana, ma questo è un dettaglio), che subito un manipolo di fedelissimi del sindaco Scricciolo, tra i quali due assessori e il capogruppo, con una nota durissima, annuncia le proprie dimissioni dal partito.
Scricciolo si era limitato a dire “non mi ricandido con il Pd” salvo poi affermare di aver sperato in un ripensamento del partito e quindi di sperare in un ripescaggio, gli assessori Menicali e Pugliese, la capogruppo Lucia Testa più Fabrizio Fiordi, Nadia Manganello, Riccardo Rossi e Mattia Scricciolo, questi ultimi esponenti del circolo Pd del centro storico sono andati oltre. Prendendo le distanze dalla scelta di candidare a sindaco Simona Fabbrizzi e lanciando una sorta di anatema. Una vera e propria dichiarazione di guerra. Ormai i tempi del centralismo democratico, per cui la minoranza sconfitta doveva allinearsi alla volontà della maggioranza vincente, sono lontani e superati. Ora chi perde non si allinea, se ne va, magari sbattendo la porta e mettendosi a lavorare contro.
L’amarezza di Scricciolo e dei suoi “fedelissimi” è del tutto comprensibile. Non fa piacere a nessuno essere defenestrati dopo il primo mandato, senza neanche una motivazione conclamata.
Il sindaco uscente ha pagato per sua stessa ammissione i veleni e le scorie rimaste sotto il tappeto delle primarie 2014, ma – aggiungiamo noi – ha pagato anche la crisi del Pd e la fine ingloriosa del renzismo, ha pagato forse il non aver provato a ricucire gli strappi e a ricreare un tessuto unitario. Ma non è stato un sindaco peggiore degli altri. Come non lo era stato Manganello, anche lui defenestrato (ma a mezzo primarie) 5 anni fa. Ha galleggiato, Fausto Scricciolo, al di sotto delle aspettative di chi sperava in un cambio di rotta su tutti i fronti, ma ha fatto la sua parte con dedizione, con caparbietà, ha tenuto il punto, come si suol dire… E ha dovuto fare i conti con una fase recessiva, anche dal punto di vista turistico, con Città della Pieve che dopo anni di crescita esponenziale ha tirato un po’ il freno. Causa il terremoto del 2016 che ha frenato tutta l’Umbria, ma non solo. E ha lavorato, con la sua giunta, senza un partito forte e coeso alle spalle, ma con un partito lacerato, ridotto ai minimi termini che lo ha sempre sopportato più che supportato, considerandolo un corpo estraneo, per di più poco malleabile caratterialmente e politicamente.
Detto questo però, la sortita dei 7 dimissionari appare come la prova provata che ormai è guerra per bande. Che il Pd ha fatto una scelta (dopo aver tergiversato parecchio, peraltro), e che quella scelta non è stata da tutti condivisa. Che ora alle elezioni, una parte che finora faceva capo al Pd, adesso il Pd se la ritroverà contro. Comunque non a favore.
Osservando la cosa dall’esterno, l’annuncio dell’uscita dal partito della capogruppo, di due assessori, del figlio del sindaco uscente e di altri esponenti del circolo pievese, appare oggettivamente come una conferma delle perplessità che ha avuto il Pd nel riproporre la candidatura Scricciolo o la conferma di qualche figura della giunta uscente. E’ la conferma che si trattava, in effetti di corpi estranei, che una volta saltato il loro ruolo, abbandonano il tavolo. Ovviamente in tutto ciò c’è la fedeltà (comprensibilissima) a Fausto Scricciolo. C’è il fatto che alcuni come l’assessore Carmine Pugliese fossero approdati al Pd da altre esperienze (l’area Civati) e si trovassero lì quasi per caso, solo in forza di quell’impegno assunto 5 anni fa…
Non sembra essere una “vendetta” dei renziani. Perché di questo non si tratta. L’esponente più renziano del Pd pievese, Michele Gorello, non fa parte del gruppo dei dimissionari, anzi ha partecipato e partecipa alla costruzione della squadra del centro sinistra, insieme al segretario Fattorini e agli altri dirigenti.
Il gruppo dei dimissionari sembra proprio un gruppo amicale che si è cementato tra le primarie del 2014 e questi 5 anni di legislatura intorno al sindaco e adesso vuole sottolineare a suo modo il disappunto per il disarcionamento. E per l’abbandono di una esperienza. Legittimo, per carità, ma poco “politico” come atteggiamento. Non da partito di governo, quantomeno.
Per il Pd, in senso generale, non è buon segno, ovviamente, ma paradossalmente, l’iniziativa dei dimissionari può diventare un’operazione di chiarezza. Può offrire al Pd il motivo per giustificare a posteriori la decisione presa insieme agli alleati di provare a riportare in auge la politica, con una figura come Simona Fabbrizzi.
Certe cose, anche se ormai fanno parte del paesaggio, sono comunque e sempre dolorose, lo abbiamo già scritto. Ma la politica e le campagne elettorali non sono pranzi di gala dove basta mettersi il vestito buono e la cravatta in tinta per fare bella figura.
In certi frangenti forse sarebbe meglio “fare i signori” piuttosto che rizzare il culo e il pelo e poi mettersi di traverso o rompere il giocattolo come fanno i bambini bizzosi. Non sempre però è possibile. A volte prevalgono l’orgoglio, il sentimento personale, la rabbia e la delusione. E’ umano. E in una politica senza bandiere senza identità, senza sogni è anche molto normale.
m.l.
Nella foto: Carmine Pugliese e Fausto Scricciolo
A quel che wsi legge sembra che si sia perso il comune buon senso con queste azioni.Lo stesso Renzi,pur con molta irritazione,ha preso atto che una volta si e’ in maggioranza ed una volta in minoranza.Ma se si condivide il progetto generale,l appartenenza ad un ideale, si attende che la ruota giri,perche’ molto spesso cio’ che accade non e’ solo un problema legato alle persone ma alla dinamica dei tempi e non e’ che si abbia la famosa palla magica.Ma forse questo progetto i dimissionari non l’avevano mai fatto proprio.Comunque 7 persone su oltre 9000 abitanti non sono molto significative.
X Remo. Non ho compreso il suo discorso. Cosa vuol dire ” 7 persone su 9000 non sono molto significative?” Forse si dimentica che dietro le 7 persone ci sono le 9000 che le hanno votate, oppure si mette tutti i numeri sullo stesso piano e si dice ”in fondo cosa vuoi che siano 7 persone su 9000 ?”.Non riesco ad entrare in codesto ragionamento. Non voglio dare giudizi sui fatti personali se ci siano e che non conosco e su come abbiano reagito codeste persone di cui parla il Post ma mi sembrerebbe evidente-e mi corregga se sbaglio- che siccome la torta si preannuncerebbe che dovrà essere divisa insieme ad altre fette dal momento che entrerebbero altri commensali a sostenere e spartirsi la torta, allora si ridurrebbe lo spazio per gli altri, e questi altri insorgono. Le sembrerebbe un metodo politico che possa assicurare una affidabilità per il futuro ? Sinceramente a me no.Se permette una reminiscenza vorrei chiarire che personalmente ce li ho avuti anche in famiglia coloro che decenni fa hanno dedicato la vita alla politica senza mai nulla chiedere in cambio e si capisce bene di chi parlo e gli arrivismi c’erano anche allora ben presenti e pronunciati e la gente magari con ancor più bisogno di oggi annaspava per arrivare a ricoprire incarichi e prebende.In tal modo la politica aveva ed ha ancor oggi un decadimento da parte di chi la conduce e si arriva al punto che qualunque cosa si faccia non possa essere credibile agli occhi della gente che è delusa da spettacoli simili ed ha ragione. Un altra cosa: le persone -come dice lei- dovrebbero attendere la dinamica dei tempi per validare il significato dei loro mandati perchè magari ci saranno tempi migliori ? I tempi, le occasioni ed i fatti in politica li creano le persone e non sono l’aspettativa di cose che la politica faccia cadere dal cielo anche perchè la gente dagli amministratori si aspetta che facciano quello per cui sono stati eletti.Anche questo discorso non riesco a capirlo e non mi sembra proprio un ragionare politico.Vista dall’esterno la situazione così come è stata descritta dal post di Lorenzoni, parla e nella chiusura del suo discorso dice che ” a volte prevalgano l’orgoglio, la rabbia, il sentimento personale, la delusione e che in una politica senza bandiere, senza identità, senza sogni tutto questo sia normale”. E’ vero purtroppo ,ma se permette è l’esatto contrario di quello che politicamente occorre, perchè un amministratore secondo il mio pensiero,nell’esercizio delle proprie funzioni applica quello per il quale è stato eletto e non ci deve essere spazio per risentimenti, è la politica che deve guidare a questo.Se c’è spazio vuol dire che di base la costruzione del castello è farlocca e se è farlocca questo dovrebbe far capire anche al Sindaco stesso che è stato delegato a quella funzione ed eletto, ma che le basi di tutta la procedura non potevano reggere perchè è proprio la coesione della gente che non è rappresentata e che dai oggi dai domani si fà si che non esista più,perchè chi guida la politica dall’alto è stato anch’esso succube di cose inventate a tavolino dal sistema per reggere la baracca, tutta la baracca.E tutto questo lo scontano e lo pagano di persona chi è più esposto in periferia, e ne pagano prezzi in termini di disillusione, di sconcerto ed anche di moralità.Qualche volta che sono intervenuto(raramente per la verità) mi sono permesso di criticare anche benevolmente il Sindaco dalla pagine di questo giornale ma sempre con finalità di costruttive ed oggi di fronte a questo capisco e comprendo pienamente il suo rammarico ed il suo sconcerto anche se non è del mio partito.Senza avere la presunzione di voler insegnare nulla a nessuno non posso far altro per questo caso di cui si parla, di dargli la mia solidarietà perchè capisco cosa abbia dentro,ma vorrei aggiungere che è dall’esperienza e dai fatti che si traggono le conclusioni e le conclusioni secondo il mio modesto pensiero sono quelle che ho detto e che sono addebitabili alla classe politica che sta più in alto e che ha pensato, deciso e realizzato tutto questo alla fine. E’ sintomo di disorganizzazione e di non avere gli strumenti politici adatti e soprattutto la cultura adatta a poter fronteggiare le situazioni.Ed allora se un cambiamento deve esserci credo che occorra un treno che non percorra gli stessi binari perchè quei binari sono binari che non portano da nessuna parte e che per troppo tempo sono stati percorsi da un treno alimentato solo dal fumo che non ha saputo per prima cosa reagire alla crisi sistemica e MORALE di ogni comparto della nostra società. Ed adesso che si profila all’orizzonte una scialuppa guidata da altri o da altre forze che sembrerebero un po’ più decise ad affermare certe verità anche storiche ed etiche, si piomba nella crisi e nei risentimenti e non è un bello spettacolo.Quelle parole con cui Lorenzoni conclude il suo post facendo la fotografia della situazione segnano a mio avviso quasi una giustificazione per la quale in politica possa accadere questo, ma è una giustifricazione che gronda di negatività anche se reale. Ed allora, facendola breve, lasciatemi dire che a casa mia la parola ”cambiamento” voglia dire ”cambiamento per davvero ” e non travestimento, e finchè la gente non si renderà conto di come il potere si comporta per prevenire i colpi che potrebbero essergli inferti,il futuro sarà sostanzialmente sempre uguale a quello di oggi.Perchè fin’ora tale metodo è stato usato politicamente e culturalmente per autoproteggersi ed essendo strumenti di questo ingranaggio si rischia di assumere anche una parte di responsabilità per quello che avviene intorno a noi, uomini politici, organizzazioni partitiche e mediatiche incluse a pieno titolo.Se non si capisce questo tutto il resto è ”fuffa”.
Forse il sig. Sacco dimentica che i dimissionari “votati” non sono 7, ma solo 2 e, per lo più, al momento dell’elezione, poco conosciuti dalla popolazione.
Come entrambe i commentatori dimenticano e/o dimostrano di non sapere che la popolazione dell’intero Comune ammonta a 7.800 anime, di cui solo qualche migliaio ha votato l’attuale Giunta.
Ed, ovviamente, non tutti hanno espresso la loro opinione a favore dei 2 Assessori…
X ”Lungodito”.Prima di iniziare la risposta mi parrebbe giusto ribadire un fatto che è quello di conoscere il proprio interlocutore. Chi si cela dietro un pseudonimo secondo me non dovrebbe avere nemmeno il diritto di ospitalità per qualsiasi risposta possa fornire. Perchè dico questo? Per il semplice motivo che chi si cela dietro un pseudonimo si capisce bene che non voglia apparire per motivi che non voglia mettere la faccia sulle proprie idee , e già questo depone a sfavore della credibilità di chi intervenga. Detto questo e non essendo io stesso di Città della Pieve ho risposto all’intervento di un altro,altro che ancora una volta non vuole apparire( Città della Pieve non è la sola ad avere simili esempi di cittadini illustri che si comprende bene che si nascondono perchè non vogliono far apparire chi siano) ed in genere tali comportamenti -mi si permetta di sottolinearlo- sono di un costume tutto sottoculturale e provinciale per il quale si tema che ci si possa ferire in vista della possibilità o delle possibilità future di andare davanti a chicchessia col cappello in mano,domandando sulla possibilità di avere prebende o prebendine per se stessi o propri familiari, e rimane così forte tale timore che si ricorre a non nominarsi con nome e cognome,tante le volte guarda caso si diventasse invisi ai vincitori ed anche alla popolazione che possa capire come la si pensi. Non essendo lo scrivente di Città della Pieve, forse come si dice sono male informato e non lo nego, ma io sono intervenuto per rispondere al discorso che ha fatto l’altro fantomatico ” Remo” che non mi sembrerebbe essere tanto un discorso lucido ed ho chiesto spiegazioni di come lo si possa leggere a causa delle incongruenze manifestate.In fondo cosa significa e quale peso abbiano 9000 oppure 7800 anime su sette oppure su due elette dalla politica non lo si capisce,anche se i dissidenti siano due,ma il post mi sembra che ne ricordava di più.Poi è chiaro che non si stia a guardare se fossero conosciuti o meno dalla gente e questo mi sembra non sia cosa che possa essere un argomentazione dirimente e che possa fare molta differenza in entrambi i casi. In tutti i modi devo notare ritornando a quanto ho espresso sopra, che il costume etico della provincia non si smentisce e come c’è a Città della Pieve, esista anche nei comuni circonvicini in Toscana.Secondo la mia interpretazione è un fatto prettamente di interpretazione dei caratteri etici della vita e da come questa la si possa vivere all’interno fra le mura di quel castello che per costruirlo c’è voluto molto tempo dal dopoguerra ma in una visione che oggi si manifesta portatrice di sottocultura e di provincialismo,ed oggi ed in poco tempo grazie agli scalatori dall’esterno e di chi abbia messo loro i predellini per appoggiarsi nella scalata al castello- che guarda caso erano le guardie stesse del castello-,adesso disperati si difendono e chiamano all’adunata tutti i portatori sani di archi,di balestre e catapulte di convergere sugli spalti a difesa della cittadella che correrebbe il rischio di essere espugnata,senza domandarsi il perchè e le ragioni che sono stati proprio loro a smontare le pietre di quelle mura, di quei merli e di aprire il fossato in modo che altri potessero penetrare.Ora tuonano contro il populismo non capendo o facendo finta di non capire che del populismo sono stati loro a crearne le cause perchè si manifestasse.Un consiglio alla fine da un uomo della strada: quando esiste un dibattito pubblico su una piattaforma mediatica come è un giornale on line io credo che sia meglio firmarsi con nome e cognome proprio per allontanare le idee di negatività che potrebbero scaturire perchè costitutive di anonimato.Il confronto delle idee semprechè siano idee lecite e portatrici di critica anche se talvolta semprepiù accesa,fanno sì che tutto questo non sia chè il sale della libertà.Chi decide scientemente di non apparire non è una persona libera poichè su di essa gravano gli stessi timori che avevano i poveri quando andavano col cappello in mano a chiedere favori al padrone.Oggi nel 2019 o si stà zitti oppure quando è in ballo la dignità ci si deve dichiarare sostenitori di una idea od ideale che sia ,qualsiasi essa/esso possa essere.Ma a molti piace mangiare ”sciapo” (sic senza sale) pronti a salare il pasto prima di mangiarlo onde poter esprimere a pranzo servito e poi mangiato,che il sale mancava.Costume molto frequente nella moderna doppiezza della politica al giorno d’oggi.E parecchi di questi,tranne pochi, politicamente albergano tutti dentro un contenitore unico.